https://www.rainews.it/tgr/piemonte/articoli/2023/06/il-tar-blocca-la-discarica-di-amianto-di-salussola--6d97cd00-2f5f-40e1-8846-43eb8255d947.html
Nel Biellese
Il Tar blocca la discarica di amianto di Salussola
La sentenza accoglie il ricorso che era stato presentato dai Comuni vercellesi di Santhià e Carisio
17/06/2023
Tgr Piemonte
Il Tar Piemonte ha bloccato il progetto della discarica di amianto a Salussola, in provincia di Biella. La sentenza accoglie il ricorso che era stato presentato dai Comuni vercellesi di Santhià e Carisio. I legali dei due enti, gli avvocati Michele Greco e Marco Briccarello, avevano già assistito i Comuni di Santhià, Tronzano e Cavaglià in un ricorso vinto sia al Tar che al Consiglio di Stato contro l'ampliamento delle discariche in località Gerbido.
Con l'ultima sentenza il Tar ha annullato tutti gli atti impugnati dai Comuni. "Inutile dire - è il commento del sindaco di Santhià, Angela Ariotti - quanto questa notizia ci renda felici. E' il frutto del tanto, tantissimo lavoro portato avanti in questi anni. Ci siamo battuti duramente e con determinazione, ma oggi sono felice di poter dire che nel futuro
non ci saranno discariche di amianto sul nostro territorio".
https://primavercelli.it/attualita/il-tar-ferma-la-discarica-di-amianto-in-frazione-brianco/
Il Tar ferma la discarica di amianto in frazione Brianco
Vittoria per il ricorso presentato da Legambiente, Comuni di Santhià e di Carisio e sostenuto dal Comitato Salussola Ambiente è Futuro
Il Tar Piemonte ha accolto il ricorso presentato da Legambiente, sostenuto dal Comitato Salussola Ambiente è Futuro, quello dei Comuni di Santhià e di Carisio e quello delle aziende agricole confinanti con l’area interessata dalla discarica, uniti dall’obiettivo comune di far annullare l’autorizzazione data dalla Provincia di Biella alla discarica di amianto a Salussola Brianco.
Successo sperato
“E' stata pubblicata la sentenza con la quale il TAR per il Piemonte ha accolto il ricorso contro la discarica di amianto di Salussola presentato dai Comuni di Santhià e Carisio - difesi dagli Avvocati Michele Greco e Marco Briccarello, che avevano assistito i Comuni di Santhià, Tronzano e Cavaglià anche nell’altro ricorso risultato vittorioso sia al Tar che al Consiglio di Stato contro l’ampliamento delle discariche in loc. Gerbido - ed è di nuovo una vittoria. - commenta il sindaco Angela Ariotti- Il Tar ha infatti annullato tutti gli atti impugnati dai Comuni”. E’ stata confermata la sentenza già pronunciata a dicembre scorso nei confronti del ricorso del Consorzio di Tutela della Dop Riso di Baraggia biellese e vercellese, accogliendo quindi il punto riguardante la tutela del valore agronomico dell’area: la collocazione della discarica su terreni vocati all’agricoltura di eccellenza non è stata adeguatamente valutata dalla Provincia di Biella, la quale si è limitata a prendere atto di posizioni incongruenti: La società proponente riteneva che nell’area interessata dai lavori non esistessero “i presupposti economici ed ambientali tali da consentire una sua utilizzazione in campo risicolo di reddito”; tutti gli altri portatori di interessi (Comuni, associazioni, aziende, Consorzio) affermavano l’esatto contrario. “I Giudici hanno evidenziato che la Provincia di Biella non ha svolto adeguati approfondimenti- spiega la referente del Comitato, Simonetta Magnone- ed ha in sostanza recepito le tesi del proponente senza verificare puntualmente tutti i fatti e senza assumere una precisa posizione. Noi abbiamo ripetuto a sfinimento che la collocazione della discarica in area Dop non trovava giustificazione logica, ma siamo rimasti inascoltati. La sentenza poi accoglie un secondo punto di ricorso, che riguarda il riuso della terra e delle rocce da scavo che il proponente intende riutilizzare per la gestione della discarica. La Provincia di Biella avrebbe dovuto esigere una attestazione che certifichi che tale materiale possiede le caratteristiche per qualificarli come sottoprodotti riutilizzabili, e non come rifiuti. La vicenda probabilmente non si chiuderà qui: se è vero che la Provincia di Biella ha dichiarato che non intende opporsi alla sentenza, il proponente invece ha fatto appello al Consiglio di Stato contro la sentenza vittoriosa del Consorzio, quindi presumiamo che si muoverà nello stesso modo anche rispetto alla nostra. Penseremo nelle prossime settimane a come organizzarci, nel frattempo dopo anni di fatiche esultiamo per quest’altra vittoria, che ci esonera dal pagamento delle spese del Ctu, poste in carico alla Provincia di Biella e al proponente. Questo particolare ci suscita però una riflessione: la Provincia di Biella dispone di soldi pubblici, quindi nostri, pertanto alla fine a pagare saranno comunque di nuovo i cittadini”.
https://www.iltirreno.it/piombino/cronaca/2022/07/08/news/gas-l-avvocato-del-comune-un-esperto-in-temi-ambientali-1.100049198
Gas l’avvocato del Comune un esperto in temi ambientali
di Gabriele Buffoni
Dalle battaglie contro il biogas in Maremma alla discarica di Cavaglià
08 luglio 2022
PIOMBINO. Non vuole risultare un protagonista. Almeno non in questa fase dove «c’è solo da mettersi a lavoro e iniziare a valutare ogni dettaglio del progetto». Eppure Michele Greco, 51enne avvocato con studio a Orbetello, iscritto all’ordine professionale di Grosseto dal 2003 e cassazionista dal 2015, non potrà che avere un ruolo di primo piano nel braccio di ferro che ormai da tempo vede contrapposto il Comune di Piombino al governo del Paese e a Snam, la società che ha acquistato la nave rigassificatrice Golar Tundra che – questi i piani previsti da Roma – punta a piazzarsi nella darsena nuova del porto di Piombino.
È lui infatti il legale incaricato dal sindaco Francesco Ferrari di difendere gli interessi della città cercando innanzi tutto di capire i reali motivi della scelta di Piombino come sede del nuovo rigassificatore. E poi lottando per evitare che ciò accada. La sfida è di quelle ostiche, anche per un principe del foro come Greco che alle spalle ha tante battaglie combattute – e pure vinte – in difesa dell’ambiente e delle piccole realtà comunali spesso schiacciate dal peso e dagli interessi economici di colossi e multinazionali.
L’ultimo successo di grande prestigio, in ordine cronologico, risale solo a pochi mesi fa: il contesto, la querelle contro l’ampliamento della discarica di Cavaglià, nel vercellese, che vedeva i comuni di Tronzano Vercellese, Santhià e appunto Cavaglià (rappresentati dall’avvocato Greco) in prima linea nell’opposizione al progetto di ingrandimento della porzione di territorio dedicata alle attività di discarica. Dopo la sentenza del Tar che già aveva stabilito nel 2019 che un ampliamento del genere non era possibile, i fautori del progetto avevano deciso di tentare la strada del Consiglio di Stato ma proprio in quella sede è arrivato il no definitivo.
Greco ha anche rappresentato i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto nell’opposizione alla realizzazione dell’impianto geotermico pilota “Torre Alfina”: impugnata la sentenza sfavorevole del Tar, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello fornendo un verdetto storico nel campo giuridico in materia di impianti energetici geotermici. Se questi sono solo due esempi, nel curriculum dell’avvocato scelto dall’amministrazione piombinese si contano anche battaglie storiche come quelle contro la “bretellina” smaltitraffico a Grosseto (contro Comune e Provincia) , contro lo sviluppo di centrali di biogas in Maremma e contro il progetto che prevede il passaggio della Tirrenica nell’area di Orbetello. Una vita in trincea che, ora, lo vedrà in prima linea anche contro il rigassificatore in porto a Piombino.
https://www.toscanachiantiambiente.it/il-rigassificatore-scelta-sbagliata-il-comune-di-piombino-incarica-un-legale/
L’avvocato Michele Greco dovrà individuare gli strumenti giuridici che possano consentire al Comune di opporsi. Il sindaco: “Vogliamo proteggere la città”.
Redazione
11 Luglio 2022
PIOMBINO (Li) – Un nuovo tassello si inserisce nella contestatissima questione del rigassificatore di Piombino: il Comune, che non lo vuole, si è rivolto a un legale.
“Il posizionamento del rigassificatore nel porto di Piombino è una scelta sbagliata – spiega il sindaco Francesco Ferrari nel motivare la decisione – per questo, come avevamo già dichiarato, ci siamo voluti dotare di quegli strumenti tecnico-giuridici che ci possono aiutare a proteggere la città, da una parte, e garantire la regolarità del percorso amministrativo, dall’altra”.
Il legale dovrà ricostruire il quadro normativo che ha portato alla scelta di Piombino come sede dell’impianto di rigassificazione, poi individuare tutti gli strumenti che possano consentire al Comune di opporsi ai procedimenti amministrativi e legislativi che non tengano conto e non rispettino la partecipazione della collettività e degli enti locali interessati.
“Si tratta di una materia particolarmente complessa riguardo a una decisione drammaticamente repentina – continua il sindaco -: è per questo che è urgente predisporre tutte le misure necessarie per difendere e rappresentare le ragioni, gli interessi, i diritti e la salute dei piombinesi. Il legale appena nominato dovrà avvalersi di tecnici esperti del settore che incaricheremo per realizzare gli studi necessari: il Comune vuole essere pronto”.
Non sono bastate a quanto pare le rassicurazioni del presidente della Toscana Eugenio Giani al quale, in qualità di commissario straordinario nominato dal Governo, spetta di rilasciare l’autorizzazione. E Giani ha assicurato: “pretenderò doppia valutazione di impatto ambientale; vi dò davvero la mia parola: firmerò solo se avrò doppia Via e garanzie di sicurezza ambientale per la popolazione”.
In ogni caso il Comune di Piombino si premunisce. L’incarico è stato affidato a un luminare del diritto ambientale, l’avvocato Michele Greco: oggi impegnato esclusivamente nella professione forense, è stato docente di Diritto dell’Ambiente all’Università Cattolica di Brescia e all’Alta Scuola per l’Ambiente della stessa Università; ricercatore alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano; titolare dell’incarico ad hoc “Diritti umani e ambiente” per la sezione italiana di Amnesty International, che ha rappresentato anche nel gruppo di lavoro Ecologia e Territorio della Corte di Cassazione.
“Temiamo che l’impianto comporterà una serie di rischi per l’incolumità e la salute pubblica – conclude il sindaco – nonché il blocco dell’attività economica dell’intera città e del territorio, con inestimabili danni all’attività turistica e alla stessa immagine di Piombino. Un insediamento, poi, del tutto incompatibile con le attività di acquacultura già insediate le cui produzioni, prime in Italia per qualità e quantità, potrebbero subire un pericoloso deprezzamento. Piombino è già stata penalizzata a sufficienza in nome delle esigenze del sistema Paese. Ora basta”.
DA: PRIMA VERCELLI.IT
LINK:
https://primavercelli.it/attualita/il-consiglio-di-stato-da-ragione-a-tronzano-sullo-stop-alla-discarica-di-cavaglia/
SENTENZA STORICA
Il Consiglio di Stato dà ragione a Tronzano e agli altri comuni sullo stop alla discarica di Cavaglià
L'ex Sindaco di Tronzano Andrea Chemello annuncia ila vittoria e ringrazia tutti i compagni di viaggio
Santhià, 19 Ottobre 2021 ore 19:43
Il Tar aveva già stabilito, in base a documentazione e perizie, che l'ampliamento della discarica di Cavaglià, che avrebbe dovuto sorgere in Valledora, a ridosso, già martoriata dal "cadavere" della mega discarica di Alice Castello e dalle cave, non si poteva fare. I sostenitori del progetto avevano fatto ricorso al Consiglio di Stato nel 2019 perché annullasse la sentenza del Tribunale Amministrativo che dava ragione ai Comuni di Tronzano, Santhià e Cavaglià, che avevano promosso l'azione legale contro il progetto di A2A,
"Abbiamo vinto! Grazie a tutti"
Oggi, martedì 19 ottobre 2021, l'ex Sindaco di Tronzano Andrea Chemello, che era stato trai i principali protagonisti dell'opposizione legale alla discarica, ha annunciato: "Abbiamo vinto!!! Grazie a tutti gli orgogliosi dipendenti ed ex dipendenti del Comune di Tronzano Vercellese che ci hanno creduto e hanno lottato al fianco di sindaco e amministrazione per 10 lunghi anni. Grazie agli amici del Comitato Valledora, Grazie al lavoro dell’avvocato Greco, ottimo e zelante professionista e, soprattutto, una gran brava persona. Grazie alla compianta e mai dimenticata Prof. Marina Di Maio, cara amica: questa vittoria è dedicata a te, che sicuramente ci osservi e ci continui a guidare, ovunque tu sia…!"
La sentenza emessa il 23 settembre
La sentenza del Consiglio di Stato Semteè stata emessa lo scorso 23 settembre, ma è stata pubblicata oggi e conclude come segue.
"Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Quarta, definitivamente pronunciando sugli appelli n. 10096/2019, n. 10291/2019 e n. 10503/2019, come in epigrafe proposti:
a) riunisce gli appelli di cui all’epigrafe;
b) accoglie il solo motivo concernente il calcolo delle distanze (punto 17 della motivazione);
c) respinge per il resto gli appelli e, per l’effetto, in riforma dell’impugnata sentenza, annulla gli atti impugnati, fermi gli ulteriori provvedimenti.
d) Compensa le spese di lite del grado di appello.
e) Pone le spese di verificazione a carico delle parti appellanti in solido tra di loro",
Tradotto ha accolto solo un'osservazione secondaria, del tutto formale e ininfluente, ma ha stabilito che nel merito il Tar ha agito in modo inoppugnabile e dunque non si deve fare nessuna nuova discarica. Nel documento l'analisi dello stato dell'area e di tutte le motivazioni contro il progetto viene puntigliosamente effettuata in 24 punti.
Da “Arezzo Notizie” del 1 aprile 2022
Link: https://www.arezzonotizie.it/attualita/valle-delle-piagge-tar-ragione-comitato.html
Valle delle Piagge, il Tar dà ragione al comitato: "Atti lacunosi e progetto approssimativo"
Gli atti del progetto sono stati giudicati lacunosi e approssimativi, come spiega in una lunga nota il Comitato Valle delle Piagge presieduto da Maria Luisa Lapini e che ha sostenuto il ricorso presentato da un'azienda locale
a lunga vicenda che riguarda il progetto del bacino di accumulo di acque nel Podere San Vincenzo nella Valle delle Piagge a Cincelli si arricchisce di una nuova puntata. Si è infatti appena pronunciato il Tar della Toscana ha emesso una sentenza che dà ragione al comitato dei cittadini della zona che è presieduto da Maria Luisa Lapini.
"Il Comitato si dichiara molto soddisfatto della sentenza, e del riconoscimento delle ragioni che ha portato avanti in questi anni, gli ostacoli non sono certo mancati e a più livelli, è stato un lavoro durissimo, ma la ferma convinzione della nostra ragione supportata dalla presenza continua e dalla partecipazione attiva di tantissimi cittadini, ci hanno dato la forza e la spinta per andare sempre avanti nella convinzione di essere soggetti, insieme a tantissime altre realtà, capaci di tutelare questo nostro territorio così aspramente violentato."
Con la sentenza 433 della giornata di ieri il Tar della Toscana "ha accertato tra le varie cose l’incompletezza e la genericità del progetto presentato e della relativa documentazione, così come la mancanza di approfondimenti istruttori da parte del Comune di Capolona e dell’Unione dei Comuni, approssimazioni che non hanno consentito di accertare se nel caso di specie fosse effettivamente prevista la realizzazione di un bacino a uso irriguo, o se fosse piuttosto riconoscibile una mera attività di escavazione, non ammessa nella valle delle Piagge, come da pronuncia della Regione nel Piano Regionale Cave" spiega il comitato.
"Il nostro ringraziamento speciale va oggi anche agli avvocati Michele Greco e Ilenia Miranda per il grande successo ottenuto. Adesso tutti i soggetti che saranno chiamati a valutare, anche in sede penale, le responsabilità dei soggetti a vario titolo coinvolti in questa vicenda, da oggi dovranno prendere atto che i vizi del progetto e l’illegittimità degli atti che hanno autorizzato i lavori non è più soltanto un’ipotesi, ma è stata accertata anche dal giudice amministrativo."
Da parte del comitato Valle delle Piagge arriva anche un commento sull'atteggiamento amministrativo tenuto dal Comune di Capolona. "Non è tanto per i 12.333,87 euro che il Comune di Capolona si troverà a pagare, insieme all’Unione dei Comuni del Casentino e all’impresa proponente, per avere autorizzato un progetto malfatto, non voluto dai cittadini, definito dai tribunali lacunoso e approssimativo, pur riferendosi ad azioni di enorme rilevanza e impatto ambientale, dove di approssimativo non ci dovrebbe essere proprio mai nulla. La nostra amministrazione poteva evitare che un progetto su cui La Procura della Repubblica, il Tar per la Toscana, la Corte di Cassazione (pronunciatasi il febbraio scorso), il nostro Comitato e le ditte della zona, hanno deciso che era proprio il caso di indagare e approfondire, venisse quantomeno temporaneamente revocato. A questo punto attendiamo che anche il Tribunale di Arezzo si esprima a riguardo. Ci dispiace infinitamente che il Comune di Capolona, in tutta questa vicenda non abbia colto l'occasione di ripensare a quanto accaduto e non abbia cercato per quanto possibile di alleggerire la posizione dell'Ente ritirando il permesso o almeno revocarlo temporaneamente, ma che invece fino in fondo abbia voluto mantenere questa scellerata posizione. Il Comitato da parte sua confida nelle istituzioni affinchè in futuro, ci sia più attenzione nell'esame delle pratiche da parte delle amministrazioni pubbliche e che i cittadini non debbano più leggere frasi come questa, in cui per "mancanza di approfondimenti istruttori da parte de...." cioè da parte di chi istituzionalmente sarebbe preposto a farli gli approfondimenti e di chi avrebbe il dovere di porre in essere tutte le azioni amministrative che vadano verso l'interesse ed il benessere dei suoi cittadini e del suo territorio."
Una sentenza storica del Consiglio di Stato
Da
Maremma News
Link: https://www.maremmanews.it/index.php/ambiente/85913-una-sentenza-storica-del-consiglio-di-stato?jjj=1615375177261
Dettagli
Categoria: AMBIENTE
Pubblicato:
09 Febbraio 2021
Grosseto: Il
Forum Ambientalista di Grosseto sottolinea con soddisfazione quanto riassunto
da SOS Geotermia, perchè farà scuola anche per i Ricorsi pendenti presso il
Consiglio di Stato sui progetti in Amiata: "Il Consiglio di Stato - si
legge nella nota - ha chiarito una volte per tutte che, anche se finalizzati
alla produzione di energia asseritamente rinnovabile, gli impianti geotermici
sono comunque tenuti a rispettare le disposizioni di tutela in materia
ambientale e paesaggistica, di rilevanza costituzionale e assolutamente
inderogabili, senza poter godere di alcuna corsia preferenziale".
SOS Geotermia, in un comunicato stampa sottolineava infatti
che "Il Consiglio di
Stato, con la sentenza 8 febbraio 2021 n. 1399, ha accolto l’appello con il
quale iComuni di Acquapendente, Castel
Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto per il
tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in
diritto dell’ambiente, hanno impugnato la sentenza del TAR
per il Lazio che aveva accolto il ricorso della societàITW&LKW spa,
intenzionata a realizzareun impianto geotermico pilota (denominato “Torre
Alfina”). La sentenza ha un’importanza straordinaria, non soltanto perché ha
messo la parola fine sul progetto pilota geotermico
Torre Alfina, che non potrà essere
realizzato avendo ricevuto giudizio negativo di compatibilità ambientale
ormai definitivo, ma anche perché ha affermato una
serie di principi che faranno
giurisprudenza in materiadi geotermiae tutela dell’ambiente.
Il Consiglio di Stato ha infatti accolto in totole argomentazioni
dell’Avv. Michele Greco poste a fondamento dell’appello
ed ha riconosciuto che “il favor ordinamentale
per la geotermia non oblitera le esigenze
di tutela ambientale e paesaggistica, corollario
diretto dei principi costituzionali fissati dagli
articoli 9,32 e 117 Cost.; difettano,
invero, disposizioni che consentano la deroga alle
ordinarie forme di tutela dei valori in discorso, il cui primario rilievo
costituzionale esclude, sotto altro aspetto, che si possa pervenire a tale
risultato in via interpretativa”. In altre parole, il
Consiglio di Stato ha chiarito una volte
per tutteche,anche se finalizzati alla produzione
di energia asseritamente rinnovabile,gli
impiantigeotermici sono comunque tenuti a rispettare
le disposizioni di tutela in materia
ambientale e paesaggistica, di rilevanza costituzionale e assolutamente
inderogabili, senza poter godere di alcunacorsiapreferenziale.Si
tratta di unasentenza che cambierà
per sempre il destino dei
procedimenti autorizzatividi questo tipo di impianti,
troppo spesso localizzati in zone assolutamente
inidonee ad accoglierli,sacrificando
così aree incontaminate dal
punto di vista ambientale epaesaggistico per la
produzione di pochi kw di energia".
Un riconoscimento doveroso, da parte del Forum Ambientalista, all'avv.Greco di
Orbetello.
Il
Consiglio di Stato mette la parola fine all'impianto geotermico di Torre Alfina
REDAZIONE
08 FEBBRAIO 2021
Da latuaetruria.it
Link: https://www.latuaetruria.it/component/content/article?id=4393:il-consiglio-di-stato-mette-la-parola-fine-all-impianto-geotermico-di-torre-alfina
BOLSENA
- Il Consiglio di Stato, con la sentenza 8 febbraio 2021 n. 1399, ha
accolto l’appello con il quale i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio,
Castel Viscardo e Orvieto per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in
diritto dell’ambiente, hanno impugnato la sentenza del TAR per il Lazio che
aveva accolto il ricorso della società ITW&LKW spa,
intenzionata a realizzare un impianto geotermico pilota (denominato “Torre
Alfina”).
La
sentenza ha un’importanza straordinaria, non soltanto perché ha messo la parola
fine sul progetto pilota geotermico Torre Alfina, che non potrà essere
realizzato avendo ricevuto giudizio negativo di compatibilità ambientale ormai
definitivo, ma anche perché ha affermato una serie di principi che faranno
giurisprudenza in materia di geotermia e
tutela dell’ambiente.
Il
Consiglio di Stato ha infatti accolto in toto le argomentazioni dell’Avv.
Michele Greco poste a fondamento dell’appello ed ha riconosciuto che “il favor
ordinamentale per la geotermia non oblitera le esigenze di tutela ambientale e
paesaggistica, corollario diretto dei principi costituzionali fissati dagli
articoli 9,32 e 117 Cost.; difettano, invero, disposizioni che consentano la
deroga alle ordinarie forme di tutela dei valori in discorso, il cui primario
rilievo costituzionale esclude,
sotto altro aspetto, che si possa pervenire a tale risultato in via
interpretativa”.
In
altre parole, il Consiglio di Stato ha chiarito una volte per tutte che, anche
se finalizzati alla produzione di energia asseritamente rinnovabile, gli
impianti geotermici sono comunque tenuti a rispettare le disposizioni di tutela
in materia ambientale e paesaggistica, di rilevanza costituzionale e
assolutamente inderogabili, senza poter godere
di alcuna corsia preferenziale.
Si
tratta di una sentenza che cambierà per sempre il destino dei procedimenti
autorizzativi di questo tipo di impianti, troppo spesso localizzati in zone
assolutamente inidonee ad accoglierli, sacrificando così aree incontaminate dal
punto di vista ambientale e paesaggistico per la produzione di pochi kw di
energia.
"Finalmente
abbiamo la certezza che una prima vittoria è in tasca. Torre Alfina è il primo
dei due progetti della Itw –Lkw a pochi chilometri di distanza, ed è il primo
ad essere stato cancellato dalla giustizia. Abbiamo avuto sempre la
consapevolezza di compiere una battaglia dalla parte della ragione, ma spesso
siamo stati poco ascoltati.
In
questo momento l’attenzione è sul ricorso per l’impianto di Castel Giorgio -
questo il commento di Paolo Dottarelli, sindaco di Bolsena - stiamo aspettando
la sentenza del 14 gennaio, ma dopo Torre Aldina, siamo molto fiduciosi. Questo
tipo di impianto non è fattibile in una zona come la nostra, non può essere
intrapreso il discorso rinnovabili a discapito dell’ambiente. Complimenti al
sindaco Angelo Ghinassi, il suo percorso è stato ineccepibile e complimenti a
tutti i sindaci con cui stiamo portando avanti una vera sfida a tutela del
nostro territorio".
Al
sindaco segue il vice, Andrea Di Sorte: "Non possiamo che accogliere con
grande favore la sentenza de Consiglio di Stato sull'impianto geotermico di
Torre Alfina. Era una notizia che attendevamo con ansia e finalmente è
arrivata.
Sappiamo
che la nostra battaglia non è pregiudizievole, né strumentale. Sappiamo che la
posta in gioco è alta, altissima. Sappiamo pure che questo territorio merita
rispetto e accortezza.
Per
questi motivi siamo in campo contro i progetti geotermici ad alta entalpia
intorno al lago di Bolsena. Non possiamo rischiare niente - prosegue - il
nostro ambiente e la salvaguardia del nostro territorio sono più importanti dei
progetti pilota di geotermia bianria. E la sentenza parla chiaro: la tutela
ambientale e paesaggistica viene prima delle rinnovabili.
Aspettiamo
con ottimismo la sentenza di primo grado su Castel Giorgio, un altro impianto
che avrebbe possibili ripercussioni negative nella nostra area geografica.
Dobbiamo
ringraziare tutti i sindaci che si stanno battendo su questo tema - conclude Di
Sorte - le associazioni che da sempre ci forniscono un grande supporto, la
Regione Lazio e la Provincia di Viterbo per essersi sempre dimostrate
sensibili, i parlamentari che si sono spesi a livello nazionale senza mai
risparmiarsi.
Tutti
abbiamo dato prova di grande coraggio. Uniti stiamo facendo un grande lavoro.
Continuiamo così, la strada è ancora lunga ma da oggi c'è più fiducia".
Il TAR accoglie il ricorso per
l’impianto Castel Giorgio
La settimana scorsa è stato bocciato un altro impianto
geotermico simile denominato Torre Alfina
16/02/2021 - 18:49
Da: Viterbo News
Link: http://www.viterbonews24.it/news/il-tar-accoglie-il-ricorso-per-l%E2%80%99impianto-castel-giorgio_111946.htm
ACQUAPENDENTE – E’ stato accolto il ricorso sulla costruzione dell’impianto
geotermico pilota Castel Giorgio, la notizia del TAR giunge dopo una settimana
dalla bocciatura del precedente impianto Torre Alfina.
“Il TAR per il Lazio, con la sentenza n. 1897 del 16 febbraio 2021, ha
accolto il ricorso con il quale i Comuni di Acquapendente, Allerona, Bolsena,
Castel Giorgio, Castel Viscardo, Grotte di Castro, Montefiascone e Orvieto, per
il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, hanno
impugnato la deliberazione del 31 luglio 2019 con la quale il Consiglio dei
Ministri aveva superato la mancata intesa della Regione Umbria consentendo la
prosecuzione del procedimento per la realizzazione
dell’impianto geotermico pilota denominato “Castel Giorgio”.
La pronuncia del TAR giunge ad appena una settimana dalla sentenza con la
quale il Consiglio di Stato ha definitivamente bocciato l’altro impianto
geotermico pilota proposto nell’area (denominato “Torre Alfina”) e porta così a
compimento lo straordinario lavoro svolto dall’Avv. Michele Greco per
valorizzare i coraggiosi sforzi da sempre profusi dalle amministrazioni
comunali per tutelare un’area, quella posta al confine tra le
Regioni Lazio ed Umbria, di valore ambientale, paesaggistico e naturalistico
senza pari.
La vittoria è frutto di una virtuosa e illuminata collaborazione tra
amministrazioni comunali, provinciali e regionali di diverso colore politico,
oltre che tra le associazioni ambientali locali e quelle nazionali; le
contestazioni dei Comuni a proposito del rischio sismico (induzione e innesco
di terremoti) e degli impatti sulla risorsa idrica, espresse anche
grazie al sostegno di autorevoli periti ed al prezioso contributo conoscitivo
delle associazioni locali, sono state infatti sposate e fatte proprie anche
dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Umbria, dalla Regione Lazio e da
Italia Nostra in autonomi ricorsi, che sono stati parimenti tutti accolti dal
TAR per il Lazio.
Ciò dimostra che il mondo dell’associazionismo e i livelli di governo più
vicini al territorio, se coesi, possono riuscire ad evitare la realizzazione di
progetti fortemente impattanti i cui processi autorizzativi sono
stati concentrati nelle mani dello Stato con un potere che, come affermato oggi
dal Giudice amministrativo laziale, non è tuttavia senza limiti.
Il TAR per il Lazio ha infatti accolto le argomentazioni dell’Avv. Greco a
proposito della natura “transfrontaliera” della risorsa naturale alla quale
l’impianto avrebbe attinto, riconoscendo così l’illegittimità della
deliberazione del Consiglio dei Ministri, assunta senza ottenere
preventivamente l’intesa della Regione Lazio, nonostante la stessa avesse
denunciato i gravi danni che l’attività dell’impianto, pur
essendo localizzato in territorio umbro, avrebbe potuto causare al Lago di
Bolsena e al bacino acquifero che lo caratterizza.
La sentenza rende giustizia anche alle contestazioni mosse dalla Regione
Umbria, che avevachiesto al Consiglio dei Ministri non solo di tenere nella
debita considerazione le criticità denunciate dai Comuni, ma anche di non
pronunciarsi fino a che un nuovo Presidente non fosse stato eletto (la delibera
del 31 luglio 2019 è infatti stata assunta nella fase in cui laRegione era
priva di Presidente per effetto delle dimissioni intervenute
pochi mesi prima).
L’ultimo, e più importante, risultato della sentenza è di avere imposto la
riapertura delprocedimento, nel quale non solo dovrà essere acquisita l’intesa
sia della Regione Umbriache della Regione Lazio, ma dovrà essere svolta una
nuova istruttoria che tenga conto dei rischi sismici e di
impatto sulla risorsa idrica da sempre denunciati dai Comuni.”
La
Sentenza del TAR del Lazio per l’impianto geotermico “Castel Giorgio”
16 Febbraio 2021 Emanuela Ferruzzi geotermico, no
castel giorgio, sentenza
Da newtuscia.it
Link: http://www.newtuscia.it/2021/02/16/la-sentenza-del-tar-del-lazio-limpianto-geotermico-castel-giorgio/
NewTuscia – Il TAR per il Lazio, con la sentenza n. 1897
del 16 febbraio 2021, ha accolto il ricorso con il quale i Comuni di
Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Grotte
di Castro, Montefiascone e Orvieto, per il tramite dell’Avv. Michele Greco,
esperto in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la deliberazione del 31
luglio 2019 con la quale il Consiglio dei Ministri aveva superato la
mancata intesa della Regione Umbria consentendo la prosecuzione del
procedimento per la realizzazione dell’impianto geotermico
pilota denominato “Castel Giorgio”.
La pronuncia del TAR giunge ad appena una settimana dalla
sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha definitivamente bocciato
l’altro impianto geotermico pilota proposto nell’area (denominato “Torre
Alfina”) e porta così a compimento lo straordinario lavoro svolto dall’Avv.
Michele Greco per valorizzare i coraggiosi sforzi da sempre profusi
dalle amministrazioni comunali per tutelare un’area, quella posta al
confine tra le Regioni Lazio ed Umbria, di valore ambientale,
paesaggistico e naturalistico senza pari.
La vittoria è frutto di una virtuosa e illuminata collaborazione
tra amministrazioni comunali, provinciali e regionali di diverso colore
politico, oltre che tra le associazioni ambientali locali e quelle
nazionali; le contestazioni dei Comuni a proposito del rischio sismico
(induzione e innesco di terremoti) e degli impatti sulla risorsa idrica,
espresse anche grazie al sostegno di autorevoli periti ed al prezioso
contributo conoscitivo delle associazioni locali, sono state infatti
sposate e fatte proprie anche dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Umbria,
dalla Regione Lazio e da Italia Nostra in autonomi ricorsi, che sono stati
parimenti tutti accolti dal TAR per il Lazio.
Ciò dimostra che il mondo dell’associazionismo e i livelli di
governo più vicini al territorio, se coesi, possono riuscire ad evitare la
realizzazione di progetti fortemente impattanti i cui processi
autorizzativi sono stati concentrati nelle mani dello Stato con un potere che,
come affermato oggi dal Giudice amministrativo laziale, non è tuttavia
senza limiti.
Il TAR per il Lazio ha infatti accolto le argomentazioni
dell’Avv. Greco a proposito della natura “transfrontaliera” della risorsa
naturale alla quale l’impianto avrebbe attinto, riconoscendo così
l’illegittimità della deliberazione del Consiglio dei Ministri, assunta
senza ottenere preventivamente l’intesa della Regione Lazio, nonostante la
stessa avesse denunciato i gravi danni che l’attività dell’impianto, pur
essendo localizzato in territorio umbro, avrebbe potuto causare al Lago di
Bolsena e al bacino acquifero che lo caratterizza.
La sentenza rende giustizia anche alle contestazioni mosse dalla
Regione Umbria, che aveva chiesto al Consiglio dei Ministri non solo di
tenere nella debita considerazione le criticità denunciate dai Comuni, ma
anche di non pronunciarsi fino a che un nuovo Presidente non fosse stato
eletto (la delibera del 31 luglio 2019 è infatti stata assunta nella fase in
cui la Regione era priva di Presidente per effetto delle dimissioni
intervenute pochi mesi prima).
L’ultimo, e più importante, risultato della sentenza è di avere
imposto la riapertura del procedimento, nel quale non solo dovrà essere
acquisita l’intesa sia della Regione Umbria che della Regione Lazio, ma
dovrà essere svolta una nuova istruttoria che tenga conto dei rischi
sismici e di impatto sulla risorsa idrica da sempre denunciati dai Comuni.
No all'impianto
geotermico a Torre Alfina, il Consiglio di Stato accoglie il ricorso dei Comuni
VITERBO
Lunedì
8 Febbraio 2021 di Federica Lupino
Da Il Messaggero
Link: https://www.ilmessaggero.it/viterbo/acquapendente_geotermia_impianto_geotermico_torre_alfina_vincono_comuni_consiglio_di_stato_accoglie_ricorso-5753599.html
·
·
A Torre Alfina (Viterbo) non sorgerà
alcun impianto geotermico. A stabilirlo il Consiglio di Stato con la
sentenza numero 1399 depositata oggi con cui ha accolto l’appello dei
Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto contro il
pronunciamento del Tar del Lazio.
Il tribunale amministrativo regionale
aveva accolto il ricorso della società Itw&Lkw spa, intenzionata a
realizzare un progetto pilota nella frazione di Acquapendente, consentendo il
preseguimento del piano. Ora i Comuni, rapprasentanti dall'avvocato Michele
Greco, hanno ribaltato la decisione. E sull'impianto di Torre Alfina cala così
la parola fine.
Il Consiglio di Stato boccia il progetto geotermico a Torre
Alfina
martedì 9 febbraio 2021
Da Orvieto News
Link: https://www.orvietonews.it/cronaca/2021/02/09/il-consiglio-di-stato-boccia-il-progetto-geotermico-a-torre-alfina-84481.html
Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1399 dell’8 febbraio 2021,
ha accolto l’appello con il quale i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio,
Castel Viscardo e Orvieto, assistiti dall’avvocato Michele Greco, esperto in
diritto dell’ambiente, hanno impugnato la sentenza del Tar del Lazio che aveva
accolto il ricorso della società Itw&Lkw spa, intenzionata a realizzare un
impianto geotermico pilota denominato Torre Alfina.
Un risultato importante quanto imponente per le comunità
dell’Alfina che da anni si battono contro il progetto di un impianto pilota
geotermico presentato dalla società Itw&Lkw spa su Torre Alfina e su Castel
Giorgio. Un primo round giudiziario a favore dei sindaci e dei cittadini
dell’Alfina, in attesa dell’esito del ricorso al Tar sull’impianto di Castel
Giorgio di cui si attende il pronunciamento dei giudici.
Una posizione forte quella dei giudici del Consiglio di Stato
che di fatto, ricostruendo l’intera vicenda nel dispositivo finale, pongono in
evidenza degli elementi che in questi anni hanno contraddistinto la battaglia
contro la geotermia: la contrarietà dei sindaci e delle amministrazioni; il
pericolo ambientale, archeologico e territoriale che l’impianto avrebbe
rappresentato per l’area dell’Alfina e per tutte le zone confinanti.
La Sentenza del Consiglio di Stato - Consultabile da questo link - è stata
accolta con grande favore da tutti i sindaci coinvolti nella battaglia, dai
comitati, dalle associazioni di salvaguardia dell’ambiente e soprattutto dalle
comunità locali che ora sperano di veder riconosciute le proprie ragioni anche
in sede di Tribunale Amministrativo Regionale sull’impianto geotermico che la
stessa società vuole realizzare a castel Giorgio.
Il Consiglio di Stato ha accolto
l’appello dei comuni sull’impianto geotermico pilota “Torre Alfina”
Di Redazione
8
Febbraio 2021
Da La Mia città news
Link: https://www.lamiacittanews.it/il-consiglio-di-stato-ha-accolto-lappello-dei-comuni-sullimpianto-geotermico-pilota-torre-alfina/
Il Consiglio di Stato, con la sentenza 8 febbraio 2021 n. 1399,
ha accolto l’appello con il quale i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio,
Castel Viscardo e Orvieto per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in
diritto dell’ambiente, hanno impugnato la sentenza del TAR per il Lazio che
aveva accolto il ricorso della società ITW&LKW spa, intenzionata a
realizzare un impianto geotermico pilota (denominato “Torre Alfina”).
La sentenza ha un’importanza straordinaria, non soltanto perché
ha messo la parola fine sul progetto pilota geotermico Torre Alfina, che non
potrà essere realizzato avendo ricevuto giudizio negativo di compatibilità
ambientale ormai definitivo, ma anche perché ha affermato una serie di principi
che faranno giurisprudenza in materia di geotermia e tutela dell’ambiente.
Il Consiglio di Stato ha infatti accolto in toto le
argomentazioni dell’Avv. Michele Greco poste a fondamento dell’appello ed ha
riconosciuto che “il favor ordinamentale per la geotermia non oblitera le
esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, corollario diretto dei principi
costituzionali fissati dagli articoli 9,32 e 117 Cost.; difettano, invero,
disposizioni che consentano la deroga alle ordinarie forme di tutela dei valori
in discorso, il cui primario rilievo costituzionale esclude, sotto altro
aspetto, che si possa pervenire a tale risultato in via interpretativa”.
In altre parole, il Consiglio di Stato ha chiarito una volte per
tutte che, anche se finalizzati alla produzione di energia asseritamente
rinnovabile, gli impianti geotermici sono comunque tenuti a rispettare le
disposizioni di tutela in materia ambientale e paesaggistica, di rilevanza
costituzionale e assolutamente inderogabili, senza poter godere di alcuna
corsia preferenziale.
Si tratta di una sentenza che cambierà per sempre il destino dei
procedimenti
autorizzativi di questo tipo di impianti, troppo spesso localizzati in zone
assolutamente
inidonee ad accoglierli, sacrificando così aree incontaminate dal punto di
vista
ambientale e paesaggistico per la produzione di pochi kw di energia.
La bretellina smaltitraffico non si farà Provincia e Comune perdono l’appello
Dopo 13 anni di battaglia legale anche il Consiglio di Stato dà ragione al proprietario dei terreni che erano a rischio esproprio
Giovanna Mezzana
30 novembre 2020
Da Il Tirreno del 30.11.2020
Link: https://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2020/11/29/news/la-bretellina-smaltitraffico-non-si-fara-provincia-e-comune-perdono-l-appello-1.39600204
Grosseto
Ricordate il progetto della “bretellina” che – partendo da Grosseto-Nord, tagliando la Rugginosa e il Canale del Diversivo e innestandosi direttamente sulla Castiglionese – avrebbe smaltito il traffico “cavalcante” lungo viale Uranio, che toglie di giorno la quiete e di notte il sonno a tutto il quartiere Verde Maremma? Ebbene, la bretellina non si farà. O meglio, se provincia e comune di Grosseto vorranno farla, si dovrà ripartire da zero e prevedere un tracciato che non attraversi i terreni di Rolando Guerri, il proprietario del podere Spallena che guarda la Base Baccarini, e che da tredici anni battaglia per evitare l’esproprio. Così ha deciso il Consiglio di Stato che ha dato ragione a Guerri, la cui posizione – «Quel tracciato invade eccessivamente la mia azienda agricola», ha sempre sostenuto – aveva già incontrato nel 2015 il parere favorevole del Tar.
Con la sentenza n. 7500 del 27 novembre, il Consiglio di Stato ha respinto l’appello proposto dal comune di Grosseto che è stato condannato – insieme alla Provincia – alle spese di giudizio che ammontano (per questo round) a 10mila euro più quelle “accessorie”, e ha confermato la sentenza del Tar della Toscana che nel 2015 aveva già accolto i ricorsi presentati da Guerri tramite l’avvocato
Michele Greco con studio legale ad Orbetello: l’intento, appunto, era sempre stato quello di opporsi al procedimento di esproprio. In sostanza, il Consiglio di Stato «ha affermato l’illegittimità degli atti adottati dal ministero della difesa (Comune e Provincia avevano chiesto ed ottenuto la deroga al vincolo aeronautico, ndr), dalla provincia e dal comune di Grosseto accogliendo le contestazioni da noi sollevate – spiega l’avvocato Greco – prima fra tutte l’omessa valutazione dei rischi che il passaggio del tracciato di fronte alla pista dell’aeroporto militare avrebbe comportato per la pubblica incolumità». Siamo proprio nei pressi del punto in cui nel ’93 un F104 mancò il decollo e andò a finire dritto nel campo prospiciente (cioè i terreni di Guerri), sfiorando prima un’automobile che stava passando lungo la strada; in quel tragico incidente morì il giovane pilota Ettore Di Blasio. Il Consiglio di Stato precisa anche che comune e provincia di Grosseto avrebbero dovuto tenere in considerazione le osservazioni presentate da Guerri «già nel 2007 – precisa l’avvocato Greco – prima che la variante al tracciato fosse approvata» perché in effetti, all’origine, il tracciato era diverso: il progetto preliminare relativo al nuovo tracciato è stato approvato dalla giunta provinciale nel 2005, mentre la previsione di piano regolatore che contemplava l’originario tracciato risale addirittura al 1974.
La vicenda giudiziaria è durata tredici anni, ma oltre a quello delle “carte bollate” – del Tar e del Consiglio di Stato – c’è un secondo piano lungo cui la vicenda si è snodata. Il progetto della bretellina è tornato più volte in auge e altrettante è stato rispedito in soffitta: basti pensare che in tanti ricordano che nel 2009 – con
Leonardo Marras a Palazzo Aldobrandeschi ed
Emilio Bonifazi in Municipio – il cantiere sembrava al taglio del nastro. Poi nulla. Solo alla fine del 2017 la questione venne riaperta e il tracciato rispolverato, rivisto e modificato ancora, più volte, dai geometri della Provincia, per trovare un accordo con Guerri. Nulla di fatto: secondo il proprietario dei terreni le versioni erano sempre troppo impattanti sulla sua proprietà. Proprio nel 2017 l’intento di Provincia e Comune fu quello di cercare una soluzione definitiva – e non “tampone” – alle richieste dei residenti del quartiere Verde Maremma che lamentavano – lamentano – l’oppressione subita dal traffico pesante lungo il viale Uranio.
Soddisfatto per come si è conclusa la lunga vicenda, l’avvocato Greco vuole precisare che «Rolando Guerri ha sempre lottato non per impedire la realizzazione della circonvallazione, la cui utilità non ha mai contestato, ma per chiedere che fosse realizzata lì dove originariamente era prevista dal Piano regolatore del Comune, e cioè lontano dalla sua azienda, che sarebbe stata letteralmente distrutta dal tracciato, e dalla pista di decollo e atterraggio dell’aeroporto militare, esattamente come oggi il Consiglio di Stato ha affermato». –
Da:
Internazionale, numero 1368 (2020).
Disponibile
anche online:
https://www.internazionale.it/reportage/stefano-liberti/2020/07/24/italia-energia-alto-rischio
Energia
ad alto rischio
Stefano Liberti, giornalista
24 luglio 2020 09:52
Il gigante di ferro domina la vallata.
Il fumo denso esce dalle sue sei torri cilindriche diffondendo nell’aria un
odore acre di zolfo.
Siamo sul monte Amiata, tra i comuni di
Arcidosso e Santa Fiora, nel cuore di una delle due aree della Toscana dove si
produce
energia geotermica. Bagnore 4,
inaugurata nel 2014, è l’ultima di una serie di centrali che estraggono fluido
dal sottosuolo per
produrre energia. L’impianto, detto a
ciclo aperto o “flash”, funziona così: il vapore generato dal fluido prelevato
a tremila metri di
profondità è convogliato in dei tubi
verso lo stabilimento, dove finisce in una turbina collegata a un generatore
che converte il calore
in energia meccanica. Un alternatore
trasforma l’energia meccanica in energia elettrica. Il fumo che esce dalle
torri è il residuo
gassoso del processo. Bagnore 4 e la
gemella Bagnore 3, a poche centinaia di metri di distanza, sono due delle 34
centrali
geotermoelettriche della Toscana, tutte
controllate dalla Enel Green Power, la società del gruppo Enel che si occupa di
fonti
rinnovabili.
Quella della geotermia in Toscana è una
storia più che centenaria e risale alle ricerche condotte nell’ottocento da
Francesco
Giacomo Larderel a Montecerboli, in
provincia di Pisa. Nel 1818 il giovane ingegnere italo-francese riuscì a
valorizzare il fluido
geotermico estraendo acido borico dal
vapore e producendo boro a scopi industriali. La sua scoperta fu così
apprezzata che il
granduca Leopoldo II lo ricompensò con
il titolo di conte e decise in suo onore di dare all’area il nome di
Larderello. Poco meno di
cent’anni dopo, nel 1904, il principe
Piero Ginori Conti, succeduto a Larderel nella proprietà dell’industria
boracifera, riuscì ad
accendere cinque lampadine sfruttando
il calore del sottosuolo. Da allora la Toscana è diventata il centro della
geotermia mondiale,
a Larderello e sul monte Amiata, dove
la Enel Green Power ha installato nel corso degli anni le sue centrali, per una
potenza
complessiva di 916 megawatt.
Questa tecnologia, classificata come
verde e rinnovabile, è oggi al centro di un duro scontro tra chi la considera
una fonte energetica
per sostituire i combustibili fossili e
chi invece sottolinea i rischi per la salute e il forte impatto ambientale. Le
vallate ai lati del
monte
Amiata sono piene di centrali: oltre a Bagnore 3 e 4, i tre impianti di
Piancastagnaio 3, 4 e 5 contornano le pendici di questo
massiccio vulcanico. “Hanno rovinato un
territorio e hanno svenduto le nostre vite”, dice Velio Arezzini, portavoce
della rete
nazionale No alla geotermia speculativa
e inquinante (Nogesi), che da decenni si batte contro questo tipo di impianti.
“Potevamo
puntare sul turismo, sulle bellezze del
territorio, su un’agricoltura di qualità. Invece è stata scelta la geo-termia
industriale, che
rovina il paesaggio e crea problemi
enormi”.
Con vari ricorsi la Nogesi ha provato
invano a bloccare la costruzione delle ultime centrali, in particolare Bagnore
4, sottolineando
che non producono affatto energia
pulita e che sono dannose per la salute. “Secondo uno studio condotto dal
Consiglio nazionale
delle ricerche (Cnr) nel 2010, i tassi
di mortalità maschile sono più alti del 13 per cento sull’Amiata rispetto ad
altre zone della
Toscana”, sottolinea Arezzini. “Questo
è dovuto alla maggiore quantità di gas inquinanti liberati nell’atmosfera dalle
centrali
geotermiche. Lo denunciamo da tempo, ma
nessuno ci ascolta perché qui gli interessi sono enormi”.
Il villaggio di Asterix
Enel contesta questi dati e sostiene
che non sono aggiornati e che secondo studi condotti da altri enti non esiste
correlazione tra
attività geotermica e salute dei
cittadini. Negli ultimi anni, l’azienda ha installato nei propri impianti i
cosiddetti filtri Amis,
Abbattimento mercurio e idrogeno
solforato, che riducono notevolmente le emissioni di queste sostanze.
Attraverso l’immissione di
acido solforico negli Amis, nei due
impianti di Bagnore viene ridotto anche il contenuto di ammoniaca diffusa
nell’atmosfera.
“Queste centrali sono migliori, ma
chiamarle verdi è un’assurdità, perché continuano a rilasciare sostanze nocive.
E soprattutto
perché liberano enormi quantità di gas
che contribuiscono al cambiamento climatico, sui quali i filtri non hanno alcun
effetto”,
spiega Carlo Balducci, ingegnere della
rete Nogesi. Su questo punto, Enel ribatte che l’anidride carbonica non deriva
da processi di
combustione ma è naturalmente presente
nel sottosuolo e sarebbe comunque emessa in atmosfera. Un’affermazione che
diversi
esperti contestano, sottolineando che
l’emissione di gas indotta dall’attività geotermica in modo naturale
richiederebbe migliaia di
anni.
Nel 2013, in un articolo basato su dati
dell’Agenzia regionale per l’ambiente e il territorio della Toscana (Arpat), i
due studiosi
Riccardo Basosi e Mirko Bravi
sottolineavano questo controsenso: l’energia geotermica, considerata pulita,
contribuisce in modo
rilevante all’effetto serra.
“A oggi gli impianti toscani rilasciano
nell’atmosfera quasi tre milioni di tonnellate di anidride carbonica e 43mila
tonnellate di
metano ogni anno. Hanno un potenziale
di riscaldamento globale (Gwp) che le rende paragonabili alle centrali a metano
o a olio
combustibile. Di fatto stiamo
sovvenzionando con fondi pubblici l’emissione di gas serra”, sottolinea
Balducci. Le centrali
geotermoelettriche beneficiano di
finanziamenti sostanziosi, che le rendono estremamente redditizie. Per ogni
megawattora
prodotto, la centrale di Bagnore 4
riceve un incentivo di 99 euro. Se si considera che produce annualmente 300
gigawattora si arriva
a un ricavo annuale di 29,7 milioni di
euro e a un ricavo di 742,5 milioni di euro sui 25 anni previsti di
incentivazione. “Sono cifre
importanti, che noi cittadini paghiamo
in bolletta alla voce oneri di sistema”, spiega Balducci. Che conclude con una
domanda: “È
giusto sovvenzionare con i soldi
pubblici una tecnologia che aumenta l’effetto serra?”.
Per risolvere il problema delle
emissioni dannose per il clima, sono stati progettati nuovi impianti e previsti
nuovi incentivi, e sulla
scena si sono affacciati nuovi attori.
A pochi chilometri da Piancastagnaio, sede fin dagli anni sessanta delle prime
centrali sul monte
Amiata, il paese di Abbadia San
Salvatore si è sempre distinto per il suo convinto no alla geotermia. Mentre i
comuni vicini
accettavano le offerte dell’Enel e
incassavano i fondi di compensazione, questo paese di seimila abitanti è
rimasto saldamente
ancorato al suo rifiuto, come una
specie di villaggio di Asterix accerchiato dalle truppe romane.
Il sindaco Fabrizio Tondi, capofila
della resistenza, oggi è uno dei più strenui sostenitori di un altro tipo di
centrale, che dovrebbe
nascere nell’area industriale della Val
di Paglia, a pochi chilometri dal centro abitato. Si tratta di un impianto a
ciclo chiuso o binario,
in cui tutto il fluido estratto viene
reimmesso nel sottosuolo, senza alcuna emissione nell’atmosfera. Esistono
esempi del genere
negli Stati Uniti, in Germania e in
Francia, ma non in Italia, dove tutte le centrali geotermoelettriche sono a
ciclo aperto, cioè
liberano i residui gassosi
nell’atmosfera. L’Enel ha costruito stabilimenti simili altrove, ma ha sempre
escluso questa eventualità
sull’Amiata, sostenendo che la quantità
di gas incondensabili presenti in quel serbatoio geotermico rende impossibile
la
reimmissione totale del fluido.
A partire dal 2011 il governo ha
concesso la possibilità di esplorare questa tecnologia, prevedendo la
costruzione di alcune piccole centrali di questo tipo, con un meccanismo di
incentivazione di 200 euro per ogni megawatt/ora prodotto. La prospettiva di
aggiudicarsi questi incentivi ha spinto
molte aziende a lanciarsi nell’avventura. Tra questi il gruppo Sorgenia, che
qui ad Abbadia
progetta di costruire una centrale da
10 megawatt. “Dopo studi approfonditi, abbiamo scelto quest’area perché ha
caratteristiche
capaci di garantire che l’impianto sarà
a zero emissioni”, dice Matteo Ceroti, responsabile dello sviluppo della
società. “Oltre a
produrre energia, la centrale fornirà
gratuitamente calore alla comunità locale per progetti di sviluppo
socioeconomico. È una
grande opportunità per il territorio ma
anche per l’Italia, dove non esiste ancora un impianto a ciclo binario”.
Il sindaco racconta che a convincerlo è
stata proprio la prospettiva di una centrale diversa da tutte le altre.
“Bisogna uscire dalla
logica geotermia sì geotermia no e
ragionare invece sul tipo di geotermia che vogliamo sviluppare”, dice Tondi nel
suo ufficio, nel
municipio deserto a causa delle misure
contro il covid-19. “Questi impianti di nuova generazione non provocano danni
per
l’ambiente e possono generare
ricchezza”. Todi, ex chirurgo, confermato nel 2019 per un secondo mandato,
coltiva un sogno: usare
la geotermia a zero emissioni per
curare l’area da quella che considera la sua principale malattia, la
marginalità in cui è piombata
negli ultimi decenni. “La mia idea è
fare di Abbadia un centro dell’economia verde e circolare, in cui la centrale
geotermica e la
possibilità di garantire calore a costo
zero attragga nuove attività economiche”. Il sindaco parla di molti posti di
lavoro che verranno
creati, di aziende che dicono di essere
interessate. Ma alcuni suoi concittadini guardano al suo piano con sospetto. “È
l’ennesima
colonizzazione di un territorio già
pesantemente compromesso dall’attività delle centrali a ciclo aperto dell’Enel.
Continuiamo a
chiamare grandi gruppi che sfruttano le
nostre risorse, senza ottenere alcun beneficio”, afferma Arezzini della rete
Nogesi. Tondi
accusa chi lo critica di essere legato
a un’idea romantica e immutabile di territorio e di non preoccuparsi della vita
reale delle
persone. “Mentre loro dicono no a
tutto, i giovani se ne vanno e i paesi si spopolano”, ribatte il sindaco,
assicurando che andrà avanti
“perché per governare bene bisogna
pensare al futuro senza farsi influenzare dalle reazioni istintive di alcuni”.
La rivolta della Tuscia
A un sindaco che sposa la causa della
geotermia a zero emissioni ne corrispondono poco più a sud una trentina che
sono invece
schierati contro questo tipo di impianti.
Nell’Alta Tuscia, nella fascia di terra che dal nord del Lazio sconfina in
Umbria, sono in una
fase più o meno avanzata una serie di
centrali a ciclo binario. I titoli minerari concessi sono 18, su un territorio
che si estende per
circa mille chilometri quadrati intorno
al lago di Bolsena.
A differenza dell’Amiata, dove lo
sfruttamento del serbatoio geotermico ha una lunga e consolidata tradizione,
questa zona ha un
unico precedente, non proprio felice.
Quando alla fine degli anni novanta l’Enel ha costruito una centrale nei pressi
del borgo di
Latera, ha dovuto chiuderla dopo pochi
mesi a causa di un eccesso di emissioni nocive. Francesco Di Biagi, sindaco
della cittadina,
all’epoca era un ragazzo e ricorda bene
cos’è successo. “I responsabili della centrale hanno liberato i gas
nell’atmosfera e la nube
tossica è arrivata fino a
Montefiascone, a trenta chilometri di distanza. Molte persone sono dovute
andare in ospedale. Il bestiame è
morto, le piantagioni sono state
distrutte”. Oggi lo stabilimento giace come una cattedrale abbandonata in mezzo
alla campagna. Di
Biagi è in prima linea nel fronte del
no a ogni nuovo progetto geotermico, tra cui una centrale a zero emissioni
proprio a Latera.
“Il passato ci ha dimostrato che questo
tipo di produzione energetica è dannoso. E diversi studi indicano che il nostro
territorio è
particolarmente vulnerabile. Per questo
cercheremo di opporci con tutti i mezzi che abbiamo”, dice il sindaco con tono
battagliero.
Gli studi a cui fa riferimento Di Biagi
sono quelli del vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore
dell’Istituto nazionale
di geofisica e vulcanologia (Ingv),
nemico giurato di ogni progetto geotermico. In seguito ai rilievi che ha
presentato come semplice
cittadino, due progetti di centrali pilota
in Campania, a Pozzuoli e a Ischia, sono stati ritirati. Mastrolorenzo sostiene
che i piani per
costruire impianti binari tra il Monte
Amiata e la Tuscia sono pericolosi. Tratteggiando su un foglio di carta la
struttura geologica
dell’area che va da Siena al lago di
Bolsena, evidenzia i rischi di un’attività antropica a quelle profondità.
“Questi impianti prevedono
una reimmissione del fluido a circa un
chilometro di distanza dai pozzi di estrazione. Presuppongono una continuità
del serbatoio
sotterraneo che non è dimostrata. Anzi,
è dimostrato proprio il contrario”. Secondo il vulcanologo, ogni piccola
variazione
nell’assetto tettonico può causare
shock devastanti. “Stiamo parlando di un’area a forte sismicità, in cui un
eventuale scompenso
causato da interferenza umana potrebbe
innescare un terremoto fino al sesto grado della scala Richter”.
Forti dei rilievi di Mastrolorenzo, i
sindaci dell’area hanno scritto collettivamente al presidente del consiglio
Giuseppe Conte e a vari
ministri, oltre che al capo della
protezione civile Angelo Borrelli e ai presidenti delle regioni Lazio e Umbria,
chiedendo di applicare
il principio di precauzione e di
sospendere i progetti.
Io sono la geotermia
“Quei sindaci sono solo somari con la
fascia. Non capiscono nulla di geotermia e vogliono bloccare l’innovazione con
una protesta in
puro stile nimby (not in my backyard,
non nel mio cortile)”. A parlare così è Diego Righini, manager della Itw-Lkw
Geotermia Italia,
l’azienda titolare di quello che ha
buone probabilità di diventare il primo impianto a ciclo binario d’Italia: se
infatti il progetto di
Abbadia San Salvatore è ancora nella
fase della Valutazione d’impatto ambientale (Via), quello della Itw-Lkw è già
stato approvato.
Sorgerà a Castel Giorgio, in provincia
di Terni, in un’area industriale dove già decenni fa l’Enel ha fatto delle
prospezioni. I comuni
hanno presentato un ricorso al Tar per
bloccare la costruzione, ma Righini è convinto di vincerlo e di poter
cominciare i lavori già in
autunno.
La centrale è da anni al centro di
polemiche, controversie legali e accuse di conflitti di interessi. I comitati
contro l’impianto
definiscono la Itw-Lkw una società di
comodo, nata solo per ottenere i ricchi incentivi destinati agli impianti
pilota. “È stata fondata
nel paradiso fiscale del Liechtenstein
e non ha alcuna esperienza in geotermia: di fatto non ha mai montato neanche un
rubinetto”,
dice Fausto Carotenuto, titolare di un
centro yoga di fronte all’area dove dovrebbe sorgere la centrale e principale
animatore della
protesta.
La storia dell’iter per avere
l’autorizzazione desta molte perplessità: la commissione per gli idrocarburi e
le risorse minerarie (Cirm)
del ministero dello sviluppo economico,
incaricata di valutare la fattibilità dell’impianto, ha chiamato come esperto
il geologo ed ex
ministro Franco Barberi, che è anche
firmatario del progetto. La valutazione d’impatto ambientale ha avuto invece il
via libera da
una commissione nazionale al ministero
per l’ambiente presieduta dall’ingegner Guido Monteforte Specchi, che era anche
consulente privato della Itw-Lkw. “È
grazie a queste entrature che il piano ha potuto superare ogni ostacolo,
malgrado le evidenti
carenze”, sottolinea Carotenuto.
Nel suo ufficio di Roma, a due passi da
piazza di Spagna, Righini respinge le critiche all’azienda: “È una società di
scopo, nata per
sviluppare impianti geotermici in
Italia”. Il manager difende Barberi: “Ha lasciato la stanza e non ha
partecipato al voto”. Inoltre
sostiene che dietro la protesta dei
sindaci e dei comitati ci sarebbe la longa manus dell’Enel. “L’ex monopolista
si oppone alle nuove
centrali perché mostrerebbero che la
sua tecnologia è inquinante e obsoleta”.
Righini ripete, con toni volutamente
magniloquenti, “la geotermia sono io”, e illustra la sua visione di futuro: la
centrale di Castel
Giorgio e l’impianto pilota gemello
progettato dalla sua azienda ad Acquapendente, in provincia di Viterbo,
dovranno fare da
apripista per stabilimenti più grandi,
che a medio termine dovrebbero aiutare l’Italia a decarbonizzarsi e a uscire
dalla dipendenza
energetica. “È un’assurdità che il
nostro paese, che ha inventato la geotermia, oggi sia così indietro rispetto ad
altri. Abbiamo la
possibilità di installare 7.548
megawatt di potenza geotermica sul territorio nazionale. Possiamo ridurre le
emissioni e attuare una
vera transizione verso l’energia
pulita. Dobbiamo solo superare l’opposizione nimby di sindaci e comitati e la
rendita di posizione
dell’Enel”. Ma i dubbi restano: non è
un caso che gli incentivi previsti dal decreto del 2016 non sono stati
confermati nel decreto
sulle energie rinnovabili (Fer1) del
2019 e la gran parte dei progetti è in attesa di un prossimo decreto Fer2, che
dovrebbe includere di
nuovo la geotermia, ma che è stato
rimandato più volte. I rilievi sulla possibilità di un innesco sismico fatti da
Mastrolorenzo non
sono grida isolate: in Francia, in
seguito a una serie di scosse in Alsazia in prossimità di un impianto
geotermico, il governo ha
sospeso
gli incentivi a questa tecnologia.
I finanziamenti sono il nodo cruciale
di tutta la vicenda: senza i fondi previsti, 200 euro a megawatt/ora, le nuove
centrali non sono
sostenibili. “Se dovessero vendere
l’energia a prezzo di mercato non starebbero in piedi. Invece così si ripagano
in sette-otto anni
l’investimento iniziale per la
costruzione della centrale e poi cominciano a incassare dividendi milionari.
“È giusto pagare tre o quattro volte il
costo dell’energia per impianti così rischiosi?”, si chiede Georg Wallner, ex
professore di fisica,
impegnato nell’associazione Bolsena
lago d’Europa (Bleu). Wallner, che ha studiato i vari impianti in giro per
l’Europa, sottolinea
che all’estero le centrali sorgono in
zone non sismiche e producono principalmente calore e non energia. “Le centrali
in Francia e
Germania hanno senso perché
distribuiscono teleriscaldamento ai vicini centri abitati. L’energia è quasi un
prodotto secondario. I
progetti italiani mirano invece a
produrre energia a costi e rischi altissimi e considerano il calore un prodotto
quasi di scarto, tanto
che prevedono di regalarlo alle
comunità circostanti”, sottolinea Wallner.
Anche Andrea Borgia, che è stato
ricercatore in geologia all’università di Berkeley, in California, ha più di
una perplessità sui nuovi
impianti binari tanto lodati da Righini.
“Queste centrali pilota sono state autorizzate in modo un po’ frettoloso, senza
dati seri sulla
sismicità e senza un’analisi accurata
della composizione del serbatoio geotermico”. Il geologo sa di cosa parla: in
quanto esperto di
geotermia è stato chiamato a far parte
della commissione valutazione impatto ambientale al ministero per l’ambiente.
Durante
l’istruttoria su Castel Giorgio ha
fatto una serie di osservazioni, che non sono state prese in considerazione.
“In assenza di uno studio
di micro-sismicità, che non era stato
presentato, il pericolo di un innesco sismico è reale. Veramente vogliamo
rischiare un
terremoto devastante per 5 megawatt?”.
Modello energetico
Borgia propone una soluzione
alternativa, basata su una nuova tecnologia che estrae dal sottosuolo calore
invece di fluido e che non
richiede quindi reimmissioni. “Si
tratta dei cosiddetti impianti Dbhe (Deep borehole heat exchanger, scambiatori
di calore in pozzi
profondi),
che sono stati già sperimentati negli Stati Uniti e in Canada e che entro un
paio d’anni saranno sicuramente una
tecnologia matura”. Il sistema è
formato da tubi inseriti all’interno del giacimento geotermico, nei quali
circola a ciclo chiuso un
fluido vettore che, riscaldato, torna
in superficie ad alimentare le turbine per l’erogazione di elettricità. È
simile a un termosifone,
che estrae solo calore dalle rocce e
dai fluidi che lo lambiscono. Questo tipo di impianti permette di evitare i
problemi causati dalle
centrali binarie, come l’innesco
sismico o l’emissione dei gas incondensabili, ma ha un’efficienza minore perché
lo scambio di calore
avviene nel sottosuolo e quindi su una
superficie ridotta. “In compenso può essere installato ovunque, non solo dove
c’è un fluido
geotermico sotterraneo”, assicura il
professore.
Borgia è convinto che le centrali
binarie non si faranno perché i rischi sono eccessivi, e auspica che siano gli
impianti Dbhe a
prevalere se si deciderà d’investire
sulla geotermia. “Ma quello che manca è un piano complessivo. Bisogna capire
come si vuole
produrre energia nell’Italia del
futuro. In particolare quali fonti rinnovabili preferire”.
Il tema fondamentale è proprio quello
del modello energetico e delle sue conseguenze: in un periodo storico in cui è
vitale ridurre le
emissioni di gas che contribuiscono al
riscaldamento globale, le centrali a ciclo aperto toscane sono un evidente
anacronismo. Sulle
centrali binarie, che da questo punto
di vista sono più innovative, il dibattito resta aperto. Ma tra rischi di
innesco sismico, proteste
delle comunità e dei rappresentanti
locali, è lecito chiedersi se sia ragionevole incentivare con sostanziosi fondi
pubblici una
produzione di energia così controversa
e poco efficiente. “Bisogna capire se il gioco vale la candela”, dice Borgia. O
se viceversa è
meglio tenere spenta la candela e
produrre energia in altri modi.
Questo
articolo è uscito sul numero 1368 di Internazionale.
Da: New York Times
https://nyti.ms/2RvqJXc
ITALY DISPATCH
A Knight in Gucci Armor Helps Charge a Geothermal
Dragon
A company wants to build a geothermal plant in Umbria. Locals —
and celebrities
who live there — don’t want it.
By Jason Horowitz
Jan. 27, 2020
CASTEL GIORGIO, ITALY —
Fausto Carotenuto, the owner of a spiritual wellness and
yoga center in Umbria, the
ancient Etruscan heartland of Italy, senses bad energy
underfoot. A geothermal
company wants to build a plant on a fallow field near his land.
He envisions apocalyptic
consequences if he and his allies fail to stop it.
There would be artificially
triggered earthquakes, poisoned wellsprings, barren
gardens, ruined lakes. “A
disaster,” he said.
For nearly a decade, Mr.
Carotenuto, has battled the plant with the help of the mayor of
Castel Giorgio, on the rim
of Lake Bolsena. But in July — after myriad lawsuits,
accusations of conflicts of
interest and political maneuvers — the office of Italy’s prime
minister decided the
experimental project could go ahead and dig deep into the
volcanic land.
In September, Mr. Carotenuto sprung
into emergency mode, drawing together an array
of illustrious allies.
They include the lead designer of
Gucci, a Cannes Grand Prix-winning director and
luminaries of festival-circuit
filmmaking and organic gardening who have adopted this
part of Italy as their Holy Land. Far
from the crowds of Rome and Milan, and from the
Tuscany beloved by hedge fund tycoons,
this area had become for them synonymous
with the essence of a certain Italian
ideal — a rustic, unsullied paradise. They didn’t
want a geothermal plant spoiling it.
So against the backdrop of a country scarred
by environmental abuses, industrial
eyesores, special interests and
political corruption — but also a place where
“dietrologia,” or the belief that a
conspiracy always lurks behind the surface, is
widespread — they hatched a plan.
Mr. Carotenuto — who expounds on “Who’s
Behind It?” web videos about the
“authentically satanic elements of free
masonry” and other conspiracies — convened
these local knights of his round table
in a room decorated with a painting of warring
medieval cavaliers, Etruscan-style
amphorae and a white piano.
Key to have on their side was Alice
Rohrwacher, the Cannes Grand Prix-winning
director who grew up on a honey farm in
the area, along with her sister Alba
Rohrwacher, who has been recognized as
one of the finest European actors of her
generation.
The director has deep ties to the land,
and alliances with local activists. To protect the
area’s biodiversity, she had waged an
earlier battle against the invasion of lucrative
hazelnut trees planted to feed Italy’s
insatiable hunger for Nutella. (“We’re surrounded
by
hazelnuts,” she warned.) Now she would support their fight against a new foe.
Then there was Jonathan Nossiter, a
film director who has become the Errol Morris of
the ecology set for his documentaries
against Big Wine and for natural agriculture.
“We are drawn here for a reason,
culturally and environmentally,” he said. “There is
something sublime here. An Italian
ideal.”
Mr. Nossiter (whose brother, Adam, is a
correspondent for The Times in France)
hustled to the emergency meeting from
his nearby heirloom seed nursery and organic
vegetable farm, which also was a
location for his latest movie, starring, among others,
Alba Rohrwacher, Charlotte Rampling and
Nick Nolte. (“He’s an avid organic farmer,”
Mr. Nossiter said.)
To help activate the locals, Mr.
Carotenuto, who said he spent 15 years in Italy’s spy
services, also tapped Mr. Nossiter’s
partner on the farm, Massimiliano Petrini, a local
who once treated a viper’s bite with
electric shocks.
And then there was their Lancelot of
the Lake, Alessandro Michele, the lead designer
of Gucci and owner of a nearby castle.
He agreed to contribute financially for an
expensive environmental lawyer to sue
and stall the plant’s construction, and perhaps
buy surrounding land as a strategic
buffer against the hazelnut hordes.
Most important, the designer, who had
come here to put an “embankment” between
him and the world, said he would “put
my face” to the issue and show there was what
he called an “authentic resistance” to
combat a “a monster, a medieval dragon.”
On a recent Sunday morning, Mr.
Michele, with cascading black hair and beard, stood
outside his property like a knight in
Gucci armor, wearing a cardinal red sombrero,
sunglasses and a luxurious plaid
overcoat.
Inside Mr. Michele’s living room, two
languid Boston terrier dogs, the inspiration for a
Gucci special collection, snored loudly
as he and his boyfriend, the urban planning
professor Giovanni Attili, sat next to
a Christmas tree and made clear their activism
was no radical chic hobby.
“We have a great sensitivity to the
things that cry for help,” Mr. Michele said. “This
place cries for help.”
Mr. Michele said he first learned about
the geothermal plant while he was in France
from a member of the family that had
sold him his property. “Yeah, we learned about it
afterwards,” he said.
His first instinct was to sell. But
upon reconsideration, he thought, “maybe we would
have bought it anyway,” because he had
become so enchanted by the ancient oak trees.
“Think what these trees have seen.”
He also pointed to the rugged,
authentic beauty of an area that possessed a “strange
energy” that attracted people like
himself and the others.
They all needed to defend the land as
if it were a sick child, Mr. Michele said.
“I’m not a geologist, I have another
job,” he said shortly before pricking one of his
fingers, garlanded in Renaissance
rings, on an exposed nail on the back of the chair.
“My job is to preserve beauty. And
hasn’t beauty a value?”
The opponents of the plant have tried
to prove it will be an environmental menace.
They also say the approval process was
rigged.
They have seized on the fact that
Franco Barberi, a volcanologist and former
government minister who is a member of
a state commission that approved the
project, is married to a woman who is
also a volcanologist and was one of the experts
who helped determine the area was
seismically safe for digging.
Mr. Barberi denied any wrongdoing. He
said that he recused himself from the decision,
that the process was legitimate, and
that his wife did only preliminary examinations
before the project even began.
“My wife and I have a clear
conscience,” he said.
The company building the plant says it
uses an environmentally friendly system with
zero carbon emissions to produce
electricity. It would help, not harm, the environment
and never trigger an earthquake, it
says.
“The well-off want everything to remain
the way it is so they can remain the ones who
are well off,” Diego Righini, the
company’s general manager, said in his offices near the
Spanish Steps in Rome. He portrayed the
resistance as “Not in my backyard” elites.
He argued that the more than 10 million
euros, or $11.1 million, invested to build the
plant would draw workers, creating
families and nursery schools.
“The battle that these directors are
waging is to have a future without children
bothering them,” he said, adding that
construction would begin in February, despite the
lawsuit.
He accused Mr. Carotenuto of being a
“guru and hypnotist” leading an “emotional
opposition” exploited by larger
interests that they failed to comprehend.
In Mr. Righini’s deeper dietrologia
assessment, it was the Italian energy giant Enel,
which had dug unsuccessfully for
geothermal energy in the area decades ago, that had
stuck “secret deals.” He suggested that
Enel had manufactured, and potentially bought off, the opposition of local
advocates and mayors to crush independent competitors like
him. He warned that digging below the
story’s surface could be dangerous.
“Do we want to wake the dragon?” Mr.
Righini asked, referring to Enel.
Luigi Parisi, the head of geothermal
operations for Enel’s green power company,
“categorically” excluded any
involvement with the opponents to geothermal energy,
calling accusations of plotting against
the Castel Giorgio project “groundless.”
And Andrea Garbini, the town’s mayor,
said the only thing he had ever received from
Enel was information belying Mr.
Righini’s claim of his plant having zero emissions.
All this business and politics
disgusted Mr. Michele.
“Italy is going through a dark moment,
worse than the collapse of the Roman Empire,”
said Mr. Michele, who is sometimes seen
getting away from Italy’s current malaise by
wandering through the surrounding
blackberry bushes with his friend, the actor Jared
Leto, both of them dressed like pashas.
Mr. Michele spoke with wonder about his
new home — the deer he encountered in the
wood, the “good karma” of the land, the
cheese farm where a young Sicilian plays
classical music for his goats.
“I ask myself,” he said, “in 2020, do
we really need to still destroy everything?”
Anna
Momigliano contributed reporting from Rome.
Da Orvietosì del 19.11.2019
Link: https://orvietosi.it/2019/11/geotermia-a-castel-giorgio-presentati-4-ricorsi-al-tar/
Geotermia a
Castel Giorgio, presentati 4 ricorsi al Tar
Sono 4 i ricorsi
notificati per impugnare la decisione della Presidenza del Consiglio dei
Ministri del 29 luglio scorso di procedere con il percorso autorizzativo della
centrale geotermica di Castel Giorgio. Un impianto fortemente avversato dalle
popolazioni e dalle amministrazioni locali della Tuscia orvietana e viterbese,
dell’Alfina e del Lago di Bolsena, per i seri rischi sismici e di avvelenamento
delle acque del Lago di Bolsena.
Due ricorsi sono stati
presentati dalle Regioni Umbria e Lazio, che si ritengono lese nei loro diritti
costituzionali dalla decisione del Consiglio dei Ministri, presa nonostante i
loro pareri contrari all’impianto.
Un altro ricorso è stato
presentato da 8 Comuni del comprensorio (Castel Giorgio, Acquapendente,
Bolsena, Montefiascone, Orvieto, Grotte di Castro, Allerona e Castel Viscardo),
tutti assistiti dall’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, ed
un altro ancora da Italia Nostra a nome di numerose associazioni del territorio
e da alcuni imprenditori privati, parimenti assistiti dallo Studio Legale
Greco.
COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA
Da “lacittà.eu” del 1.11.2019
Depositati ieri i 4 ricorsi al TAR Lazio sulla geotermia a Castel
Giorgio
Link: http://www.lacitta.eu/cronaca/48151-depositati-ieri-i-4-ricorsi-al-tar-lazio-sulla-geotermia-a-castel-giorgio.html
COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO
DI BOLSENA
Le Regioni Umbria e Lazio, le associazioni e i
privati presentano ben 4 ricorsi al TAR Lazio per fermare l’impianto geotermico
di Castel Giorgio.
Mentre è in atto una grande mobilitazione dei
territori contro il rischio geotermico.
Sono stati notificati ieri ben 4 ricorsi per
impugnare la decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 29
luglio scorso di procedere con il percorso autorizzativo della centrale
geotermica di Castel Giorgio.
Un impianto fortemente avversato dalle popolazioni e
dalle amministrazioni locali della Tuscia orvietana e viterbese, dell’Alfina e
del Lago di Bolsena, per i seri rischi sismici e di avvelenamento delle acque
del Lago di Bolsena.
Due ricorsi sono stati presentati dalle Regioni
Umbria e Lazio, che si ritengono lese nei loro diritti costituzionali dalla
decisione del Consiglio dei Ministri, presa nonostante i loro pareri contrari
all’impianto.
Un altro ricorso è stato presentato da ben 8 Comuni
del comprensorio (Castel Giorgio, Acquapendente, Bolsena, Montefiascone,
Orvieto, Grotte di Castro, Allerona e Castel Viscardo), tutti assistiti
dall’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, ed un altro ancora
da Italia Nostra a nome di numerose associazioni del territorio e da alcuni
imprenditori privati, parimenti assistiti dallo Studio Legale Greco.
Nei ricorsi si evidenziano una serie incredibile di
falle nella procedura amministrativa per l’autorizzazione, di sostanziali
carenze istruttorie, di omissioni e di sbalorditive sottostime dei rischi da
parte delle commissioni governative che hanno deciso a favore dell’impianto pur
essendo inficiate da gravi conflitti di interesse. Alla preparazione
tecnico-scientifica dei ricorsi hanno partecipato importanti esperti e scienziati
che hanno sostanziato i gravi rischi per la salute delle popolazioni, per le
acque e per i territori derivanti dal possibile impatto di questo tipo di
impianto in una zona sismica e geologicamente complessa come l’Alfina e il lago
di Bolsena.
Mentre si avvia la procedura presso il TAR del
Lazio, una vera e propria onda di indignazione sta attraversando i comuni della
zona, con assemblee pubbliche e la comparsa ovunque di “lenzuola
antigeotermiche”. Una rara occasione di sintonia da parte di cittadini, amministrazioni
locali e regionali, partiti politici e associazioni, in un’unica direzione e
con un solo intento: bloccare questo impianto per difendere la salute, il
paesaggio e i beni privati e comuni. Con una forte azione nei confronti di un
governo centrale che, nascondendosi dietro una incerta e lacunosa procedura
burocratica, ha fino ad ora dimostrato una totale insensibilità ai sentimenti e
ai problemi reali della popolazione di un vasto territorio, confermati
reiteratamente da importanti studi scientifici
Da “La mia città” del 1 novembre 2019
Link: https://www.lamiacittanews.it/geotermia-bolsena-depositati-4-ricorsi-al-tar-contro-limpianto-di-castel-giorgio/
Geotermia Bolsena, depositati 4 ricorsi al Tar contro
l’impianto di Castel Giorgio
"Nei
ricorsi si evidenziano una serie incredibile di falle nella procedura
amministrativa per l’autorizzazione, di sostanziali carenze istruttorie, di
omissioni e di sbalorditive sottostime dei rischi"
Le Regioni Umbria e
Lazio, le associazioni e i privati presentano ben 4 ricorsi al TAR Lazio per
fermare l’impianto geotermico di Castel Giorgio che coinvolgerà anche il lago
di Bolsena.
Lo apprendiamo in
un comunicato diffuso alla stampa dal Coordinamento Associazioni Orvietano,
Tuscia e Lago di Bolsena del gruppo “No Geotermia”, che riportiamo di seguito.
“Mentre è in atto
una grande mobilitazione dei territori contro il rischio geotermico.
Sono stati
notificati ieri ben 4 ricorsi per impugnare la decisione della Presidenza del
Consiglio dei Ministri del 29 luglio scorso di procedere con il percorso
autorizzativo della centrale geotermica di Castel Giorgio.
Un impianto
fortemente avversato dalle popolazioni e dalle amministrazioni locali della
Tuscia orvietana e viterbese, dell’Alfina e del Lago di Bolsena, per i seri
rischi sismici e di avvelenamento delle acque del Lago di Bolsena.
Due ricorsi sono
stati presentati dalle Regioni Umbria e Lazio, che si ritengono lese nei loro
diritti costituzionali dalla decisione del Consiglio dei Ministri, presa
nonostante i loro pareri contrari all’impianto.
Un altro ricorso è
stato presentato da ben 8 Comuni del comprensorio (Castel Giorgio,
Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Orvieto, Grotte di Castro, Allerona e
Castel Viscardo), tutti assistiti dall’Avv. Michele Greco, esperto in diritto
dell’ambiente, ed un altro ancora da Italia Nostra a nome di numerose
associazioni del territorio e da alcuni imprenditori privati, parimenti
assistiti dallo Studio Legale Greco.
Nei ricorsi si
evidenziano una serie incredibile di falle nella procedura amministrativa per
l’autorizzazione, di sostanziali carenze istruttorie, di omissioni e di
sbalorditive sottostime dei rischi da parte delle commissioni governative che
hanno deciso a favore dell’impianto pur essendo inficiate da gravi conflitti di
interesse. Alla preparazione tecnico-scientifica dei ricorsi hanno partecipato
importanti esperti e scienziati che hanno sostanziato i gravi rischi per la
salute delle popolazioni, per le acque e per i territori derivanti dal
possibile impatto di questo tipo di impianto in una zona sismica e
geologicamente complessa come l’Alfina e il lago di Bolsena.
Mentre si avvia la
procedura presso il TAR del Lazio, una vera e propria onda di indignazione sta
attraversando i comuni della zona, con assemblee pubbliche e la comparsa
ovunque di “lenzuola antigeotermiche”. Una rara occasione di sintonia da parte
di cittadini, amministrazioni locali e regionali, partiti politici e
associazioni, in un’unica direzione e con un solo intento: bloccare questo
impianto per difendere la salute, il paesaggio e i beni privati e comuni. Con
una forte azione nei confronti di un governo centrale che, nascondendosi dietro
una incerta e lacunosa procedura burocratica, ha fino ad ora dimostrato una
totale insensibilità ai sentimenti e ai problemi reali della popolazione di un
vasto territorio, confermati reiteratamente da importanti studi scientifici”.
Da Il Tirreno del 14.7.2019
https://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2019/07/13/news/cancellato-il-progetto-di-centrale-a-monte-labbro-esulta-monticello-amiata-1.37008537?refresh_ce
Cancellato il
progetto di centrale a Monte Labbro
Esulta
Monticello Amiata
Fiora
Bonelli 14 LUGLIO 2019
MONTICELLO
AMIATA. «L’amore per la terra paga. L’abbiamo vinta». Esultano le
amministrazioni comunali di Cinigiano e Arcidosso e l’associazione Agorà
Cittadinanzattiva, il comitato ambientalista di Monticello Amiata. La centrale
geotermica Monte Labbro non si fa più.
L’11 luglio, il Consiglio dei ministri su proposta del Presidente del
consiglio, ha deliberato di «non consentire la prosecuzione del procedimento di
autorizzazione, relativo al progetto concernente la “perforazione del pozzo
esplorativo Monte Labbro 1, comune di Cinigiano, nell’ambito del permesso per
risorse geotermiche di cui è titolare Renewem s.r.l».
Una notizia che arriva nello stesso momento in cui salta anche un altro
progetto di centrale, la Pc6 di Enel Green Power a Piancastagnaio, il cui
progetto Enel ha ritirato dalla Valutazione di impatto ambientale (vedi
intervento qui a fianco).
Scricchiola insomma paurosamente il quadro dello sviluppo geotermico amiatino
costellato da decine di richieste di perforazioni con lo scopo di costruire
nella “montagna incantata” centrali geotermiche sia flash, come quella di Enel,
che a ciclo binario, come quella di Monte Labbro. Ma mentre Enel si è detta
comunque interessata alla realizzazione, se dovessero essere reintrodotti gli
incentivi statali, della centrale di Monte Labbro è certa la cancellazione.
«Grande gioia e soddisfazione – dice la sindaca Romina Sani –
perché siamo stati ripagati dell’enorme lavoro durato anni che ci ha visti
impegnati a vari livelli istituzionali, a portare avanti, con motivazioni
tecniche e politiche, la posizione del no alla centrale, inserita nel contesto
della Riserva di Poggio all’Olmo. Abbiamo una comunità coesa che ha lottato al
mio fianco e mi ha motivato a non abbassare mai la guardia tanto che con
coraggio, determinazione e amore per il territorio che rappresento, ho voluto
portare in ogni sede la voce del territorio e siamo felici che il consiglio dei
ministri abbia tenuto conto della volontà dei cittadini e del comune di
Cinigiano».
Canta vittoria Agorà cittadinanzattiva che da cinque anni sta sulle barricate
per bloccare il progetto della centrale. «Per cinque anni il comitato Agorà, i
cittadini, l’amministrazione comunale, i produttori locali, hanno portato avanti
con determinazione e tenacia una lotta su più piani: legale, politico, sociale.
Ricorso al Tar coadiuvati dallo studio legale Greco, studi di esperti,
centinaia di osservazioni inviate al Ministero, alla Regione, incontri
istituzionali, consigli comunali, assemblee pubbliche, e poi raccolte fondi,
concerti, spettacoli teatrali, poesie, un libro, passeggiate, convegni,
disegni, striscioni che evidentemente hanno prodotto i loro frutti. Davide
contro Golia. Siamo entusiasti della notizia, perché vuol dire salvare quel
luogo, una Riserva naturale, un paese intero, l’economia locale, l’agricoltura,
il turismo. Ed è un passo avanti, grande, per la lotta contro la geotermia che
riguarda tutta l’Amiata».
Anche Jacopo Marini, sindaco di Arcidosso, esprime soddisfazione.
«Abbiamo lottato come sindaci e come popolazione contro l’idea di una centrale
che andava a innestarsi in un territorio pregiato. Restiamo convinti che lo
sfruttamento geotermico non possa essere presente laddove sono presenti altre
attività umane, come l’agricoltura di qualità e dove c’è da salvaguardare
l’ambiente e la natura». La decisione del Consiglio dei Ministri avrà
conseguenze anche nelle decisioni della conferenza dei servizi della region
Toscana, come sottolineano quelli di Agorà: «Ora la Regione Toscana dovrà
riaprire la Conferenza dei Servizi per dare un parere negativo alla
prosecuzione del procedimento di autorizzazione del pozzo Monte Labbro 1». —
Da:
https://agorattiva.noblogs.org/2019/07/12/l-abbiamo-vinta/
L’abbiamo
vinta
A Monticello si è conclusa la 5^ e riuscitissima edizione di “Giù le mani dalla
nostra terra”, un festival di due giorni contro la
geotermia e per la tutela del territorio. Per la prima volta una parte della
festa si è svolta nel campo di Alberto,
il luogo interessato dal procedimento di autorizzazione di ricerca geotermica
Monte Labbro, dove abbiamo voluto ribadire che quel campo, come tutto il nostro
territorio, è di chi lo ama, lo cura, lo abita, non certo degli speculatori.
Dal 2017, da quando la Conferenza dei
servizi della Regione Toscana è stata costretta a mandare il procedimento
“Monte Labro” alla Presidenza del Consiglio dei ministri, per un conflitto con
la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena,
Grosseto e Arezzo, eravamo in attesa del responso di Roma.
Ieri apprendiamo, con grande
soddisfazione, che:
“Il Consiglio dei Ministri su proposta
del Presidente del Consiglio ha deliberato ai sensi dell’art 14-quater l.
241/90:
DI
NON CONSENTIRE LA PROSECUZIONE DEL PROCEDIMENTO DI AUTORIZZAZIONE, RELATIVO AL
PROGETTO CONCERNENTE LA “PERFORAZIONE DEL POZZO ESPLORATIVO MONTE LABBRO 1,
COMUNE DI CINIGIANO (GR)”, NELL’AMBITO DEL PERMESSO PER RISORSE GEOTERMICHE DI
CUI È TITOLARE RENEWEM S.R.L..”
http://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-65/12470
Questo significa che ora la Regione
Toscana dovrà riaprire la Conferenza dei Servizi per dare un PARERE NEGATIVO
ALLA PROSECUZIONE DEL PROCEDIMENTO DI AUTORIZZAZIONE, RELATIVO AL PROGETTO
CONCERNENTE LA “PERFORAZIONE DEL POZZO ESPLORATIVO MONTE LABBRO 1
Per cinque anni il Comitato Agorà, i
cittadini, l’Amministrazione comunale, i produttori locali, hanno portato
avanti con determinazione e tenacia una lotta su più piani: legale, politico,
sociale. Ricorso al Tar, coadiuvati dallo Studio Legale Greco, studi di esperti
(ingegneri, geologi, naturalisti, etc. etc.), centinaia di osservazioni inviate
al Ministero, alla Regione, incontri istituzionali, consigli comunali,
assemblee pubbliche, e poi raccolte fondi, concerti, spettacoli teatrali,
poesie, un libro, passeggiate, convegni, disegni, striscioni. A guardarsi
indietro le cose che abbiamo fatto sono state tantissime, ed evidentemente
hanno prodotto i loro frutti. Davide contro Golia.
Siamo felici, entusiasti della notizia
di NON CONSENTIRE, perché vuol dire salvare quel luogo, una Riserva naturale,
un paese intero, l’economia locale, l’agricoltura, il turismo ed è un passo
avanti, grande, per la lotta contro la geotermia che riguarda tutta l’Amiata.
Un ringraziamento di cuore va ad ogni
singola persona, di Monticello, dell’Amiata, ma anche alle/i tante/i che sono
venute/i a portare il loro sostegno, la loro solidarietà attiva da tutte le
parti d’Italia e anche dall’estero, ad una piccola comunità che ha vinto una
grande battaglia, che è di tutte/i.
E non possiamo che ringraziare
l’Amministrazione comunale, che in questi 5 anni di lotta non solo ci è stata
sempre al fianco – in particolare nella figura della sindaca Romina Sani – ma
hanno sempre camminato con noi, arrivando a questo splendido risultato.
L’amore per la terra paga.
L’abbiamo vinta.
Agorà CittadinanzAttiva
https://agorattiva.noblogs.org/
agora@inventati.org
Da notiziaoggivercelli.it
14 maggio 2019
https://notiziaoggivercelli.it/attualita/ampliamento-discarica-fermato-dal-tar/
Ampliamento
discarica fermato dal Tar
Accolto
il ricorso dei Comuni di Tronzano Vercelliese, Cavaglià e Santhià
La decisione del TAR giunge al termine
di un lungo giudizio durante il quale le tre amministrazioni comunali si sono
schierate unite e compatte a difesa del territorio.
Ampliamento
discarica fermato dal Tar
Ampliamento discarica fermato dal Tar.
Accolto il ricorso dei Comuni di Tronzano Vercelliese, Cavaglià e Santhià. La
decisione del TAR giunge al termine di un lungo giudizio durante il quale le
tre amministrazioni comunali si sono schierate unite e compatte a difesa del
territorio. I Comuni di Tronzano Vercellese, Cavaglià e Santhià sono lietissimi
di informare che il TAR per il Piemonte ha definitivamente accolto il ricorso
proposto dagli Avvocati Michele Greco e Marco Briccarello, incaricati dalle
amministrazioni al fine
di ottenere l’annullamento delle
autorizzazioni rilasciate dalla Provincia di Biella alle società ASRAB spa e
A2A spa per l’ampliamento delle discariche gestite in loc. Gerbido, in piena
Valledora.
La
decisione del TAR
La decisione del TAR – che aveva già
accolto l’istanza di sospensiva
cautelare degli atti impugnati – giunge
al termine di un lungo giudizio durante il quale le tre amministrazioni comunali
si sono schierate unite e compatte a difesa del territorio e della salute dei
propri cittadini contro due progetti da sempre avversati.
La sentenza (n. 574 pubblicata il 13
maggio 2019) ha un valore
straordinario ed è destinata a fare
giurisprudenza, dal momento che sono stati accolti i due principali motivi di
contestazione che gli Avvocati Greco e Briccarello hanno mosso agli atti impugnati,
sulla base di principi che fino ad oggi non erano mai stati affermati in modo così
esplicito da un giudice amministrativo.
I
principi
Il primo riguarda la distanza che deve
intercorrere tra una discarica e i recettori sensibili: il giudice
amministrativo torinese ha accolto infatti la tesi dei comuni ricorrenti,
secondo cui la distanza minima prevista dal piano dei riVuti (500 metri dalle
case sparse e dalle
cascine) non deve essere misurata dalla
vasca di conferimento dei rifiuti, come sostenuto dalle proponenti, ma dal
perimetro dell’area di impianto.
Il secondo, ancora più importante, ha a
che fare con la valutazione del rischio di contaminazione della falda.
In questo caso il TAR ha accolto la
tesi degli Avvocati Greco e Briccarello – confermata peraltro dal verificatore
tecnico che era stato nominato in corso di causa dal Tribunale – secondo cui,
per quanto separati da un telo impermeabilizzante, non si possono collocare nuovi
rifiuti in sopralzo su una discarica già esistente che non rispetta i requisiti
di sicurezza del D. Lgs. 36/2003, dal momento che tale modalità non esclude il
rischio di contaminazione della falda sottostante.
Vale la pena di ricordare, peraltro,
che il previsto ampliamento sarebbe ricaduto in piena area di ricarica della
falda.
La sentenza giunge peraltro a poche
settimane di distanza dalla decisione della Commissione per le Petizioni del
Parlamento Europeo di accogliere – con conseguenti raccomandazioni rivolte alle
autorità nazionali e locali al rispetto delle direttive UE in materia di rifiuti
– la petizione proposta dal Sindaco del Comune di Tronzano Vercellese, Andrea
Chemello, al fine di denunciare il gravissimo stato di inquinamento della Valledora.
Da
infovercelli24.it
http://www.infovercelli24.it/2019/05/14/leggi-notizia/argomenti/politica-10/articolo/il-tar-boccia-lampliamento-della-discarica.html
POLITICA | 14
maggio 2019, 11:34
Il Tar boccia l'ampliamento della discarica
ACCOLTI I RICORSI DEI COMUNI DI SANTHIA', TRONZANO E CAVAGLIA
La sentenza del TAR è arrivata lunedì
13 maggio: l'ampliamento alla discarica non si deve fare. I sei ricorsi,
integrati da motivi aggiunti, dei comuni di Santhià, Tronzano Vercellese e
Cavaglià, che hanno chiesto l'annullamento delle determinazioni della Provincia
di Biella con le quali è stato espresso giudizio di compatibilità ambientale
per l'ampliamento di due discariche già esistenti in località Gerbido del
Comune di Cavaglià, sono stati accolti. Il progetto prevedeva la realizzazione
di cinque nuovi settori adiacenti alle discariche esistenti, per 600mila mq, di
cui due settori di ASRAB e tre settori di A2A.
Le due società, unitamente a Provincia
di Biella si erano costituite in giudizio chiedendo il rigetto del ricorso.
In seguito all'udienza del 21 febbraio il
Direttore Generale di ARPA Lombardia veniva incaricato di rispondere ad alcuni
quesiti riguardanti la collocazione degli impianti, il rischio di perdita di
percolati dall'invaso, le misure di protezione, l'idoneità dei sistemi di
impermeabilizzazione , le barriere
artificiali e, nel complesso, se il progetto stesso fosse stato redatto secondo
"buona tecnica".
Al termine di scrupolose ed attene
verifiche, riscontrato che ci potrebbero essere reali rischi di contaminazione
delle acque, il TAR ha concluso, con sentenza del 13 maggio, che i ricorsi sono
fondati e ha disposto, pronunciandosi sugli stessi e sui motivi aggiunti, di accoglierli
e di annullare i provvedimenti di Provincia di Biella, A2A
Ambiente
e ASRAB SpA.
Geotermia, un paese in lotta contro
la centrale di Magma
A Montecastelli Pisano si preparano le osservazioni al
progetto Qualtra.
Si punta all’incompatibilità tra insediamenti industriali
e sviluppo agrituristico
Da Il Tirreno del 16
aprile 2019
https://iltirreno.gelocal.it/pontedera/cronaca/2019/04/17/news/geotermia-un-paese-in-lotta-contro-la-centrale-di-magma-1.30197035
Samuele Bartolini 16
APRILE 2019
MONTECASTELLI
PISANO.
Ormai
manca poco. L’avvocato Michele Greco di Orbetello, specializzato in
diritto ambientale, sta limando gli ultimi dettagli. Si può dire però che le
osservazioni sono pronte. Entro Pasqua il Comitato Montecastelli Viva le
presenterà all’Ufficio valutazione impatto ambientale della Regione Toscana.
L’obiettivo è chiaro: dimostrare che la centrale geotermica sperimentale nella
zona Qualtra di Montecastelli Pisano non s’ha da fare. Non esclude l’effetto
sismico, così da mettere a rischio le case del borgo medievale. È incompatibile
con il Piano di indirizzo territoriale (Pit) della Regione Toscana. Ma,
soprattutto, impatta con l’articolo 49 del Regolamento urbanistico del Comune
di Castelnuovo Valdicecina che dice espressamente: niente insediamenti
industriali né, tanto meno, insediamenti geotermici a Montecastelli.
Mai dimenticare che Castelnuovo Valdicecina è il secondo
Comune geotermico d’Italia. Evidentemente ha già dato. Queste, messe in fila,
le motivazioni del comitato contro la realizzazione della centrale geotermica a
Montecastelli. La proponente Magma Energy avrà poi trenta giorni per rispondere
alle osservazioni della onlus. Ma non finisce qui. Qualora la Regione
concedesse il via libera, Montecastelli Viva passerà alle carte bollate e
presenterà ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar). Ma servono
soldi per pagare l’avvocato. Ecco perché i membri del comitato hanno riaperto
una campagna di autofinanziamento. Consapevoli che loro sono solo la punta
dell’iceberg.
A sostegno della
causa anche gli abitanti del borgo medievale, i gestori delle strutture
turistiche e il sindaco uscente del Comune di Castelnuovo Valdicecina, oggi
ricandidato con una lista di centrodestra, Alberto Ferrini. «Se
fanno la centrale facciamo la fine di Larderello. Le case si svalutano e i
residenti vanno via», dicono dal comitato. «Chiariamo una cosa però. Noi non
siamo contro la geotermia in generale, ma contro questo tipo di centrale che
distrugge l’ultimo francobollo di terra dedicato all’agricoltura e alla
ricezione turistica», aggiunge Maria Margherita Glørstad,
italo-norvegese con la seconda casa a Montecastelli. «Sosteniamo fin
dall’inizio le battaglie del comitato», gli fa eco il sindaco Ferrini.
Ma a Montecastelli non c’è solo il progetto di Qualtra. In ballo c’è anche un
progetto geotermico denominato “Castelnuovo”. Questo è di concessione
ministeriale. La Regione Toscana non c’entra. Ma la preoccupazione di
Montecastelli Viva è la stessa. «Menomale che il 22 marzo il Ministero dei beni
culturali ha dato il parere istruttorio negativo. Ed è interessante che abbia
utilizzato gli stessi argomenti che portiamo avanti noi da anni. Quelli legati
all’articolo 49 del Regolamento comunale», dicono dal comitato. Anche qui è
attesa la Valutazione di impatto ambientale in capo, stavolta, al Ministero
dell’Ambiente. —
Tarquinia, Baldi: “Il No sul biogas è una vittoria di tanti”
mercoledì, 26 settembre 2018
https://www.terzobinario.it/tarquinia-baldi-il-no-sul-biogas-e-una-vittoria-di-tanti/143502
L’associazione Bio Ambiente, sostenuta
dagli oltre
2.000 cittadini firmatari della
petizione No Biogas a
Tarquinia, ringrazia tutti coloro che
per circa 5 anni
hanno lottato contro il progetto di
un’altra centrale
sul territorio: un’industria a biogas
catalogata per
normativa vigente quale insalubre di
prima classe.
“Le “Tigri dell’Olivastro” sono state
sempre in prima linea, esponendosi in prima persona a favore della salute di Tarquinia
tutta.
Alla stessa maniera i tecnici legali di
Bio Ambiente, avvocati Michele Greco e Roberta Sacco, che hanno affiancato
l’associazione ed i cittadini in questa battaglia.
Tematiche ambientali che hanno
interessato anche forze politiche come il Movimento5Stelle di Tarquinia, che ha
contribuito anche economicamente al risultato finale.
Da menzionare inoltre l’operato del
Comune di Tarquinia ed in particolare la Giunta del Sindaco dimissionario Pietro
Mencarini, per il doppio importantissimo diniego proferito in sede di
conferenza finale AIA” la dichiarazione di Gianpiero Baldi.
In conclusione, degna di nota è anche
Simona Ricotti, che alla guida del Forum Ambientalista, ha sostenuto il
presidente di Bio Ambiente, in questo percorso per la salvaguardia della salute
e del territorio e per il rispetto dei principi di legalità e giustizia.
Da: Lextra.news
26 settembre 2018
Baldi (Bio Ambiente): “Grazie a tutti coloro che hanno creduto in
questa lotta ambientale!
Pubblicato il 26 settembre 2018, 9:54
(https://www.lextra.news/baldi-bio-ambiente-grazie-a-tutti-coloro-che-hanno-creduto-in-questa-lotta-ambientale/)
Riceviamo e pubblichiamo
L’associazione Bio Ambiente vuole
ringraziare i cittadini e non solo gli oltre 2.000 firmatari della petizione
iniziale no biogas a Tarquinia, ma tutti coloro che hanno creduto in questa
lotta ambientale e che ci hanno quindi sostenuto per
circa 5 anni contro l’infausto progetto
di un’altra centrale nel nostro territorio, peraltro già oltraggiato da altre
fonti note altamente inquinanti.
In particolare si vogliono ringraziare
gli abitanti o “Tigri dell’Olivastro”, sempre in prima linea e che nonostante
le numerose e gravose avversità provocate da questa vicenda, non hanno mai
fatto un passo indietro, esponendosi in prima persona a favore della salute di
Tarquinia tutta.
Un plauso sicuramente ai nostri tecnici
legali e cioè all’Avv. Michele Greco, esperto di diritto dell’ambiente ed
all’Avv. Roberta Sacco per la sua gratuita, proficua ed incisiva dedizione alle
tematiche ambientali. Un ringraziamento particolare alla forza politica che ha
avallato fin dalle origini la nostra battaglia e cioè al Movimento5stelle di
Tarquinia che ha contribuito anche economicamente al risultato finale.
Si ringrazia inoltre il Comune di
Tarquinia ed in particolare la Giunta del Sindaco dimissionario Pietro
Mencarini, per il doppio
importantissimo diniego proferito in sede di conferenza finale AIA.
Infine il ringraziamento più importante
va sicuramente a Forum Ambientalista, quale Associazione Ambientalista di
valenza nazionale, nella persona di Simona Ricotti che ci
ha guidato e spalleggiato fin
dall’inizio in questo duro percorso. Perciò promettiamo che continueremo a
batterci, se necessario, per la salvaguardia della salute e del
territorio, oltre che per il rispetto
dei principi di legalità e giustizia.
Da: Viterbo News
http://www.tusciaweb.eu/2018/09/no-definitivo-alla-centralebiogas-
vittoria-straordinaria/
25.9.2018
“No
definitivo alla centrale biogas, una vittoria
straordinaria”
Posted By nuovoredattore2 On 25
settembre 2018 @ 10:02 In Agricoltura,Ambiente,Provincia
Tarquinia – Riceviamo e pubblichiamo
Le associazioni Bio ambiente, Forum
ambientalista, i cittadini e i proprietari dei terreni collocati nelle
vicinanze dell’area sita in Tarquinia – località
Olivastro, nella quale la società
Consorzio Pellicano avrebbe voluto realizzare un impianto classificato
industria insalubre di prima classe (centrale biogas) per la produzione
anaerobica di metano dai rifiuti organici, rendono noto con grandissima
soddisfazione, che la regione Lazio ha definitivamente bocciato il progetto.
In particolare, con la determinazione
13 agosto 2018 n. G10396, pubblicata sul bollettino ufficiale della regione
Lazio del 30 agosto 2018, la direzione Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti,
preso atto dei pareri negativi del sindaco, del comune di Tarquinia, della
provincia di Viterbo, di Arpa Lazio e delle osservazioni inviate dai soggetti
interessati – tra cui
l’associazione Bio ambiente, Forum
ambientalista e i proprietari dei terreni limitrofi – ha rigettato l’istanza di
autorizzazione integrata ambientale (Aia) finalizzata alla realizzazione dell’impianto
predetto.
Si tratta di una straordinaria vittoria
per le associazioni Bio ambiente e Forum
ambientalista, che hanno partecipato
fin dal 2014 attivamente ed assiduamente – con l’assistenza dell’avvocato
Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente – al procedimento amministrativo,
denunciando le molteplici e insostenibili criticità
dell’impianto.
Non in ultimo si vuole ringraziare
l’importante ed incisiva collaborazione dell’avvocato Roberta Sacco, sempre
pronta alla difesa delle tematiche ambientali.
L’associazione Bio ambiente, per il
tramite del proprio presidente Gian Piero Baldi, medico Isde e Forum
ambientalista, nella persona di Simona Ricotti, responsabile nazionale del settore
energia, ringraziano tutti i propri sostenitori e garantiscono che
continueranno a battersi per la salvaguardia della salute e del territorio,
oltre che per il rispetto di principi di legalità e giustizia.
Da: Terzobinario.it
https://www.terzobinario.it/aia-regione-lazio-il-no-definitivo-alla-centrale-biogas-biometano/143334
AIA
Regione Lazio: il NO definitivo alla centrale Biogas / Biometano
martedì, 25 settembre 2018
Riceviamo e pubblichiamo – Le Associazioni
“Bio
Ambiente”, “Forum Ambientalista”, i
cittadini ed i
proprietari dei terreni collocati nelle
vicinanze
dell’area sita in Tarquinia – loc.
Olivastro, nella quale la società Consorzio Pellicano avrebbe voluto
realizzare un impianto classificato
industria insalubre di prima classe (centrale biogas) per la produzione
anaerobica di metano dai rifiuti
organici, rendono
noto con grandissima soddisfazione, che
la Regione
Lazio ha definitivamente bocciato il
progetto.
In particolare, con la determinazione
13 agosto 2018 n. G10396, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione
Lazio del 30 agosto 2018, la Direzione Politiche Ambientali e Ciclo dei
Rifiuti, preso atto dei pareri negativi del Sindaco, del Comune di Tarquinia,
della Provincia di Viterbo, di
ARPA Lazio e delle osservazioni inviate
dai soggetti interessati – tra cui l’Associazione Bio Ambiente, Forum
Ambientalista ed i proprietari dei terreni limitrofi – ha rigettato l’istanza
di autorizzazione integrata ambientale (AIA) finalizzata alla realizzazione
dell’impianto predetto.
Si tratta di una straordinaria vittoria
per le Associazioni Bio Ambiente e Forum Ambientalista, che hanno partecipato
fin dal 2014 attivamente ed
assiduamente – con l’assistenza
dell’Avv. Michele
Greco, esperto in diritto dell’ambiente
– al
procedimento amministrativo,
denunciando le
molteplici e insostenibili criticità
dell’impianto. Non
in ultimo si vuole ringraziare
l’importante ed incisiva collaborazione dell’ Avv. Roberta Sacco, sempre pronta
alla difesa delle tematiche ambientali.
L’Associazione Bio Ambiente, per il
tramite del
proprio Presidente Dr. Gian Piero Baldi
Medico ISDE (Associaz.Internazionale Medici per l’Ambiente) e Forum
Ambientalista, nella persona di Simona Ricotti, Responsabile nazionale del
Settore energia, ringraziano tutti i propri sostenitori e garantiscono che
continueranno a battersi per la salvaguardia della salute e del territorio,
oltre che per il rispetto di principi di legalità e giustizia.
Da: Civonline.it
http://www.civonline.it/articolo/aia-regione-lazio-no-definitivo-alla-centrale-biogasbiometano
(25 Set 2018 - Ore 07:02)
Aia
Regione Lazio: no definitivo alla centrale a
biogas/biometano
TARQUINIA - Le associazioni “Bio
Ambiente”, “Forum Ambientalista”, i cittadini ed i proprietari
dei terreni collocati nelle vicinanze
dell’area di Tarquinia località Olivastro, nella quale la
società Consorzio Pellicano avrebbe
voluto realizzare un impianto classificato industria
insalubre di prima classe(centrale
biogas) per la produzione anaerobica di metano dai rifiuti
organici, rendono noto "con
grandissima soddisfazione", che la Regione Lazio ha
definitivamente bocciato il progetto.
In particolare, con la determinazione
13 agosto 2018 n. G10396, pubblicata sul Bollettino
Ufficiale della Regione Lazio del 30
agosto 2018, la Direzione Politiche Ambientali e Ciclo dei
Rifiuti, preso atto dei pareri negativi
del Sindaco, del Comune di Tarquinia, della Provincia di
Viterbo, di ARPA Lazio e delle
osservazioni inviate dai soggetti interessati – tra cui
l’Associazione Bio Ambiente, Forum
Ambientalista ed i proprietari dei terreni limitrofi – ha
rigettato l’istanza di autorizzazione
integrata ambientale (AIA) finalizzata alla realizzazione
dell’impianto.
"Si tratta di una straordinaria
vittoria per le Associazioni Bio Ambiente e Forum Ambientalista,
- commentano - che hanno partecipato
fin dal 2014 attivamente ed assiduamente - con
l’assistenza dell’Avv. Michele Greco,
esperto in diritto dell’ambiente - al procedimento
amministrativo, denunciando le
molteplici e insostenibili criticità dell’impianto. Non in ultimo
si vuole ringraziare l’importante ed
incisiva collaborazione dell’ Avv. Roberta Sacco, sempre
pronta alla difesa delle tematiche
ambientali".
L’Associazione Bio Ambiente, per il
tramite del proprio Presidente Dr. Gian Piero Baldi Medico
ISDE (Associaz.Internazionale Medici
per l’Ambiente) e Forum Ambientalista, nella persona di
Simona Ricotti, Responsabile nazionale
del Settore energia, "ringraziano tutti i propri
sostenitori e garantiscono che
continueranno a battersi per la salvaguardia della salute e del
territorio, oltre che per il rispetto
di principi di legalità e giustizia".
15 maggio 2017
Tratto da lextra.news
Link: https://www.lextra.news/biogas-allolivastro-le-associazioni-ricorrono-al-tar-primo-ricorso-della-storia-proposto-anche-da-due-bambini/
Biogas all’Olivastro, le associazioni ricorrono al
TAR: “Primo ricorso della storia proposto anche da due bambini”
Pubblicato il 15 maggio 2017, 13:49
Le Associazioni “Bio Ambiente” e
Forum Ambientalista rendono noto di aver promosso, per il tramite dell’Avv.
Michele Greco, esperto di diritto dell’ambiente, ricorso al TAR del Lazio per
l’annullamento del provvedimento con il quale la Regione Lazio ha rilasciato
giudizio di compatibilità ambientale positivo sul progetto di ampliamento
dell’impianto di compostaggio con sistema anaerobico (biogas) per produzione di
energia presentato da Consorzio Pellicano, in Tarquinia loc. Olivastro.
Il ricorso, che è stato sottoscritto
anche da numerose aziende agricole e persone residenti in loco, si caratterizza
per essere probabilmente uno dei primi nella storia della giustizia
amministrativa ad essere stato proposto anche da due bambini di appena un anno
abitanti a pochi metri dall’area di impianto i quali – per il tramite dei
propri genitori – hanno agito per la tutela del proprio diritto inviolabile
alla salute, presente e futura.
Oltre ad aver denunciato i molteplici
profili di criticità ambientale e sanitaria che caratterizzano l’impianto, i
ricorrenti hanno contestato la manifesta incoerenza del progetto con il Piano
di gestione dei rifiuti della regione Lazio e con il Piano di Gestione dei
rifiuti della Provincia di Viterbo ed hanno rinnovato le censure già sollevate
durante l’istruttoria dal Consorzio di bonifica della Maremma Etrusca, che ha
sempre affermato l’incompatibilità dell’impianto con l’area dell’Olivastro, un
comprensorio agricolo di straordinaria rilevanza, nel quale sono presenti
coltivazioni (anche biologiche) di qualità che ne fanno un distretto di
eccellenza. Sotto altro profilo, i ricorrenti hanno chiesto l’annullamento
degli atti impugnati poiché viziati per eccesso di potere per manifesto
travisamento dello stato dei luoghi, erronea valutazione dei presupposti di
fatto, insufficienza di istruttoria e di motivazione, illogicità,
contraddittorietà con atti della stessa amministrazione, irragionevolezza e
sviamento, ingiustizia manifesta.
Il travisamento dello stato dei luoghi, in particolare, consiste
nella sistematica omessa considerazione, da parte della Regione Lazio e
dell’Istituto Superiore di Sanità – che ha rilasciato parere positivo senza
svolgere neanche un sopralluogo – delle abitazioni presenti a pochissimi metri
dall’area d’impianto, come dimostrato dalle relazioni peritali allegate al
ricorso. Essendo l’impianto classificato dalla normativa di settore industria
insalubre di prima classe, per ciò solo non può essere realizzato in tale
contesto abitativo. Trattasi di questione che il Sindaco di Tarquinia – massima
autorità sanitaria locale, tenuta per legge a tutelare la salute e la sicurezza
della popolazione – non potrà ignorare nella prossima seduta della conferenza
dei servizi che sarà convocata per discutere sull’autorizzazione finale
all’impianto, alla quale i ricorrenti hanno già chiesto di partecipare al fine
di rinnovare tutte le contestazioni sopra menzionate, che questa volta non
potranno essere ignorate.
Link: http://www.terzobinario.it/centrale-biogas-tarquinia-presentato-ricorso-al-tar/110804
Centrale biogas a Tarquinia, presentato
ricorso al Tar
15 maggio 2017 - 15:42
Non si ferma la protesta dei
cittadini di Tarquinia contro la realizzazione di una centrale a biogas sul
loro territorio. Le associazioni ‘Bio Ambiente’ e Forum Ambientalista
hanno presentato, tramite l’avvocato Michele Greco (esperto di diritto
dell’ambiente) un ricorso al Tar del Lazio per “l’annullamento del
provvedimento con il quale la Regione ha rilasciato giudizio di compatibilità
ambientale positivo sul progetto di ampliamento dell’impianto di compostaggio
con sistema anaerobico (biogas) per produzione di energia presentato da
Consorzio Pellicano, in Tarquinia loc. Olivastro”.
E tra i firmatari del ricorso ci sono
anche due bambini di appena un anno “abitanti a pochi metri dall’area di
impianto i quali – spiegano le associazioni – tramite i propri genitori, hanno
agito per la tutela del proprio diritto inviolabile alla salute, presente e
futura”.
“Oltre ad aver denunciato i
molteplici profili di criticità ambientale e sanitaria che caratterizzano
l’impianto, i ricorrenti hanno contestato la manifesta incoerenza del progetto
con il Piano di gestione dei rifiuti della regione Lazio e con il Piano di
Gestione dei rifiuti della Provincia di Viterbo ed hanno rinnovato le censure
già sollevate durante l’istruttoria dal Consorzio di bonifica della Maremma
Etrusca, che ha sempre affermato l’incompatibilità dell’impianto con l’area
dell’Olivastro, un comprensorio agricolo di straordinaria rilevanza, nel quale
sono presenti coltivazioni (anche biologiche) di qualità che ne fanno un
distretto di eccellenza”.
Con il documento presentato al
tribunale amministrativo, i cittadini chiedono anche “l’annullamento degli
atti impugnati poiché viziati per eccesso di potere per manifesto travisamento
dello stato dei luoghi, erronea valutazione dei presupposti di fatto,
insufficienza di istruttoria e di motivazione, illogicità, contraddittorietà
con atti della stessa amministrazione, irragionevolezza e sviamento, ingiustizia
manifesta. Il travisamento dello stato dei luoghi, in particolare, consiste
nella sistematica omessa considerazione, da parte della Regione Lazio e
dell’Istituto Superiore di Sanità – che ha rilasciato parere positivo senza
svolgere neanche un sopralluogo – delle abitazioni presenti a pochissimi metri
dall’area d’impianto, come dimostrato dalle relazioni peritali allegate al
ricorso”.
Per i ricorrenti, vista la ‘natura’
dell’impianto, (“è classificato dalla normativa di settore industria insalubre
di prima classe) non può essere realizzato “in tale contesto abitativo”.
Riflettori puntati anche sul
sindaco di Tarquinia, Mauro Mazzola, che essendo “la massima autorità
sanitaria locale, tenuta per legge a tutelare la salute e la sicurezza della
popolazione”, nella prossima conferenza dei servizi “non potrà ignorare” il
ricorso presentato dai cittadini. Cittadini che peraltro hanno chiesto
ufficialmente di prendere parte all’incontro “al fine – hanno concluso – di
rinnovare tutte le contestazioni sopra menzionate”.
15 maggio 2017
https://www.ilgiunco.net/2017/05/09/emergenza-tirrenica-corto-circuito-istituzionale-senza-precedenti/
9 maggio 2017
Emergenza Tirrenica, corto circuito istituzionale
senza precedenti
ORBETELLO – L’Associazione Colli e Laguna fa il
punto sulla questione “Autostrada”, sempre più intricata a seguito degli
avvenimenti verificatisi negli ultimi 30 giorni, e lancia un allarme.
“Come
noto – si legge in una nota – il 26 aprile il Parlamento ha ratificato il
documento di economia e finanza (Def), approvato dal Governo nel Consiglio dei
Ministri dell’11 aprile.
Nell’allegato “Connettere l’Italia: fabbisogni e
progetti di infrastrutture”, il Def prevede espressamente che il progetto
dell’autostrada Tirrenica (“Itinerario Livorno- Civitavecchia”) sia inserito
fra gli “interventi soggetti a una project review, secondo quanto previsto
dall’articolo 202 del decreto legislativo 18 aprile 2016 n. 50”, “con valutazione
delle possibili alternative, inclusa la riqualifica dell’attuale infrastruttura
extraurbana principale”, e cioè l’Aurelia.
Nonostante la previsione del Def sopra richiamata
sia quantomai chiara, nel senso di sottoporre l’intero “itinerario Livorno-Civitavecchia”
a revisione – peraltro indicando fin d’ora la strada che dovrà essere percorsa,
e cioè la riqualifica della Ss Aurelia – del tutto inspiegabilmente il 21
aprile Sat ha depositato presso il Comune di Orbetello gli elaborati progettuali
riguardanti le modifiche/integrazioni apportate al progetto sul lotto 5B
(attualmente sottoposto a valutazione di impatto ambientale presso il Mattm) e
ha pubblicato sui quotidiani il relativo avviso.
Da tale data decorrono 30 giorni per il deposito di
osservazioni da parte delle amministrazioni e dei portatori di interesse
privati, ivi compresi gli espropriandi (il termine scade il 21 maggio)”.
“Ora, è evidente che la pubblicazione in questione
non avrebbe dovuto essere effettuata, avendo il Def previsto la revisione
complessiva dell’itinerario Livorno-Civitavecchia – afferma l’associazione – Ci
troviamo evidentemente di fronte ad un corto circuito istituzionale senza
precedenti. Il Governo e il Parlamento rinunciano a un’opera pubblica, mentre
Ministeri e Sat proseguono i procedimenti in corso come se nulla fosse
accaduto.
Oltre a costituire un macroscopico esempio di
cattiva amministrazione, tale schizofrenia procedimentale non è priva di
conseguenze, dal momento che si continuano ad impegnare le amministrazioni, i
sindaci, gli uffici tecnici nelle predisposizione di osservazioni e nella
partecipazione a procedimenti amministrativi complessi e articolati con grande
spreco di risorse e denaro pubblico.
S’impongono inoltre ai privati, che sono stati
toccati dalle modifiche progettuali ulteriori spese, per la predisposizione di
osservazioni, in un momento di perdurante grave crisi economica.
Per quanto detta ripubblicazione sia totalmente
priva di senno, gli espropriandi, le amministrazioni e le associazioni non possono
infatti permettersi di far scadere il termine del 21 maggio 2017 senza
presentare osservazioni sulle modifiche effettuate da Sat”.
“Ed è qui che emerge il secondo sorprendente vizio
del procedimento, scoperto soltanto grazie alla tenacia del gruppo di lavoro di
Colli e Laguna.
La persona, che volesse verificare se il proprio
nome è iscritto nell’elenco dei nuovi espropriandi, non lo troverà negli
elaborati pubblicati nella pagina del Comune di Orbetello, per il semplice
motivo che Sat non ha depositato tale lista presso l’amministrazione comunale,
ma soltanto presso il Ministero dell’ambiente.
Navigando all’interno della sezione “valutazione di
impatto ambientale” del sito del Ministero, rintracciata la pagina riguardante
il lotto 5B dell’autostrada A12, si troveranno infatti tutti gli elaborati
depositati da Sat, tra cui anche il piano particellare d’esproprio, con la
lista dei nuovi espropriandi (che, per il solo lotto 5B, sono oltre 30
famiglie).
Per questo motivo, l’Associazione Colli e Laguna ha
dato incarico a Michele Greco al fine di presentare nuove osservazioni, che
questa volta avranno tuttavia anche la valenza di diffida. Da una parte sarà
infatti dimostrato come le modifiche apportate da Sat al lotto 5B non
risolvono neanche una delle molteplici criticità già contestate nelle
precedenti osservazioni, e dall’altra sarà denunciata – con invio della diffida
per quanto di competenza anche alla Corte dei Conti – la manifesta
illegittimità dell’intero procedimento, dal momento che il progetto di Autostrada
per espressa previsione governativa e parlamentare non esiste più. Sarà anche
denunciato il mancato deposito, presso il Comune, degli elaborati contenenti i
nomi degli espropriandi.
L’Associazione
invita tutti coloro che si trovano nella lista dei nuovi espropriandi a
depositare osservazioni entro il 21 maggio, denunciando tutte le irregolarità
sopra dette, oltre ovviamente alle criticità che l’opera comporta per le
rispettive proprietà”
4 maggio 2017
Fonte: Notizia Oggi
Link: http://www.notiziaoggivercelli.it/pages/valledoratar-sospende-i-lavori-delle-nuove-discariche-4267.html
VALLEDORA: Il Tar sospende i lavori
delle nuove discariche
Una buona notizia per la Valledora, i
Tar del Piemonte accoglie la richiesta di sospensiva dei lavori avanzata dai
comuni della zona in attesa di decidere sul ricorso contro l'autorizzazione
concessa dalla provincia di Biella. Dunque fino a febbraio 2018, in cui il
Tribunale Amministrativo si dovrebbe espriemere in merito, tutto rimarrà come
è. In attesa che magari la Regione Piemonte, dando seguito alla famosa
"bozza" elaborata dal Pd arrivi a dire che in quell'area non si
dovranno mai più installarre impianti di quiesto tipo in quanto area di
ricarica della falda acquifera.
Ma ecco come anniunciano la loro
prima vittoria i Comuni "ribelli", che hanno visto, almeno per ora,
premiata la tenacia con cui hanno agito negli ultimi mesi.Comunicato stampa
"I Comuni di Tronzano
Vercellese, Santhià e Cavaglià accolgono con grandissima soddisfazione
l’ordinanza n. 179 del 4 maggio 2017, con la quale la Prima Sezione del TAR
Piemonte ha accolto l’istanza di sospensiva cautelare degli atti con i quali la
Provincia di Biella - con il parere positivo di COSRAB - nel luglio scorso
aveva autorizzato l’ampliamento delle discariche ASRAB spa e A2A Ambiente spa
per complessivi 600.000 metri cubi.
Con l’ordinanza in questione il TAR
Piemonte, accogliendo la domanda cautelare proposta dalle amministrazioni
comunali, difese dagli avvocati Michele Greco e Marco Briccarello, ritenuto
“che le questioni poste dai ricorrenti presentano profili positivamente
apprezzabili sotto il profilo del fumus boni juris”, nelle more dell’udienza
per la discussione del ricorso nel merito – fissata per il 21 febbraio 2018 -
ha ordinato la sospensione degli atti impugnati “al fine di non compromettere
l’integrità dell’area interessata dal progetto di ampliamento della discarica”.
Ciò significa che nessun lavoro potrà
essere realizzato fino a che il TAR non si sarà pronunciato nel merito dei
ricorsi.
Vale la pena di ricordare che nei
ricorsi sono state sollevate molteplici contestazioni, tra cui la presenza di
numerosi profili di criticità ambientale e sanitaria totalmente ignorati nella
conferenza dei servizi che ha condotto all’autorizzazione dell’ampliamento
delle discariche (dalla quale era stata inspiegabilmente esclusa ATO2,
fortemente contraria all’intervento), collocate in zona di ricarica della falda
destinata al consumo umano e perciò meritevole di particolare protezione, così
come previsto dal Piano di tutela delle acque della Regione Piemonte".
5 febbraio 2017
Fonte: La Stampa
Link: http://www.lastampa.it/2017/05/05/edizioni/biella/discarica-di-cavagli-il-tar-sospende-i-lavori-di-ampliamento-esultano-i-comuni-ribelli-i2X8FgelUlLDoAW83cfpsL/pagina.html
Discarica di Cavaglià, il Tar
sospende i lavori di ampliamento: esultano i sei Comuni “ribelli”
STEFANO ZAVAGLI
BIELLA
Il primo round va ai
comuni della Valledora. La Camera di consiglio del Tar del Piemonte ha accolto
la richiesta di «sospensiva» e ha ordinato lo stop ai lavori di ampliamento
della discarica di Cavaglià. Da ieri mattina Asrab e A2A hanno già sgomberato
l’area e fermato il cantiere che, dopo la demolizione di alcuni capannoni, era
pronto a procedere con gli scavi per la realizzazione delle nuove vasche.
Nell’ordinanza emessa dal tribunale si legge che «appare opportuno sospendere i
lavori al fine di non compromettere l’integrità dell’area interessata». Il
tutto in attesa del giudizio, relativo al primo ricorso presentato dai comuni
della Valledora (Cavaglià, Alice Castello, Salussola, Santhià, Tronzano e Borgo
d’Ale), che è stato fissato in udienza pubblica il 21 febbraio del 2018. Fino
ad allora, per dieci mesi, il Polo tecnologico di Cavaglià non potrà mettere
mano sui terreni interessati e questo comporterà la necessità di trasferire i
rifiuti del Biellese altrove, dato che tra un paio di mesi l’attuale discarica
sarà esaurita.
BOLLETTE
Lo stop al cantiere
comporterà la necessità, al termine del processo di essiccazione, di trasferire
i rifiuti in altri siti come già avviene per quelli di Verbania, Vercelli e
Genova: Asrab facilmente si rivolgerà agli inceneritori lombardi di Milano,
Brescia e Corteolona di proprietà A2A. Il trasporto e lo smaltimento quasi
certamente comporteranno delle spese in più per i comuni della provincia e di
conseguenza di inevitabili aumenti sulle bollette dei cittadini.
COSRAB
Conferma il presidente
del Cosrab Michele Lerro: «Nei prossimi giorni avremo un immediato incontro con
Asrab - spiega il presidente del consorzio -, per capire i nuovi scenari. Ma è
scontato dire che la singola tonnellata di rifiuti costerà di più. Gli aggravi
si ripercuoteranno sui comuni, dire di quanto la voce sarà superiore oggi non è
possibile stabilirlo». Michele Lerro conferma come il Cosrab ha ricevuto
l’ordinanza ieri in tarda mattinata e si riserverà di valutare, proprio come
faranno anche Asrab e A2A, l’ipotesi di procedere con un ricorso al Consiglio
di Stato.
SODDISFAZIONE
In sede di assemblea Cosrab, durante l’ultima
seduta, diversi comuni avevano puntato il dito su Cavaglià dicendo di non avere
a cuore un problema della collettività. Con lo stop al cantiere, il salasso in
bolletta ci sarà per tutti: «Ne siamo consapevoli - ribatte il sindaco
Giancarlo Borsoi -, ma abbiamo messo davanti a tutto la salute dei nostri
cittadini e la tutela dell’ambiente. Riteniamo che quella non sia la zona
giusta per una discarica: posso capire che questo darà fastidio ma il benessere
viene prima di tutto». E sulla notizia del ricorso accolto, il primo cittadino
di Cavaglià aggiunge: «Reputo questa una vittoria, crediamo in questo ricorso,
valutata anche la posizione dei nostri cittadini di contrarietà. Questo è il
successo dei comuni “ribelli”, accusati da altri di non condividere i benefici
di un ampliamento».
5 febbraio 2017
Fonte: InfoVercellelli24
Link: http://www.infovercelli24.it/2017/05/05/leggi-notizia/argomenti/attualita-7/articolo/valledora-il-tar-ferma-la-nuova-discarica.html
Valledora,
il Tar ferma la nuova discarica
ACCOLTA LA RICHIESTA DI SOSPENSIVA
PRESENTATA DAI COMUNI DI SANTHIA', TRONZANO, BORGO D'ALE, CAVAGLIA' E SALUSSOLA
Il
Tar del Piemonte ha accolto la richiesta di sospensiva, presentata dai Comuni
di Cavaglià, Alice Castello, Salussola, Santhià, Tronzano e Borgo d’Ale,
ordinando lo stop ai lavori di ampliamento della discarica di Cavaglià, in
attesa della discussione del ricorso fissata per il 21 febbraio 2018.
Si
ferma, dunque, il contestato ampliamento dell'impianto che prevedeva la
realizzazione di nuove vasche destinate ad accogliere i rifiuti del biellese,
in vista dell'imminente esaurimento dell'attuale discarica. Il nuovo impianto
era destinato ad accogliere 600 mila metri cubi di rifiuti: 240 mila per la
discarica Rsu di Asrab e 320 mila per quella di rifiuti speciali non pericolosi
di A2A Ambiente.
Contro il progetto i Comuni
della Valledora, terra di confine tra le province di Vercelli e Biella, terra
fragile ma anche importante per la presenza delle falde acquifere, erano stati
presentati due ricorsi: uno per ottenere il no all’ampliamento in considerazione
del fatto che la zona è area di ricarica della falda, e un secondo - questa
volta con richiesta di sospensiva - in vista dell'approvazione della nuova
norma regionale sulla Valledora.
8 febbraio 2017
Fonte: Il Giunco
Link: http://www.ilgiunco.net/2017/02/08/tirrenica-colli-e-laguna-progetto-sat-colpisce-quel-che-doveva-essere-tutelato/153965
Tirrenica, Colli e Laguna «Progetto Sat colpisce
quel che doveva essere tutelato»
ORBETELLO – «Il
progetto della Sat, non solo è inadeguato, ma va a colpire proprio i luoghi che
la Regione Toscana aveva espressamente richiesto a Sat di salvaguardare: come
l’abitato di Orbetello Scalo, la zona produttiva di Campolungo, le terme
dell’Osa, la cassa di espansione di Campo Regio, l’area del Guinzone e le altre
zone a rischio dal punto di vista idrogeologico (come Pitorsino e Provinca)». A
parlare è l’avvocato Michele Greco incaricato dall’associazione Colli e Laguna
di Orbetello di elaborare le osservazioni in merito al progetto del Lotto 5B
della A12.
Greco è impegnato, assieme al geometra Andrea
Tellini componente del direttivo di Colli e Laguna nello studio delle criticità
del tracciato, assieme ad un team composto da Paolo Baldeschi dell’università
di Firenze, Andrea Sorbi, consulente tecnico del Tribunale Regionale per le
Acque di Firenze, Simone La Spada, specializzato in infrastrutture e trasporti
con dottorato di ricerca nella stessa materia, Carlo Scoccianti, biologo
ambientalista, Rossano Mastacchi, tecnico competente in acustica ambientale con
esperienza ventennale.
«I risultati dell’importante lavoro svolto –
afferma l’associazione – saranno illustrati alla cittadinanza sabato prossimo
dalle 10 alle 12, presso l’Auditorium comunale di Orbetello. Sono stati
invitati,oltre al sindaco, i componenti la Giunta ed il Consiglio comunale»
8 febbraio 2017
Fonte: Maremma News
Link: http://www.maremmanews.it/attualita/42156-autostrada-colli-e-laguna-incontra-i-cittadini-e-fa-il-punto-della-situazione
Autostrada:
"Colli e Laguna" incontra i cittadini e fa il punto della situazione
Orbetello: L’Associazione Colli e Laguna di Orbetello, constatato che il
progetto del lotto 5B della A12, riguardante il comune di Orbetello, depositato
dalla Società Autostrada Tirrenica presso il Ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti e consegnato alle Amministrazioni regionali e comunali, presenta
grossolane manchevolezze in
contrasto
con leggi e delibere regionali e nazionali, per opporsi allo stesso ha dato
mandato all’avv. Michele Greco,già docente di Diritto dell’Ambiente
all’Università Cattolica di Brescia, di elaborare le relative osservazioni.
Oltre all’ausilio del geom. Andrea Tellini, componente del direttivo di Colli e
Laguna e da tempo impegnato nello studio delle criticità del tracciato,
l’avvocato Greco si è avvalso di una équipe di consulenti tecnici di alto
livello, che ha potuto esaminare ogni aspetto del progetto, ciascuno secondo la
propria specializzazione. L’équipe è così costituita:
prof.arch.
Paolo Baldeschi, Università di Firenze, responsabile scientifico del progetto
del Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) della Toscana, con Valenza di Piano
Paesaggistico;
ing.
Andrea Sorbi , consulente tecnico del Tribunale Regionale per le Acque di
Firenze;
ing.
Simone La Spada,specializzato in infrastrutture e trasporti con dottorato di
ricerca nella stessa materia;
dott.
Carlo Scoccianti, biologo ambientalista,docente universitario e direttore
scientifico di numerose Oasi ed Aree protette toscane;
dott.
Rossano Mastacchi, tecnico competente in acustica ambientale con esperienza
ventennale.
Con il supporto delle
relazioni peritali,l’avvocato Greco ha dimostrato come il progetto della
SAT,non solo sia inadeguato,ma vada a colpire proprio i luoghi che la Regione
Toscana, da ultimo con la delibera di Giunta n. 916 del 2013 - che ne risulta
pertanto insanabilmente violata - aveva espressamente richiesto a SAT di
salvaguardare, come l’abitato di Orbetello Scalo, la zona produttiva di
Campolungo, le terme dell’Osa, la cassa di espansione di Campo Regio, l’area
del Guinzone e le altre zone a rischio dal punto di vista idrogeologico (come
Pitorsino e Provinca). I risultati dell’importante lavoro svolto saranno
illustrati alla cittadinanza sabato prossimo dalle 10 alle 12, presso
l’Auditorium comunale di Orbetello. Sono stati invitati,oltre al Sindaco, i
componenti la Giunta ed il Consiglio comunale.
Fonte: il Tirreno
http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2016/11/13/news/tirrenica-nel-mirino-associazioni-unite-contro-il-tracciato-1.14408810
Domenica 13 novembre 2016
Tirrenica nel mirino Associazioni unite contro il tracciato
Oltre 200 persone all’appuntamento di Colli e Laguna Appello ai cittadini:
«Presentate le vostre osservazioni» di Ivana Agostini
ORBETELLO. Barriere antirumore alte sei metri, un cantiere davanti al campo
sportivo di Orbetello scalo di circa 4 ettari, tutte le case in mezzo alla
Aurelia abbattute. Questo lo scenario che si prospetta agli abitanti di
Orbetello Scalo se mai dovesse essere realizzata la Tirrenica.
Questo il progetto presentato alle oltre 200 persone intervenute
all’incontro organizzato da Colli e Laguna.
Secondo le carte, non particolarmente dettagliate pubblicate sul sito del
Comune di Orbetello, la Tirrenica lascerà la sede dell’Aurelia fino a dove si
trovava in precedenza la polizia stradale per poi costeggiare la ferrovia
dietro la zona artigianale di Campolungo senza buttare giù nessun capannone
fino alla zona delle Topaie dove inizierebbe a salire fino a scavalcare il
fiume Albegna sui piloni intersecandosi con la cassa di espansione di Campo
Regio. Se Orbetello Scalo piange, Albinia “non ride”. Nascono dal tracciato
alcuni interrogativi sulla zona di Campolungo dove, a occhio, non sembrerebbe
essere lo spazio necessario per realizzare il tracciato. Una la certezza per i
presenti in sala: davanti allo scempio del territorio non è possibile accontentarsi
di non pagare il pedaggio.
All’incontro organizzato da Colli e Laguna, nella sala parrocchiale di
Albinia, sono intervenute tutte le associazioni che dicono no alla Tirrenica,
da Pro costa, Wwf, Nicola Caracciolo di Italia Nostra. Michele Greco,
avvocato di Colli e Laguna, ha ricordato che la Regione aveva chiesto a Sat di
fare particolare attenzione a Orbetello Scalo e Albinia dove sarà realizzata la
cassa di espansione. Raccomandazioni che non sembrano aver avuto seguito;
l’avvocato ha ricordato l’importanza delle osservazioni che le associazioni, i
cittadini interessati sia direttamente che indirettamente perché portatori di
un interesse “qualificato” potranno presentare. Ma ci sarebbe di più. Il
Consiglio di Stato, pur respingendo un ricorso di Colli e Laguna, ha stabilito
che dovrà essere onere di Sat tener conto dell’alluvione.
La chiave di volta potrebbero diventare il rischio idrogeologico e la messa
in sicurezza idraulica. Per l’avvocato tutto dipenderà dalle osservazioni che
dovranno essere presentate. Il tempo sarà poco, 60 giorni; per questo chi già
sa che la sua casa sarà interessata dal tracciato dovrà darsi da fare. Nelle
cartine visionabili sul sito del Comune si nota che non tutti gli edifici
presenti sono segnati nelle cartine. Greco ha invitato i cittadini a vigilare
se le carte di Sat riportino le proprietà così come sono adesso perché un conto
è risarcire un terreno, un altro è risarcire una famiglia che dovrà essere
ricollocata altrove perché perderà la casa per l’autostrada. Il richiamo è
all’unità di intenti. Alla riunione sono intervenuti anche esponenti politici,
Alfredo Velasco che ha sollecitato il dibattito pubblico e Marco
Sabatini, coordinatore provinciale Sinistra ecologia e libertà. L’ex
consigliere Walter De Santis ha ricordato che Colli e Laguna non sempre
ha detto no alla Tirrenica ma solo alla Tirrenica sui colli.
Fonte: orvietonews.it
http://www.orvietonews.it/ambiente/2016/11/07/stati-generali-della-geotermia-approvato-l-ennesimo-documento-di-contrarieta-51242.html
Lunedì 7 novembre 2016
Stati generali della geotermia, approvato l'ennesimo documento di
contrarietà
"Con un successo di pubblico e di qualità dei relatori degli
Stati Generali della Geotermia di sabato 5 novembre ad Acquapendente segnano il
passaggio definitivo della vertenza contro la geotermia speculativa e
inquinante dalla Rete Nogesi ai sindaci del territorio e ai consiglieri
regionali, almeno nelle martoriate regioni del Centro Italia. Con interessanti
spunti offerti dal dibattito verso la continuazione della vertenza, la
mattinata si è chiusa con l'approvazione di un ennesimo documento di
contrarietà dei sindaci laziali ed umbri alla scelta di insediare nel
territorio dell'Alfina impianti industriali contrari alle linee di sviluppo già
programmata nel territorio.
Il pomeriggio, al Castello di Proceno, la Rete Nogesi ha individuato
i nuovi impegni programmatici ed organizzativi per la continuazione della
vertenza su scala nazionale. Nominata nuova portavoce, la dottoressa Solange
Manfredi, in sostituzione - per fine mandato - dell'attuale portavoce Vittorio
Fagioli. "E’ stata-come ha detto il prof. Roberto Minervini che ha
coordinato i lavori della mattinata - l’iniziativa più importante per presenza
di pubblico e per qualità degli interventi che sia mai stata prodotta sul tema;
vengono con soddisfazione raccolti i frutti di un instancabile lavoro - anche istituzionale
- che la Rete NOGESi ha portato avanti in questi anni”.
Dopo i saluti e la contrarietà dell’amministrazione di Acquapendente
espressi dal sindaco Angelo Ghinassi, ed una breve introduzione del portavoce
della Rete Nogesi Vittorio Fagioli, ha preso il via la sezione dei lavori che
ha mostrato le caratterizzazioni legate alla geotermia di altre regioni quali
la Toscana, Campania e Sardegna. Circa la vicenda Amiata il prof. Roberto
Barocci ha esposto i primi risultati positivi espressi dalla magistratura nella
vertenza che da anni i comitati toscani portano avanti contro gli inquinamenti
ambientali e sanitari prodotti dalla centrali geotermiche di ENEL Green Power,
che hanno consigliato il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di
Strasburgo. I cui elementi portanti sono stati esposti dalla dr.ssa Solange
Manfredi. In merito ai previsti impianti pilota geotermici che alcune aziende
vorrebbero realizzare nei vulcani campani (!) il dr. Giuseppe
Mastrolorenzo-primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano-ha fornito elementi
di elevata preoccupazione in merito ad effetti sismici che possono interessare
l’area napoletana e l’isola di Ischia densamente abitate e senza adeguati piani
di evacuazione. Ha terminato questa sezione la lettura da parte di Pierluigi
Pacetti di una relazione dei geologi sardi dr.ssa Laura Cadeddu e dr. Giovanni
Mandis sulla situazione della vertenza anti-geotermica in Sardegna.
Particolarmente apprezzata è stata poi la relazione dell’avv.
Michele Greco del Foro di Grosseto che ha spaziato dalla normativa attuale
relativa all’istituto delle autorizzazioni degli impianti pilota ed ordinari,
alle modifiche recentemente introdotte dalla “legge Madia” (Norme per il
riordino della disciplina in materia di conferenza di servizi) ai possibili
effetti sull’iter autorizzatorio in caso malaugurato di vittoria del SI al
referendum costituzionale.
Per gli interventi dai territori ha aperto il dibattito Giuseppe
Mantellassi, presidente del Consorzio tutela del Morellino di Scanzano, che ha
espresso - in rappresentanza di ben 106 aziende vitivinicole – profonda
preoccupazione nei confronti della geotermia per le conseguenze ambientali e di
immagine negativa per l’intero settore. La salubrità ambientale, la sua
certificazione, l’integrità del territorio, il paesaggio, la storia sono i
pilastri di ogni produzione di eccellenza e ne determinano, ora più che mai, il
successo e l’affermazione nei mercati globali. E’ stata poi la volta del
sindaco di Castel Giorgio Andrea Garbini che ha ribadito la sua netta
opposizione al ventilato impianto pilota di Castel Giorgio e la necessità ormai
che la Giunta Regionale dell’Umbria prenda posizione definitiva rispetto alla
intesa recentemente richiesta dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).
Ha concluso questa sezione della conferenza il sindaco di Orvieto
Giuseppe Germani, reduce nella stessa mattinata del convegno sul vino in
svolgimento ad Orvieto, dicendo che appunto quella del vino, dei prodotti
gastronomici e del turismo, è la direzione in cui deve andare l’Orvietano e non
già verso imprese industriali come l’impianto di Castel Giorgio e anche di
altre aziende che intendono speculare sull’altopiano dell’Alfina. Ha poi
preannunciato che nei prossimi giorni verrà inviata, dal coordinamento dei sindaci
del territorio, una urgente richiesta di incontro alla presidente Catiuscia
Marini perché venga non concessa l’intesa al MISE per l’impianto di Castel
Giorgio.
Si è aperta poi la fase dei pronunciamenti politici-
importantissimi- dei due presidenti delle Commissioni Consiliari Ambiente e
Territorio delle regioni Lazio ed Umbria. Enrico Panunzi ha ricordato come la
regione Lazio, con la recente Risoluzione, si sia dotata di uno strumento
efficace di moratoria nella realizzazione degli impianti geotermici a media ed
alta entalpia finché la regione non emetterà la carta idrogeotermica regionale
che identifichi le aree potenzialmente sfruttabili nelle quali, soprattutto
applicando il principio di precauzione, non vengano adottate decisioni atte a
permettere l’insediamento di impianti pilota che possano essere fonte di danno
o pregiudizio alla popolazione residente e alle economie del territorio. Dal
canto suo il presidente umbro Eros Brega ha ribadito la posizione del Consiglio
regionale di sostegno alle istanze dei sindaci e dei territori, ribadendo come
essa sia pesata nell’orientamento recente della giunta regionale secondo cui
“la concessione dell’intesa non può prescindere da un accordo del MISE con gli
enti locali”, accordo a cui il MISE non ha potuto dare seguito per la netta
opposizione dei sindaci del territorio.
E’ stata quindi la volta dei due parlamentari invitati on. Adriano
Zaccagnini e l’on. Alessandra Terrosi- sin dall’inizio in prima fila in questa
vertenza - che hanno esplicitato la loro dura battaglia parlamentare sia nella
fase della importante Risoluzione della Commissioni VIII (Ambiente) e X
(Attività produttive) della Camera dei Deputati che impegna il Governo a
“riformare” la normativa di riferimento della geotermia, che con iniziative di
sindacato ispettivo. L’on. Terrosi ha preannunciato un imminente incontro con
il Governo sulla materia.
Ha chiuso i lavori il sindaco Ghinassi presentando un nuovo
documento di opposizione dei sindaci alla geotermia che sarà inviato al Governo
(Ministeri MISE e MATTM), alle istanze parlamentari ed alle regioni Lazio ed
Umbria. In cui si conferma il perché del netto NO politico delle
amministrazioni all’insediamento sul nostro territorio di impianti che possano
compromettere i delicati equilibri ambientali e paesaggistici che lo
caratterizzano, e che si pongano in contrasto con la politica di sviluppo che
il territorio sta portando avanti da decenni legata alla valorizzazione
dell’ambiente, del paesaggio, dell’agricoltura, dell’enogastronomia, del suo
immenso patrimonio storico, culturale ed archeologico. Non possiamo-conclude il
documento- far convivere sistemi di sviluppo fra loro in antitesi, e sarebbe
incoerente, quindi, autorizzare interventi contrari alla politica di sviluppo
che da decenni il nostro territorio sta portando avanti".
Venerdì, 28 ottobre 2016
Discarica, anche Cavaglià fa ricorso
Fonte: Ecodibiella.it
http://www.ecodibiella.it/index.php/it/web/discarica-anche-cavaglia-fa-ricorso-15168/sez/territorio/
CAVAGLIA’ - La fragilità ambientale della Valledora, il
suo ormai intenso
sfruttamento e la necessità - sopra ogni cosa - di tutelare
la salute dei
residenti, nel presente e nel futuro, alla fine sono sembrate
motivazioni più
che plausibili. A dispetto delle polemiche voci che lo volevano
inerte
davanti alla possibilità di veder ulteriormente aumentata la capacità
del
polo tecnologico, il grande punto di raccolta dei rifiuti indifferenziati
biellesi,
il Comune di Cavaglià ha infine deciso: davanti al progetto, la sua risposta
è
ufficialmente no. Allineandosi a quanto già annunciato dai Comuni di
Santhià e
Tronzano, e affiancandosi alla decisione, arrivata anch’essa in
un secondo
momento, di Alice Castello, anche Cavaglià compare dunque
tra i firmatari del
ricorso depositato al Tar contro l’autorizzazione, concessa dalla Provincia di
Biella, all’ampliamento. Le autorizzazioni, per meglio dire: perché oggetto del
contendere sono da un lato i 240mila metri cubi in più richiesti da Asrab per
lo stoccaggio dei rifiuti biellesi, e dall’altro i 360mila metri cubi in più
richiesti da A2A per amplicare l’area di immagazzinamento di rifiuti
industriali non pericolosi. Due progetti, due via libera. Contro i quali, da
lunedì, sono ufficialmente aperti due ricorsi al Tar.
Il sindaco di Cavaglià Giancarlo Borsoi si mostra convinto
della scelta: «Abbiamo presentato le nostre deduzioni e siamo decisi a
proseguire in questa battaglia - afferma -. Le motivazioni che ci hanno spinti
a prendere questa decisione, d’altro canto, sono importanti e non
sottovalutabili. Andiamo dall’inadeguatezza del sito, notoriamente adagiato in
un’area di ricarica delle falde, a specifici fattori ambientali, quali la
vicinanza delle discariche ai punti di prelievo dell’acquedotto». Eccezioni
che, unite a numerose altre osservazioni di carattere strettamente tecnico,
rappresentano l’ossatura dei due ricorsi presentati dai 4 Comuni per mano
dell’avvocato Michele Greco di Orbetello, tra i massimi esperti nazionali di
diritto ambientale, tramite l’avvocato Bricarello di Torino, competente nello
specifico foro.
Intanto, mentre le sue sorti prendono la strada dei
tribunali, il polo di Cavaglià diventa per Asrab una fonte di guadagno non solo
interno. Come previsto da una delibera del neosindaco Chiara Appendino, infatti,
per una trentina di giorni (da valutare se prorogati) l’impianto biellese
riceverà giornalmente una sessantina di rifiuti indifferenziati provenienti
dalla Città metropolitana di Torino. Originariamente destinati all’inceneritore
del capoluogo, ora fuori uso, i rifiuti verranno trasferiti nel Biellese (così
come in altre località) per ricevere il trattamento di bio- essiccazione,
quello per cui spicca il polo cavagliese, quindi saranno ritirati per essere
smaltiti nelle discariche a disposizione nella Città metropolitana.
Un’operazione in grado di fruttare qualche buona entrata per il polo, il quale
- negli intenti di Cosrab - proprio per il trattamento, e non lo smaltimento,
si propone di assumere il ruolo di punto di riferimento regionale. «Questo è un
giusto utilizzo dell’impianto di Cavaglià - afferma il vicepresidente Cosrab,
Alessandro Pizzi -: puntare sull’eccellenza tecnologica che consente il
processo di bio-essiccazione, e non valutarlo come sito disponibile per nuovi
stoccaggi, perché di fatto non lo è». Parole che sembrerebbero scontrarsi con
il progetto di ampliamento, e che invece ne sottolineano l’utilità:
«L’ampliamento si sposa pienamente con il concetto di utilità sociale - fa
notare Pizzi -. Appurato che, secondo i dati Arpa, non sono mai stati rilevati
inquinanti a causa delle presenza della discarica, il punto è: numerosi Comuni
biellesi presentano ancora dati di differenziata troppo bassi, quindi che
vogliamo fare di tutti quei rifiuti? Finché non si riuscirà ad evitare la
produzione di indifferenziato, le discariche non scompariranno. E considerato
che la Regione impedisce la costruzione di nuovi impianti, non resta che
l’ampliamento». Ma la mente è comunque proiettata altrove: «I nostri sforzi,
come Cosrab, stanno andando in un’unica direzione - conclude il vicepresidente
-: spingere all’estremo la raccolta differenziata, puntando ad un risultato
estremamente ambizioso, ovvero non produrre più indifferenziato, se non in
forma di inerti. Allora sì, le discariche non serviranno più»
Fonte: Giornale di Brescia
Impianto a biogas, riparte la
battaglia: 3 nuovi ricorsi al Tar
GARDA - 28 gen 2016, 16:11
Continua al guerra del «biogas». I Comuni di Lonato,
Desenzano e Castiglione hanno deciso infatti di proporre un nuovo
ricorso al Tar. Nel mirino delle tre Amministrazioni pubbliche ci sono, ancora
una volta, le determinazioni adottate dalla Provincia di Brescia.
Nel caso specifico stavolta l’iniziativa che in termini tecnici
viene definita «ricorso aggiuntivo» contesta il fatto che i responsabili
del procedimento, nell’ultima pronuncia favorevole al via libera
all’intervento, non avrebbero riesaminato le questioni indicate nel
pronunciamento del Consiglio di Stato.
La Giunta comunale di Lonato, sul cui territorio dovrebbe
sorgere il nuovo impianto, conferma il sindaco Roberto Tardani, ha già
formalizzato con apposita delibera la decisione di ricorrere. Analoghi
provvedimento vengono annunciati da Desenzano e Castiglione.
Al centro della vicenda c’è il progetto presentato dalla società
Valli spa di realizzazione di un impianto da 3 Megawatt per produrre
energia elettrica e calore. In particolare l’azienda prevede di costruire,
nell’ambito dell’attività già in funzione da 17 anni, un impianto di produzione
di energia elettrica a biogas alimentato da fanghi di depurazione e rifiuti
organici.
La struttura, dovrebbe sorgere in località Campagnoli, al
confine tra Lonato e Castiglione delle Stiviere. Le strutture
tecnologiche comprendono vasche di stoccaggio e deposito, gasometro, cabina
elettrica, 2 cogeneratori, 8 silos di fermentazione dei rifiuti. L’attività è
stata programmata al chiuso. L’iniziativa è stata fortemente contrastata dal
Comitato Campagnoli che ha raccolto oltre 10mila firme. La fase istruttoria
in Provincia di Brescia si era conclusa con la pronuncia di
compatibilità ambientale. Contro la quale erano stati presentati 3 ricorsi al
Tar da parte dei 3 Comuni che avevano chiesto di annullare l’atto e di
sospenderne l’efficacia.
Il Tar ha solo parzialmente accolto il ricorso.
Insoddisfatti del risultato le tre Amministrazioni avevano proposto
un nuovo ricorso al Consiglio di Stato col risultato che era stato
imposto alla Provincia di riesaminare alcune questioni per poi ripronunciarsi
sul provvedimento. Il responso finale ha tuttavia ribadito il giudizio positivo
di compatibilità ambientale contro il quale ora arrivano altri tre ricorsi
aggiuntivi. La sentenza del Tar attesa per l’estate dovrebbe chiudere il
caso
Fonte: Baraondanews.it
15.12.2015 - Cerveteri - Bracciano, Cupinoro - notificato altro ricorso al Tar
I comitati: 'riusciremo a riportare alla luce la
montagna delle irregolarità esistenti'
'CERVETERI. Notificato presso il Tribunale
Amministrativo Regionale, (TAR) dall'Avvocato Michele Greco, legale di
fiducia dei Comitati Uniti, il ricorso per motivi aggiunti, in linea con quello
depositato il 14 novembre 2014 relativo all 'Autorizzazione Integrata
Ambientale A.I.A. su Cupinoro: impiantistica e lotto di completamento.
Con questo atto dovuto, in virtù di ulteriori atti e provvedimenti sopraggiunti
dopo il ricorso del 14 novembre 2014, siamo ancora “sulla scena” e potremmo
dire la nostra. Vincendo, o se non altro guadagnando tempo. Sempre che la
Magistratura non faccia il resto. Con nuovi esiti sulle indagini e denuncie
inoltrate. Siamo convinti, infatti, che il vero pericolo non sono i "dead
men walking" (uomini morti a passeggio ) ma le possibili decisioni di
imperio, prefettizie-commissariali, che in particolar modo a Roma vengono
prese sempre in virtù dell' urgenza su una "emergenza
permanente" , che scaturisce , da una situazione tenuta da anni, a
livello Regionale a "bagno-maria" o meglio dire a
bagno-discariche-inceneritori, anziché avviare porta a porta e nuove soluzioni
salubri e appropriate. Se anche grazie al ricorso di cui sopra,
difficilmente “censurabile-contestabile" , capace di rilevare
diversi punti di caduta della delibera sul capping deciso il 15 ottobre
scorso, riusciremo a riportare alla luce la montagna delle irregolarità
esistenti, allontaneremo tale rischio di messa in sicurezza-riapertura
“camuffata” di Cupinoro. […] COMITATI UNITI PER LA CHIUSURA DI CUPINORO.
http://www.baraondanews.it/c/109158/13174/cerveteri---bracciano--cupinoro---notificato-altro-ricorso-al-tar.html
·
Fonte: Giornale di Brescia del 29 ottobre 2015
Fonte: Corriere della Sera on line del 29 ottobre 2015
ambiente
Biogas a Lonato: la fattibilità dell’impianto torna in discussione
Il consiglio di stato ha discusso il
ricorso alla sentenza del Tar di sindaci e comitati ambientalisti, la
Provincia ha 45 giorni di tempo per rivalutare la propria decisione
Il
comitato ambientalista Campagnoli può esultare: il Consiglio di Stato
ha messo in discussione la fattibilità dell’impianto biogas da fanghi di
depurazione che la società Valli vorrebbe realizzare nei comuni di
Lonato, Desenzano e Castiglione. Una battaglia che va avanti da tempo (e
senza tregua): il Tar aveva imposto alla Provincia di Brescia di
riesaminare le emissioni di inquinanti diversi dagli ossidi di azoto
perché, secondo il Tribunale, la risposta della Provincia non appariva
soddisfacente. Nota bene: gli ossidi d’azoto erano considerati
ragionevoli e comuni e ambientalisti si sono rivolti al consiglio di stato. Lavori fermi fino al 27 ottobre: il Consiglio di stato ha discusso la riforma della sentenza
del Tar che accoglieva la sospensione cautelare dando 45 giorni di
tempo alla Provincia per rivalutare la propria decisioni considerando
tutte le osservazioni di criticità avanzate dalle amministrazioni,
difese dagli avvocati Michele Greco e Michele Lioi. La fattibilità
dell’impianto torna in discussione.
link: http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/15_ottobre_29/biogas-lonato-comitato-campagnoli-castiglione-brescia-1b099478-7e1e-11e5-b052-6950f62a050c.shtml?refresh_ce-cp
Fonte: GardaNotizie.it del 29 ottobre 2015
Sentenza del Consiglio di Stato: nuovo stop per l’impianto a biogas della società Valli
Con l’ordinanza del 27 ottobre 2015, il Consiglio di Stato,
accogliendo la domanda cautelare proposta dalle amministrazioni
comunali, ha ordinato alla Provincia di Brescia di valutare
nuovamente la sussistenza della compatibilità ambientale
dell’impianto, esaminando tutte le osservazioni e i pesanti rilievi
critici che erano stati mossi dai Comuni.
Le Amministrazioni comunali di Desenzano, Lonato e
Castiglione prendono atto della sentenza e sono d’accordo nel
procedere lungo questa strada di tutela dei loro territori e delle
rispettive comunità.
Questo il comunicato Stampa congiunto:
“I Comuni di Lonato del Garda, Desenzano
del Garda e Castiglione delle Stiviere accolgono con grandissima
soddisfazione l’ordinanza del 27 ottobre 2015 con la quale la V
sezione del Consiglio di Stato, presidente Alessandro Pajno,
relatore dott. Carlo Saltelli, ha accolto il ricorso in appello
cautelare proposto avverso l’ordinanza del TAR Lombardia
– Sez. di Brescia che aveva ritenuto legittimo il
procedimento autorizzativo relativo all’impianto biogas
proposto dalla società Valli spa, disponendo soltanto di valutare
nuovamente l’inquinamento da sostanze diverse dagli ossidi di azoto.
Con l’ordinanza in questione il Consiglio di Stato, accogliendo la
domanda cautelare proposta dalle amministrazioni comunali, difese
dagli avvocati Michele Greco del Foro di Grosseto e Michele Lioi del
Foro di Roma, ha ordinato alla Provincia di Brescia di valutare
nuovamente la sussistenza della compatibilità ambientale
dell’impianto, esaminando tutte le osservazioni ed i pesanti rilievi
critici che erano stati mossi dai Comuni.
Ciò significa che dovrà essere rimessa in discussione la stessa
fattibilità dell’impianto, dal momento che le amministrazioni
comunali hanno ritenuto sussistenti tutti i presupposti affinché la
Provincia di Brescia si pronunci nel senso di privilegiare
l’opzione zero.
In particolare, i 3 Comuni hanno contestato la violazione delle
norme in materia di inquinamento atmosferico, qualità dell’aria
ambiente e cogenerazione; l’assenza di un piano di
approvvigionamento delle biomasse e di utilizzo del digestato; la
manifesta incoerenza del progetto con il Piano di governo del
territorio del Comune di Lonato e con il Piano provinciale dei
rifiuti; la violazione del Testo unico sulle leggi sanitarie;
la violazione delle linee guida regionali in materia di impatto
odorigeno.
“A questo punto” — hanno dichiarato gli
avvocati Michele Lioi e Michele Greco — ”la Provincia di Brescia è
obbligata a riesaminare interamente il progetto, tenendo conto delle
varie osservazioni e rilievi che sono stati avanzati dai Comuni di
Lonato, Castiglione e Desenzano, ivi compresa l’opzione zero”.”
Link: http://www.gardanotizie.it/sentenza-del-consiglio-di-stato-nuovo-stop-per-limpianto-a-biogas-della-societa-valli/
Fonte:
La Nazione del 24 ottobre 2015
Fonte: Bresciaoggi.it
10 giugno 2015
Il Tar ha dei dubbi: la centrale a biogas va ai supplementari
I giudici chiedono chiarimenti alla Provincia sulle emissioni
Il Tar di Brescia dispone un'istruttoria sul ricorso contro la
centrale a biogas di Lonato, presentato dalle amministrazioni comunali di
Lonato, Castiglione e Desenzano insieme al Comitato Campagnoli. I giudici hanno
chiesto alla Provincia una relazione, che dovrà essere sottoscritta
congiuntamente dai responsabili del settore Ambiente e del settore Territorio,
previa consultazione di Arpa e Asl, con la quale rispondere ad una serie di
questioni sollevate dai ricorrenti. Tempi stretti per questa relazione che
dovrà essere consegnata al tribunale entro il 6 luglio mentre viene fissata al
15 la trattazione per la sospensiva.Non sono di poco conto i chiarimenti
sollecitati alla Provincia dalla magistratura amministrativa sul progetto di
centrale presentato dalla società Valli Spa. I quesiti riguardano il
quantitativo di biogas da impiegare come combustibile per la produzione
combinata di energia elettrica e calore. I ricorrenti lamentano che tale
quantitativo potrebbe essere ampiamente superiore a quanto dichiarato nel
progetto e di conseguenza sarebbero inattendibili le stime relative alla
ricadute ambientali, in particolare le emissioni in atmosfera. E proprio sulle
emissioni si focalizza l'attenzione dei giudici che sollecitano chiarimenti sul
limite posto agli ossidi di azoto e sulla capacità delle tecnologie previste di
rispettare le soglie; e se vi sono tecnologie più efficaci che possano essere
utilizzate in un impianto di queste dimensioni senza renderne antieconomica la
gestione.
Relativamente ad altri inquinanti poi, i giudici annotano che i
limiti imposti dall'Autorizzazione integrata ambientale sono meno restrittivi
della delibera regionale del 2012. Non è chiaro il perchè di un tale regime
differenziato, scrivono ancora i giudici: se sia da attribuire alle matrici
impiegate per la produzione del biogas o che il biogas sia ottenuto dai
rifiuti. In ogni caso, ammonisce il Tar, la tutela della salute e dell'ambiente
non dovrebbe dipendere da qualificazioni formali. Ora le risposte, tra poco più
di un mese il verdetto dei giudici.
http://www.bresciaoggi.it/stories/3307_bedizzole/1202047_il_tar_ha_dei_dubbi_la_centrale_a_biogas_va_ai_supplementari/
Fonte: quiBrescia.it
Biogas Lonato, Tar chiede nuove
indagini
Pubblicato il 10 giugno 2015
(red.) Il progetto
per la costruzione della centrale biogas di Lonato del Garda, nel bresciano, si
ferma ancora. Il presidente della prima sezione del Tar di Brescia Mauro Pedron
nell’udienza di giovedì 4 giugno ha chiesto nuove indagini sulle emissioni
prima di dare il via libera o meno alla realizzazione. La giustizia amministrativa
ha chiesto al Broletto una relazione entro il 6 luglio sulla produzione di
energia e calore che arriverà dalla centrale. Infatti, potrebbe essere
superiore rispetto a quanto previsto dalle prime stime e quindi creare problemi
ambientali.
Il
giudice intende anche approfondire alcuni limiti meno restrittivi sulle
emissioni rispetto ad altre sostanze inquinanti. Sulla
vicenda della centrale da 3 Mega Watt che la ditta Valli Spa vuole costruire
nel territorio di Campagnoli continuano le critiche da parte dell’omonimo
comitato contrario. Nel marzo del 2014 la Provincia ha dato il via
libera all’impianto, mentre i Comuni di Lonato, Castiglione e Desenzano hanno
fatto ricorso chiedendo l’annullamento delle autorizzazioni. La prossima
udienza sarà il 15 luglio.
http://www.quibrescia.it/cms/2015/06/10/biogas-lonato-tar-chiede-nuove-indagini/
Fonte:
Gazzetta di Mantova
9 maggio 2015
Tre Comuni si oppongono al biogas fatto con i rifiuti
Castiglione delle Stiviere, Desenzano e Lonato presentano il
ricorso al Tar. Leoci: progetto Valle inadeguato. Tuteliamo le aree
naturalistiche
di Luca Cremonesi
CASTIGLIONE. La notizia era già stata
annunciata e ora è ufficializzata: i Comuni di Lonato del Garda, Desenzano del
Garda e Castiglione delle Stiviere hanno presentato, nei giorni scorsi, ricorso
al Tar per l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di
Brescia alla società Valli spa per la realizzazione di un impianto a biogas
alimentato da rifiuti (fanghi di depurazione) in località Campagnoli.
I ricorsi sono stati predisposti
dall’avvocato Michele Greco, esperto in materia di diritto dell’ambiente, il
quale ha rilevato numerosi profili di illegittimità negli atti impugnati, oltre
a manifesti vizi dell’istruttoria dovuti a errori di metodo e di merito,
omissioni, anomalie, carenze motivazionali, contraddizioni e profili di
illogicità.
In particolare, sono stati
contestate: la violazione delle norme in materia di conferenza dei servizi,
valutazione di impatto ambientale, emissioni in atmosfera, qualità dell’aria
ambiente e cogenerazione; l’assenza di un piano di approvvigionamento delle
biomasse e di utilizzo del digestato; la manifesta incoerenza del progetto con
il piano di governo del territorio del Comune di Lonato e con il piano
provinciale dei rifiuti; la violazione del Testo unico sulle leggi sanitarie;
la violazione delle linee guida regionali in materia di impatto odorigeno.
L’avvocato Greco ha coordinato, inoltre, il lavoro di un’équipe di
periti (composta da Marina Lecis, consulente tecnico del Tribunale di Padova e
dall’ingegner Massimo Cerani, consulente tecnico del tribunale di Brescia) che
hanno rilevato l’esistenza di numerosissimi profili di criticità ambientale e
sanitaria totalmente ignorati dalle amministrazioni.
L’impianto andrebbe infatti ad inserirsi a meno di 10 metri
dalle ex cave, oggi trasformatesi in zone umide in piena fase di
rinaturalizzazione, all’interno di un delicatissimo sistema idrologico a falda
affiorante, e a poche centinaia di metri da centri abitati, zone commerciali e
di grande richiamo turistico. Inoltre, a 1,5 km dalla zona umida del Valle,
inserita all’interno del Parco Colline Moreniche di interesse sovracomunale e
della Rete ecologica regionale, e a a 1,5 km dal Sito archeologico
palafitticolo Unesco del Lavagnone e, infine, a pochi chilometri dallo stesso
Lago di Garda. «Riteniamo necessaria questa azione per tutelare il nostro Plis,
il parco locale, e la zona umida di Valle – afferma Claudio Leoci, vicesindaco
di Castiglione – zone di territorio che riteniamo qualificanti il nostro
ambiente collinare»
http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2015/05/09/news/tre-comuni-si-oppongono-al-biogas-fatto-con-i-rifiuti-1.11386406
Fonte:
gardapost.it
Desenzano, Lonato e Castiglione contro il biogas
Scritto da: redazione
2015/05/08 2:55 PM
BASSO GARDA – I Comuni di Lonato, Desenzano e
Castiglione rendono noto di aver presentato ricorsi al Tar contro l’impianto a
biogas in località Canpagnoli.
Ecco il comunicato congiunto dei tre comuni.
I Comuni di Lonato del Garda, Desenzano del Garda e
Castiglione delle Stiviere rendono noto di aver presentato, nei giorni scorsi,
i rispettivi ricorsi per l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata dalla
Provincia di Brescia alla società Valli spa per la realizzazione di un impianto
a biogas alimentato da rifiuti (fanghi di depurazione) in loc. Campagnoli.
I ricorsi sono stati predisposti dall’avv. Michele
Greco, esperto in materia di diritto dell’ambiente, il quale ha rilevato
numerosi profili di illegittimità negli atti impugnati, oltre a manifesti vizi
dell’istruttoria dovuti a errori di metodo e di merito, omissioni, anomalie,
carenze motivazionali, contraddizioni e profili di illogicità. In particolare,
sono stati contestati: la violazione delle norme in materia di conferenza dei
servizi, valutazione di impatto ambientale, emissioni in atmosfera, qualità
dell’aria ambiente e cogenerazione; l’assenza di un piano di approvvigionamento
delle biomasse e di utilizzo del digestato; la manifesta incoerenza del
progetto con il Piano di governo del territorio del Comune di Lonato e con il
Piano provinciale dei rifiuti; la violazione del Testo unico sulle leggi
sanitarie; la violazione delle linee guida regionali in materia di impatto
odorigeno.
L’avv. Greco ha coordinato inoltre il lavoro di
un’equipe di periti (composta dalla Dott.ssa Marina Lecis, consulente tecnico
del Tribunale di Padova e dall’Ing. Massimo Cerani, consulente tecnico del
tribunale di Brescia) che hanno rilevato – ognuno per quanto di propria
competenza – l’esistenza di numerosissimi profili di criticità ambientale e
sanitaria totalmente ignorati dalle amministrazioni.
L’impianto andrebbe infatti ad inserirsi a meno di
10 metri dalle ex cave, oggi trasformatesi in zone umide in piena fase di
rinaturalizzazione, all’interno di un delicatissimo sistema idrologico a falda
affiorante; a poche centinaia di metri da centri abitati, zone commerciali e di
grande richiamo turistico; a 1,5 km dalla zona umida del Valle, inserita
all’interno del Parco Colline Moreniche di interesse sovracomunale e della Rete
ecologica regionale; a 1,5 km dal Sito archeologico palafitticolo Unesco del
Lavagnone e, infine, a pochi chilometri dallo stesso Lago di Garda.
http://www.gardapost.it/2015/05/08/desenzano-lonato-e-castiglione-contro-il-biogas/
Fonte:
IL TIRRENO
12 maggio
2015
Rubrica: Viabilità-trasporti
Aurelia - Padule Quella “bretella” non s’ha da fare
di Enrico
Pizzi
GROSSETO
Addio alla bretella di collegamento
tra lo svincolo Aurelia Nord e le strade provinciali del Padule e del Pollino:
c’è il vincolo dell'aeroporto militare e il Tribunale amministrativo regionale
della Toscana annulla la variante al piano regolatore, adottata dal Comune di
Grosseto il 23 dicembre del 2008. La sentenza è dell’11 marzo scorso, ma è
stata depositata solo la scorsa settimana, per l’esattezza il 7 maggio. Come in
un perverso gioco dell’oca, si torna alla casella di partenza, indietro di
sette anni, mentre il lavoro fatto per la realizzazione di questa importante
arteria, ritenuta strategica sia dall’amministrazione provinciale che da quella
comunale, era, di fatto, arrivato in fondo: la Provincia, titolare del progetto,
era pronta per la gara di appalto, probabilmente i lavori sarebbero stati
assegnati e avviati entro l’anno e completati nel 2016. La bretella, o
circonvallazione, avrebbe alleggerito il centro abitato di Grosseto da tutto il
traffico pesante in arrivo dall'Aurelia, compreso quello dei camion della
nettezza urbana diretti all’impianto delle Strillaie. Il Tar, però, ha detto di
no, ed è tutto da rifare, come spiega, abbastanza amareggiato, Emilio Bonifazi,
che oggi – ironia della sorte – affronta la vicenda nel doppio ruolo di sindaco
di Grosseto e di presidente della Provincia. Tutto nasce da un ricorso,
presentato nel giugno del 2009 da Rolando Guerri, proprietario del Podere
Spallena, al confine con l’aeroporto militare Baccarini: una proprietà gravata da
vincolo aeronautico e che avrebbe dovuto essere attraversata dalla
circonvallazione. Guerri fa ricorso contro la variante urbanistica e,
contestualmente, pone alla Provincia, il problema del vincolo aeronautico,
tanto che l’ente chiede e ottiene, dal ministero della Difesa, a settembre
2011, una deroga ai vincoli posti a salvaguardia dell’attività di volo. Così
Provincia e Comune vanno avanti: la Provincia respinge le osservazioni di
Guerri, il Comune il 4 aprile 2012 approva definitivamente la variante e l’apposizione
del vincolo preordinato all’esproprio. La Provincia approva il progetto
definitivo alla fine di maggio del 2014. Naturalmente ciascuno degli atti
approvati dai due enti viene impugnato da Guerri. Due, essenzialmente, le
ragioni per cui il Tar ha accolto il ricorso di Guerri. Innanzitutto perché la
deroga al vincolo aeronautico sembra essersi preoccupata solo di avere garanzie
per la sicurezza del volo, ma nessuno si sarebbe preoccupato di verificare che
ci fossero identiche garanzie anche per la pubblica incolumità di chi si
sarebbe trovato a transitare su quella strada in caso di incidente di volo. In
secondo luogo si contesta la decisione stessa di avere modificato il tracciato
asserendo ragioni legate al rispetto delle distanze previste dal codice della
strada: secondo il Tar quella scelta non sarebbe l’unica soluzione possibile e
si meravigliano, i giudici amministrativi, del fatto che ci si sia preoccupati
più dei vincoli del codice della strada, che in taluni casi possono essere
motivatamente derogati, che non del problema della incolumità pubblica
derivante dall'attività di volo. «La mancata valutazione di una deroga al
vincolo stradale _ si legge nella sentenza firmata dai giudici fiorentini _
appare tanto più illogica ove si consideri che il nuovo tracciato della
circonvallazione impattava contro un altro (e forse ancor più rilevante)
vincolo: quello aeronautico». Adesso è tutto da rifare, e il Tar raccomanda che
si cerchi una soluzione «la più tollerabile e proporzionata, in quanto frutto
di una ponderazione armonizzata e bilanciata di tutti gli interessi
contrapposti, pubblici e privati, primari e secondari».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=429467&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte: Trentino Corriere
Undici famiglie sfidano la Menz&Gasser
Novaledo, l’avvocato Greco ha presentato a loro nome il
ricorso al presidente della Repubblica: «Biomassa illegittima»
di Paolo
Silvestri
25 aprile
2015
NOVALEDO. Un ricorso straordinario al
presidente della Repubblica per impedire alla Menz & Gasser di costruire la
centrale a biomassa destinata a fornire energia elettrica allo stabilimento
alimentare di Novaledo. A predisporlo l’avvocato Michele Greco tramite
l’associazione Konsumer Italia a nome di undici famiglie che risiedono, come lo
stesso avvocato ha tenuto a precisare, in un’area che dista da un minimo di 308
a un massimo di 1.205 metri dallo stabilimento. «Un’area - ha sottolineato
Greco - nella quale ci sono anche asili nido, scuole, lo stesso municipio».
E’ stato Greco, esperto di diritto
ambientale, a spiegare ieri mattina a Trento (presenti anche Cosimo Cordaro e
Fabrizio premuti, rispettivamente presidente regionale e nazionale di Konsumer
Italia) i contenuti del ricorso.
«Abbiamo scelto la via del ricorso al
presidente della Repubblica - ha spiegato in collegamento audio e video via
Skype - in quanto per l’eventuale ricorso al Tar i tempi erano troppo stretti».
Ha quindi spiegato che «il lavoro svolto dai periti, Massimo Cerani e Franco
Giacomin, ha rilevato l’esistenza di numerosissimi profili di criticità
ambientale e sanitaria nella realizzazione della centrale elettrica a
biomassa». Criticità che l’avvocato ha sottolineato non sono invece emerse da
quanto illustrato nei giorni scorsi dai vertici di Menz&Gasser «che hanno
presentato dei dati autoreferenziali, senza il supporto di periti e tecnici ad
avvalorali». Secondo Greco, i risultati forniti dai periti di Konsumer Italia,
Cerani e Giacomin appunto, hanno, invece, stabilito «che per sostituire le
caldaie a metano attualmente in uso, la centrale a biomassa brucerà circa 18
mila tonnellate l’anno di legno e materiale erboso (circa 60 quintali al
giorno)», dal che risulterebbe che «le emissioni dopo la realizzazione
dell’opera subirebbero un incremento del 67% di monossido di carbonio, del 148%
degli ossidi di azoto, del 1.937% di anidride solforosa, assieme a nuove
emissioni di PM10 (1.800 chili l’anno) e ammoniaca (90 chili l’anno)».
Da qui dunque il ricorso che si basa
su quattro punti specifici ritenuti illegittimi.
Ancora Greco il compito di
riassumerli: «Il primo riguarda le carenze informative in quanto in materie
ambientali è sancito il diritto del pubblico a partecipare alla decisione. Il
secondo è l’illegittima mancanza della valutazione di impatto ambientale per
un’area interessata che comprende, come detto, scuole, asili, uffici pubblici e
abitazioni. La terza riguarda l’illegittimità delle autorizzazioni in materia
di emissioni. La quarta l’approvvigionamento di biomasse che nel caso specifico
è in contrasto con gli stessi piani provinciali in materia».
L’avvocato ha poi annunciato che «la
dottoressa Giustina Claudatus ha effettuato delle analisi su quattro dei
ricorrenti per stabilire il livello dei metalli pesanti presenti nei loro corpi
così da avere dei dati nel caso la centrale a biomassa dovesse entrare in
funzione».
Greco ha infine annunciato che la
battaglia è pronta anche andare oltre.
«Prevediamo l’invio pregiudiziale alla Corte di giustizia
europea per eventuali giudizio sulla non corrispondenza delle norme provinciali
e nazionali ai regolamenti europei».
Link:
http://www.trentino-suedtirol.ilfatto24ore.it/index.php/fatto-del-giorno/2730-biomassa-a-novaledo-il-no-di-konsumer-e-i-motivi-del-ricorso-straordinario
Fonte: ilfatto24 ore.it
Biomassa a Novaledo: il no di Konsumer e i motivi del
ricorso straordinario
Pubblicato: Venerdì, 24 April 2015 16:10
Scritto da Elena Peric
E’ un no fermissimo quello rimarcato dai presidenti di Konsumer
Italia Fabrizio Premuti (nazionale) e Cosimo Cordaro (Trentino Alto
Adige Sudtirol) per quanto riguarda la centrale a biomasse di Novaledo:
lo hanno confermato in conferenza stampa in mattinata, approfondendo i motivi
del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica predisposto
dall’Avvocato Michele Greco, in collegamento dal suo studio.
«La Valsugana è un territorio già ricco di inquinanti
grazie alla statale, l’acciaieria e alcune discariche; la Provincia ha
dichiarato che essa ha necessità di risanamento della qualità dell’aria,
ma nonostante ciò si permette la costruzione dell’impianto. Ecco perché il ricorso»
ha esordito Cordaro, lasciando subito la parola all’avvocato esperto in
materia.
«Il ricorso – che chiede l’annullamento
dell’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto – è stato effettuato da undici
famiglie che vivono nei pressi dell’area in cui verrà costruita la
centrale: si parla di minimo 308 m e massimo 1205 m, in media nel raggio di 1
km. Queste persone hanno bambini piccoli. Il ricorso è stato fatto impugnando
alcuni atti, e i motivi di illegittimità per la costruzione di questo impianto
sono principalmente quattro.» racconta Greco, «Primo, le carenze in materia
di informazione. Secondo, il fatto che la centrale non sia stata sottoposta
alla Valutazione di Impatto Ambientale. Terzo, l’autorizzazione per le emissioni
in atmosfera. E quarto, l’approvvigionamento delle biomasse».
Per quanto riguarda il primo punto, la legge sancisce che
il pubblico debba essere informato e fatto partecipe delle decisioni in materia
ambientale, «ma questo non è successo, i ricorrenti sono stati informati soltanto
nel dicembre dell’anno scorso dal comitato S.A.NO (Salute e Ambiente a Novaledo) e non dalle istituzioni».
La Valutazione di Impatto Ambientale della centrale,
invece, è una gravissima mancanza, una normativa importante ignorata a causa di
un particolare decisivo: la dimensione del cogeneratore, che è di 999kW
elettrici, 1 kW in meno del limite previsto perché sia necessario l’ottenimento
dell’Autorizzazione Integrata Ambientale – limite che ammonta, appunto,
a 1000kW. «Niente è stato valutato: vicino all’area c’è un asilo, la scuola
comunale, un parco giochi e le abitazioni. I periti Massimo Cerani e Franco
Giacomini hanno predisposto delle relazioni tecniche che rilevano indici di
inquinamento che non sono stati valutati» prosegue l’avvocato.
Si sottolinea di nuovo che l’area è già alquanto inquinata
di suo: «Novaledo è una zona A (necessita di risanamento dell’aria) –
dice Greco – non ci sono venti, c’è inversione termica, non può sorgervi una
centrale in un posto così. Le tecnologie in materia non sono state rispettate».
E poi qualche dato poco rassicurante: «Verranno infatti riversati in atmosfera
il 67% in più di monossido di carbonio, il 148% in più
degli ossidi di azoto, il 1.937% in più di anidride solforosa,
e nuove emissioni di PM10 e ammoniaca».
L’ultimo punto parla del materiale di cui il mostro a
biomasse dovrà cibarsi: non ce ne sarà abbastanza, «e questo va in netta
contraddizione con il Piano energetico provinciale» conclude l’avvocato.
Gli atti, insomma, dovranno essere annullati, in caso
contrario già spunta il passo successivo dell’avvocato: chiedere un rinvio
pregiudiziale alla Corte di Giustizia della Corte Europea.
Al ricorso sono stati allegati i risultati delle analisi
che alcuni cittadini di Novaledo hanno fatto con la Dott.ssa Claudatus
Giustina per valutare la presenza di metalli pesanti nei loro corpi: una
contaminazione già c’è, e i dati potranno essere usati per confrontarli con
quelli in futuro quando la centrale sarà attiva, per dimostrare così la sua
incidenza negativa sulla salute.
La parola passa poi al Presidente nazionale Premuti, al
quale preme sottolineare l’importanza della democrazia partecipata, cosa
che, in questo caso, è venuta a mancare: «Konsumer è a fianco della popolazione
e non poteva essere altrimenti. Davanti ad una decisione così importante il
cittadino deve essere considerato, che altro non è che il consumatore che noi
rappresentiamo. Anche la Menz&Gasser avrebbe dovuto avvertire i
propri stakeholder», dice.
E a proposito della realtà industriale produttrice delle
confetture omonime, il Presidente dichiara la volontà di un’apertura verso
quest’ultima, a patto di riparlare del progetto in termini diversi e
soprattutto coinvolgendo la popolazione.
«Non siamo contro il rinnovabile – prosegue – ma esso deve
essere coordinato con l’ambiente circostante e con i cittadini. Nel comunicato
di Menz&Gasser non ci sono nomi e cognomi di esperti che dimostrano con i
dati le loro teorie. I danni avranno un impatto verso più fattori: la salute, i
valori immobiliari, l’ambiente, e anche l’economia
locale, crollerà la bella immagine del Trentino!», dichiara,
ricordando le sue origini romane e di come i “forestieri” apprezzino questo
territorio.
Le conclusioni di Premuti sono parole decise: «Daremo
rilievo nazionale a questa storia. I dati ci sono,
sottoscritti da esperti. Dobbiamo ascoltarli.».
Infine la parola torna a Cordaro, che torna a parlare di
dati: «Federico Valerio – ricercatore di Chimica Ambientale a Genova –
dice che l’impianto a metano inquina 42 volte in meno di quello a biomasse.
Constatazione contraria a quella esposta da Menz&Gasser, che dichiara
l’opposto.» e poi, un appello provocatorio, «Sul territorio si inviteranno i
cittadini a scendere in piazza per farsi ascoltare. Essi stanno chiedendo da mesi
un incontro con le istituzioni e l’amministrazione ma questo viene sempre
rimandato».
Fonte: LA NAZIONE
10 marzo 2015
Rubrica: Ambiente
Biogas, ribaltata
la sentenza del Tar
Era legittimo quel
«no»
Per Sacra sfuma il
risarcimento milionario a carico di Provincia e Comune
IL CONSIGLIO di Stato ribalta la decisione del Tar sul
biogas di Capalbio: sull'impianto progettato da Sacra, Comune e Provincia si
aggiudicano l'ultimo round, quello decisivo, ed evitano così il rischio di
dover pagare un risarcimento potenzialmente plurimilionario per la mancata
realizzazione dell'impianto. Associazioni, residenti e comitati cantano
vittoria. «Italia Nostra accoglie con la massima soddisfazione la sentenza con
la quale è stata riformata la sentenza del Tar che aveva condannato Provincia e
Comune di Capalbio a risarcire alla società Sacra un danno potenzialmente
multimilionario afferma l'avvocato Michele Greco, che con il collega Michele
Lioi ha curato il ricorso per l'associazione ambientalista a seguito della
bocciatura del progetto per la realizzazione di un impianto biogas a poche
centinaia di metri dall'Oasi di Burano». Italia Nostra è intervenuta al
Consiglio di Stato in sostegno delle amministrazioni, dopo essersi battuta
insieme ai residenti della zona, confinanti con Sacra, e all'Associazione
ambientale Capalbio perché il progetto venisse bocciato. «La sentenza ha una
straordinaria importanza prosegue Greco che va ben oltre il singolo caso
affrontato. Il Consiglio di Stato ha infatti riconosciuto che il Comune di
Capalbio, e in particolare il sindaco, che aveva reso parere negativo in sede
di Conferenza dei servizi, non ha mutato parere circa la fattibilità
dell'impianto per ragioni illogiche e frutto di mutata volontà politica',
siccome pressato' dai confinanti e dal comitato locale (come sostenuto dalla
società Sacra e dal Tar nella sentenza di primo grado), ma esclusivamente nel
perseguimento dell'interesse pubblico e nel rispetto delle proprie competenze».
«La decisione della Provincia di Grosseto di annullare in via di autotutela
l'autorizzazione precedentemente rilasciata precisa la sentenza è stata per
l'effetto non solo pienamente legittima, ma addirittura doverosa». «Dalla
sentenza del Consiglio di Stato emerge un principio fondamentale ribadisce
Greco le amministrazioni non devono temere di subire cause milionarie dalle
società che propongono gli impianti, nel momento in cui trovano il coraggio di
accogliere le segnalazioni delle associazioni, dei comitati e delle singole
persone che denunciano i profili di illegittimità di queste opere, perché
altamente impattanti sul territorio e sulla salute». «Viene così ancora una
volta smentito, al massimo grado giurisdizionale amministrativo, il luogo
comune conclude l'avvocato secondo il quale questo tipo di impianti sarebbero
agevolati da normative nazionali di favore, a fronte delle quali gli enti locali
nulla possono opporre. Il Consiglio di Stato ha dimostrato il contrario».
Fonte: IL TIRRENO
07 novembre 2014
Rubrica: Ambiente
Geotermia, carte non più top
secret. Il comitato contrario
all’impianto di Montenero ottiene di vedere gli atti al ministero. Ma non
basta: «Vanno messi sul web»
di Fiora Bonelli ARCIDOSSO Gli atti secretati della geotermia a
Montenero si possono leggere “privatamente” e, anche se il Comitato per la
salvaguardia della Valle dell’Orcia inferiore ne invoca la pubblicazione, è un
primo, importante risultato incassato dal Comitato nell’attività di contrasto all’impianto
pilota geotermico Montenero. Il 19 agosto il Comitato ha inviato una serie di
osservazioni alle Regione Toscana nell’ambito del procedimento di valutazione
di impatto ambientale per il rilascio dell’autorizzazione a costruire la
centrale. Con il Comitato hanno sottoscritto le osservazioni oltre 30 tra le
più importanti aziende produttrici di olio e vino della zona (Montecucco e
Brunello) che, per il tramite dell’avvocato Michele Greco, avevano contestato
l’illegittima secretazione di una serie di documenti da parte del Ministero
dell’ambiente. «Ebbene – spiegano dal Comitato – nei giorni scorsi il ministero
dell’Ambiente, riconoscendo evidentemente la fondatezza delle predette
contestazioni, è tornato sui suoi passi ammettendo il Comitato a visionare la
documentazione precedentemente secretata. Il Comitato si è tuttavia rifiutato
di consultare i documenti in questione in forma privata, come il ministero
avrebbe voluto, peraltro senza consentire di estrarne copia ma limitando
l’accesso alla mera visione. Dal momento che il ministero ha riconosciuto che
non vi è alcun segreto commerciale da tutelare, e ammettendo quindi
l’illegittimità della precedente secretazione, tutta la comunità deve essere
messa in condizione di esercitare il proprio diritto di partecipazione al
procedimento». Per questo motivo, con una nota dell’avvocato Greco, il Comitato
e le aziende hanno formalmente chiesto al ministero la ripubblicazione, sulla
pagina web dedicata al procedimento, dell’intera documentazione, compresa quella
precedentemente secretata, e la riapertura del termine di legge per le
osservazioni. «Come è evidente infatti – conclude il comitato – tutti i
soggetti che hanno manifestato un interesse alla partecipazione al procedimento
presentando osservazioni ad agosto, e sono stati decine e decine, hanno il
diritto di proporre nuove osservazioni alla luce della lettura della
documentazione precedentemente secretata. Se così non sarà, l’intera procedura
di valutazione di impatto ambientale ne risulterà insanabilmente viziata».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=419854&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte: LA NAZIONE
07 novembre 2014
Rubrica: Ambiente
AMIATA LA QUESTIONE DELLA
GEOTERMIA IN VAL D’ORCIA NON CONOSCE TREGUA «Trasparenza sui documenti» Tolta
la secretazione, ma il Comitato chiede le copie
di NICOLA CIUFFOLETTI
SI PARLA di geotermia e ancora una
volta la questione di Montenero d’Orcia e del progetto pilota firmato Gesto
torna ad essere all’ordine del giorno e mette di nuovo sul piede di guerra la
rappresentanza civile. Il Comitato per la Salvaguardia della Valle dell’Orcia
Inferiore ed oltre 30, tra le più importanti aziende produttrici di olio e vino
della zona del Montecucco e del Brunello, tramite l’avvocato Michele Greco
avevano contestato con le osservazioni dell’agosto scorso l’illegittima,
secondo loro, secretazione di una serie di documenti da parte del ministero
dell’Ambiente.
NEI GIORNI scorsi il ministero è tornato sui suoi passi dando in un certo senso
ragione al comitato: i rappresentanti dell’associazione sono stati ammessi ad esaminare
la documentazione precedentemente secretata, ma il Comitato, a sorpresa, si è
rifiutato di consultare i documenti in forma privata perché, afferma: «come
comitato ci siamo rifiutati di consultare i documenti come il ministero
dell’Ambiente avrebbe voluto, peraltro senza consentire di estrarne una copia,
ma limitando l’accesso alla mera visione. Dal momento che il ministero ha
riconosciuto che non vi è alcun segreto commerciale da tutelare (ammettendo
quindi l’illegittimità della precedente secretazione), tutta la comunità deve
essere messa in condizione di esercitare il proprio diritto di partecipazione
al procedimento».
POI CONTINUANO:
«Chiediamo, con una nota a firma dell’Avvocato Greco, la ripubblicazione, sulla
pagina web dedicata al procedimento, dell’intera documentazione (compresa
quella precedentemente secretata) e la riapertura del termine di legge per le
osservazioni».
IL 19 AGOSTO scorso
furono inviate al Ministero dell’Ambiente numerose osservazioni critiche
nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale e queste
furono presentate da amministrazioni locali, comitati, un pool di esperti e
tante aziende: «Dalle osservazioni — continua il Comitato — è evidente che
tutti i soggetti che hanno manifestato un interesse alla partecipazione al
procedimento presentando osservazioni nell’agosto scorso hanno il diritto di
proporre nuove osservazioni alla luce della lettura della documentazione
precedentemente secretata. Se così non sarà — conclude il comitato — l’intera
procedura di valutazione di impatto ambientale ne risulterà insanabilmente
viziata».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=419885&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte: IL TIRRENO
03 novembre 2014
Rubrica: Ambiente
Assemblea in teatro a ROCCASTRADA. La
centrale a biomasse registra il “tutto esaurito”
ROCCASTRADA.
Più che un teatro, uno stadio. I Concordi di Roccastrada hanno ospitato una
delle assemblee più partecipate degli ultimi anni. Striscioni, forte
partecipazione emotiva, applausi e fischi a seconda degli interventi. Si
parlava di biomasse. L’iniziativa, proposta dal Comitato Val di Farma, attivo
da 11 anni in difesa dell’ambiente e del paesaggio, ha avuto un successo enorme
e ha visto mobilitarsi tutto il territorio. Il progetto di realizzazione di una
centrale a biomasse da 5 megawatt nel bacino del gesso di Roccastrada desta
preoccupazione in tutta la fascia collinare. Per l’impianto il Comune ha
avviato una variante al piano urbanistico, adottata dal consiglio comunale il
25 luglio e in attesa di approvazione dopo il procedimento di valutazione
ambientale strategica. Negli ultimi mesi il Comitato ha promosso incontri
informativi con la cittadinanza, altrettanto ha fatto il Comune. Il punto di
incontro il teatro dei Concordi, dove erano presenti Italia Nostra (con Michele
Scola), Legambiente (contraria, «perché la potenza di 5 Mw non garantisce la
sostenibilità dell’approvvigionamento di biomassa e non è in linea con un
modello di generazione distribuita sul territorio»). C’erano relatori di fama
nazionali. Il professor Federico Valerio, chimico ambientale, il dottor
Federico Balestreri, membro dell’Isde di Cremona, esperto nel campo dei
problemi ambientali-sanitari legati ad ambienti inquinati e l’ avvocato Michele
Greco, esperto in materia di diritto amministrativo (con particolare
riferimento al diritto dell’ambiente e dell'energia). Il professor Valerio,
oltre a fornire valide alternative per la produzione di energia e calore, ha
messo in evidenza le incongruenze di certi impianti, laddove si rinvengono
caratteristiche di veri e propri “inceneritori di rifiuti”, evidenziando gli
effetti che sull’ambiente e sulla qualità dell’aria. Balestreri ha invece
esposto i dati scientifici, che dimostrano come le emissioni siano cancerogene
e abbiano influenze negative sulla salute delle persone. L’avvocato Greco,
legale del Comitato, ha trattato la parte giuridico-amministrativa, e cioè le
osservazioni da presentare entro il 28 novembre, soffermandosi sulla questione
dell’approvvigionamento del materiale da utilizzare per alimentare l'impianto.
Infine il sindaco Francesco Limatola, presente con alcuni consiglieri e
assessori, che è intervenuto dopo le relazioni degli esperti, esprimendo
apprezzamento per il lavoro e affermando che «se le cose stanno così, è
difficile dire che la centrale si faccia..», come a dire che il “no” verrebbe
spontaneo. Il Comitato ha diffuso una nota in cui annuncia che proseguirà la
sua battaglia e rivolge al primo cittadino una serie di domande scomode, a
partire dal perché non si è documentato prima di avviare questo percorso. La
raccolta di firme ha già superato quota mille adesioni. (g.b.)
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=419584&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Martedì, 28 Ottobre 2014 16:01
Cupinoro: parte il ricorso al TAR. L'avv. Greco:
"Buone possibilità di vincere"
Written by AltraVoceNews
Una nutrita platea fatta di comitati, associazioni e
frontisti ha incontrato ieri l’avv. Michele Greco, che ha spiegato le
motivazioni che portano ad essere ottimisti e fiduciosi sull’esito del ricorso
al TAR, indispensabile per far annullare il parere positivo alla riapertura
della discarica e al suo ampliamento, rilasciato dal Presidente del Consiglio
Renzi l’8 agosto scorso.
L’avv. Greco, uno dei massimi esperti di diritto dell’ambiente
(inclusi i settori dell’edilizia-urbanistica e dell’energia) ha illustrato, con
grande serietà e rigore, le motivazioni del ricorso sulle quali il TAR sarà
chiamato a pronunciarsi. Tra queste, rientrano alcuni punti di caduta nella
delibera del Consiglio dei Ministri. La corposa documentazione che i presenti
hanno finora raccolto e consegnato all’avvocato, sarà integrata e vagliata
attentamente, a riprova delle tesi contenute. Tesi che saranno quindi
illustrate e spiegate nei particolari alla cittadinanza, appena possibile, in
un incontro pubblico.
Molto soddisfatta anche una dozzina di frontisti, che
risiede e gestisce varie attività a ridosso della discarica, nei comuni di Bracciano
e Cerveteri, dove si sviluppano pascoli, pastorizia, agricoltura, allevamenti
di bestiame, produzione con vendita di vini, olio, formaggi, carni. A tutto
questo si aggiungono anche varie attività turistiche. Una realtà purtroppo
compromessa da anni e destinata a scomparire completamente se Cupinoro dovesse
riaprire.
Ora l’avv.Greco avrà tre settimane per depositare il
ricorso (entro il 15 novembre). […]
http://www.altravocenews.it/index.php/litorale/comprensorio/item/9611-cupinoro-parte-il-ricorso-al-tar-l-avv-greco-buone-possibilita-di-vincere
Fonte: Terzo Binario
28 ottobre 2014
Cupinoro, comitati e associazioni: parte il ricorso al TAR
Una nutrita platea fatta di comitati, associazioni e
frontisti ha incontrato ieri l’avv.Michele Greco, che ha spiegato le
motivazioni che portano ad essere ottimisti e fiduciosi sull’esito del ricorso
al TAR, indispensabile per far annullare il parere positivo alla riapertura
della discarica e al suo ampliamento, rilasciato dal Presidente del Consiglio
Renzi l’8 agosto scorso.
L’avv.
Greco, uno dei massimi esperti di diritto dell’ambiente (inclusi i settori
dell’edilizia-urbanistica e dell’energia) ha illustrato, con grande serietà e
rigore, le motivazioni del ricorso sulle quali il TAR sarà chiamato a
pronunciarsi. Tra queste, rientrano alcuni punti di caduta nella delibera del
Consiglio dei Ministri. La corposa
documentazione che i presenti hanno finora raccolto e consegnato all’avvocato,
sarà integrata e vagliata attentamente, a riprova delle tesi sostenute. Tesi
che saranno quindi illustrate e spiegate nei particolari alla cittadinanza,
appena possibile, in un incontro pubblico.
Molto
soddisfatta anche una dozzina di frontisti, che risiede e gestisce varie
attività a ridosso della discarica, nei comuni di Bracciano e Cerveteri, dove
si sviluppano pascoli, pastorizia, agricoltura, allevamenti di bestiame, produzione
con vendita di vini, olio, formaggi, carni. A tutto questo si aggiungono anche
varie attività turistiche. Una realtà purtroppo compromessa da anni e destinata
a scomparire completamente se Cupinoro dovesse riaprire.
Ora l’avv.Greco avrà tre settimane per depositare il
ricorso (entro il 15 novembre) […]
http://www.terzobinario.it/cupinoro-comitati-e-associazioni-parte-il-ricorso-al-tar/54009
Fonte: IL TIRRENO
27 agosto 2014
Rubrica: Ambiente
Il Comitato che si oppone all’impianto previsto a Montenero invia al
ministero le osservazioni fatte da un pool di esperti Sette specialisti contro
la geotermia
di Fiora Bonelli CASTEL DEL PIANO Montenero d’Orcia continua la sua
battaglia contro l’ipotesi di una centrale geotermica nel suo territorio. Ed è
una guerra che sta guadagnando alleanze continue, ultime quelle di Cia e
Coldiretti a sostegno di un progetto giudicato impossibile e controproducente. Il
Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia inferiore e oltre 30 tra le
più importanti aziende produttrici di olio e vino della zona (Montecucco e
Brunello) rendono noto di aver depositato le osservazioni sull’impianto
geotermico pilota Montenero, nell’ambito della Via (valutazione di impatto
ambientale) al ministero dell’Ambiente. «Si tratta di un lavoro straordinario,
specifica il comitato, che ha visto impegnati per quasi due mesi autorevoli
professionisti di varie discipline nella valutazione critica del discusso
progetto pilota. La parte giuridica è stata curata dall’avvocato Michele Greco,
che ha elaborato numerose ed articolate contestazioni di carattere strettamente
ambientale, rilevando una impressionante serie di violazioni di legge, oltre ad
errori di metodo e di merito, omissioni, anomalie, contraddizioni e profili di
illogicità». Greco ha inoltre coordinato il lavoro di un’équipe di periti
composta da geologi, geofisici, agronomi, fitopatologi, ingegneri e architetti
paesaggisti. Per la prima volta nella storia della geotermia, nelle
osservazioni predisposte dal Comitato sono state indagate infatti non solo le
tipiche criticità ambientali connesse agli impianti geotermici (tra cui la
sismicità indotta) ma anche e soprattutto i danni che le coltivazioni di vite e
olivo potrebbero subire nel caso in cui si verificassero fenomeni di subsidenza
(abbassamento del terreno). In particolare, le questioni sismicità indotta e
subsidenza sono state affrontate rispettivamente dal professor Marco Mucciarelli,
direttore della sezione di ricerca Crs dell’Istituto nazionale di oceanografia
e di geofisica sperimentale e dal dottor Mauro Chessa, geologo, presidente
della Fondazione geologi toscana. I rischi per le coltivazioni di vite e olivo
sono invece stati approfonditi dal professor Giacomo Olivero, fitopatologo, e
dal dottor Benvenuto Spargi, agronomo. Il perito agrario Roberto Galloni,
l’ingegner Andrea Brilli e l’architetto Alberto Lorenzini, hanno infine
sottoposto a indagine i numerosi profili di criticità dell’impianto dal punto
di vista urbanistico, acustico e paesaggistico. Per dimostrare al ministero
dell’Ambiente le peculiarità del distretto rurale in cui si vuole realizzare
l’impianto, sono state inoltre allegate alle osservazioni schede monografiche
delle aziende, dalla lettura delle quali emerge una realtà unica al mondo.
Preso atto di tutte le criticità e peculiarità, Greco ha chiesto formalmente al
ministero di rendere giudizio negativo di compatibilità ambientale sul progetto
pilota Montenero, riservando in caso contrario ogni opportuna iniziativa nelle
sedi competenti. Le osservazioni saranno pubblicate nella pagina del ministero
dell’Ambiente dedicata al progetto pilota Montenero.
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=montenero&tx_ttnews%5Bpointer%5D=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=415331&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte: LA NAZIONE
27 agosto 2014
Rubrica: Ambiente
Dossier geotermia al ministero: la Val
d’Orcia col fiato sospeso
«SI
TRATTA di un lavoro straordinario, che ha visto impegnati per quasi due mesi
professionisti di varie discipline nella valutazione critica del discusso
progetto pilota». Il Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia
Inferiore ed oltre 30 tra le più importanti aziende produttrici di olio e vino
tengono alta l’attenzione sul tema geotermia a Montenero. E’ il momento di
attendere il responso del ministero dell’Ambiente e intanto vengono resi noti
alcuni delle osservazioni rilevanti che dovrebbero compromettere la Via
pendente al Ministero. «La parte giuridica è stata curata dall’avvocato Michele
Greco — spiegano al comitato — il quale ha elaborato numerose contestazioni di
carattere strettamente ambientale. Greco ha inoltre coordinato il lavoro di
un’equipe di periti composta da geologi, geofisici, agronomi, fitopatologi,
ingegneri e architetti».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=montenero&tx_ttnews%5Bpointer%5D=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=415352&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte: IL TIRRENO
19 agosto 2014
Rubrica: Ambiente
Fronte comune al ministero dei produttori
della zona del Montecucco e Brunello contro gli impianti Aziende di vino e olio
contro la geotermia
SANTA
FIORA Nonostante il perido di ferie, la questione geotermia non si smorza in
Amiata e continua incessante l’impegno del Comitato per la salvaguardia della
Valle dell’Orcia Inferiore. Nei giorni scorsi Daniele Galluzzi, vicepresidente
del Comitato, ha partecipato all’incontro alla Camera dei deputati tra una
delegazione del Movimento 5 stelle, esperti di geologia e geotermia,
associazioni e comitati cittadini nel quale sono state denunciate le
incredibili contraddizioni che caratterizzano il piano per la geotermia
perseguito dalle istituzioni nazionali e regionali. Galluzzi ha messo in
evidenza la straordinaria bellezza dei territori dove dovrebbero attuarsi le
iniziative geotermiche, caratterizzati da una spiccata vocazione turistica ed
agricola, settori questi ultimi da cui dipende la quasi totalità dell’economia
locale; ha inoltre auspicato che l’azione del Comitato sia condivisa e portata
avanti con vigore dagli amministratori locali, «come sembra poter cogliere
nelle ultime prese di posizione», come afferma Alessandra Vegni del Comitato
antigeotermico di Montenero e consigliere comunale di minoranza di Castel del
Piano. Il Comitato è inoltre impegnato nella predisposizione delle osservazioni
nell’ambito del procedimento di Valutazione di impatto ambientale pendente al
ministero dell’Ambiente sull’impianto pilota Montenero. Su incarico del
Comitato e di oltre 30 tra le più importanti aziende produttrici di olio e vino
della zona (Montecucco e Brunello), l’avvocato Michele Greco - oltre
all’elaborazione delle contestazioni di carattere strettamente giuridico - sta
coordinando il lavoro di un’équipe composta da geologi, geofisici, agronomi,
ingegneri e architetti paesaggisti,che lavoreranno fino all’ultimo giorno utile
(24 agosto) per elaborare le relazioni peritali di rispettiva competenza. «Per
la prima volta nella storia della geotermia – prosegue Vegni – nelle
osservazioni predisposte dal Comitato saranno indagate non solo le tipiche
criticità ambientali connesse agli impianti geotermici (tra cui la sismicità
indotta) ma anche e soprattutto i danni che le coltivazioni di vite e olivo
potrebbero subire nel caso in cui si verificassero fenomeni di subsidenza
(abbassamento del terreno). Allo scopo di dimostrare al ministero le
peculiarità del distretto rurale in cui si vuole realizzare l’impianto
(peculiarità che la compagnia multinazionale proponente si è ben guardata dal
lasciare emergere nella documentazione depositata), saranno allegate alle osservazioni
schede monografiche delle aziende, dalla lettura delle quali emerge una realtà
unica al mondo». Nel raggio di 5 chilometri dall’area di impianto sorgono
infatti decine di aziende che esportano in tutto il mondo e che hanno ricevuto
prestigiosi premi e riconoscimenti. «Mai si era visto un concentrato tale di
eccellenza in così pochi chilometri quadrati: il Ministero dell’ambiente e la
Regione Toscana non potranno consentire la realizzazione di un impianto pilota
in un contesto del genere», conclude Vegni. Fiora Bonelli
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=414896&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte: LA NAZIONE
13 agosto 2014
Rubrica: Ambiente
AMIATA UN’EQUIPE DI ESPERTI STA RACCOGLIENDO MATERIALE PER IL
MINISTERO Contro la geotermia nella Val d’Orcia Il Comitato pronto ad andare a
Roma
di NICOLA CIUFFOLETTI
GIORNI di agosto, giorni di attesa, ancora 10, e poi
tutte le contraddizioni su un possibile impianto geotermico a Montenero d’Orcia
saranno tutte inoltrate al ministero dell’Ambiente. Procede in maniera
incessante il duro lavoro che amministrazioni pubbliche, legali e professionisti
stanno compiendo per registrare il più alto numero possibile di criticità
legate al progetto di centrale geotermica presentato dalla società Gesto a
Montenero. Il comitato per la tutela della Val d’Orcia Inferiore fa sapere che
per conto loro prosegue in maniera continua l’impegno «al fine di mantenere
intatte le bellezze, non solo paesaggistiche della Valle, ma anche di difendere
il territorio dalla geotermia». Daniele Galluzzi, vice presidente del comitato,
ha partecipato all’incontro che si è tenuto alla Camera dei Deputati tra una
delegazione del Movimento Cinque Stelle esperti di geologia e geotermia,
associazioni e comitati cittadini nel quale sono state denunciate le
contraddizioni che caratterizzano il piano di sviluppo geotermico adottato da
Stato e Regione Toscana. «Abbiamo presentato la straordinaria bellezza del
nostro territorio — racconta il Comitato — caratterizzato da una spiccata
vocazione turistica e agricola, settori questi da cui dipende la quasi totalità
dell’economia locale». L’auspicio degli ambientalisti è che le amministrazioni
pubbliche locali continuino con il comportamento attuale, e che «portino avanti
le ragioni di questa battaglia, proprio come stanno facendo fino a questo
momento». Il comitato è inoltre impegnato nella predisposizione delle
osservazioni nell’ambito del procedimento di valutazione d’impatto ambientale
pendente al ministero dell’Ambiente sull’impianto pilota a Montenero. «Su
incarico nostro — continua il Comitato — e di oltre trenta tra le aziende produttrici
di olio e vino, l’avvocato Michele Greco, sta coordinando il lavoro di
un’equipe, composta da geologi, geofisici, agronomi, ingegneri, architetti
paesaggistici, i quali lavoreranno fino all’ultimo giorno utile (il 24), per
l’elaborazione delle relazioni peritali di rispettiva competenza. Allo scopo di
dimostrare al ministero dell’Ambiente le peculiarità del distretto in cui si
vuole realizzare l’impianto, saranno allegate alle osservazioni le schede
monografiche delle aziende. Nel raggio di 5 chilometri dall’area d’impianto
sorgono infatti decine di aziende che esportano in ogni parte del mondo. Il
ministero dell’Ambiente e la Regione Toscana — conclude il comitato — sono
chiamati a dire no all’impianto».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=414701&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte: LA NAZIONE
16 aprile 2014
Rubrica: Panorama politico
CINIGIANO IL GRUPPO GUIDATO DA OMERO GOBBO HA AVVIATO DUE
PROCEDIMENTI Ambiente, arrivano gli avvocati Iniziativa legale del Comitato
contro le centrali geotermiche
di NICOLA CIUFFOLETTI
LA BATTAGLIA del Comitato per la tutela della
Valle dell’Orcia Inferiore continua alzando barriere contro chi ipotizza
centrali geotermiche su questo territorio, peraltro patrimonio Unesco. Adesso
il Comitato rende noto di aver assunto, per il tramite un avvocato, Michele
Greco, la prima iniziativa di carattere legale a proposito dei progetti di
ricerca di risorse geotermiche denominati Cinigiano, Montalcino e
Montenero.
«L’INIZIATIVA è stata condivisa da 31 aziende agricole della zona —
affermano al comitato — tra cui frantoi e cantine produttrici di Montecucco e
Brunello. La questione, ripresa anche in questa campagna elettorale dai due
candidati a sindaco di Cinigiano, Romina Sani e Giovanni Barbagli, ha fatto
scendere in campo anche un colosso della viticultura come Omero Gobbo, a capo
del Comitato e direttore per gli investimenti dell’azienda vitivinicola Masi.
In concreto, per il momento si parla di due distinte memorie: una per i
progetti di ricerca riguardanti le centrali geotermiche, un’altra volta a
chiedere chiarimenti in merito ai permessi di ricerca delle risorse geotermiche
in quella zona. «Con la prima — continuano — oltre a chiedere l’accesso a tutti
gli atti dei procedimenti, è stata invitata formalmente la Regione a dichiarare
l’immediata decadenza dei progetti di ricerca Cinigiano e Montalcino già
rilasciati, qualora la società titolare non abbia dato effettivo inizio alle
attività di ricerca entro 3 mesi dal rilascio. Con la seconda, rinnovata
l’istanza di accesso agli atti, sono stati richiesti al ministero dello
Sviluppo economico e a quello dell’Ambiente chiarimenti in merito al
procedimento relativo all’istanza di permesso di ricerca di risorse geotermiche
finalizzato alla sperimentazioni dell’impianto pilota Montenero».
«IN QUESTO
caso — spiegano — il permesso di ricerca non è stato ancora rilasciato e
trattandosi di progetto pilota la cui procedura è gestita direttamente a
livello centrale, dovrà essere svolta una valutazione di impatto ambientale al
ministero dell’Ambiente, alla quale gli esponenti hanno chiesto fin d’ora di
partecipare con proprie osservazioni». Il Comitato vede in queste mosse una
straordinaria iniziativa: «non era infatti mai successo che un comitato locale
e decine e decine di produttori vinicoli e olivicoli si unissero per la tutela
del proprio territorio». Parere negativo anche da parte del consiglio comunale
di Arcidosso il quale, in seguito alla proposta dei consiglieri
dell’opposizione, è favorevole alla petizione del Comitato, contro il progetto
della centrale geotermica.
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=407048&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte: terzobinario.it
27 marzo 2014
Biogas a Tarquinia: alla Conferenza dei servizi diffidati Sindaco ed
enti
Si è svolta ieri la conferenza dei servizi per la realizzazione di un
impianto biogas a Tarquinia in località Olivastro. L’impianto dovrebbe essere
realizzato dal Consorzio Il Pellicano il cui presidente è Franco Caucci, noto
esponente Pd cerite, candidato al recente congresso locale.
Tramite il proprio legale incaricato, Dott. Michele Greco,
l’associazione Bio Ambiente ha diffidato provincia, comune di Tarquinia ed
altri soggetti coinvolti a dare parere positivo alla realizzazione dell’opera.
Secondo l’avv. Greco l’impianto sarebbe classificato come “industrie
insalubri di prima classe” e quindi non potrebbe sorgere a poca distanza dalle
abitazioni e da colture di qualità. Proprio vicino al sito individuato ci
sarebbero campi coltivati a frutta e verdura e numerose abitazioni, che tra
l’altro dovrebbero subire l’ingente traffico di mezzi che conferiranno rifiuti
per alimentare l’impianto.
Al momento non è stata ancora presa una
decisione e tutto è rimandato in attesa del pronunciamento di valutazione
di impatto ambientale della Regione.
http://www.terzobinario.it/biogas-a-tarquinia-alla-conferenza-dei-servizi-diffidati-sindaco-ed-enti/35838
Fonte: Tusciatimes
26 Marzo 2014
No alla realizzazione di un impianto a biogas a Tarquinia: lo
chiedono i cittadini, il forum ambientalista e l’associazione Bio Ambiente
"I cittadini dell' associazione Bio Ambiente - cura e
salvaguardia del Territorio di Tarquinia e dell' Alto Lazio, i cittadini
residenti in loc.tà Olivastro di Tarquinia ed il Forum Ambientalista,
coadiuvati dall' avvocato Michele Greco, chiedono la pubblicazione del comunicato
in oggetto, per esprimere a gran voce la loro contrarietà ed avversità al
progetto attualmente in iter amministrativo per la realizzazione di un impianto
biogas a Tarquinia (industria insalubre di prima categoria). In tale comunicato
si da l'importante notizia dell' ottenimento della SOSPENSIONE della conferenza
dei servizi aperta e sospesa in data 26 marzo. Tale comunicato pone ancora una
volta l'amministrazione comunale dinanzi al dovere di aiutare la cittadinanza
tutta, esprimendo la loro contrarietà al malsano progetto industriale,
tutelando quindi la salute dei cittadini e del nostro territorio". Di
seguito il comunicato: "Il Dr. Gian Piero Baldi, Medico ISDE e Presidente
dell' Associazione "Bio Ambiente - di Tarquinia ed Alto Lazio"
insieme a Simona Ricotti dell' Associazione nazionale "Forum
Ambientalista" hanno partecipato alla prima seduta della Conferenza dei
servizi che si è tenuta il 26 marzo presso gli uffici del Servizio energia
della Provincia di Viterbo, nella quale è stata discussa la domanda presentata
da Consorzio Pellicano per la realizzazione, in loc. Olivastro, di un impianto
per la digestione anaerobica di oltre 25.000 tonnellate di rifiuti l'anno e la
produzione di biogas. Le due associazioni, insieme a numerosi residenti ed
aziende agricole presenti nell'area, hanno affidato la propria difesa all'Avv.
Michele Greco, già difensore dei comitati toscani che nel 2013 si sono opposti
- con successo - agli impianti biogas e biomasse di Capalbio, Cinigiano e
Castiglion Fibocchi. L'Avv. Greco ha immediatamente inviato a tutte le
amministrazioni coinvolte nel procedimento una memoria diffida, nella quale è
stata contestata la manifesta illegittimità della scelta localizzativa:
l'impianto in questione è infatti inserito nel decreto ministeriale che elenca
le industrie insalubri di prima classe e non può in alcun modo essere insediato
nella vicinanza di abitazioni, quando nel caso di specie ve ne sono alcune
decine nel raggio di 500 metri dall'area di impianto (una addirittura al
confine). Altri profili di illegittimità dell'impianto oggetto di
contestazione, peraltro condivisi durante la conferenza dal Consorzio di
bonifica, sono stati l'assoluta incompatibilità con le coltivazioni - anche
biologiche - di pregio che insistono nell'area, la creazione di un volume di
traffico indotto assolutamente insostenibile per la viabilità esistente (tenuto
anche conto degli stravolgimenti che la realizzazione dell'autostrada
comporterà) ed il manifesto sovradimensionamento dell'opera rispetto alle
esigenze locali, dal momento che per il suo approvvigionamento dovranno
provenire rifiuti da tutta la regione, e forse anche oltre. Per l'effetto, il
legale ha formalmente diffidato l'ufficio urbanistica del Comune di Tarquinia,
l'AUSL Viterbo, l' ARPAL (Agenzia regionale per l'ambiente Lazio) e il Sindaco
di Tarquinia (nella propria qualità di massima autorità sanitaria locale) - che
non erano presenti - ad esprimere il proprio parere negativo, nel rispetto dei
propri doveri d'ufficio. Al termine della seduta il procedimento è stato
sospeso in attesa del pronunciamento di valutazione di impatto ambientale della
Regione. Le associazioni, i residenti e le aziende agricole che si oppongono
all'impianto continueranno ad assumere ogni iniziativa di legge affinchè tutte
le amministrazioni competenti si facciano carico dei predetti profili di
criticità ambientale e sanitaria, esprimendo parere negativo alla realizzazione
dell'impianto; in caso contrario, sono pronte a percorrere ogni via
giudiziaria, anche per il risarcimento del danno.
http://www.tusciatimes.eu/tt2/notizie-dai-comuni/15673-no-alla-realizzazione-di-un-impianto-biogas-a-tarquinia-lo-chiedono-i-cittadini-il-forum-ambietalista-e-l-associazione-bio-ambiente.html
Fonte:
IL TIRRENO
14 febbraio 2014
Rubrica: Ambiente
Geotermia in Val d’Orcia Si allarga il fronte del no
Dopo il documento dei sindaci contrari alla centrale, i cittadini
danno battaglia
E, insieme agli imprenditori, avviano una petizione da mandare
alla Regione
di Gabriele Baldanzi MONTENERO Si allarga, si compatta, si organizza
il fronte cittadino contro il progetto di una centrale geotermoelettrica a
Montenero d’Orcia. Nei giorni scorsi si sono svolti altri due incontri. «Di
fronte al rischio di vedere il nostro territorio deturpato dalla presenza di un
impianto in mezzo a ulivi e vigneti, che andrebbe a sconvolgere in maniera
irreversibile la qualità del paesaggio e il tessuto economico e sociale della
zona fondato sull’agricoltura di eccellenza – scrive il Comitato per la tutela
della Val d’Orcia – i cittadini di Castel del Piano, di Montalcino e di
Cinigiano sono pronti a dare battaglia». Il 5 febbraio si è svolta una riunione
che ha visto anche la partecipazione di rappresentanze delle amministrazioni
dei tre comuni, dei Consorzi di tutela dei vini Brunello di Montalcino e
Montecucco e di tanti imprenditori che hanno realizzato in questa parte di
Toscana un vero e proprio distretto di eccellenze agroalimentari e che non
intendono certo veder vanificati gli sforzi di anni da un progetto per il quale
nessuna istituzione ha fino a ora chiesto il parere della cittadinanza. Si è
parlato di questioni tecniche, giuridiche e amministrative. In un documento,
anticipato ieri dal Tirreno e messo a punto dai sindaci del comprensorio, si
fanno richieste precise: la prima riguarda il Pit (il Piano di indirizzo territoriale),
affinché si metta a punto una disciplina specifica sulla presenza di centrali
geotermoelettriche e a biomasse in aree di produzione di prodotti a indicazione
geografica e a denominazione di origine. La seconda richiesta è invece relativa
alla mediazione da parte della Regione nei confronti del ministero
dell’Ambiente per far rientrare le amministrazioni locali all’interno della
procedura di valutazione d’impatto ambientale per le centrali. I cittadini si
appellano invece al Piano paesaggistico regionale, nato proprio per mantenere
intatto il valore del paesaggio. «Lo stesso assessore all’urbanistica e alla
pianificazione del territorio e del paesaggio Anna Marson – spiega Patrizia
Cantini, portavoce del Comitato – ha sempre descritto il piano come uno
strumento per realizzare una maggiore consapevolezza della necessità di
politiche integrate; un rafforzamento del rapporto tra paesaggio e
partecipazione, tra cura del paesaggio e cittadinanza attiva. Rapporto che però
nel caso di Monterenero non è certo stato preso in considerazione». Il 6
febbraio si è tenuta infine un'assemblea pubblica aperta a imprenditori e
cittadini nel corso della quale è partita la raccolta di firme per la petizione
popolare che sarà inoltrata alla Regione Toscana, esprimendo fermo dissenso da
parte degli abitanti al progetto della centrale di Montenero.
Contemporaneamente il Comitato per la tutela della Val d’Orcia ha aperto una
pagina su Facebook per poter amplificare al massimo la propria denuncia e
tenere informati gli utenti del social network in tempo reale. Il Comitato,
insieme ai più importanti imprenditori della zona (da Franci a Corsini), ha
inoltre dato mandato all’avvocato Michele Greco di valutare ogni opportuna
iniziativa in tutte le sedi competenti. «Il territorio di Montenero e della Val
d’Orcia – conclude la Cantini – non ha bisogno né di photoshop né tanto meno di
centrali geotermoelettriche. Gli basta la cura di chi ci vive e ci lavora per
farlo crescere economicamente nel rispetto dell’ambiente». E su questo terreno
il Comitato è pronto a dare battaglia.
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=402398&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
LA NAZIONE
13 febbraio 2014
Rubrica: Economia
«Uniti per difendere il distretto delle eccellenze»
DI FRONTE al rischio di vedere il proprio territorio deturpato dalla
presenza di una centrale geotermoelettrica che «sconvolgerebbe in maniera
irreversibile la qualità del paesaggio e il tessuto economico e sociale della
zona, fondato sull’agricoltura di eccellenza», i cittadini di Castel del Piano,
di Montalcino e di Cinigiano si stanno organizzando. Si è tenuto un incontro
che ha visto le rappresentanze delle amministrazioni dei tre comuni, dei
Consorzi di tutela dei vini Brunello di Montalcino e Montecucco e di tanti
imprenditori. Alla fine dell’incontro i rappresentanti dei tre comuni hanno
deciso di dare vita a un documento condiviso anche dalle altre municipalità del
territorio da sottoporre alla Regione Toscana. Il documento conterrà richieste
precise, la prima delle quali riguarda il Pit (Piano di indirizzo
territoriale), affinché si metta a punto una disciplina specifica sulla
presenza di centrali geotermoelettriche e a biomasse in aree di produzione di
prodotti a indicazione geografica e a denominazione di origine. La seconda
richiesta è invece relativa alla mediazione, da parte della Regione Toscana, nei
confronti del Ministero dell’Ambiente, al fine di far rientrare le
amministrazioni locali all’interno della procedura di Via (Valutazione
d’impatto ambientale) per le centrali. Si è poi tenuta un’assemblea pubblica
aperta a imprenditori e cittadini nel corso della quale è partita la raccolta
di firme per la petizione popolare che sarà a sua volta inoltrata alla Regione
Toscana per esprimere il dissenso da parte degli abitanti al progetto della
centrale di Montenero. Contemporaneamente, il comitato per la tutela della Val
d’Orcia Inferiore ha aperto una pagina su Facebook per poter amplificare al
massimo la propria denuncia e tenere informati gli utenti del social network in
tempo reale. Il Comitato, insieme a importanti imprenditori della zona, ha
inoltre dato mandato all’avvocato Michele Greco di valutare ogni opportuna
iniziativa in tutte le sedi competenti.
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=402343&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
LA NAZIONE
18 gennaio 2014
Rubrica: Panorama politico
REAZIONI PREOCCUPAZIONE PER LO SVILUPPO Il Comitato dei cittadini non
si ferma e affida all’avvocato le proprie azioni. Elogi al Consorzio del vino
Brunello
ambiente geotermia
NON MOLLANO. Nemmeno dopo le parole rassicuranti delle istituzioni
che hanno partecipato alla riunione a Montenero. Il Comitato della valle
dell’Orcia inferiore ha infatti partecipato all’assemblea pubblica nella quale
sono stati discussi i permessi di ricerca di risorse geotermiche che
interessano — tra gli altri — i Comuni di Cinigiano, Castel del Piano e
Montalcino. Il Comitato auspica «un’accelerazione della pratica di ingresso nel
Parco naturale e culturale della Val d’Orcia, riconosciuto nel 2004 dall’Unesco
patrimonio mondiale dell’umanità, anche della parte meridionale della valle».
L’assemblea era stata organizzata da un gruppo di persone, guidate da Giorgio
Franci, titolare del frantoio di Montenero noto in tutto il mondo per i suoi
prodotti di eccellenza, seriamente preoccupate per il progetto di costruzione
di uno o più impianti proprio a ridosso del paesino amiatino e di quelli
limitrofi. All’incontro — al quale vi è stata una massiccia partecipazione
della popolazione — ha partecipato anche il legale del Comitato, l’avvocato,
Michele Greco, già incaricato nella vittoriosa battaglia contro l’impianto a
biomasse di Borgo S. Rita, il quale ha illustrato il panorama normativo in
materia di geotermia ed ha delineato i contorni delle possibili azioni legali
che gli oppositori potranno assumere nelle varie sedi. Al termine
dell’incontro, il Comitato e i promotori dell’iniziativa hanno convenuto di
unire le proprie forze dando incarico congiunto all’avvocato Greco al fine di
assumere ogni iniziativa opportuna per contrastare i numerosi progetti di
ricerca geotermica rilasciati nella zona. Il Comitato ha inoltre
«particolarmente gradito la netta presa di posizione del Consorzio del vino
Brunello e del sindaco di Montalcino».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=400409&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
IL TIRRENO
17 gennaio 2014
Rubrica: Ambiente
Montenero fa la guerra alla geotermia Centocinquanta abitanti e
imprenditori schierati contro il progetto della Gesto. Ma anche contro Comune e
Regione
geotermia
di Gabriele Baldanzi MONTENERO D’ORCIA Nel mirino la Regione Toscana
(per certe scelte) e il Comune di Castel del Piano (per la mancata
informazione). Nella cosiddetta Val d’Orcia inferiore, il lembo grossetano dei
colli dove si produce Brunello e Montecucco, ma soprattutto l’olio più pregiato
al mondo, mercoledì sera è stata firmata un’autentica dichiarazione di guerra
alla geotermia. Circa 150 persone, cittadini e rappresentanti di aziende grandi
e piccole che vivono di agricoltura, si sono ritrovati a Montenero, in
un’assemblea che ha visto protagonisti, tra gli altri, i sindaci di Montalcino
e Castel del Piano. «Una partecipazione oltre ogni aspettativa – racconta
l’imprenditore Giorgio Franci – con un 100% di contrari al progetto geotermico in
questione». Per la cronaca, a Montenero d’Orcia la gente ha scoperto, quasi per
caso, una settimana fa, l'interesse di una multinazionale specializzata in
impianti solari, eolici, idroelettrici e geotermici (la Gesto Energy
Consulting) e con esso l’esistenza del progetto Montenero, un’istanza
presentata due anni fa che riguarda il bacino della Val d’Orcia e le pendici
dell’Amiata grossetana. La Gesto in pratica vorrebbe costruire una centrale
geotermoelettrica a ciclo binario tra uliveti e vigneti e al momento ha
ottenuto i primi via libera per svolgere i carotaggi. «Una cosa folle –
commentano gli abitanti di Montenero e delle campagne – che andava stoppata
subito, in ogni modo, con forza e ad ogni livello; invece a qualcuno, a Roma e
a Firenze, gli si sono bloccate le meningi…». Gli organizzatori dell’assemblea
pubblica, fin dall’inizio, hanno cercato di tenere un profilo tranquillo, di
non fare polemiche, di non prestarsi a strumentalizzazioni politiche, ma nel
corso della serata i toni si sono un po’ accesi. Destinatari dell’accusa di non
avere adeguatamente informato la cittadinanza il sindaco Claudio Franci e il
consigliere comunale Duilio Sodi. In testa alla lista nera, però, più che i
protagonisti della politica locale, risultano oggi le scelte nel settore
dell’energia compiute a Firenze. L’avvocato Michele Greco è il primo “acquisto”
degli oppositori all’impianto. Il comitato per la difesa della Val d’Orcia
inferiore si muoverà quindi come già aveva fatto, nell’ultimo anno e mezzo, con
il caso della centrale a biogas di Santa Rita. Sperando che alla fine il
risultato sia ugualmente vincente. Con l’avvocato Greco lavoreranno nelle
prossime settimane anche alcuni consulenti, esperti del settore. Nel corso
dell’assemblea è stato evidenziato ancora una volta come qui il paesaggio -
bellissimo e ideale per la produzione di vini e oli pregiati - rappresenti un
brand celebre nel mondo. «Qualche anno fa – commenta un anziano - c’hanno
provato con l’inceneritore, poi l’anno passato con l’impianto a pirolisi per la
produzione di biogas, ora la geotermia. Ma come è possibile che ci siano
manager, società, amministratori che non si rendono conto di dove siamo? Come
si può immaginare a Montenero una centrale geotermoelettrica? La spiegazione
che riusciamo a trovare è una sola: speculazione, drenare risorse pubbliche in
ogni modo senza preoccuparsi delle ricadute per noi che ci viviamo. L’economia
locale in Val d’Orcia si fonda sul lavoro quotidiano in agricoltura, sulle
qualità. Faremo quindi le barricate contro progettualità non ragionate e non
condivise». «Quando sono venuto a sapere del progetto e dello stato delle cose
sono rimasto incredulo – conclude Giorgio Franci –. Ecco, di fronte alla
gravità della situazione, ho sentito l'esigenza di impegnarmi in prima linea
affinché il nostro rifiuto a questo scempio si faccia sentire forte. Spero nel
coinvolgimento dei media ad ogni livello e ringrazio fin da adesso chi ci
sosterrà. Cosa faremo? Vediamo. La parola adesso passa ai legali. Non credo che
siamo più in tempo per fare ricorsi al Tar, ma – insieme alle istituzioni che
la pensano come noi – staremo al pezzo, senza fare sconti ad alcuno»
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=400190&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
LA NAZIONE
17 gennaio 2014
Rubrica: Ambiente
Giù le mani dalla Valdorcia
geotermia
di MATTEO ALFIERI
L’AMIATA non ci sta. Non ci sta a farsi
trivellare la terra in cerca di chissà quale Eldorado. Non ci sta quando in
gioco c’è il suo territorio. Che ha «scampato» il pericolo di vedere costruito
un inceneritore «mascherato» da centrale a biomasse nelle colline di Cinigiano
e che soprattutto, nelle intenzioni dovrebbe diventare una specie di paradiso
per i turisti, tra i castagni e l’enogastronomia di qualità. Oltre 300 le
persone che ieri sera hanno affollato la sala polivalente di Montenero, un
piccolo paese in quella lingua di terra che è la Valdorcia Grossetana. Per
sapere veramente cosa vuol fare la Gesto Italia, l’azienda che fa capo ad una
multinazionale portoghese, dopo l’autorizzazione avuta direttamente dal
ministero dello Sviluppo economico a «sondare» oltre 35 chilometri quadrati di
territorio in cerca di calore geotermico. E soprattutto perché, mentre sta
cercando già di espropriare i terreni per vedere se nelle campagne di Montenero
è possibile costruire una centrale geotermoelettrica, non ha avvertito né le
istituzioni, che i cittadini.
UN PROBLEMA che è esploso nei giorni scorsi.
Dopo che alcune segnalazioni da parte di agricoltori, avevano fatto annusare
l’idea che ci fosse qualcosa che non andava. Ma, oltre i cittadini, questa
volta anche le istituzioni non sono volute mancare: e dire che la riunione per
fare il punto della situazione era nata soltanto dopo un passaparola tra
imprenditori. Ma è bastato un giorno per capire che l’interesse era tanto:
insieme al sindaco Franci di Castel del Piano c’era anche il collega Silvio
Franceschelli di Montalcino, senza dimenticare Massimo Fabiani, assessore al
comune di Cinigiano. E in rappresentanza degli imprenditori non poteva mancare
Giampiero Pazzaglia, direttore del Consorzio del Brunello. Sì, perché oltre che
alle pendici dell’Amiata grossetana, interessati anche a questi sondaggi sono
tutti i territori della Valdorcia, così come quelli delle colline che arrivano
fino Scansano. «Ci siamo trovati per capire cosa vogliamo fare — ha detto
Giorgio Franci, imprenditore molto conosciuto e uno dei promotori
dell’iniziativa —, ma quello che pare certo è che la Valdorcia è a rischio».
Gli interventi sono stati puntuali: c’è chi ha pensato di poter investire dei
soldi nella nuova frontiera del turismo, ma la rivolta ha visto protagoniste
anche le associazioni di categoria, che vedrebbero stravolgere definitivamente
un territorio votato esclusivamente al turismo. Il no deciso è arrivato subito.
Da parte di tutti senza distinzioni: «Tutta la popolazione è contraria — ha
proseguito Giorgio Franci —. La paura è che queste trivellazioni esplorative
siano il preludio a qualcosa di più. Se trovano qualcosa non si fermeranno mai.
Il programma mi sembra molto chiaro: lo sfruttamento di geotermia su larga
scala anche nel nostro territorio. E basta andare a Larderello per vedere
quello sta succedendo a quel magnifico territorio». E il Comitato è già pronto:
sarà quello della Valdorcia Inferiore, che si occupa di questi problemi da
tempo. Pronto anche il legale, l’avvocato Greco, che si occuperà dal punto di
vista legale di curare gli interessi di tutti coloro che non vogliono lo
sfruttamento geotermico. «Vogliamo dare un segnale preciso all’economia del
territorio — chiude Franci — E’ stato fatto un programma che non tiene in
considerazione chi ci lavora e soprattutto chi ci abita. La Regione adesso
dovrà darci delle risposte. Ci muoveremo con forza in tutte le sedi opportune,
poi vedremo». Il primo passo di una battaglia che si preannuncia lunga.
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=400219&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
LA NAZIONE
06 ottobre 2013
Rubrica: Viabilità-trasporti
«Salviamo la Maremma dalla Sat», la protesta in una T-shirt.
Autostrada, in un convegno l’allarme di istituzioni e comitati. E c’è chi
solleva dubbi sulla legalità dell'opera
di MARIA BRIGIDA LANGELLOTTI
AUTOSTRADA tirrenica, rifiuti,
energia e inquinamento. Una riflessione a tutto campo sui quattro principali
nodi da sciogliere per il territorio maremmano e spunti di dibattito e
approfondimento. Tutela dell’ambiente e legalità sono stati i temi centrali del
convegno «Maremma sotto attacco. L’ambiente si difende con la legalità»,
l’iniziativa organizzata da Italia Nostra, dopo le due precedenti puntate che
si sono svolte nei mesi scorsi. Tanti gli ospiti del convegno, che si è svolto
ieri nella sala Pegaso della Provincia dalle 9,30 alle 13,30, che hanno
illustrato le loro posizioni in merito ai quattro argomenti. «Salviamo la
Maremma dalla Sat»: questa la scritta sulle magliette indossate da un gruppo di
residenti nei territori del Parco della Maremma. Le t-shirt sono state
autofinanziate per dare ancora una volta un segno di protesta tangibile contro
la realizzazione della Tirrenica. Il dibattito è stato coordinato da Michele
Scola, presidente della sezione di Grosseto di Italia Nostra e da Marzia
Marzoli del comitato «No autostrada Tarquinia». Ad aprire i lavori, Nicola
Caracciolo, presidente onorario di Italia Nostra Toscana.
«ATTRAVERSO questo
convegno — ha affermato Nicola Caracciolo — vogliamo ribadire la lotta
per salvare la Maremma e per ristabilire dei criteri di onestà nella gestione
della cosa pubblica. In questa situazione è facile domandarsi come mai ci sono
aziende che non sono del territorio che accettano di lavorare, mentre quasi
sempre le imprese locali non lo fanno. Credo — ha sottolineato Caracciolo — che
questo sia un dato da considerare con attenzione: senza accusare nessuno c’è,
tuttavia, il sospetto di un’immensità di denaro, in Italia, che ha provenienza
illegittima e che cerca occasione per riciclarsi. Tutto questo dovrebbe
incoraggiare una vigilanza estremamente attenta».
FURIO COLOMBO ha
sottolineato l’importanza delle posizioni dei cittadini: «Le elezioni dei
sindaci — ha affermato l’editorialista — sono imminenti in tanti Comuni, per
questo dovrebbero sapere cosa pensano i cittadini in merito all’autostrada. I
27 chilometri di strada ci sono, aspettano solo una correzione al posto di
un’arteria che spaccherebbe la Maremma in due. Ne sarebbe penalizzato anche il
turismo, anche per via della costruzione delle barriere antirumore che deturperebbero
il paesaggio. Il danno sarebbe grandissimo, per questo è essenziale la
mobilitazione dei cittadini». «In questi anni — ha commentato Michele Scola
— ci è stato spesso ripetuto che senza autostrada non c’è sviluppo, ma nessuno
finora ci ha mostrato un’analisi dei costi e dei benefici per avvalorare questa
scelta. Noi di Italia Nostra, invece, pensiamo che per una provincia non avere
un’autostrada è una fortuna». Tra gli interventi anche quello del sindaco di
Monterotondo Marittimo, Alessandro Giannetti: «Una politica ambientale
del territorio è importante. Non a caso ci siamo battuti per scongiurare
l’inceneritore. Il nostro obiettivo è quello di difendere l’ambiente e la
legalità. Dalla nostra discesa in campo non abbiamo avuto gli interlocutori giusti,
rimaniamo dell’idea che è meglio mettere in sicurezza l’Aurelia». Gianni
Mattioli, docente all’università La Sapienza di Roma, ha sollecitato «una
raccolta firme per chiedere alla presidenza della Regione Toscana di accettare
un confronto con la popolazione. L’autostrada è un danno per il territorio sia
dal punto di vista paesaggistico che economico, considerando che costa molto di
più che la messa in sicurezza dell’Aurelia».
LA PRESIDENTE dell’associazione
Colli e Laguna, Patrizia Perillo, ha rimarcato la loro «lotta per la
legalità» e il fatto che, comunque, «il tracciato non tiene nemmeno conto
quello che è successo nel 2012». Puntuale l’intervento dell’avvocato Michele
Greco, legale dell’associazione Colli e Laguna: «Nel ricorso abbiamo
denunciato profili di illegittimità che si possono ricondurre a tre punti: è
stato stravolto il rapporto che c’è nel codice dei contratti tra progetto
preliminare e definitivo; c’è stata una distorsione dello strumento di Via
(valutazione di impatto ambientale): la Via è preventiva e non può essere
creata in sanatoria, infine c’è stata una distorsione della valutazione
economica-finanziaria: abbiamo saputo che il Cipe si è riunito in sordina,
sboccando due miliardi di finanziamento privato che consentirebbero di realizzare
l’autostrada».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=392175&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
LA NAZIONE
19 luglio 2013
Rubrica: Ambiente
L’impianto a biomasse non si farà Il Comitato di Santa Rita esulta
Ambiente
«E’ UNA VITTORIA per l’intera frazione di Borgo Santa Rita». Il
Comitato per la Salvaguardia della Valle dell’Orcia Inferiore esprime così la
propria soddisfazione per la bocciatura dell’impianto a biomasse espressa dalla
Provincia di Grosseto al termine della Conferenza dei servizi. «I motivi che
hanno determinato la bocciatura del progetto per l’impianto — sottolineano dal
comitato — sono gli stessi che l’avvocato Michele Greco, legale del comitato e
di alcuni tra i più importanti produttori del Montecucco e del Brunello di
Montalcino, aveva rappresentato minuziosamente nelle tante diffide inviate nei
giorni scorsi alle amministrazioni. E’ una vittoria per l’intera frazione di
Borgo Santa Rita, che ha dimostrato di essere non la zona industriale di
Cinigiano, come affermato dai sostenitori dell’impianto, ma la porta d’ingresso
della Valle dell’Orcia, un luogo dal valore paesaggistico, ambientale e
agronomico straordinario, che in quanto tale merita di essere tutelato». IL
COMITATO annuncia che manterrà alta la guardia, continuando a vigilare:
«Presteremo continua attenzione affinché questo patrimonio naturalistico unico
al mondo venga protetto da ogni forma di aggressione, presente e futura. Quanto
al capannone nel quale si voleva realizzare l’impianto, il comitato si augura
che nessuno mai più proponga progetti finalizzati a un suo utilizzo
industriale, che non hanno a vedere nulla con la vocazione agricola del
territorio. L’auspicio è che l’immobile diventi un polo di esposizione dei
prodotti di eccellenza tipici della zona, famosi ed apprezzati in tutto il
mondo». Infine, dal comitato un ringraziamento: «Ringraziamo tutti coloro che
hanno sostenuto la nostra lotta: le associazioni di categoria, i firmatari
delle petizioni, i frantoi e i produttori del Montecucco e del Brunello che
hanno condiviso con il comitato la battaglia legale». E per finire ancora un
altro ringraziamento del Comitato: «al gruppo di lavoro di altissimo profilo
composto dai consulenti tecnici di parte e dall’avvocato Michele Greco, tutti
hanno lavorato senza sosta nelle ultime settimane per ottenere questo
straordinario risultato».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=30463&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
CORRIERE DI MAREMMA
16 luglio 2013
Rubrica: Economia
“Altro che occupazione, le aziende chiuderanno”
Economia
CINIGIANO Il comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia
inferiore critica l’impianto a biomasse: “Oltre 600 persone hanno partecipato
domenica a Borgo Santa Rita alla merenda organizzata dal nostro comitato per
dire no all’impianto a biomasse. Durante l’incontro sono state diffuse le
relazioni scientifiche dei periti incaricati dal comitato, attestanti i
gravissimi danni alla salute e all’agricoltura che l’impianto provocherebbe.
Sono state inoltre raccolte oltre 400 firme, che saranno depositate al Comune
di Cinigiano e alla Provincia di Grosseto (in aggiunta alle centinaia e
centinaia già raccolte). I partecipanti hanno fatto capire che non accetteranno
mai un’opera così impattante sul proprio territorio e che, qualora le
amministrazioni autorizzeranno l’impianto, percorreranno ogni via giudiziaria,
anche per il risarcimento del danno. Inoltre l’avvocato Michele Greco, su
incarico del Comitato, di numerose attività produttive di Borgo Santa Rita e di
alcuni tra i più prestigiosi produttori del Montecucco e del Brunello di
Montalcino, ha inviato alle amministrazioni una memoria nella quale sono stati
illustrati i numerosi profili di illegittimità della domanda di autorizzazione
unica, diffidandole all’immediata declaratoria di improcedibilità. Quanto alle
affermazioni della società proponente secondo cui l’impianto fornirebbe 110
posti di lavoro, il comitato tiene a precisare che tale dato è a dir poco fantasioso.
Impianti del genere sono infatti interamente automatizzati e possono essere
gestiti con l’impiego di pochissime persone. L’unico dato certo sono i posti di
lavoro che sarebbero persi qualora l’impianto inquinasse la filiera del vino e
dell’olio: migliaia. Il comitato hadato mandato al proprio legale di valutare
ogni iniziativa nei confronti della società proponente, dal momento in cui ha
accusato il comitato di fare ‘terrorismo ecologico’. Il fatto che la proponente
tenti di delegittimare il comitato ricorrendo a dichiarazioni denigratorie e
diffamatorie è tipico di chi non ha alcun argomento per replicare nel merito
alle accuse”.
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=30213&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
CORRIERE DI MAREMMA
07 luglio 2013
“Autostrada tirrenica: le molte ragioni per dire
no al progetto”
ORBETELLO Si è svolto ieri, organizzato da
Italia Nostra, un convegno dal titolo “Autostrada tirrenica: le molte ragioni
del no”. “Chiediamo - sostiene l’associazione - di non fare l’autostrada, ma di
sistemare l’Aurelia ponendo particolare attenzione e tutelando Orbetello nella
messa in sicurezza di quel delicato territorio”.Al convegno hanno preso parte:
Patrizia Perillo (Associazione Colli e Laguna di Orbetello), Nicola Caracciolo
(Italia Nostra), Daniela Pasini (CoordinamentoComitati e Associazioni
Ambientali Provincia di Grosseto), Marzia Marzoli (“Per il benediTarquinia”),
Antonio Tamburrino (Docente di Trasportistica, Roma), MicheleGreco (legale di
Colli e Laguna, già docenteUniversitàCattolica di Brescia), GianFrancesco
Fidone (legale di Italia Nostra, Università di Roma), Sibilla della Gherardesca
(Presidente Fai Toscana), Raniero Maggini (Vice Presidente nazionale Wwf),
Antonio Dalle Mura (presidente Italia Nostra Toscana), Cesare Crova (presidente
Italia Nostra Lazio), Sergio Rizzo (Il Corriere della Sera) . Lucia Goracci
(RaiNews) . Invitati, tra gli altri, il sindaco di Orbetello Monica Paffetti e
l’amministrazione comunale, il sindaco di Capalbio Luigi Bellumori e la sua
amministrazione comunale, il presidente della Provincia di Grosseto Leonardo
Marras, il presidente della Toscana Enrico Rossi. Parteciperanno al dibattito:
Gianni Mattioli, Università La Sapienza, Roma; Furio Colombo, “Il Fatto
Quotidiano”; Carlo Ripa di Meana, Italia Nostra-Roma; Gualtiero Alunni, “No
Corridoio Pontino”, associazioni e comitati orbetellani e maremmani. Secondo
Italia Nostra “l’autostrada Tirrenica è una minaccia per tutti coloro che hanno
a cuore l’avvenire economico della Maremma e la difesa del suo paesaggio,
principale fonte di ricchezza. L’ultima decisione della RegioneToscana, che,
controi pareri espressi dagli enti locali e la volontà della popolazione, ha
approvato il ‘percorsoblu’, cioè la tratta costiera che attraversa Albinia e
lambisce la Laguna di Orbetello, è uno scandalo. Ancora una volta la Regione
tratta la Maremma come una colonia, terra di nessuno da maltrattare come faceva
Siena nei secoli passati. Italia Nostra, Colli eLaguna, Coordinamento dei
Comitati e associazioni ambientali dellaMaremmatoscolazialepropongonodi unirsi
tutti inun’unica azionecomuneindifesa del proprio territorio”.
Fonte:
LA REPUBBLICA
03 luglio 2013
Rubrica: Viabilità-trasporti
TIRRENICA CONVEGNO ALL’AUDITORIUM DI ORBETELLO
SABATO PROSSIMO Autostrada, le ragioni del no Si riunisce la galassia delle
associazioni contrarie al progetto
Viabilità-trasporti
AUTOSTRADA Tirrenica argomento del convegno di sabato prossimo alle
17 all’auditorium di Orbetello. Associazioni, comitati, giornalisti e portatori
di interessi vari si preparano a prendere la parola in un incontro che già dal
titolo chiarisce la posizione scelta dagli organizzatori: «Le molte ragioni del
no». Il «no» ribadito da tutto il territorio al progetto di autostrada cui la
Regione ha invece dato il proprio via libera (dopo aver chiesto a Comune e
Provincia un parere poi del tutto ignorato), che si unisce agli altri «no»
provenienti dal territorio, entroterra compreso, per un’infrastruttura che da
queste parti non convince, nel merito e nel metodo delle scelte adottate.
L’introduzione ai lavori spetterà a Patrizia Perillo, presidente
dell’associazione Colli e Laguna, cui seguiranno gli interventi di Nicola
Caracciolo (Italia Nostra), Daniela Pasini (Coordinamento comitati e
associazioni ambientaliste della provincia di Grosseto) e Marzia Marzoli (Per
il bene di Tarquinia). Poi sarà la volta dei relatori: Antonio Tamburrino
(docente di trasportistica), Michele Greco (legale di Colli e Laguna), Gian
Francesco Fidone (legale di Italia Nostra), Sibilla della Gherardesca
(presidente Fai Toscana), Raniero Magini (vice presidente nazionale del Wwf),
Antonio Dalle Mura (presidente Italia Nostra Toscana), Cesare Crova (presidente
Italia Nostra Lazio) e Sergio Rizzo (Il Corriere della Sera). A moderare, la
giornalista orbetellana Lucia Goracci (Rainews). Invitati a intervenire Monica
Paffetti (sindaco di Orbetello), Luigi Bellumori (sindaco di Capalbio),
Leonardo Marras (presidente della Provincia) ed Enrico Rossi (presidente della
Regione).
PARTECIPERANNO alla discussione Claudia Grili (archeologa), Gianni
Mattioli (università La Sapienza), Furio Colombo (Il Fatto quotidiano), Carlo
Ripa di Meana (Italia Nostra), Gualtiero Alunni (No Corridoio Pontino). Gli
organizzatori invitano tutti a partecipare e a portare la propria
testimonianza. Si riunisce quindi la galassia di associazioni, movimenti e comitati
contrari all’ipotesi di trasformare l’Aurelia in una strada a pagamento. La
proposta del territorio, al di là dei vari possibilismi che non vanno, però,
oltre un consenso sempre più parziale e geograficamente frammentato, è
l’adeguamento dell’Aurelia: che sia messa in sicurezza con soldi pubblici e
resti patrimonio pubblico.
Fonte:
IL TIRRENO
19 giugno 2013
Rubrica: Ambiente
INCONTRO A SANTA RITA «Quelle polveri tossiche e sottili
dell’impianto a biomasse»
Ambiente
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=28294&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
SANTA RITA Oltre 400 persone hanno assistito a Borgo Santa Rita il 14
giugno all’incontro informativo sul contrastato impianto a biomasse, evento
organizzato dal Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia inferiore.
Nelle quasi due ore del proprio intervento, lo scienziato di fama internazionale
Stefano Montanari - direttore del Laboratorio di ricerca Nanodiagnostics di
Modena - ha esaminato una serie di dati inquietanti sulle micropolveri che
sarebbero immesse nell’ambiente dall’impianto, dati di tossicità rilevante per
tutti gli esseri viventi, dalla microflora alla microfauna, su fino all’essere
umano. Come dimostrano le immagini mostrate all’attentissimo uditorio, e frutto
della ricerca che Montanari ha condotto negli ultimi 20 anni con il patrocinio
di alcune tra le più celebri Università del mondo, per l'essere umano i
problemi in gioco sono quelli delle nanopatologie: cancri, malattie
cardiovascolari, malattie neuroendocrine, malformazioni fetali. Quanto
all’ambiente - continua lo scienziato - non è solo l’aria a essere attaccata ma,
molto più subdolamente, addirittura il terreno che, a causa delle ricadute
cambia le sue caratteristiche; ad aggiungersi a questi danni all’ambiente e
soprattutto alla salute sono i danni economici a chi produce frutta, verdura,
latticini e, in modo particolare, olio e vino, in particolare se biologici. Il
professor Michele Corti, docente all’Università di Milano, ha illustrato con
dovizia di particolari il processo produttivo dell’impianto, segnalando i
numerosi profili di criticità che lo caratterizzano. Quanto all’aspetto
strettamente giuridico, l’avvocato Michele Greco, legale del Comitato, ha
spiegato quali sono le norme che impediscono la localizzazione dell’impianto in
Borgo Santa Rita e quanto sia decisivo il ruolo del sindaco (peraltro presente
in sala) all’interno della conferenza dei servizi, di prossima convocazione.
Risponde infatti a un preciso obbligo di legge - ha spiegato l’avvocato Greco -
il dovere del sindaco di impedire ogni attività che possa recare danno alla
salute dei propri concittadini specialmente nei casi in cui le prime abitazioni
si trovano a meno di 150 metri dal luogo prescelto per la realizzazione
dell’impianto (in tutta Italia sono moltissimi i sindaci che, avvalendosi di
questo potere/dovere, hanno bloccato gli impianti simili). Particolarmente
gradite le testimonianze di sostegno al Comitato arrivate da Antonio Dalle
Mura, presidente di Italia Nostra Toscana e dal presidente della Cia di
Grosseto, Enrico Rabazzi. Il comitato ha in programma nuove manifestazioni
informative che saranno portate avanti senza sosta - insieme a ogni opportuna
iniziativa legale - finché il progetto dell'impianto non sarà ritirato o
bocciato dalle amministrazioni.
Fonte:
LA NAZIONE
04 giugno 2013
Rubrica: Viabilità-trasporti
ORBETELLO Aurelia, summit di Colli e Laguna sul
valore delle aree da espropriare
Viabilità-trasporti
SUMMIT di Colli e Laguna sabato alla Parrina. L’avvocato Michele
Greco ha fatto il punto sul ricorso al Tar fatto insieme a Italia Nostra e ha
illustrato il contenuto della delibera con cui la giunta regionale ha dato il
consenso all’ultimo progetto avanzato da Sat. L’associazione, che è contraria a
ogni previsione autostradale tra i colli e la laguna di Orbetello, sta
lavorando per velocizzare l’informazione interna in modo da essere pronta alle
dovute verifiche sul valore dei terreni da espropriare non appena sarà
pubblicato il progetto definitivo del lotto 5B.
Fonte:
LA NAZIONE
03 febbraio 2013
Rubrica: Ambiente
Greco: «C’erano troppi aspetti di illegittimità»
Ambiente
ADDIO Biogas. Che nessuno volesse una centrale di questo tipo nel
comune capalbiese è ormai un dato di fatto. Nel convegno di ieri si è parlato
anche di questo, con l’avvocato Michele Greco intervenuto per chiarire alcuni
aspetti legati alla battaglia che ha portato alla bocciatura del progetto,
sottolineando la sinergia tra la popolazione locale, gli agricoltori,
l’associazione ambientale Capalbio e Italia Nostra. «Sono due gli elementi
principali che ci hanno consentito di vincere — ha spiegato l’avvocato Greco —
: il primo riguarda i numerosi profili di illegittimità giuridica del progetto,
da noi denunciatI in numerose memorie e studi scientifici nei quali abbiamo
dimostrato i rischi per la salute e per il territorio. Il secondo riguarda la
sinergia che abbiamo messo in atto con l’associazione Italia Nostra».
L’avvocato Michele Greco ha auspicato anche «che gli straordinari risultati
ottenuti con il biogas possano ripetersi anche nel caso del ricorso contro il
progetto definitivo dell’autostrada tirrenica, che stiamo predisponendo per
conto dell’associazione Colli e Laguna e Italia Nostra, anche in questo caso
virtuosamente riunite».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=16094&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
LA NAZIONE
06 gennaio 2013
Rubrica: Altro
«Una battaglia di legalità vinta dal territorio»
«UNA BATTAGLIA di legalità e giustizia per la salvaguardia della
salute e del territorio, per l’affermazione di un principio troppo spesso
ignorato: nessuno è al di sopra della legge». Questo il commento che
l’Associazione ambientale Capalbio, il Comitato No Biogas e i confinanti con il
terreno nel quale Sacra avrebbe voluto realizzare l’impianto hanno affidato
all’avvocato Michele Greco, che li ha rappresentati nel corso della complicata
vicenda dell’Origlio. «Vorremmo inoltre precisare — prosegue il legale — che
l’associazione, il comitato e i confinanti, i quali da oltre un anno si
oppongono all’impianto, sono composti da agricoltori, commercianti, operai,
lavoratori autonomi e dipendenti che risiedono e vivono stabilmente a Capalbio,
alcuni a poche decine di metri dal luogo prescelto per l’impianto. Afferma il
falso pertanto chi sostiene che a opporsi all’opera sarebbero stati soltanto
alcuni vip. Lo dimostrano le 3500 firme depositate contro l’impianto, raccolte
per la maggior parte tra i capalbiesi».
«IL FATTO — prosegue Greco — che vi siano anche personaggi di
altissimo spessore, che soggiornano nel territorio, non può che riempire
d’orgoglio l’associazione e i confinanti. Nicola Caracciolo (e con lui Italia
Nostra), Gianni Mattioli, Furio Colombo e Ferdinando Imposimato, un pezzo di
storia d’Italia, che ha partecipato a questa battaglia di legalità e
giustizia». Il territorio ha vinto la battaglia, almeno fino a questo momento,
con la decisione della conferenza dei servizi della Provincia di bocciare il
progetto presentato dall’azienda agricola Sacra. Alla base della decisione
alcune inadeguatezze tecniche che avrebbero riguardato il progetto in
particolare e non un pregiudizio nei confronti del biogas in generale, dal
momento che la stessa Provincia ha approvato già numerosi impianti sparsi sul
territorio simili a quello proposto da Sacra. L’azienda, da parte sua, ha
lanciato dure accuse alla Provincia, parlando di «motivazioni paradossali,
fondate su presupposti falsi» e anticipando un’azione legale per chiedere i
danni derivati dalla vicenda. Insomma, la battaglia si è conclusa ma potrebbe
non essere l’ultima. Adesso la Sacra può presentare un altro progetto oppure
prendere la via del Tar per impugnare la decisione della Provincia.
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=12700&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
In Toscana è battaglia aperta su biogas. Mentre,
purtroppo, il consiglio di stato, da il via libera definitivo alla centrale di
S. Maria a Monte a Pisa, l'avv. Greco - redce dalla vittoria a Capalbio - da
man forte al Comitato di Castiglion Fibocchi in provincia di Arezzo con una
raffica di diffide alla provincia.
fonte: http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2013/02/01/839335-arezzo-biogas.shtml
Arezzo: Biogas, ancora sit in a palazzo Barbolani
Protesta contro la centrale Biogas
Arezzo, 1 febbraio 2013 - E' un giorno clou per
le sorti della centrale biogas di Castiglion Fibocchi. La richiesta di
realizzazione dell'impianto da parte della società privata Epi infatti,
sarà sottoposta di nuovo stamani all'attenzione della Conferenza dei Servizi
della Provincia. L'ultimo incontro, che si è svolto lunedì scorso, si è
concluso con un nulla di fatto. Stamani tutti gli enti coinvolti si riuniranno
di nuovo. "La riunione ha avuto carattere interlocutorio - aveva detto
lunedì l'assessore provinciale all'ambiente Cutini - gli enti preposti hanno
preso visione sia del progetto della società Epi, sia degli ulteriori elementi
presentati dal Comitato No Biogas.
Ci riuniremo di nuovo oggi per una nuova
conferenza, anche se non escludo nuove sedute, vista la grande mole di
documentazione da visionare ed approfondire". E se durante l'incontro di
lunedì scorso era stato un intero paese a scendere in piazza di fronte a
Palazzo Barbolani armato di cartelli, striscioni e buste per dire
ancora una volta no al biogas, stamani è previsto un nuovo presidio del Comitato No Biogas.
Questa volta in centinaia saranno armati di 'merenda'. Il Comitato ha
organizzato infatti una nuova manifestazione pacifica, dal titolo “Insieme, una
merenda genuina…al posto del biogas”.
“I passanti e i signori riuniti in conferenza di
servizi, saranno invitati ad assaggiare alcune delle eccellenze tipiche del
loro territorio – dice Giancarlo Felici Presidente del Comitato No Biogas –
apparecchiate di fronte al museo Medievale in via San Lorentino e offerte dagli
abitanti e dalle aziende di Castiglion Fibocchi, consorziate insieme per
l’occasione nell’“Azienda agricola agrituristica No Biogas”. Il messaggio del
Comitato è chiaro: a Castiglion Fibocchi e lungo la Setteponti, strada del
vino, esiste già una fiorente ed ecosostenibile economia enogastronomica, non
servono centrali industriali a biogas.
Al di là dell’aspetto folkloristico, il comitato
ribadisce con fermezza la necessità di chiudere la conferenza con la
dichiarazione di inammissibilità dell’impianto ed ha per questo presentato una
nuova memoria diffida a firma dell’avvocato Michele Greco, la terza in 15
giorni, rivolta all'amministrazione provinciale. “Nella memoria il legale –
continua Felici – oltre a denunciare la violazione dei principi del giusto
procedimento, non essendo il Comitato stato ammesso ad estrarre copia di alcuni
atti e a partecipare alla conferenza di servizi, ciò che invece è stato
consentito ad Epi, chiede di dichiarare il progetto inammissibile perché la
società non ha dimostrato la disponibilità dei terreni in cui vuole realizzare
l'impianto a coltivare le biomasse, come richiesto dalla legge”.
E il legale del comitato Greco ha chiesto
l'immediata chiusura della Conferenza con un diniego, considerato anche il
parere negativo del Sindaco di Castiglion Fibocchi Salvatore Montanaro, reso
alla seduta dello scorso 28 gennaio quale suprema autorità sanitaria locale. E
nella nuova memoria depositata dal legale del Comitato viene introdotta una
nuova perizia di parte, questa volta incentrata sul profilo agronomico, redatta
da Mauro Mugnai (agronomo paesaggista). In particolare, la perizia conferma il
rischio di diffusione nel territorio di spore del batterio clostridium
botulinum, pericolosissimo per la salute, e dimostra - tra le altre cose - come
il progetto determinerebbe un inaccettabile accumulo di sostanze inquinanti nel
terreno e nelle falde idriche.
Nel frattempo, il Forum Centrale Unesco
"University and Heritage" dell’Università di Valencia ha annunciato
che pubblicherà sul proprio sito internet - al quale sono collegate
direttamente ben 1430 Università nel Mondo - una netta presa di posizione
contro l'impianto.
“Viste le carenze progettuali e le inconfutabili
motivazioni di ordine sanitario, agronomico, paesaggistico, urbanistico,
culturale ed ambientale rappresentate – conclude Felici – il Comitato e
l’intera cittadinanza di Castiglion Fibocchi confidano che la Provincia di
Arezzo, così come le legge gli impone, esprima in via definitiva senza
ulteriori rinvii il diniego al progetto, affermando l'assoluta incompatibilità
dell'impianto con il sito prescelto”.
http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/02/in-toscana-e-battaglia-aperta-sul-biogas.html?q=castiglion+fibocchi
La Nazione, cronaca di Arezzo - Giorno decisivo.
Oggi torna a riunirsi la Conferenza dei Servizi
Giornata clou per le sorti della centrale biogas di Castiglion
Fibocchi. La richiesta di realizzazione dell'impianto da parte della società
Epi infatti, sarà sottoposta di nuovo stamani all'attenzione della Conferenza
dei Servizi della Provincia. L'ultimo incontro, che si è svolto lunedì scorso,
si è concluso con un nulla di fatto. Stamani tutti gli enti coinvolti si
riuniranno di nuovo. E se durante l'incontro di lunedì era stato un intero
paese a scendere in piazza di fronte a Palazzo Barbolani armato di cartelli,
striscioni e buste per dire ancora una volta no al biogas, stamani è previsto
un nuovo presidio del Comitato No Biogas. Questa volta in centinaia saranno
armati di ‘merenda'. Il Comitato ha organizzato infatti una nuova
manifestazione pacifica, dal titolo "Insieme, una merenda genuina...al
posto del biogas". «I passanti e i signori riuniti in conferenza di
servizi, saranno invitati ad assaggiare alcune delle eccellenze tipiche del
loro territorio - dice Giancarlo Felici Presidente del Comitato No Biogas -
apparecchiate di fronte al museo Medievale in via San Lorentino e offerte dagli
abitanti e dalle aziende di Castiglion Fibocchi, consorziate insieme per
l'occasione nell'Azienda agricola agrituristica No Biogas». Il messaggio del
Comitato è chiaro: a Castiglion Fibocchi e lungo la Setteponti, strada del
vino, esiste già una fiorente ed ecosostenibile economia enogastronomica, non
servono centrali industriali a biogas. Al di là dell'aspetto folkloristico, il
comitato ribadisce la necessità di chiudere la conferenza con la dichiarazione
di inammissibilità dell'impianto ed ha per questo presentato una nuova memoria
diffida a firma dell'avvocato Michele Greco, la terza in 15 giorni, rivolta
all'amministrazione provinciale. «Nella memoria - continua Felici - si chiede
di dichiarare il progetto inammissibile».
http://www.progetto6toscana.it/index.php?page=default&id=6606&lang=it
BIOGAS: fermati i nuovi barbari a Castiglion
Fibocchi
Castiglion Fibocchi ha vinto. La lotta paga,
l'unità delle comunità paga, la ferma opposizione dei sindaci paga. "Nè
qui nè in alcun altro posto!"
Il Comitato di Castiglion Fibocchi comunica con
esultanza che la società proponente il progetto di una biogas da 999kW ha
ufficialmente ritirato il progetto
Il Coordinamanto Terre Nostre si rallegra del
successo frutto di un impegno e di una mobilitazione straordinarie che ha visto
una comunità fare muro con il suo sindaco e mettere in campo tutte le risorse
disponibili.
Si augura alpresì che l'esperienza maturata in
questi mesi dal Comitato possa essere messa a disposizione di altre comunità
nel malaugurato caso che la stessa società o altri biogasisti intendano
aggredire le splendide terre ai piedi del Pratomagno o altre della provincia di
Arezzo e della Toscana.
Hanno vinto le produzioni agricole di qualità,
il paesaggio di pregio, la tutela della storia e della cultura. I
"nuovi barbari" come li hanno efficacemente definiti i componenti del
Comitato di Castiglion Fibocchi hanno subito un altro smacco. La lotta paga,
l'unità delle conunità paga, la presa di posizione ferma dei sindaci paga.
La barbarie non deve passare. "Nè qui nè in
qualsiasi altro posto"
19 marzo 2013
http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/03/la-lotta-paga-castiglion-fibochi-ha.html
Fonte:
LA NAZIONE
22 febbraio 2013
Rubrica: Viabilità-trasporti
MANDATO AL LEGALE PERCHÉ IMPUGNI DAVANTI AL TAR L’APPROVAZIONE Colli
e Laguna contro l’autostrada che vuole il Cipe
Viabilità-trasporti
L’ASSOCIAZIONE Colli e Laguna di Orbetello ha incaricato l’avvocato
Michele Greco di impugnare dinanzi al Tar del Lazio, insieme a Italia Nostra,
la delibera con la quale il Cipe ha approvato il progetto parziale
dell’autostrada tirrenica.Ovvia la preoccupazione che la Tirrenica
determinerebbe disagi nel tessuto socio-economico del territorio orbetellano.
«In virtù di tale consapevolezza — dicono quelli di Colli e Laguna — la
raccolta delle adesioni ha superato ogni aspettativa e numerosissimi sono stati
i contributi.Con il ricorso che verrà proposto metteremo in evidenza i diversi
profili di illegittimità che la delibera del Cipe a nostro parere presenta,
come l’inosservanza delle condizioni che la Regione Toscana, in recepimento
delle richieste del Comune di Orbetello e della Provincia di Grosseto, ha posto
al Cipe (subordinando al rispetto di esse il proprio parere favorevole sul
progetto definitivo), la scelta di sottoporre a valutazione di impatto
ambientale singole porzioni di opera separatamente dalle altre, addirittura,
come nel caso della tratta Ansedonia-Fonteblanda, sospendendo la progettazione di
un lotto mentre in un altro (quello relativo alla zona di Tarquinia) sono già
iniziati i lavori. Saranno messe in luce,inoltre, le palesi distorsioni
concettuali e giuridiche con le quali si sta cercando di giustificare scelte
progettuali nuove – per certi versi antitetiche al progetto preliminare del
2008, motivate dall’unico intento di ridurre i costi di costruzione».
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=18569&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
IL TIRRENO
30 gennaio 2013
Rubrica: Viabilità-trasporti
Autostrada e Cipe, Colli e Laguna verso il ricorso al Tar
ORBETELLO Le associazioni contrarie all’autostrada si preparano a
fare ricorso al Tar contro l’ultima delibera del Cipe. Ma ci vogliono parecchi
soldi. Per questo giunge un appello dall'associazione Colli e Laguna di
Orbetello a tutti i soci e a tutti gli amanti della Maremma. «Siamo arrivati –
scrivono dall’associazione – a un punto cruciale della battaglia per la
salvezza del nostro territorio. Come ha illustrato chiaramente l'avvocato Greco
all'assemblea alla Parrina qualche giorno fa l'ultima delibera del Comitato
Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) pubblicata il 27
dicembre 2012, ci condanna a un tracciato costiero, che, nella sua fumosità e
indeterminatezza, potrà colpire dovunque e chiunque, senza alcuna possibilità
di scampo per le famiglie e le attività interessate». Quindi è stato deciso di
fare ricorso. «L'assemblea dei aoci, alla Parrina, ha deliberato all'unanimità
di procedere con il ricorso insieme a Italia Nostra, per il quale c'è
l'assoluta necessità di raccogliere 25.000 euro entro pochissimi giorni. I
presenti hanno raggiunto una somma che arriva a 13.200 euro soltanto. Non
possiamo farcela senza l'aiuto di tutti: è necessario non solo contribuire
economicamente, ma anche informare urgentemente tutti i vicini di casa e i
conoscenti che abitano lungo la costa e che sono quindi ad altissimo rischio
esproprio, aiutando nella raccolta dei contributi». Ed ecco che
dall’associazione arriva l’appello: «Invitiamo tutti, soci e non, a versare la
cifra minima di euro 100,00 (fortunatamente due soci ne hanno versati 1000.)
entro e non oltre mercoledì 30 gennaio o tramite bonifico sul c/c
dell'associazione (Iban IT85P0103072320000001519011) o direttamente
partecipando alla riunione conclusiva di questo pomeriggio alle ore 17 alla
Parrina». C’è, infatti, un grosso rischio dietro all’angolo. «Nel caso che
entro mercoledì (oggi, ndr) non riuscissimo a raccogliere la somma intera, i
soldi verranno restituiti e non solo dovremo rinunciare al ricorso, ma non
potremo più impugnare collettivamente nessun tipo di deliberazione, ma solo da
singoli contrattare un risarcimento del danno». Diventa decisiva, quindi,
l’assemblea di questo pomeriggio. «Vi aspettiamo pertanto – concludono da Colli
e Laguna – mercoledì 30 (oggi, ndr) alle ore 17 alla Parrina, dove insieme verificheremo
la cifra totale che tutti quanti saremo riusciti a raccogliere, e tireremo le
somme della situazione».
30 agosto 2011
Rubrica: Viabilità-trasporti
Autostrada. Le osservazioni presentate da Colli e Laguna «Dannosa
ogni variantina» Nuovo no al tracciato della Sat
L’associazione chiede che il progetto venga dichiarato irricevibile
ORBETELLO. L’Associazione Colli e Laguna di Orbetello ha presentato
le proprie osservazioni sul progetto definitivo dell’Autostrada A12,
richiedendo in sostanza al ministero dell’Ambiente di dichiarare irricevibile
lo studio di impatto ambientale proposto da Sat. L’associazione manifesta anche
la volontà di partecipare al procedimento amministrativo che porterà
all’approvazione del progetto.
Le osservazioni sono state redatte dall’ avvocato Greco e vengono
supportate dalla relazione tecnica del geometra Tellini.
L’associazione ricorda i numerosi interventi in sintonia con le
proprie tesi di personalità straniere ed italiane, tra le quali la regista
Cinzia Th Torrini, che ha manifestato con passione l’attaccamento alla terra di
Maremma. «In questo frangente soltanto le amministrazioni comunale e
provinciale stanno dimostrando di farsi carico della fatica e della
responsabilità di rappresentare i diritti, le preoccupazioni, il futuro dei
cittadini - scrive Colli e Laguna - Non è ammissibile che in un periodo che si
fregia di essere moderno, si permetta la realizzazione di una grande opera
secondo criteri progettuali arretrati e propri degli anni’60, esattamente
quelli in cui si cominciò a parlare della Tirrenica. Non è accettabile un
quarantennio di discussioni, per poi assistere ad un epilogo all’insegna del
risparmio forzato a danno del territorio e del futuro dei cittadini, in termini
di salute pubblica e di vita socio-economica. Risparmio forzato per questa
tratta, mentre per altre si accetta senza battere ciglio un raddoppio dei
costi».
Per queste ragioni l’associazione si oppone ad ogni tracciato
proposto lungo la fascia costiera da Fonteblanda ad Ansedonia e considera dannosa
ogni “variantina”, in quanto «simulerebbe di salvare il futuro dei campeggi,
che in realtà rimarrebbero svuotati dalla vicinanza di un’infrastruttura
rumorosa ed inquinante; sembrerebbe risparmiare Albinia, mentre ne
ostacolerebbe ogni collegamento e sviluppo verso l’interno, unica sua
possibilità di espansione; distruggerebbe un’intera area agricola a maglia
poderale molto stretta, quale quella del Guinzone. Un tracciato parallelo
all’Aurelia sventrerebbe ed inquinerebbe inoltre le falde occidentali dei
poggi, ricche di acque indispensabili al fabbisogno locale e area di grande
valore paesaggistico e ambientale».
Per concludere, reputano inconcepibile che la collina di Ansedonia
sia deturpata dall’avvicinamento della piattaforma autostradale. (g.c.)
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=greco%20autostrada&tx_ttnews%5Bpointer%5D=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=344083&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
CORRIERE DI MAREMMA
30 agosto 2011
Rubrica: Viabilità-trasporti
Orbetello Colli e Laguna ha presentato le proprie osservazioni sul
progetto dell’Autostrada Tirrenica, l’associazione detta la linea “Volontà di
partecipare al procedimento amministrativo e rigetto della Via della Sat”
Viabilità-trasporti
ORBETELLO - L’associazione Colli e Laguna di Orbetello, in qualità di
soggetto portatore di interessi diffusi, ha presentato le proprie osservazioni
sul progetto definitivo dell’Autostrada A12, redatte dall’avvocato Greco e
supportate dalla relazione tecnica del geometra Tellini, secondo quanto deciso
all’unanimità durante l’assemblea dei soci del 25 luglio scorso. Con questo
documento l’associazione esprime la volontà di partecipare al procedimento
amministrativo che dovrebbe portare all’approvazione del progetto definitivo e
in seguito a quello esecutivo. Sono state accuratamente argomentate le ragioni
giuridiche in base alle quali si richiede al ministero dell’Ambiente di
dichiarare irricevibile lo studio di impatto ambientale proposto dalla Sat. “A
questo proposito - dicono i menbri dell’associazione Colli e Laguna di Orbetello
- dobbiamo ricordare i numerosi interventi in sintonia con le nostre tesi, di
personalità straniere ed italiane, tra le quali la regista Cinzia Th Torrini,
che ha manifestato con passione l’attaccamento alla nostra terra, ben più di
alcuni nostri esponenti politici. Non è ammissibile che in un periodo che si
fregia di essere moderno, si permetta la realizzazione di una grande opera
secondo criteri progettuali arretrati e propri degli anni ‘60, esattamente
quelli in cui si cominciò a parlare della Tirrenica. Non è accettabile un
quarantennio di discussioni, per poi assistere ad un epilogo all’insegna del
risparmio forzato a danno del territorio e del futuro dei cittadini, in termini
di salute pubblica e di vita socio-economica. Risparmio forzato per questa
tratta, mentre per altre si accetta senza battere ciglio un raddoppio dei
costi”. Per queste ragioni l’Associazione si oppone ad ogni tracciato proposto
lungo la fascia costiera da Fonteblanda ad Ansedonia e considera dannosa ogni
‘variantina’ in questo stretto ambito territoriale, in quanto: simulerebbe di
salvare il futuro dei campeggi, che in realtà rimarrebbero svuotati dalla
vicinanza di un’infrastruttura rumorosa ed inquinante; sembrerebbe risparmiare
Albinia, mentre ne ostacolerebbe ogni collegamento e sviluppo verso l’interno,
unica sua possibilità di espansione; distruggerebbe un'intera area agricola a
maglia poderale molto stretta, quale quella del Guinzone. “Un tracciato
parallelo all’Aurelia - continuano dall’associazione - sventrerebbe ed inquinerebbe
inoltre le falde occidentali dei poggi, ricche di acque indispensabili al
fabbisogno locale e area di grande valore paesaggistico e ambientale. Fino ad
oggi questa zona è stata preservata da forme di speculazione edilizia e
conservata con attività agricole di antica tradizione, sede di insediamenti
archeologici e storici,vero patrimonio della città di Orbetello, annoverata tra
le aree più vincolate d’Italia. Per concludere, si reputa inconcepibile che la
collina di Ansedonia, apprezzata per la sua bellezza e per l’insediamento
archeologico romano della città di Cosa, sia deturpata dall’avvicinamento della
piattaforma autostradale, con conseguenti problemi di collegamento al resto
della Costa. In questo frangente - chiude secca l’associazione Colli e Laguna -
soltanto le amministrazioni comunale e provinciale stanno dimostrando di farsi
carico della fatica e della responsabilità' di rappresentare i diritti, le
preoccupazioni, il futuro dei cittadini che chiedono di essere ascoltati e di
non vedere svenduti i beni collettivi come il paesaggio, il territorio, i
tratti identificativi della propria terra, vera e duratura risorsa economica
per tutti e non ultime le strade statali, patrimonio dell'intera nazione”.
http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=greco%20autostrada&tx_ttnews%5Bpointer%5D=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=344203&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913
Fonte:
LA NAZIONE
01 febbraio 2011
Rubrica: Viabilità-trasporti
TIRRENICA RIUNIONE AFFOLLATISSIMA DELLA «COLLI E LAGUNA» ALLA
PARRINA: RESOCONTO DI GRECO
L’autostrada sull’Aurelia non piace a nessuno
Viabilità-trasporti
CENTINAIA di soci, per ribadire il «no» all’autostrada nella zona dei
poggi. L’associazione Colli e Laguna si è riunita alla Parrina, per fare il
punto della situazione, sia sullo stato dei progetti sia sul piano legale,
affidato all’avvocato Michele Greco. Ad aprire i lavori il presidente Patrizia
Perillo, che ha presentato un primo resoconto dell’attività dell’associazione.
Proprio l’avvocato Michele Greco ha poi ripercorso il versante legale della
questione, quello che ha indurito i rapporti con la Sat al punto che la società
ha minacciato gli espropri dei terreni. Dopo il taglio ai costi di subentro da
parte del Governo, e la conseguente necessità di ridimensionare la portata
economica del progetto, la Sat aveva affidato ai tecnici di un’altra società
privata, la Spea, il compito di eseguire i rilievi per completare il quadro
conoscitivo necessario al nuovo progetto. Commettendo però degli errori
formali, secondo Greco, ai quali l’associazione ha opposto il proprio rifiuto
alla richiesta di accesso. Tanto che la Sat aveva paventato gli espropri per
concludere i lavori. Ma adesso le cose cambiano, almeno sembra. Con le ultime
dichiarazioni dell’amministratore delegato della Sat, Ruggiero Borgia, la
società sembra intenzionata a mollare anche l’ipotesi del passaggio nella zona
dei poggi e sfruttare il tracciato dell’Aurelia anche su territorio
orbetellano. Una soluzione che comunque non piace all’associazione, nonostante
sposti l’asfalto verso la costa. Una soluzione mai digerita neppure dalla
giunta di Orbetello. Proprio il centrodestra che governa il comune, nelle
scorse settimane, aveva pubblicato sul sito www.oltreilpolo.it le proposte
avanzate in passato dalla Sat, che riguardavano proprio la sovrapposizione
dell’autostrada all’attuale statale. E l’assessore all’urbanistica, Rolando Di
Vincenzo, sostenuto dal centrodestra come candidato sindaco alle prossime
comunali, aveva messo in guardia da quello che ha sempre considerato il rischio
peggiore: il passaggio sopra l’Aurelia. Quello che si delinea è quindi un
braccio di ferro tra Comune e Sat, se questa ipotesi andrà avanti. La vicenda
dell’autostrada rischia così di sovrapporsi alle scadenze elettorali che
riguardano anche il Comune lagunare. All’iniziativa di ieri hanno partecipato
Anna Maria Carbone (Idv), Sergio Bovicelli (Prc), Carlo Vaselli (Polis
Duemila), e altri esponenti politici. Tra gli interventi anche quello
dell’architetto Marcello Stoppa, che per conto dell’associazione aveva
individuato alcune alternative interne al temuto tracciato dei poggi.
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