https://www.rainews.it/tgr/piemonte/articoli/2023/06/il-tar-blocca-la-discarica-di-amianto-di-salussola--6d97cd00-2f5f-40e1-8846-43eb8255d947.html

Nel Biellese

Il Tar blocca la discarica di amianto di Salussola

La sentenza accoglie il ricorso che era stato presentato dai Comuni vercellesi di Santhià e Carisio

17/06/2023

Tgr Piemonte

Il Tar Piemonte ha bloccato il progetto della discarica di amianto a Salussola, in provincia di Biella. La sentenza accoglie il ricorso che era stato presentato dai Comuni vercellesi di Santhià e Carisio. I legali dei due enti, gli avvocati Michele Greco e Marco Briccarello, avevano già assistito i Comuni di Santhià, Tronzano e Cavaglià in un ricorso vinto sia al Tar che al Consiglio di Stato contro l'ampliamento delle discariche in località Gerbido.

Con l'ultima sentenza il Tar ha annullato tutti gli atti impugnati dai Comuni. "Inutile dire - è il commento del sindaco di Santhià, Angela Ariotti - quanto questa notizia ci renda felici. E' il frutto del tanto, tantissimo lavoro portato avanti in questi anni. Ci siamo battuti duramente e con determinazione, ma oggi sono felice di poter dire che nel futuro
non ci saranno discariche di amianto sul nostro territorio". 

https://primavercelli.it/attualita/il-tar-ferma-la-discarica-di-amianto-in-frazione-brianco/

Il Tar ferma la discarica di amianto in frazione Brianco

Vittoria per il ricorso presentato da Legambiente, Comuni di Santhià e di Carisio e sostenuto dal Comitato Salussola Ambiente è Futuro

Il Tar Piemonte ha accolto il ricorso presentato da Legambiente, sostenuto dal Comitato Salussola Ambiente è Futuro, quello dei Comuni di Santhià e di Carisio e quello delle aziende agricole confinanti con l’area interessata dalla discarica, uniti dall’obiettivo comune di far annullare l’autorizzazione data dalla Provincia di Biella alla discarica di amianto a Salussola Brianco.

Successo sperato

“E' stata pubblicata la sentenza con la quale il TAR per il Piemonte ha accolto il ricorso contro la discarica di amianto di Salussola presentato dai Comuni di Santhià e Carisio - difesi dagli Avvocati Michele Greco e Marco Briccarello, che avevano assistito i Comuni di Santhià, Tronzano e Cavaglià anche nell’altro ricorso risultato vittorioso sia al Tar che al Consiglio di Stato contro l’ampliamento delle discariche in loc. Gerbido - ed è di nuovo una vittoria. - commenta il sindaco Angela Ariotti- Il Tar ha infatti annullato tutti gli atti impugnati dai Comuni”. E’ stata confermata la sentenza già pronunciata a dicembre scorso nei confronti del ricorso del Consorzio di Tutela della Dop Riso di Baraggia biellese e vercellese, accogliendo quindi il punto riguardante la tutela del valore agronomico dell’area: la collocazione della discarica su terreni vocati all’agricoltura di eccellenza non è stata adeguatamente valutata dalla Provincia di Biella, la quale si è limitata a prendere atto di posizioni incongruenti: La società proponente riteneva che nell’area interessata dai lavori non esistessero “i presupposti economici ed ambientali tali da consentire una sua utilizzazione in campo risicolo di reddito”; tutti gli altri portatori di interessi (Comuni, associazioni, aziende, Consorzio) affermavano l’esatto contrario. “I Giudici hanno evidenziato che la Provincia di Biella non ha svolto adeguati approfondimenti- spiega la referente del Comitato, Simonetta Magnone- ed ha in sostanza recepito le tesi del proponente senza verificare puntualmente tutti i fatti e senza assumere una precisa posizione. Noi abbiamo ripetuto a sfinimento che la collocazione della discarica in area Dop non trovava giustificazione logica, ma siamo rimasti inascoltati. La sentenza poi accoglie un secondo punto di ricorso, che riguarda il riuso della terra e delle rocce da scavo che il proponente intende riutilizzare per la gestione della discarica. La Provincia di Biella avrebbe dovuto esigere una attestazione che certifichi che tale materiale possiede le caratteristiche per qualificarli come sottoprodotti riutilizzabili, e non come rifiuti. La vicenda probabilmente non si chiuderà qui: se è vero che la Provincia di Biella ha dichiarato che non intende opporsi alla sentenza, il proponente invece ha fatto appello al Consiglio di Stato contro la sentenza vittoriosa del Consorzio, quindi presumiamo che si muoverà nello stesso modo anche rispetto alla nostra. Penseremo nelle prossime settimane a come organizzarci, nel frattempo dopo anni di fatiche esultiamo per quest’altra vittoria, che ci esonera dal pagamento delle spese del Ctu, poste in carico alla Provincia di Biella e al proponente. Questo particolare ci suscita però una riflessione: la Provincia di Biella dispone di soldi pubblici, quindi nostri, pertanto alla fine a pagare saranno comunque di nuovo i cittadini”.

https://www.iltirreno.it/piombino/cronaca/2022/07/08/news/gas-l-avvocato-del-comune-un-esperto-in-temi-ambientali-1.100049198

Gas l’avvocato del Comune un esperto in temi ambientali 

di Gabriele Buffoni

Dalle battaglie contro il biogas in Maremma alla discarica di Cavaglià

08 luglio 2022

PIOMBINO. Non vuole risultare un protagonista. Almeno non in questa fase dove «c’è solo da mettersi a lavoro e iniziare a valutare ogni dettaglio del progetto». Eppure Michele Greco, 51enne avvocato con studio a Orbetello, iscritto all’ordine professionale di Grosseto dal 2003 e cassazionista dal 2015, non potrà che avere un ruolo di primo piano nel braccio di ferro che ormai da tempo vede contrapposto il Comune di Piombino al governo del Paese e a Snam, la società che ha acquistato la nave rigassificatrice Golar Tundra che – questi i piani previsti da Roma – punta a piazzarsi nella darsena nuova del porto di Piombino.

È lui infatti il legale incaricato dal sindaco Francesco Ferrari di difendere gli interessi della città cercando innanzi tutto di capire i reali motivi della scelta di Piombino come sede del nuovo rigassificatore. E poi lottando per evitare che ciò accada. La sfida è di quelle ostiche, anche per un principe del foro come Greco che alle spalle ha tante battaglie combattute – e pure vinte – in difesa dell’ambiente e delle piccole realtà comunali spesso schiacciate dal peso e dagli interessi economici di colossi e multinazionali.

L’ultimo successo di grande prestigio, in ordine cronologico, risale solo a pochi mesi fa: il contesto, la querelle contro l’ampliamento della discarica di Cavaglià, nel vercellese, che vedeva i comuni di Tronzano Vercellese, Santhià e appunto Cavaglià (rappresentati dall’avvocato Greco) in prima linea nell’opposizione al progetto di ingrandimento della porzione di territorio dedicata alle attività di discarica. Dopo la sentenza del Tar che già aveva stabilito nel 2019 che un ampliamento del genere non era possibile, i fautori del progetto avevano deciso di tentare la strada del Consiglio di Stato ma proprio in quella sede è arrivato il no definitivo.

Greco ha anche rappresentato i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto nell’opposizione alla realizzazione dell’impianto geotermico pilota “Torre Alfina”: impugnata la sentenza sfavorevole del Tar, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello fornendo un verdetto storico nel campo giuridico in materia di impianti energetici geotermici. Se questi sono solo due esempi, nel curriculum dell’avvocato scelto dall’amministrazione piombinese si contano anche battaglie storiche come quelle contro la “bretellina” smaltitraffico a Grosseto (contro Comune e Provincia) , contro lo sviluppo di centrali di biogas in Maremma e contro il progetto che prevede il passaggio della Tirrenica nell’area di Orbetello. Una vita in trincea che, ora, lo vedrà in prima linea anche contro il rigassificatore in porto a Piombino.

https://www.toscanachiantiambiente.it/il-rigassificatore-scelta-sbagliata-il-comune-di-piombino-incarica-un-legale/

L’avvocato Michele Greco dovrà individuare gli strumenti giuridici che possano consentire al Comune di opporsi. Il sindaco: “Vogliamo proteggere la città”.

Redazione
11 Luglio 2022

PIOMBINO (Li) – Un nuovo tassello si inserisce nella contestatissima questione del rigassificatore di Piombino: il Comune, che non lo vuole, si è rivolto a un legale.
Il posizionamento del rigassificatore nel porto di Piombino è una scelta sbagliata – spiega il sindaco 
Francesco Ferrari nel motivare la decisione – per questo, come avevamo già dichiarato, ci siamo voluti dotare di quegli strumenti tecnico-giuridici che ci possono aiutare a proteggere la città, da una parte, e garantire la regolarità del percorso amministrativo, dall’altra”.

Il legale dovrà ricostruire il quadro normativo che ha portato alla scelta di Piombino come sede dell’impianto di rigassificazione, poi individuare tutti gli strumenti che possano consentire al Comune di opporsi ai procedimenti amministrativi e legislativi che non tengano conto e non rispettino la partecipazione della collettività e degli enti locali interessati.

Si tratta di una materia particolarmente complessa riguardo a una decisione drammaticamente repentina – continua il sindaco -: è per questo che è urgente predisporre tutte le misure necessarie per difendere e rappresentare le ragioni, gli interessi, i diritti e la salute dei piombinesi. Il legale appena nominato dovrà avvalersi di tecnici esperti del settore che incaricheremo per realizzare gli studi necessari: il Comune vuole essere pronto”.

Non sono bastate a quanto pare le rassicurazioni del presidente della Toscana Eugenio Giani al quale, in qualità di commissario straordinario nominato dal Governo, spetta di rilasciare l’autorizzazione. E Giani ha assicurato: “pretenderò doppia valutazione di impatto ambientale; vi dò davvero la mia parola: firmerò solo se avrò doppia Via e garanzie di sicurezza ambientale per la popolazione”.

In ogni caso il Comune di Piombino si premunisce. L’incarico è stato affidato a un luminare del diritto ambientale, l’avvocato Michele Greco: oggi impegnato esclusivamente nella professione forense, è stato docente di Diritto dell’Ambiente all’Università Cattolica di Brescia e all’Alta Scuola per l’Ambiente della stessa Università; ricercatore alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano; titolare dell’incarico ad hoc “Diritti umani e ambiente” per la sezione italiana di Amnesty International, che ha rappresentato anche nel gruppo di lavoro Ecologia e Territorio della Corte di Cassazione.

Temiamo che l’impianto comporterà una serie di rischi per l’incolumità e la salute pubblica – conclude il sindaco – nonché il blocco dell’attività economica dell’intera città e del territorio, con inestimabili danni all’attività turistica e alla stessa immagine di Piombino. Un insediamento, poi, del tutto incompatibile con le attività di acquacultura già insediate le cui produzioni, prime in Italia per qualità e quantità, potrebbero subire un pericoloso deprezzamento. Piombino è già stata penalizzata a sufficienza in nome delle esigenze del sistema Paese. Ora basta”.

DA: PRIMA VERCELLI.IT

LINK:

https://primavercelli.it/attualita/il-consiglio-di-stato-da-ragione-a-tronzano-sullo-stop-alla-discarica-di-cavaglia/

SENTENZA STORICA

Il Consiglio di Stato dà ragione a Tronzano e agli altri comuni sullo stop alla discarica di Cavaglià

L'ex Sindaco di Tronzano Andrea Chemello annuncia ila vittoria e ringrazia tutti i compagni di viaggio

Santhià, 19 Ottobre 2021 ore 19:43

Il Tar aveva già stabilito, in base a documentazione e perizie, che l'ampliamento della discarica di Cavaglià, che avrebbe dovuto sorgere in Valledora, a ridosso, già martoriata dal "cadavere" della mega discarica di Alice Castello e dalle cave, non si poteva fare. I sostenitori del progetto avevano fatto ricorso al Consiglio di Stato nel 2019 perché annullasse la sentenza del Tribunale Amministrativo che dava ragione ai Comuni di Tronzano, Santhià e Cavaglià, che avevano promosso l'azione legale contro il progetto di A2A,

"Abbiamo vinto! Grazie a tutti"

Oggi, martedì 19 ottobre 2021, l'ex Sindaco di Tronzano Andrea Chemello, che era stato trai i principali protagonisti dell'opposizione legale alla discarica, ha annunciato: "Abbiamo vinto!!! Grazie a tutti gli orgogliosi dipendenti ed ex dipendenti del Comune di Tronzano Vercellese che ci hanno creduto e hanno lottato al fianco di sindaco e amministrazione per 10 lunghi anni. Grazie agli amici del Comitato Valledora, Grazie al lavoro dell’avvocato Greco, ottimo e zelante professionista e, soprattutto, una gran brava persona. Grazie alla compianta e mai dimenticata Prof. Marina Di Maio, cara amica: questa vittoria è dedicata a te, che sicuramente ci osservi e ci continui a guidare, ovunque tu sia…!"

La sentenza emessa il 23 settembre

La sentenza del Consiglio di Stato Semteè stata emessa lo scorso 23 settembre, ma è stata pubblicata oggi e conclude come segue.

"Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Quarta, definitivamente pronunciando sugli appelli n. 10096/2019, n. 10291/2019 e n. 10503/2019, come in epigrafe proposti:
a) riunisce gli appelli di cui all’epigrafe;
b) accoglie il solo motivo concernente il calcolo delle distanze (punto 17 della motivazione);
c) respinge per il resto gli appelli e, per l’effetto, in riforma dell’impugnata sentenza, annulla gli atti impugnati, fermi gli ulteriori provvedimenti.
d) Compensa le spese di lite del grado di appello.
e) Pone le spese di verificazione a carico delle parti appellanti in solido tra di loro",

Tradotto ha accolto solo un'osservazione secondaria, del tutto formale e ininfluente, ma ha stabilito che nel merito il Tar ha agito in modo inoppugnabile e dunque non si deve fare nessuna nuova discarica. Nel documento l'analisi dello stato dell'area e di tutte le motivazioni contro il progetto viene puntigliosamente effettuata in 24 punti.


Da “Arezzo Notizie” del 1 aprile 2022

Link: https://www.arezzonotizie.it/attualita/valle-delle-piagge-tar-ragione-comitato.html

Valle delle Piagge, il Tar dà ragione al comitato: "Atti lacunosi e progetto approssimativo"

Gli atti del progetto sono stati giudicati lacunosi e approssimativi, come spiega in una lunga nota il Comitato Valle delle Piagge presieduto da Maria Luisa Lapini e che ha sostenuto il ricorso presentato da un'azienda locale

a lunga vicenda che riguarda il progetto del bacino di accumulo di acque nel Podere San Vincenzo nella Valle delle Piagge a Cincelli si arricchisce di una nuova puntata. Si è infatti appena pronunciato il Tar della Toscana ha emesso una sentenza che dà ragione al comitato dei cittadini della zona che è presieduto da Maria Luisa Lapini.

"Il Comitato si dichiara molto soddisfatto della sentenza, e del riconoscimento delle ragioni che ha portato avanti  in questi anni, gli ostacoli non sono certo mancati e a più livelli, è stato un lavoro durissimo, ma la ferma convinzione della nostra ragione supportata dalla presenza continua e dalla partecipazione attiva di tantissimi cittadini, ci hanno dato la forza e la spinta per andare sempre avanti nella convinzione di essere soggetti, insieme a tantissime altre realtà, capaci di tutelare questo nostro territorio così aspramente violentato."

Con la sentenza 433 della giornata di ieri il Tar della Toscana "ha accertato tra le varie cose l’incompletezza e la genericità del progetto presentato e della relativa documentazione, così come la mancanza di approfondimenti istruttori da parte del Comune di Capolona e dell’Unione dei Comuni, approssimazioni che non hanno consentito di accertare se nel caso di specie fosse effettivamente prevista la realizzazione di un bacino a uso irriguo, o se fosse piuttosto riconoscibile una mera attività di escavazione, non ammessa nella valle delle Piagge, come da pronuncia della Regione nel Piano Regionale Cave" spiega il comitato.

"Il nostro ringraziamento speciale va oggi anche agli avvocati Michele Greco e Ilenia Miranda per il grande successo ottenuto. Adesso tutti i soggetti che saranno chiamati a valutare, anche in sede penale, le responsabilità dei soggetti a vario titolo coinvolti in questa vicenda, da oggi dovranno prendere atto che i vizi del progetto e l’illegittimità degli atti che hanno autorizzato i lavori non è più soltanto un’ipotesi, ma è stata accertata anche dal giudice amministrativo."

Da parte del comitato Valle delle Piagge arriva anche un commento sull'atteggiamento amministrativo tenuto dal Comune di Capolona. "Non è tanto per i 12.333,87 euro che il Comune di Capolona si troverà a pagare, insieme all’Unione dei Comuni del Casentino e all’impresa proponente, per avere autorizzato un progetto malfatto, non voluto dai cittadini, definito dai tribunali lacunoso e approssimativo, pur riferendosi ad azioni di enorme rilevanza e impatto ambientale, dove di approssimativo non ci dovrebbe essere proprio mai nulla.  La nostra amministrazione poteva evitare che un progetto su cui La Procura della Repubblica, il Tar per la Toscana, la Corte di Cassazione (pronunciatasi il febbraio scorso), il nostro Comitato e le ditte della zona, hanno deciso che era proprio il caso di indagare e approfondire, venisse quantomeno temporaneamente revocato. A questo punto attendiamo che  anche  il Tribunale di Arezzo si esprima a riguardo. Ci dispiace infinitamente che il Comune di Capolona, in tutta questa vicenda non abbia colto l'occasione di ripensare a quanto accaduto e non abbia cercato  per quanto possibile di alleggerire la  posizione dell'Ente ritirando il permesso o almeno revocarlo temporaneamente, ma che invece fino in fondo abbia voluto mantenere questa scellerata posizione. Il Comitato da parte sua confida nelle istituzioni affinchè in futuro, ci sia più attenzione nell'esame delle pratiche da parte delle amministrazioni pubbliche e che i cittadini non debbano più leggere frasi come questa, in cui per "mancanza di approfondimenti istruttori da parte de...."  cioè da parte di chi istituzionalmente sarebbe preposto a farli gli approfondimenti e di chi avrebbe il dovere di porre in essere tutte le azioni amministrative che vadano verso l'interesse ed il benessere dei suoi cittadini e del suo  territorio."

Una sentenza storica del Consiglio di Stato

Da Maremma News

Link: https://www.maremmanews.it/index.php/ambiente/85913-una-sentenza-storica-del-consiglio-di-stato?jjj=1615375177261

Dettagli

Categoria: AMBIENTE

 Pubblicato: 09 Febbraio 2021

Grosseto: Il Forum Ambientalista di Grosseto sottolinea con soddisfazione quanto riassunto da SOS Geotermia, perchè farà scuola anche per i Ricorsi pendenti presso il Consiglio di Stato sui progetti in Amiata: "Il Consiglio di Stato - si legge nella nota - ha chiarito una volte per tutte che, anche se finalizzati alla produzione di energia asseritamente rinnovabile, gli impianti geotermici sono comunque tenuti a rispettare le disposizioni di tutela in materia ambientale e paesaggistica, di rilevanza costituzionale e assolutamente inderogabili, senza poter godere di alcuna corsia preferenziale".

SOS Geotermia, in un comunicato stampa sottolineava infatti che "Il Consiglio di Stato, con la sentenza 8 febbraio 2021 n. 1399, ha accolto l’appello con il quale  iComuni  di  Acquapendente,  Castel  Giorgio,  Castel  Viscardo  e  Orvieto per  il tramite  dell’Avv.  Michele  Greco,  esperto  in  diritto  dell’ambiente, hanno  impugnato  la sentenza del TAR per il Lazio che aveva accolto il ricorso della societàITW&LKW spa, intenzionata a realizzareun impianto geotermico pilota (denominato “Torre Alfina”). La sentenza ha un’importanza straordinaria, non soltanto perché ha messo la parola fine sul  progetto  pilota  geotermico  Torre  Alfina, che  non  potrà  essere  realizzato  avendo ricevuto giudizio negativo di compatibilità ambientale ormai definitivo, ma anche perché ha  affermato  una  serie  di  principi  che  faranno  giurisprudenza  in  materiadi  geotermiae tutela dell’ambiente. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto in  totole argomentazioni dell’Avv. Michele Greco poste  a  fondamento  dell’appello  ed  ha riconosciuto che  “il  favor  ordinamentale  per  la geotermia  non  oblitera  le esigenze  di  tutela  ambientale  e  paesaggistica,  corollario  diretto  dei  principi costituzionali  fissati  dagli  articoli  9,32  e  117  Cost.; difettano,  invero,  disposizioni  che  consentano  la deroga alle ordinarie forme di tutela dei valori in discorso, il cui primario rilievo costituzionale esclude, sotto altro aspetto, che si possa pervenire a tale risultato in via interpretativa”. In  altre  parole,  il  Consiglio  di  Stato  ha  chiarito una  volte  per  tutteche,anche  se finalizzati  alla  produzione  di  energia  asseritamente  rinnovabile,gli  impiantigeotermici sono  comunque  tenuti  a  rispettare le  disposizioni  di  tutela  in  materia  ambientale  e paesaggistica, di rilevanza costituzionale e assolutamente inderogabili, senza poter godere di alcunacorsiapreferenziale.Si   tratta   di   unasentenza che   cambierà   per   sempre il   destino   dei   procedimenti autorizzatividi questo  tipo  di  impianti,  troppo  spesso  localizzati  in  zone  assolutamente inidonee   ad   accoglierli,sacrificando   così   aree   incontaminate   dal   punto   di   vista ambientale epaesaggistico per la produzione di pochi kw di energia".

Un riconoscimento doveroso, da parte del Forum Ambientalista, all'avv.Greco di Orbetello.

Il Consiglio di Stato mette la parola fine all'impianto geotermico di Torre Alfina

REDAZIONE

08 FEBBRAIO 2021

Da latuaetruria.it

Link: https://www.latuaetruria.it/component/content/article?id=4393:il-consiglio-di-stato-mette-la-parola-fine-all-impianto-geotermico-di-torre-alfina

BOLSENA - Il Consiglio di Stato, con la sentenza 8 febbraio 2021 n. 1399, ha accolto l’appello con il quale i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la sentenza del TAR per il Lazio che aveva accolto il ricorso della società ITW&LKW spa,
intenzionata a realizzare un impianto geotermico pilota (denominato “Torre Alfina”).

La sentenza ha un’importanza straordinaria, non soltanto perché ha messo la parola fine sul progetto pilota geotermico Torre Alfina, che non potrà essere realizzato avendo ricevuto giudizio negativo di compatibilità ambientale ormai definitivo, ma anche perché ha affermato una serie di principi che faranno giurisprudenza in materia di geotermia e
tutela dell’ambiente.

Il Consiglio di Stato ha infatti accolto in toto le argomentazioni dell’Avv. Michele Greco poste a fondamento dell’appello ed ha riconosciuto che “il favor ordinamentale per la geotermia non oblitera le esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, corollario diretto dei principi costituzionali fissati dagli articoli 9,32 e 117 Cost.; difettano, invero, disposizioni che consentano la deroga alle ordinarie forme di tutela dei valori in discorso, il cui primario rilievo costituzionale esclude,
sotto altro aspetto, che si possa pervenire a tale risultato in via interpretativa”.

In altre parole, il Consiglio di Stato ha chiarito una volte per tutte che, anche se finalizzati alla produzione di energia asseritamente rinnovabile, gli impianti geotermici sono comunque tenuti a rispettare le disposizioni di tutela in materia ambientale e paesaggistica, di rilevanza costituzionale e assolutamente inderogabili, senza poter godere
di alcuna corsia preferenziale.

Si tratta di una sentenza che cambierà per sempre il destino dei procedimenti autorizzativi di questo tipo di impianti, troppo spesso localizzati in zone assolutamente inidonee ad accoglierli, sacrificando così aree incontaminate dal punto di vista ambientale e paesaggistico per la produzione di pochi kw di energia.

"Finalmente abbiamo la certezza che una prima vittoria è in tasca. Torre Alfina è il primo dei due progetti della Itw –Lkw a pochi chilometri di distanza, ed è il primo ad essere stato cancellato dalla giustizia. Abbiamo avuto sempre la consapevolezza di compiere una battaglia dalla parte della ragione, ma spesso siamo stati poco ascoltati.

In questo momento l’attenzione è sul ricorso per l’impianto di Castel Giorgio - questo il commento di Paolo Dottarelli, sindaco di Bolsena - stiamo aspettando la sentenza del 14 gennaio, ma dopo Torre Aldina, siamo molto fiduciosi. Questo tipo di impianto non è fattibile in una zona come la nostra, non può essere intrapreso il discorso rinnovabili a discapito dell’ambiente. Complimenti al sindaco Angelo Ghinassi, il suo percorso è stato ineccepibile e complimenti a tutti i sindaci con cui stiamo portando avanti una vera sfida a tutela del nostro territorio".

 Al sindaco segue il vice, Andrea Di Sorte: "Non possiamo che accogliere con grande favore la sentenza de Consiglio di Stato sull'impianto geotermico di Torre Alfina. Era una notizia che attendevamo con ansia e finalmente è arrivata.

Sappiamo che la nostra battaglia non è pregiudizievole, né strumentale. Sappiamo che la posta in gioco è alta, altissima. Sappiamo pure che questo territorio merita rispetto e accortezza.

Per questi motivi siamo in campo contro i progetti geotermici ad alta entalpia intorno al lago di Bolsena. Non possiamo rischiare niente - prosegue - il nostro ambiente e la salvaguardia del nostro territorio sono più importanti dei progetti pilota di geotermia bianria. E la sentenza parla chiaro: la tutela ambientale e paesaggistica viene prima delle rinnovabili.

Aspettiamo con ottimismo la sentenza di primo grado su Castel Giorgio, un altro impianto che avrebbe possibili ripercussioni negative nella nostra area geografica.

Dobbiamo ringraziare tutti i sindaci che si stanno battendo su questo tema - conclude Di Sorte - le associazioni che da sempre ci forniscono un grande supporto, la Regione Lazio e la Provincia di Viterbo per essersi sempre dimostrate sensibili, i parlamentari che si sono spesi a livello nazionale senza mai risparmiarsi.

Tutti abbiamo dato prova di grande coraggio. Uniti stiamo facendo un grande lavoro. Continuiamo così, la strada è ancora lunga ma da oggi c'è più fiducia".

Il TAR accoglie il ricorso per l’impianto Castel Giorgio

La settimana scorsa è stato bocciato un altro impianto geotermico simile denominato Torre Alfina

16/02/2021 - 18:49

Da: Viterbo News

Link: http://www.viterbonews24.it/news/il-tar-accoglie-il-ricorso-per-l%E2%80%99impianto-castel-giorgio_111946.htm

ACQUAPENDENTE – E’ stato accolto il ricorso sulla costruzione dell’impianto geotermico pilota Castel Giorgio, la notizia del TAR giunge dopo una settimana dalla bocciatura del precedente impianto Torre Alfina.

“Il TAR per il Lazio, con la sentenza n. 1897 del 16 febbraio 2021, ha accolto il ricorso con il quale i Comuni di Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Grotte di Castro, Montefiascone e Orvieto, per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la deliberazione del 31 luglio 2019 con la quale il Consiglio dei Ministri aveva superato la mancata intesa della Regione Umbria consentendo la prosecuzione del procedimento per la realizzazione dell’impianto geotermico pilota denominato “Castel Giorgio”.

La pronuncia del TAR giunge ad appena una settimana dalla sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha definitivamente bocciato l’altro impianto geotermico pilota proposto nell’area (denominato “Torre Alfina”) e porta così a compimento lo straordinario lavoro svolto dall’Avv. Michele Greco per valorizzare i coraggiosi sforzi da sempre profusi dalle amministrazioni comunali per tutelare un’area, quella posta al confine tra le Regioni Lazio ed Umbria, di valore ambientale, paesaggistico e naturalistico senza pari.

La vittoria è frutto di una virtuosa e illuminata collaborazione tra amministrazioni comunali, provinciali e regionali di diverso colore politico, oltre che tra le associazioni ambientali locali e quelle nazionali; le contestazioni dei Comuni a proposito del rischio sismico (induzione e innesco di terremoti) e degli impatti sulla risorsa idrica, espresse anche grazie al sostegno di autorevoli periti ed al prezioso contributo conoscitivo delle associazioni locali, sono state infatti sposate e fatte proprie anche dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Umbria, dalla Regione Lazio e da Italia Nostra in autonomi ricorsi, che sono stati parimenti tutti accolti dal TAR per il Lazio.

Ciò dimostra che il mondo dell’associazionismo e i livelli di governo più vicini al territorio, se coesi, possono riuscire ad evitare la realizzazione di progetti fortemente impattanti i cui processi autorizzativi sono stati concentrati nelle mani dello Stato con un potere che, come affermato oggi dal Giudice amministrativo laziale, non è tuttavia senza limiti.

Il TAR per il Lazio ha infatti accolto le argomentazioni dell’Avv. Greco a proposito della natura “transfrontaliera” della risorsa naturale alla quale l’impianto avrebbe attinto, riconoscendo così l’illegittimità della deliberazione del Consiglio dei Ministri, assunta senza ottenere preventivamente l’intesa della Regione Lazio, nonostante la stessa avesse denunciato i gravi danni che l’attività dell’impianto, pur essendo localizzato in territorio umbro, avrebbe potuto causare al Lago di Bolsena e al bacino acquifero che lo caratterizza.

La sentenza rende giustizia anche alle contestazioni mosse dalla Regione Umbria, che avevachiesto al Consiglio dei Ministri non solo di tenere nella debita considerazione le criticità denunciate dai Comuni, ma anche di non pronunciarsi fino a che un nuovo Presidente non fosse stato eletto (la delibera del 31 luglio 2019 è infatti stata assunta nella fase in cui laRegione era priva di Presidente per effetto delle dimissioni intervenute pochi mesi prima).

L’ultimo, e più importante, risultato della sentenza è di avere imposto la riapertura delprocedimento, nel quale non solo dovrà essere acquisita l’intesa sia della Regione Umbriache della Regione Lazio, ma dovrà essere svolta una nuova istruttoria che tenga conto dei rischi sismici e di impatto sulla risorsa idrica da sempre denunciati dai Comuni.”

La Sentenza del TAR del Lazio per l’impianto geotermico “Castel Giorgio”

 16 Febbraio 2021 Emanuela Ferruzzi geotermicono castel giorgiosentenza

Da newtuscia.it

Link: http://www.newtuscia.it/2021/02/16/la-sentenza-del-tar-del-lazio-limpianto-geotermico-castel-giorgio/

NewTuscia – Il TAR per il Lazio, con la sentenza n. 1897 del 16 febbraio 2021, ha accolto il ricorso con il quale i Comuni di Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Grotte di Castro, Montefiascone e Orvieto, per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la deliberazione del 31 luglio 2019 con la quale il Consiglio dei Ministri aveva superato la mancata intesa della Regione Umbria consentendo la prosecuzione del procedimento per la realizzazione dell’impianto geotermico pilota denominato “Castel Giorgio”.

La pronuncia del TAR giunge ad appena una settimana dalla sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha definitivamente bocciato l’altro impianto geotermico pilota proposto nell’area (denominato “Torre Alfina”) e porta così a compimento lo straordinario lavoro svolto dall’Avv. Michele Greco per valorizzare i coraggiosi sforzi da sempre profusi dalle amministrazioni comunali per tutelare un’area, quella posta al confine tra le Regioni Lazio ed Umbria, di valore ambientale, paesaggistico e naturalistico senza pari.

La vittoria è frutto di una virtuosa e illuminata collaborazione tra amministrazioni comunali, provinciali e regionali di diverso colore politico, oltre che tra le associazioni ambientali locali e quelle nazionali; le contestazioni dei Comuni a proposito del rischio sismico (induzione e innesco di terremoti) e degli impatti sulla risorsa idrica, espresse anche grazie al sostegno di autorevoli periti ed al prezioso contributo conoscitivo delle associazioni locali, sono state infatti sposate e fatte proprie anche dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Umbria, dalla Regione Lazio e da Italia Nostra in autonomi ricorsi, che sono stati parimenti tutti accolti dal TAR per il Lazio.

Ciò dimostra che il mondo dell’associazionismo e i livelli di governo più vicini al territorio, se coesi, possono riuscire ad evitare la realizzazione di progetti fortemente impattanti i cui processi autorizzativi sono stati concentrati nelle mani dello Stato con un potere che, come affermato oggi dal Giudice amministrativo laziale, non è tuttavia senza limiti.

Il TAR per il Lazio ha infatti accolto le argomentazioni dell’Avv. Greco a proposito della natura “transfrontaliera” della risorsa naturale alla quale l’impianto avrebbe attinto, riconoscendo così l’illegittimità della deliberazione del Consiglio dei Ministri, assunta senza ottenere preventivamente l’intesa della Regione Lazio, nonostante la stessa avesse denunciato i gravi danni che l’attività dell’impianto, pur essendo localizzato in territorio umbro, avrebbe potuto causare al Lago di Bolsena e al bacino acquifero che lo caratterizza.

La sentenza rende giustizia anche alle contestazioni mosse dalla Regione Umbria, che aveva chiesto al Consiglio dei Ministri non solo di tenere nella debita considerazione le criticità denunciate dai Comuni, ma anche di non pronunciarsi fino a che un nuovo Presidente non fosse stato eletto (la delibera del 31 luglio 2019 è infatti stata assunta nella fase in cui la Regione era priva di Presidente per effetto delle dimissioni intervenute pochi mesi prima).

L’ultimo, e più importante, risultato della sentenza è di avere imposto la riapertura del procedimento, nel quale non solo dovrà essere acquisita l’intesa sia della Regione Umbria che della Regione Lazio, ma dovrà essere svolta una nuova istruttoria che tenga conto dei rischi sismici e di impatto sulla risorsa idrica da sempre denunciati dai Comuni.

No all'impianto geotermico a Torre Alfina, il Consiglio di Stato accoglie il ricorso dei Comuni

VITERBO

Lunedì 8 Febbraio 2021 di Federica Lupino

Da Il Messaggero

Link: https://www.ilmessaggero.it/viterbo/acquapendente_geotermia_impianto_geotermico_torre_alfina_vincono_comuni_consiglio_di_stato_accoglie_ricorso-5753599.html

·

·

A Torre Alfina (Viterbo) non sorgerà alcun impianto geotermico. A stabilirlo il Consiglio di Stato con la sentenza numero 1399 depositata oggi con cui ha accolto l’appello dei Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto contro il pronunciamento del Tar del Lazio.

Il tribunale amministrativo regionale aveva accolto il ricorso della società Itw&Lkw spa, intenzionata a realizzare un progetto pilota nella frazione di Acquapendente, consentendo il preseguimento del piano. Ora i Comuni, rapprasentanti dall'avvocato Michele Greco, hanno ribaltato la decisione. E sull'impianto di Torre Alfina cala così la parola fine.

Il Consiglio di Stato boccia il progetto geotermico a Torre Alfina

martedì 9 febbraio 2021

Da Orvieto News

Link: https://www.orvietonews.it/cronaca/2021/02/09/il-consiglio-di-stato-boccia-il-progetto-geotermico-a-torre-alfina-84481.html

Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1399 dell’8 febbraio 2021, ha accolto l’appello con il quale i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto, assistiti dall’avvocato Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la sentenza del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso della società Itw&Lkw spa, intenzionata a realizzare un impianto geotermico pilota denominato Torre Alfina.

Un risultato importante quanto imponente per le comunità dell’Alfina che da anni si battono contro il progetto di un impianto pilota geotermico presentato dalla società Itw&Lkw spa su Torre Alfina e su Castel Giorgio. Un primo round giudiziario a favore dei sindaci e dei cittadini dell’Alfina, in attesa dell’esito del ricorso al Tar sull’impianto di Castel Giorgio di cui si attende il pronunciamento dei giudici.

Una posizione forte quella dei giudici del Consiglio di Stato che di fatto, ricostruendo l’intera vicenda nel dispositivo finale, pongono in evidenza degli elementi che in questi anni hanno contraddistinto la battaglia contro la geotermia: la contrarietà dei sindaci e delle amministrazioni; il pericolo ambientale, archeologico e territoriale che l’impianto avrebbe rappresentato per l’area dell’Alfina e per tutte le zone confinanti.

La Sentenza del Consiglio di Stato - Consultabile da questo link - è stata accolta con grande favore da tutti i sindaci coinvolti nella battaglia, dai comitati, dalle associazioni di salvaguardia dell’ambiente e soprattutto dalle comunità locali che ora sperano di veder riconosciute le proprie ragioni anche in sede di Tribunale Amministrativo Regionale sull’impianto geotermico che la stessa società vuole realizzare a castel Giorgio.

Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello dei comuni sull’impianto geotermico pilota “Torre Alfina”

Di Redazione

Da La Mia città news

Link: https://www.lamiacittanews.it/il-consiglio-di-stato-ha-accolto-lappello-dei-comuni-sullimpianto-geotermico-pilota-torre-alfina/

Il Consiglio di Stato, con la sentenza 8 febbraio 2021 n. 1399, ha accolto l’appello con il quale i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la sentenza del TAR per il Lazio che aveva accolto il ricorso della società ITW&LKW spa, intenzionata a realizzare un impianto geotermico pilota (denominato “Torre Alfina”).

La sentenza ha un’importanza straordinaria, non soltanto perché ha messo la parola fine sul progetto pilota geotermico Torre Alfina, che non potrà essere realizzato avendo ricevuto giudizio negativo di compatibilità ambientale ormai definitivo, ma anche perché ha affermato una serie di principi che faranno giurisprudenza in materia di geotermia e tutela dell’ambiente.

Il Consiglio di Stato ha infatti accolto in toto le argomentazioni dell’Avv. Michele Greco poste a fondamento dell’appello ed ha riconosciuto che “il favor ordinamentale per la geotermia non oblitera le esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, corollario diretto dei principi costituzionali fissati dagli articoli 9,32 e 117 Cost.; difettano, invero, disposizioni che consentano la deroga alle ordinarie forme di tutela dei valori in discorso, il cui primario rilievo costituzionale esclude, sotto altro aspetto, che si possa pervenire a tale risultato in via interpretativa”.

In altre parole, il Consiglio di Stato ha chiarito una volte per tutte che, anche se finalizzati alla produzione di energia asseritamente rinnovabile, gli impianti geotermici sono comunque tenuti a rispettare le disposizioni di tutela in materia ambientale e paesaggistica, di rilevanza costituzionale e assolutamente inderogabili, senza poter godere di alcuna corsia preferenziale.

Si tratta di una sentenza che cambierà per sempre il destino dei procedimenti
autorizzativi di questo tipo di impianti, troppo spesso localizzati in zone assolutamente
inidonee ad accoglierli, sacrificando così aree incontaminate dal punto di vista
ambientale e paesaggistico per la produzione di pochi kw di energia.

La bretellina smaltitraffico non si farà Provincia e Comune perdono l’appello

Dopo 13 anni di battaglia legale anche il Consiglio di Stato dà ragione al proprietario dei terreni che erano a rischio esproprio

Giovanna Mezzana

30 novembre 2020 

Da Il Tirreno del 30.11.2020

Link:  https://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2020/11/29/news/la-bretellina-smaltitraffico-non-si-fara-provincia-e-comune-perdono-l-appello-1.39600204 

Grosseto

Ricordate il progetto della “bretellina” che – partendo da Grosseto-Nord, tagliando la Rugginosa e il Canale del Diversivo e innestandosi direttamente sulla Castiglionese – avrebbe smaltito il traffico “cavalcante” lungo viale Uranio, che toglie di giorno la quiete e di notte il sonno a tutto il quartiere Verde Maremma? Ebbene, la bretellina non si farà. O meglio, se provincia e comune di Grosseto vorranno farla, si dovrà ripartire da zero e prevedere un tracciato che non attraversi i terreni di Rolando Guerri, il proprietario del podere Spallena che guarda la Base Baccarini, e che da tredici anni battaglia per evitare l’esproprio. Così ha deciso il Consiglio di Stato che ha dato ragione a Guerri, la cui posizione – «Quel tracciato invade eccessivamente la mia azienda agricola», ha sempre sostenuto – aveva già incontrato nel 2015 il parere favorevole del Tar.




Con la sentenza n. 7500 del 27 novembre, il Consiglio di Stato ha respinto l’appello proposto dal comune di Grosseto che è stato condannato – insieme alla Provincia – alle spese di giudizio che ammontano (per questo round) a 10mila euro più quelle “accessorie”, e ha confermato la sentenza del Tar della Toscana che nel 2015 aveva già accolto i ricorsi presentati da Guerri tramite l’avvocato Michele Greco con studio legale ad Orbetello: l’intento, appunto, era sempre stato quello di opporsi al procedimento di esproprio. In sostanza, il Consiglio di Stato «ha affermato l’illegittimità degli atti adottati dal ministero della difesa (Comune e Provincia avevano chiesto ed ottenuto la deroga al vincolo aeronautico, ndr), dalla provincia e dal comune di Grosseto accogliendo le contestazioni da noi sollevate – spiega l’avvocato Greco – prima fra tutte l’omessa valutazione dei rischi che il passaggio del tracciato di fronte alla pista dell’aeroporto militare avrebbe comportato per la pubblica incolumità». Siamo proprio nei pressi del punto in cui nel ’93 un F104 mancò il decollo e andò a finire dritto nel campo prospiciente (cioè i terreni di Guerri), sfiorando prima un’automobile che stava passando lungo la strada; in quel tragico incidente morì il giovane pilota Ettore Di Blasio. Il Consiglio di Stato precisa anche che comune e provincia di Grosseto avrebbero dovuto tenere in considerazione le osservazioni presentate da Guerri «già nel 2007 – precisa l’avvocato Greco – prima che la variante al tracciato fosse approvata» perché in effetti, all’origine, il tracciato era diverso: il progetto preliminare relativo al nuovo tracciato è stato approvato dalla giunta provinciale nel 2005, mentre la previsione di piano regolatore che contemplava l’originario tracciato risale addirittura al 1974.



La vicenda giudiziaria è durata tredici anni, ma oltre a quello delle “carte bollate” – del Tar e del Consiglio di Stato – c’è un secondo piano lungo cui la vicenda si è snodata. Il progetto della bretellina è tornato più volte in auge e altrettante è stato rispedito in soffitta: basti pensare che in tanti ricordano che nel 2009 – con Leonardo Marras a Palazzo Aldobrandeschi ed Emilio Bonifazi in Municipio – il cantiere sembrava al taglio del nastro. Poi nulla. Solo alla fine del 2017 la questione venne riaperta e il tracciato rispolverato, rivisto e modificato ancora, più volte, dai geometri della Provincia, per trovare un accordo con Guerri. Nulla di fatto: secondo il proprietario dei terreni le versioni erano sempre troppo impattanti sulla sua proprietà. Proprio nel 2017 l’intento di Provincia e Comune fu quello di cercare una soluzione definitiva – e non “tampone” – alle richieste dei residenti del quartiere Verde Maremma che lamentavano – lamentano – l’oppressione subita dal traffico pesante lungo il viale Uranio.



Soddisfatto per come si è conclusa la lunga vicenda, l’avvocato Greco vuole precisare che «Rolando Guerri ha sempre lottato non per impedire la realizzazione della circonvallazione, la cui utilità non ha mai contestato, ma per chiedere che fosse realizzata lì dove originariamente era prevista dal Piano regolatore del Comune, e cioè lontano dalla sua azienda, che sarebbe stata letteralmente distrutta dal tracciato, e dalla pista di decollo e atterraggio dell’aeroporto militare, esattamente come oggi il Consiglio di Stato ha affermato». –

Da: Internazionale, numero 1368 (2020).

Disponibile anche online:

https://www.internazionale.it/reportage/stefano-liberti/2020/07/24/italia-energia-alto-rischio

Energia ad alto rischio

Stefano Liberti, giornalista

24 luglio 2020 09:52

Il gigante di ferro domina la vallata. Il fumo denso esce dalle sue sei torri cilindriche diffondendo nell’aria un odore acre di zolfo.

Siamo sul monte Amiata, tra i comuni di Arcidosso e Santa Fiora, nel cuore di una delle due aree della Toscana dove si produce

energia geotermica. Bagnore 4, inaugurata nel 2014, è l’ultima di una serie di centrali che estraggono fluido dal sottosuolo per

produrre energia. L’impianto, detto a ciclo aperto o “flash”, funziona così: il vapore generato dal fluido prelevato a tremila metri di

profondità è convogliato in dei tubi verso lo stabilimento, dove finisce in una turbina collegata a un generatore che converte il calore

in energia meccanica. Un alternatore trasforma l’energia meccanica in energia elettrica. Il fumo che esce dalle torri è il residuo

gassoso del processo. Bagnore 4 e la gemella Bagnore 3, a poche centinaia di metri di distanza, sono due delle 34 centrali

geotermoelettriche della Toscana, tutte controllate dalla Enel Green Power, la società del gruppo Enel che si occupa di fonti

rinnovabili.

Quella della geotermia in Toscana è una storia più che centenaria e risale alle ricerche condotte nell’ottocento da Francesco

Giacomo Larderel a Montecerboli, in provincia di Pisa. Nel 1818 il giovane ingegnere italo-francese riuscì a valorizzare il fluido

geotermico estraendo acido borico dal vapore e producendo boro a scopi industriali. La sua scoperta fu così apprezzata che il

granduca Leopoldo II lo ricompensò con il titolo di conte e decise in suo onore di dare all’area il nome di Larderello. Poco meno di

cent’anni dopo, nel 1904, il principe Piero Ginori Conti, succeduto a Larderel nella proprietà dell’industria boracifera, riuscì ad

accendere cinque lampadine sfruttando il calore del sottosuolo. Da allora la Toscana è diventata il centro della geotermia mondiale,

a Larderello e sul monte Amiata, dove la Enel Green Power ha installato nel corso degli anni le sue centrali, per una potenza

complessiva di 916 megawatt.

Questa tecnologia, classificata come verde e rinnovabile, è oggi al centro di un duro scontro tra chi la considera una fonte energetica

per sostituire i combustibili fossili e chi invece sottolinea i rischi per la salute e il forte impatto ambientale. Le vallate ai lati del

monte Amiata sono piene di centrali: oltre a Bagnore 3 e 4, i tre impianti di Piancastagnaio 3, 4 e 5 contornano le pendici di questo

massiccio vulcanico. “Hanno rovinato un territorio e hanno svenduto le nostre vite”, dice Velio Arezzini, portavoce della rete

nazionale No alla geotermia speculativa e inquinante (Nogesi), che da decenni si batte contro questo tipo di impianti. “Potevamo

puntare sul turismo, sulle bellezze del territorio, su un’agricoltura di qualità. Invece è stata scelta la geo-termia industriale, che

rovina il paesaggio e crea problemi enormi”.

Con vari ricorsi la Nogesi ha provato invano a bloccare la costruzione delle ultime centrali, in particolare Bagnore 4, sottolineando

che non producono affatto energia pulita e che sono dannose per la salute. “Secondo uno studio condotto dal Consiglio nazionale

delle ricerche (Cnr) nel 2010, i tassi di mortalità maschile sono più alti del 13 per cento sull’Amiata rispetto ad altre zone della

Toscana”, sottolinea Arezzini. “Questo è dovuto alla maggiore quantità di gas inquinanti liberati nell’atmosfera dalle centrali

geotermiche. Lo denunciamo da tempo, ma nessuno ci ascolta perché qui gli interessi sono enormi”.

Il villaggio di Asterix

Enel contesta questi dati e sostiene che non sono aggiornati e che secondo studi condotti da altri enti non esiste correlazione tra

attività geotermica e salute dei cittadini. Negli ultimi anni, l’azienda ha installato nei propri impianti i cosiddetti filtri Amis,

Abbattimento mercurio e idrogeno solforato, che riducono notevolmente le emissioni di queste sostanze. Attraverso l’immissione di

acido solforico negli Amis, nei due impianti di Bagnore viene ridotto anche il contenuto di ammoniaca diffusa nell’atmosfera.

“Queste centrali sono migliori, ma chiamarle verdi è un’assurdità, perché continuano a rilasciare sostanze nocive. E soprattutto

perché liberano enormi quantità di gas che contribuiscono al cambiamento climatico, sui quali i filtri non hanno alcun effetto”,

spiega Carlo Balducci, ingegnere della rete Nogesi. Su questo punto, Enel ribatte che l’anidride carbonica non deriva da processi di

combustione ma è naturalmente presente nel sottosuolo e sarebbe comunque emessa in atmosfera. Un’affermazione che diversi

esperti contestano, sottolineando che l’emissione di gas indotta dall’attività geotermica in modo naturale richiederebbe migliaia di

anni.

Nel 2013, in un articolo basato su dati dell’Agenzia regionale per l’ambiente e il territorio della Toscana (Arpat), i due studiosi

Riccardo Basosi e Mirko Bravi sottolineavano questo controsenso: l’energia geotermica, considerata pulita, contribuisce in modo

rilevante all’effetto serra.

“A oggi gli impianti toscani rilasciano nell’atmosfera quasi tre milioni di tonnellate di anidride carbonica e 43mila tonnellate di

metano ogni anno. Hanno un potenziale di riscaldamento globale (Gwp) che le rende paragonabili alle centrali a metano o a olio

combustibile. Di fatto stiamo sovvenzionando con fondi pubblici l’emissione di gas serra”, sottolinea Balducci. Le centrali

geotermoelettriche beneficiano di finanziamenti sostanziosi, che le rendono estremamente redditizie. Per ogni megawattora

prodotto, la centrale di Bagnore 4 riceve un incentivo di 99 euro. Se si considera che produce annualmente 300 gigawattora si arriva

a un ricavo annuale di 29,7 milioni di euro e a un ricavo di 742,5 milioni di euro sui 25 anni previsti di incentivazione. “Sono cifre

importanti, che noi cittadini paghiamo in bolletta alla voce oneri di sistema”, spiega Balducci. Che conclude con una domanda: “È

giusto sovvenzionare con i soldi pubblici una tecnologia che aumenta l’effetto serra?”.

Per risolvere il problema delle emissioni dannose per il clima, sono stati progettati nuovi impianti e previsti nuovi incentivi, e sulla

scena si sono affacciati nuovi attori. A pochi chilometri da Piancastagnaio, sede fin dagli anni sessanta delle prime centrali sul monte

Amiata, il paese di Abbadia San Salvatore si è sempre distinto per il suo convinto no alla geotermia. Mentre i comuni vicini

accettavano le offerte dell’Enel e incassavano i fondi di compensazione, questo paese di seimila abitanti è rimasto saldamente

ancorato al suo rifiuto, come una specie di villaggio di Asterix accerchiato dalle truppe romane.

Il sindaco Fabrizio Tondi, capofila della resistenza, oggi è uno dei più strenui sostenitori di un altro tipo di centrale, che dovrebbe

nascere nell’area industriale della Val di Paglia, a pochi chilometri dal centro abitato. Si tratta di un impianto a ciclo chiuso o binario,

in cui tutto il fluido estratto viene reimmesso nel sottosuolo, senza alcuna emissione nell’atmosfera. Esistono esempi del genere

negli Stati Uniti, in Germania e in Francia, ma non in Italia, dove tutte le centrali geotermoelettriche sono a ciclo aperto, cioè

liberano i residui gassosi nell’atmosfera. L’Enel ha costruito stabilimenti simili altrove, ma ha sempre escluso questa eventualità

sull’Amiata, sostenendo che la quantità di gas incondensabili presenti in quel serbatoio geotermico rende impossibile la

reimmissione totale del fluido.

A partire dal 2011 il governo ha concesso la possibilità di esplorare questa tecnologia, prevedendo la costruzione di alcune piccole centrali di questo tipo, con un meccanismo di incentivazione di 200 euro per ogni megawatt/ora prodotto. La prospettiva di

aggiudicarsi questi incentivi ha spinto molte aziende a lanciarsi nell’avventura. Tra questi il gruppo Sorgenia, che qui ad Abbadia

progetta di costruire una centrale da 10 megawatt. “Dopo studi approfonditi, abbiamo scelto quest’area perché ha caratteristiche

capaci di garantire che l’impianto sarà a zero emissioni”, dice Matteo Ceroti, responsabile dello sviluppo della società. “Oltre a

produrre energia, la centrale fornirà gratuitamente calore alla comunità locale per progetti di sviluppo socioeconomico. È una

grande opportunità per il territorio ma anche per l’Italia, dove non esiste ancora un impianto a ciclo binario”.

Il sindaco racconta che a convincerlo è stata proprio la prospettiva di una centrale diversa da tutte le altre. “Bisogna uscire dalla

logica geotermia sì geotermia no e ragionare invece sul tipo di geotermia che vogliamo sviluppare”, dice Tondi nel suo ufficio, nel

municipio deserto a causa delle misure contro il covid-19. “Questi impianti di nuova generazione non provocano danni per

l’ambiente e possono generare ricchezza”. Todi, ex chirurgo, confermato nel 2019 per un secondo mandato, coltiva un sogno: usare

la geotermia a zero emissioni per curare l’area da quella che considera la sua principale malattia, la marginalità in cui è piombata

negli ultimi decenni. “La mia idea è fare di Abbadia un centro dell’economia verde e circolare, in cui la centrale geotermica e la

possibilità di garantire calore a costo zero attragga nuove attività economiche”. Il sindaco parla di molti posti di lavoro che verranno

creati, di aziende che dicono di essere interessate. Ma alcuni suoi concittadini guardano al suo piano con sospetto. “È l’ennesima

colonizzazione di un territorio già pesantemente compromesso dall’attività delle centrali a ciclo aperto dell’Enel. Continuiamo a

chiamare grandi gruppi che sfruttano le nostre risorse, senza ottenere alcun beneficio”, afferma Arezzini della rete Nogesi. Tondi

accusa chi lo critica di essere legato a un’idea romantica e immutabile di territorio e di non preoccuparsi della vita reale delle

persone. “Mentre loro dicono no a tutto, i giovani se ne vanno e i paesi si spopolano”, ribatte il sindaco, assicurando che andrà avanti

“perché per governare bene bisogna pensare al futuro senza farsi influenzare dalle reazioni istintive di alcuni”.

La rivolta della Tuscia

A un sindaco che sposa la causa della geotermia a zero emissioni ne corrispondono poco più a sud una trentina che sono invece

schierati contro questo tipo di impianti. Nell’Alta Tuscia, nella fascia di terra che dal nord del Lazio sconfina in Umbria, sono in una

fase più o meno avanzata una serie di centrali a ciclo binario. I titoli minerari concessi sono 18, su un territorio che si estende per

circa mille chilometri quadrati intorno al lago di Bolsena.

A differenza dell’Amiata, dove lo sfruttamento del serbatoio geotermico ha una lunga e consolidata tradizione, questa zona ha un

unico precedente, non proprio felice. Quando alla fine degli anni novanta l’Enel ha costruito una centrale nei pressi del borgo di

Latera, ha dovuto chiuderla dopo pochi mesi a causa di un eccesso di emissioni nocive. Francesco Di Biagi, sindaco della cittadina,

all’epoca era un ragazzo e ricorda bene cos’è successo. “I responsabili della centrale hanno liberato i gas nell’atmosfera e la nube

tossica è arrivata fino a Montefiascone, a trenta chilometri di distanza. Molte persone sono dovute andare in ospedale. Il bestiame è

morto, le piantagioni sono state distrutte”. Oggi lo stabilimento giace come una cattedrale abbandonata in mezzo alla campagna. Di

Biagi è in prima linea nel fronte del no a ogni nuovo progetto geotermico, tra cui una centrale a zero emissioni proprio a Latera.

“Il passato ci ha dimostrato che questo tipo di produzione energetica è dannoso. E diversi studi indicano che il nostro territorio è

particolarmente vulnerabile. Per questo cercheremo di opporci con tutti i mezzi che abbiamo”, dice il sindaco con tono battagliero.

Gli studi a cui fa riferimento Di Biagi sono quelli del vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dell’Istituto nazionale

di geofisica e vulcanologia (Ingv), nemico giurato di ogni progetto geotermico. In seguito ai rilievi che ha presentato come semplice

cittadino, due progetti di centrali pilota in Campania, a Pozzuoli e a Ischia, sono stati ritirati. Mastrolorenzo sostiene che i piani per

costruire impianti binari tra il Monte Amiata e la Tuscia sono pericolosi. Tratteggiando su un foglio di carta la struttura geologica

dell’area che va da Siena al lago di Bolsena, evidenzia i rischi di un’attività antropica a quelle profondità. “Questi impianti prevedono

una reimmissione del fluido a circa un chilometro di distanza dai pozzi di estrazione. Presuppongono una continuità del serbatoio

sotterraneo che non è dimostrata. Anzi, è dimostrato proprio il contrario”. Secondo il vulcanologo, ogni piccola variazione

nell’assetto tettonico può causare shock devastanti. “Stiamo parlando di un’area a forte sismicità, in cui un eventuale scompenso

causato da interferenza umana potrebbe innescare un terremoto fino al sesto grado della scala Richter”.

Forti dei rilievi di Mastrolorenzo, i sindaci dell’area hanno scritto collettivamente al presidente del consiglio Giuseppe Conte e a vari

ministri, oltre che al capo della protezione civile Angelo Borrelli e ai presidenti delle regioni Lazio e Umbria, chiedendo di applicare

il principio di precauzione e di sospendere i progetti.

Io sono la geotermia

“Quei sindaci sono solo somari con la fascia. Non capiscono nulla di geotermia e vogliono bloccare l’innovazione con una protesta in

puro stile nimby (not in my backyard, non nel mio cortile)”. A parlare così è Diego Righini, manager della Itw-Lkw Geotermia Italia,

l’azienda titolare di quello che ha buone probabilità di diventare il primo impianto a ciclo binario d’Italia: se infatti il progetto di

Abbadia San Salvatore è ancora nella fase della Valutazione d’impatto ambientale (Via), quello della Itw-Lkw è già stato approvato.

Sorgerà a Castel Giorgio, in provincia di Terni, in un’area industriale dove già decenni fa l’Enel ha fatto delle prospezioni. I comuni

hanno presentato un ricorso al Tar per bloccare la costruzione, ma Righini è convinto di vincerlo e di poter cominciare i lavori già in

autunno.

La centrale è da anni al centro di polemiche, controversie legali e accuse di conflitti di interessi. I comitati contro l’impianto

definiscono la Itw-Lkw una società di comodo, nata solo per ottenere i ricchi incentivi destinati agli impianti pilota. “È stata fondata

nel paradiso fiscale del Liechtenstein e non ha alcuna esperienza in geotermia: di fatto non ha mai montato neanche un rubinetto”,

dice Fausto Carotenuto, titolare di un centro yoga di fronte all’area dove dovrebbe sorgere la centrale e principale animatore della

protesta.

La storia dell’iter per avere l’autorizzazione desta molte perplessità: la commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (Cirm)

del ministero dello sviluppo economico, incaricata di valutare la fattibilità dell’impianto, ha chiamato come esperto il geologo ed ex

ministro Franco Barberi, che è anche firmatario del progetto. La valutazione d’impatto ambientale ha avuto invece il via libera da

una commissione nazionale al ministero per l’ambiente presieduta dall’ingegner Guido Monteforte Specchi, che era anche

consulente privato della Itw-Lkw. “È grazie a queste entrature che il piano ha potuto superare ogni ostacolo, malgrado le evidenti

carenze”, sottolinea Carotenuto.

Nel suo ufficio di Roma, a due passi da piazza di Spagna, Righini respinge le critiche all’azienda: “È una società di scopo, nata per

sviluppare impianti geotermici in Italia”. Il manager difende Barberi: “Ha lasciato la stanza e non ha partecipato al voto”. Inoltre

sostiene che dietro la protesta dei sindaci e dei comitati ci sarebbe la longa manus dell’Enel. “L’ex monopolista si oppone alle nuove

centrali perché mostrerebbero che la sua tecnologia è inquinante e obsoleta”.

Righini ripete, con toni volutamente magniloquenti, “la geotermia sono io”, e illustra la sua visione di futuro: la centrale di Castel

Giorgio e l’impianto pilota gemello progettato dalla sua azienda ad Acquapendente, in provincia di Viterbo, dovranno fare da

apripista per stabilimenti più grandi, che a medio termine dovrebbero aiutare l’Italia a decarbonizzarsi e a uscire dalla dipendenza

energetica. “È un’assurdità che il nostro paese, che ha inventato la geotermia, oggi sia così indietro rispetto ad altri. Abbiamo la

possibilità di installare 7.548 megawatt di potenza geotermica sul territorio nazionale. Possiamo ridurre le emissioni e attuare una

vera transizione verso l’energia pulita. Dobbiamo solo superare l’opposizione nimby di sindaci e comitati e la rendita di posizione

dell’Enel”. Ma i dubbi restano: non è un caso che gli incentivi previsti dal decreto del 2016 non sono stati confermati nel decreto

sulle energie rinnovabili (Fer1) del 2019 e la gran parte dei progetti è in attesa di un prossimo decreto Fer2, che dovrebbe includere di

nuovo la geotermia, ma che è stato rimandato più volte. I rilievi sulla possibilità di un innesco sismico fatti da Mastrolorenzo non

sono grida isolate: in Francia, in seguito a una serie di scosse in Alsazia in prossimità di un impianto geotermico, il governo ha

sospeso gli incentivi a questa tecnologia.

I finanziamenti sono il nodo cruciale di tutta la vicenda: senza i fondi previsti, 200 euro a megawatt/ora, le nuove centrali non sono

sostenibili. “Se dovessero vendere l’energia a prezzo di mercato non starebbero in piedi. Invece così si ripagano in sette-otto anni

l’investimento iniziale per la costruzione della centrale e poi cominciano a incassare dividendi milionari.

“È giusto pagare tre o quattro volte il costo dell’energia per impianti così rischiosi?”, si chiede Georg Wallner, ex professore di fisica,

impegnato nell’associazione Bolsena lago d’Europa (Bleu). Wallner, che ha studiato i vari impianti in giro per l’Europa, sottolinea

che all’estero le centrali sorgono in zone non sismiche e producono principalmente calore e non energia. “Le centrali in Francia e

Germania hanno senso perché distribuiscono teleriscaldamento ai vicini centri abitati. L’energia è quasi un prodotto secondario. I

progetti italiani mirano invece a produrre energia a costi e rischi altissimi e considerano il calore un prodotto quasi di scarto, tanto

che prevedono di regalarlo alle comunità circostanti”, sottolinea Wallner.

Anche Andrea Borgia, che è stato ricercatore in geologia all’università di Berkeley, in California, ha più di una perplessità sui nuovi

impianti binari tanto lodati da Righini. “Queste centrali pilota sono state autorizzate in modo un po’ frettoloso, senza dati seri sulla

sismicità e senza un’analisi accurata della composizione del serbatoio geotermico”. Il geologo sa di cosa parla: in quanto esperto di

geotermia è stato chiamato a far parte della commissione valutazione impatto ambientale al ministero per l’ambiente. Durante

l’istruttoria su Castel Giorgio ha fatto una serie di osservazioni, che non sono state prese in considerazione. “In assenza di uno studio

di micro-sismicità, che non era stato presentato, il pericolo di un innesco sismico è reale. Veramente vogliamo rischiare un

terremoto devastante per 5 megawatt?”.

Modello energetico

Borgia propone una soluzione alternativa, basata su una nuova tecnologia che estrae dal sottosuolo calore invece di fluido e che non

richiede quindi reimmissioni. “Si tratta dei cosiddetti impianti Dbhe (Deep borehole heat exchanger, scambiatori di calore in pozzi

profondi), che sono stati già sperimentati negli Stati Uniti e in Canada e che entro un paio d’anni saranno sicuramente una

tecnologia matura”. Il sistema è formato da tubi inseriti all’interno del giacimento geotermico, nei quali circola a ciclo chiuso un

fluido vettore che, riscaldato, torna in superficie ad alimentare le turbine per l’erogazione di elettricità. È simile a un termosifone,

che estrae solo calore dalle rocce e dai fluidi che lo lambiscono. Questo tipo di impianti permette di evitare i problemi causati dalle

centrali binarie, come l’innesco sismico o l’emissione dei gas incondensabili, ma ha un’efficienza minore perché lo scambio di calore

avviene nel sottosuolo e quindi su una superficie ridotta. “In compenso può essere installato ovunque, non solo dove c’è un fluido

geotermico sotterraneo”, assicura il professore.

Borgia è convinto che le centrali binarie non si faranno perché i rischi sono eccessivi, e auspica che siano gli impianti Dbhe a

prevalere se si deciderà d’investire sulla geotermia. “Ma quello che manca è un piano complessivo. Bisogna capire come si vuole

produrre energia nell’Italia del futuro. In particolare quali fonti rinnovabili preferire”.

Il tema fondamentale è proprio quello del modello energetico e delle sue conseguenze: in un periodo storico in cui è vitale ridurre le

emissioni di gas che contribuiscono al riscaldamento globale, le centrali a ciclo aperto toscane sono un evidente anacronismo. Sulle

centrali binarie, che da questo punto di vista sono più innovative, il dibattito resta aperto. Ma tra rischi di innesco sismico, proteste

delle comunità e dei rappresentanti locali, è lecito chiedersi se sia ragionevole incentivare con sostanziosi fondi pubblici una

produzione di energia così controversa e poco efficiente. “Bisogna capire se il gioco vale la candela”, dice Borgia. O se viceversa è

meglio tenere spenta la candela e produrre energia in altri modi.

Questo articolo è uscito sul numero 1368 di Internazionale.

Da: New York Times

https://nyti.ms/2RvqJXc

ITALY DISPATCH

A Knight in Gucci Armor Helps Charge a Geothermal

Dragon

A company wants to build a geothermal plant in Umbria. Locals — and celebrities

who live there — don’t want it.

By Jason Horowitz

Jan. 27, 2020

CASTEL GIORGIO, ITALY — Fausto Carotenuto, the owner of a spiritual wellness and

yoga center in Umbria, the ancient Etruscan heartland of Italy, senses bad energy

underfoot. A geothermal company wants to build a plant on a fallow field near his land.

He envisions apocalyptic consequences if he and his allies fail to stop it.

There would be artificially triggered earthquakes, poisoned wellsprings, barren

gardens, ruined lakes. “A disaster,” he said.

For nearly a decade, Mr. Carotenuto, has battled the plant with the help of the mayor of

Castel Giorgio, on the rim of Lake Bolsena. But in July — after myriad lawsuits,

accusations of conflicts of interest and political maneuvers — the office of Italy’s prime

minister decided the experimental project could go ahead and dig deep into the

volcanic land.

In September, Mr. Carotenuto sprung into emergency mode, drawing together an array

of illustrious allies.

They include the lead designer of Gucci, a Cannes Grand Prix-winning director and

luminaries of festival-circuit filmmaking and organic gardening who have adopted this

part of Italy as their Holy Land. Far from the crowds of Rome and Milan, and from the

Tuscany beloved by hedge fund tycoons, this area had become for them synonymous

with the essence of a certain Italian ideal — a rustic, unsullied paradise. They didn’t

want a geothermal plant spoiling it.

So against the backdrop of a country scarred by environmental abuses, industrial

eyesores, special interests and political corruption — but also a place where

“dietrologia,” or the belief that a conspiracy always lurks behind the surface, is

widespread — they hatched a plan.

Mr. Carotenuto — who expounds on “Who’s Behind It?” web videos about the

“authentically satanic elements of free masonry” and other conspiracies — convened

these local knights of his round table in a room decorated with a painting of warring

medieval cavaliers, Etruscan-style amphorae and a white piano.

Key to have on their side was Alice Rohrwacher, the Cannes Grand Prix-winning

director who grew up on a honey farm in the area, along with her sister Alba

Rohrwacher, who has been recognized as one of the finest European actors of her

generation.

The director has deep ties to the land, and alliances with local activists. To protect the

area’s biodiversity, she had waged an earlier battle against the invasion of lucrative

hazelnut trees planted to feed Italy’s insatiable hunger for Nutella. (“We’re surrounded

by hazelnuts,” she warned.) Now she would support their fight against a new foe.

Then there was Jonathan Nossiter, a film director who has become the Errol Morris of

the ecology set for his documentaries against Big Wine and for natural agriculture.

“We are drawn here for a reason, culturally and environmentally,” he said. “There is

something sublime here. An Italian ideal.”

Mr. Nossiter (whose brother, Adam, is a correspondent for The Times in France)

hustled to the emergency meeting from his nearby heirloom seed nursery and organic

vegetable farm, which also was a location for his latest movie, starring, among others,

Alba Rohrwacher, Charlotte Rampling and Nick Nolte. (“He’s an avid organic farmer,”

Mr. Nossiter said.)

To help activate the locals, Mr. Carotenuto, who said he spent 15 years in Italy’s spy

services, also tapped Mr. Nossiter’s partner on the farm, Massimiliano Petrini, a local

who once treated a viper’s bite with electric shocks.

And then there was their Lancelot of the Lake, Alessandro Michele, the lead designer

of Gucci and owner of a nearby castle. He agreed to contribute financially for an

expensive environmental lawyer to sue and stall the plant’s construction, and perhaps

buy surrounding land as a strategic buffer against the hazelnut hordes.

Most important, the designer, who had come here to put an “embankment” between

him and the world, said he would “put my face” to the issue and show there was what

he called an “authentic resistance” to combat a “a monster, a medieval dragon.”

On a recent Sunday morning, Mr. Michele, with cascading black hair and beard, stood

outside his property like a knight in Gucci armor, wearing a cardinal red sombrero,

sunglasses and a luxurious plaid overcoat.

Inside Mr. Michele’s living room, two languid Boston terrier dogs, the inspiration for a

Gucci special collection, snored loudly as he and his boyfriend, the urban planning

professor Giovanni Attili, sat next to a Christmas tree and made clear their activism

was no radical chic hobby.

“We have a great sensitivity to the things that cry for help,” Mr. Michele said. “This

place cries for help.”

Mr. Michele said he first learned about the geothermal plant while he was in France

from a member of the family that had sold him his property. “Yeah, we learned about it

afterwards,” he said.

His first instinct was to sell. But upon reconsideration, he thought, “maybe we would

have bought it anyway,” because he had become so enchanted by the ancient oak trees.

“Think what these trees have seen.”

He also pointed to the rugged, authentic beauty of an area that possessed a “strange

energy” that attracted people like himself and the others.

They all needed to defend the land as if it were a sick child, Mr. Michele said.

“I’m not a geologist, I have another job,” he said shortly before pricking one of his

fingers, garlanded in Renaissance rings, on an exposed nail on the back of the chair.

“My job is to preserve beauty. And hasn’t beauty a value?”

The opponents of the plant have tried to prove it will be an environmental menace.

They also say the approval process was rigged.

They have seized on the fact that Franco Barberi, a volcanologist and former

government minister who is a member of a state commission that approved the

project, is married to a woman who is also a volcanologist and was one of the experts

who helped determine the area was seismically safe for digging.

Mr. Barberi denied any wrongdoing. He said that he recused himself from the decision,

that the process was legitimate, and that his wife did only preliminary examinations

before the project even began.

“My wife and I have a clear conscience,” he said.

The company building the plant says it uses an environmentally friendly system with

zero carbon emissions to produce electricity. It would help, not harm, the environment

and never trigger an earthquake, it says.

“The well-off want everything to remain the way it is so they can remain the ones who

are well off,” Diego Righini, the company’s general manager, said in his offices near the

Spanish Steps in Rome. He portrayed the resistance as “Not in my backyard” elites.

He argued that the more than 10 million euros, or $11.1 million, invested to build the

plant would draw workers, creating families and nursery schools.

“The battle that these directors are waging is to have a future without children

bothering them,” he said, adding that construction would begin in February, despite the

lawsuit.

He accused Mr. Carotenuto of being a “guru and hypnotist” leading an “emotional

opposition” exploited by larger interests that they failed to comprehend.

In Mr. Righini’s deeper dietrologia assessment, it was the Italian energy giant Enel,

which had dug unsuccessfully for geothermal energy in the area decades ago, that had

stuck “secret deals.” He suggested that Enel had manufactured, and potentially bought off, the opposition of local advocates and mayors to crush independent competitors like

him. He warned that digging below the story’s surface could be dangerous.

“Do we want to wake the dragon?” Mr. Righini asked, referring to Enel.

Luigi Parisi, the head of geothermal operations for Enel’s green power company,

“categorically” excluded any involvement with the opponents to geothermal energy,

calling accusations of plotting against the Castel Giorgio project “groundless.”

And Andrea Garbini, the town’s mayor, said the only thing he had ever received from

Enel was information belying Mr. Righini’s claim of his plant having zero emissions.

All this business and politics disgusted Mr. Michele.

“Italy is going through a dark moment, worse than the collapse of the Roman Empire,”

said Mr. Michele, who is sometimes seen getting away from Italy’s current malaise by

wandering through the surrounding blackberry bushes with his friend, the actor Jared

Leto, both of them dressed like pashas.

Mr. Michele spoke with wonder about his new home — the deer he encountered in the

wood, the “good karma” of the land, the cheese farm where a young Sicilian plays

classical music for his goats.

“I ask myself,” he said, “in 2020, do we really need to still destroy everything?”

Anna Momigliano contributed reporting from Rome.

Da Orvietosì del 19.11.2019

Link: https://orvietosi.it/2019/11/geotermia-a-castel-giorgio-presentati-4-ricorsi-al-tar/

Geotermia a Castel Giorgio, presentati 4 ricorsi al Tar

Sono 4  i ricorsi notificati per impugnare la decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 29 luglio scorso di procedere con il percorso autorizzativo della centrale geotermica di Castel Giorgio. Un impianto fortemente avversato dalle popolazioni e dalle amministrazioni locali della Tuscia orvietana e viterbese, dell’Alfina e del Lago di Bolsena, per i seri rischi sismici e di avvelenamento delle acque del Lago di Bolsena.

Due ricorsi sono stati presentati dalle Regioni Umbria e Lazio, che si ritengono lese nei loro diritti costituzionali dalla decisione del Consiglio dei Ministri, presa nonostante i loro pareri contrari all’impianto.

Un altro ricorso è stato presentato da 8 Comuni del comprensorio (Castel Giorgio, Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Orvieto, Grotte di Castro, Allerona e Castel Viscardo), tutti assistiti dall’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, ed un altro ancora da Italia Nostra a nome di numerose associazioni del territorio e da alcuni imprenditori privati, parimenti assistiti dallo Studio Legale Greco.

COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA

Da “lacittà.eu” del 1.11.2019

Depositati ieri i 4 ricorsi al TAR Lazio sulla geotermia a Castel Giorgio

Link: http://www.lacitta.eu/cronaca/48151-depositati-ieri-i-4-ricorsi-al-tar-lazio-sulla-geotermia-a-castel-giorgio.html

COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA

Le Regioni Umbria e Lazio, le associazioni e i privati presentano ben 4 ricorsi al TAR Lazio per fermare l’impianto geotermico di Castel Giorgio.

Mentre è in atto una grande mobilitazione dei territori contro il rischio geotermico.

Sono stati notificati ieri ben 4 ricorsi per impugnare la decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 29 luglio scorso di procedere con il percorso autorizzativo della centrale geotermica di Castel Giorgio.

Un impianto fortemente avversato dalle popolazioni e dalle amministrazioni locali della Tuscia orvietana e viterbese, dell’Alfina e del Lago di Bolsena, per i seri rischi sismici e di avvelenamento delle acque del Lago di Bolsena.

Due ricorsi sono stati presentati dalle Regioni Umbria e Lazio, che si ritengono lese nei loro diritti costituzionali dalla decisione del Consiglio dei Ministri, presa nonostante i loro pareri contrari all’impianto.

Un altro ricorso è stato presentato da ben 8 Comuni del comprensorio (Castel Giorgio, Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Orvieto, Grotte di Castro, Allerona e Castel Viscardo), tutti assistiti dall’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, ed un altro ancora da Italia Nostra a nome di numerose associazioni del territorio e da alcuni imprenditori privati, parimenti assistiti dallo Studio Legale Greco.

Nei ricorsi si evidenziano una serie incredibile di falle nella procedura amministrativa per l’autorizzazione, di sostanziali carenze istruttorie, di omissioni e di sbalorditive sottostime dei rischi da parte delle commissioni governative che hanno deciso a favore dell’impianto pur essendo inficiate da gravi conflitti di interesse. Alla preparazione tecnico-scientifica dei ricorsi hanno partecipato importanti esperti e scienziati che hanno sostanziato i gravi rischi per la salute delle popolazioni, per le acque e per i territori derivanti dal possibile impatto di questo tipo di impianto in una zona sismica e geologicamente complessa come l’Alfina e il lago di Bolsena.

Mentre si avvia la procedura presso il TAR del Lazio, una vera e propria onda di indignazione sta attraversando i comuni della zona, con assemblee pubbliche e la comparsa ovunque di “lenzuola antigeotermiche”. Una rara occasione di sintonia da parte di cittadini, amministrazioni locali e regionali, partiti politici e associazioni, in un’unica direzione e con un solo intento: bloccare questo impianto per difendere la salute, il paesaggio e i beni privati e comuni. Con una forte azione nei confronti di un governo centrale che, nascondendosi dietro una incerta e lacunosa procedura burocratica, ha fino ad ora dimostrato una totale insensibilità ai sentimenti e ai problemi reali della popolazione di un vasto territorio, confermati reiteratamente da importanti studi scientifici

Da “La mia città” del 1 novembre 2019

Link: https://www.lamiacittanews.it/geotermia-bolsena-depositati-4-ricorsi-al-tar-contro-limpianto-di-castel-giorgio/

Geotermia Bolsena, depositati 4 ricorsi al Tar contro l’impianto di Castel Giorgio

"Nei ricorsi si evidenziano una serie incredibile di falle nella procedura amministrativa per l’autorizzazione, di sostanziali carenze istruttorie, di omissioni e di sbalorditive sottostime dei rischi"

Le Regioni Umbria e Lazio, le associazioni e i privati presentano ben 4 ricorsi al TAR Lazio per fermare l’impianto geotermico di Castel Giorgio che coinvolgerà anche il lago di Bolsena.

Lo apprendiamo in un comunicato diffuso alla stampa dal Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena del gruppo “No Geotermia”, che riportiamo di seguito.

“Mentre è in atto una grande mobilitazione dei territori contro il rischio geotermico.

Sono stati notificati ieri ben 4 ricorsi per impugnare la decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 29 luglio scorso di procedere con il percorso autorizzativo della centrale geotermica di Castel Giorgio.

Un impianto fortemente avversato dalle popolazioni e dalle amministrazioni locali della Tuscia orvietana e viterbese, dell’Alfina e del Lago di Bolsena, per i seri rischi sismici e di avvelenamento delle acque del Lago di Bolsena.

Due ricorsi sono stati presentati dalle Regioni Umbria e Lazio, che si ritengono lese nei loro diritti costituzionali dalla decisione del Consiglio dei Ministri, presa nonostante i loro pareri contrari all’impianto.

Un altro ricorso è stato presentato da ben 8 Comuni del comprensorio (Castel Giorgio, Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Orvieto, Grotte di Castro, Allerona e Castel Viscardo), tutti assistiti dall’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, ed un altro ancora da Italia Nostra a nome di numerose associazioni del territorio e da alcuni imprenditori privati, parimenti assistiti dallo Studio Legale Greco.

Nei ricorsi si evidenziano una serie incredibile di falle nella procedura amministrativa per l’autorizzazione, di sostanziali carenze istruttorie, di omissioni e di sbalorditive sottostime dei rischi da parte delle commissioni governative che hanno deciso a favore dell’impianto pur essendo inficiate da gravi conflitti di interesse. Alla preparazione tecnico-scientifica dei ricorsi hanno partecipato importanti esperti e scienziati che hanno sostanziato i gravi rischi per la salute delle popolazioni, per le acque e per i territori derivanti dal possibile impatto di questo tipo di impianto in una zona sismica e geologicamente complessa come l’Alfina e il lago di Bolsena.

Mentre si avvia la procedura presso il TAR del Lazio, una vera e propria onda di indignazione sta attraversando i comuni della zona, con assemblee pubbliche e la comparsa ovunque di “lenzuola antigeotermiche”. Una rara occasione di sintonia da parte di cittadini, amministrazioni locali e regionali, partiti politici e associazioni, in un’unica direzione e con un solo intento: bloccare questo impianto per difendere la salute, il paesaggio e i beni privati e comuni. Con una forte azione nei confronti di un governo centrale che, nascondendosi dietro una incerta e lacunosa procedura burocratica, ha fino ad ora dimostrato una totale insensibilità ai sentimenti e ai problemi reali della popolazione di un vasto territorio, confermati reiteratamente da importanti studi scientifici”.

Da Il Tirreno del 14.7.2019

https://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2019/07/13/news/cancellato-il-progetto-di-centrale-a-monte-labbro-esulta-monticello-amiata-1.37008537?refresh_ce

Cancellato il progetto di centrale a Monte Labbro

Esulta Monticello Amiata

Fiora Bonelli 14 LUGLIO 2019

MONTICELLO AMIATA. «L’amore per la terra paga. L’abbiamo vinta». Esultano le amministrazioni comunali di Cinigiano e Arcidosso e l’associazione Agorà Cittadinanzattiva, il comitato ambientalista di Monticello Amiata. La centrale geotermica Monte Labbro non si fa più.

L’11 luglio, il Consiglio dei ministri su proposta del Presidente del consiglio, ha deliberato di «non consentire la prosecuzione del procedimento di autorizzazione, relativo al progetto concernente la “perforazione del pozzo esplorativo Monte Labbro 1, comune di Cinigiano, nell’ambito del permesso per risorse geotermiche di cui è titolare Renewem s.r.l».


Una notizia che arriva nello stesso momento in cui salta anche un altro progetto di centrale, la Pc6 di Enel Green Power a Piancastagnaio, il cui progetto Enel ha ritirato dalla Valutazione di impatto ambientale (vedi intervento qui a fianco).

Scricchiola insomma paurosamente il quadro dello sviluppo geotermico amiatino costellato da decine di richieste di perforazioni con lo scopo di costruire nella “montagna incantata” centrali geotermiche sia flash, come quella di Enel, che a ciclo binario, come quella di Monte Labbro. Ma mentre Enel si è detta comunque interessata alla realizzazione, se dovessero essere reintrodotti gli incentivi statali, della centrale di Monte Labbro è certa la cancellazione.

«Grande gioia e soddisfazione – dice la sindaca Romina Sani  – perché siamo stati ripagati dell’enorme lavoro durato anni che ci ha visti impegnati a vari livelli istituzionali, a portare avanti, con motivazioni tecniche e politiche, la posizione del no alla centrale, inserita nel contesto della Riserva di Poggio all’Olmo. Abbiamo una comunità coesa che ha lottato al mio fianco e mi ha motivato a non abbassare mai la guardia tanto che con coraggio, determinazione e amore per il territorio che rappresento, ho voluto portare in ogni sede la voce del territorio e siamo felici che il consiglio dei ministri abbia tenuto conto della volontà dei cittadini e del comune di Cinigiano».

Canta vittoria Agorà cittadinanzattiva che da cinque anni sta sulle barricate per bloccare il progetto della centrale. «Per cinque anni il comitato Agorà, i cittadini, l’amministrazione comunale, i produttori locali, hanno portato avanti con determinazione e tenacia una lotta su più piani: legale, politico, sociale. Ricorso al Tar coadiuvati dallo studio legale Greco, studi di esperti, centinaia di osservazioni inviate al Ministero, alla Regione, incontri istituzionali, consigli comunali, assemblee pubbliche, e poi raccolte fondi, concerti, spettacoli teatrali, poesie, un libro, passeggiate, convegni, disegni, striscioni che evidentemente hanno prodotto i loro frutti. Davide contro Golia. Siamo entusiasti della notizia, perché vuol dire salvare quel luogo, una Riserva naturale, un paese intero, l’economia locale, l’agricoltura, il turismo. Ed è un passo avanti, grande, per la lotta contro la geotermia che riguarda tutta l’Amiata».

Anche Jacopo Marini, sindaco di Arcidosso, esprime soddisfazione. «Abbiamo lottato come sindaci e come popolazione contro l’idea di una centrale che andava a innestarsi in un territorio pregiato. Restiamo convinti che lo sfruttamento geotermico non possa essere presente laddove sono presenti altre attività umane, come l’agricoltura di qualità e dove c’è da salvaguardare l’ambiente e la natura». La decisione del Consiglio dei Ministri avrà conseguenze anche nelle decisioni della conferenza dei servizi della region Toscana, come sottolineano quelli di Agorà: «Ora la Regione Toscana dovrà riaprire la Conferenza dei Servizi per dare un parere negativo alla prosecuzione del procedimento di autorizzazione del pozzo Monte Labbro 1». —

Da:

https://agorattiva.noblogs.org/2019/07/12/l-abbiamo-vinta/

L’abbiamo vinta

A Monticello si è conclusa la 5^ e riuscitissima edizione di “Giù le mani dalla nostra terra”, un festival di due giorni contro la geotermia e per la tutela del territorio. Per la prima volta una parte della festa si è svolta nel campo di Alberto, il luogo interessato dal procedimento di autorizzazione di ricerca geotermica Monte Labbro, dove abbiamo voluto ribadire che quel campo, come tutto il nostro territorio, è di chi lo ama, lo cura, lo abita, non certo degli speculatori.

Dal 2017, da quando la Conferenza dei servizi della Regione Toscana è stata costretta a mandare il procedimento “Monte Labro” alla Presidenza del Consiglio dei ministri, per un conflitto con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, eravamo in attesa del responso di Roma.

Ieri apprendiamo, con grande soddisfazione, che:

“Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio ha deliberato ai sensi dell’art 14-quater l. 241/90:

DI NON CONSENTIRE LA PROSECUZIONE DEL PROCEDIMENTO DI AUTORIZZAZIONE, RELATIVO AL PROGETTO CONCERNENTE LA “PERFORAZIONE DEL POZZO ESPLORATIVO MONTE LABBRO 1, COMUNE DI CINIGIANO (GR)”, NELL’AMBITO DEL PERMESSO PER RISORSE GEOTERMICHE DI CUI È TITOLARE RENEWEM S.R.L..”

http://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-65/12470

Questo significa che ora la Regione Toscana dovrà riaprire la Conferenza dei Servizi per dare un PARERE NEGATIVO ALLA PROSECUZIONE DEL PROCEDIMENTO DI AUTORIZZAZIONE, RELATIVO AL PROGETTO CONCERNENTE LA “PERFORAZIONE DEL POZZO ESPLORATIVO MONTE LABBRO 1

Per cinque anni il Comitato Agorà, i cittadini, l’Amministrazione comunale, i produttori locali, hanno portato avanti con determinazione e tenacia una lotta su più piani: legale, politico, sociale. Ricorso al Tar, coadiuvati dallo Studio Legale Greco, studi di esperti (ingegneri, geologi, naturalisti, etc. etc.), centinaia di osservazioni inviate al Ministero, alla Regione, incontri istituzionali, consigli comunali, assemblee pubbliche, e poi raccolte fondi, concerti, spettacoli teatrali, poesie, un libro, passeggiate, convegni, disegni, striscioni. A guardarsi indietro le cose che abbiamo fatto sono state tantissime, ed evidentemente hanno prodotto i loro frutti. Davide contro Golia.

Siamo felici, entusiasti della notizia di NON CONSENTIRE, perché vuol dire salvare quel luogo, una Riserva naturale, un paese intero, l’economia locale, l’agricoltura, il turismo ed è un passo avanti, grande, per la lotta contro la geotermia che riguarda tutta l’Amiata.

Un ringraziamento di cuore va ad ogni singola persona, di Monticello, dell’Amiata, ma anche alle/i tante/i che sono venute/i a portare il loro sostegno, la loro solidarietà attiva da tutte le parti d’Italia e anche dall’estero, ad una piccola comunità che ha vinto una grande battaglia, che è di tutte/i.

E non possiamo che ringraziare l’Amministrazione comunale, che in questi 5 anni di lotta non solo ci è stata sempre al fianco – in particolare nella figura della sindaca Romina Sani – ma hanno sempre camminato con noi, arrivando a questo splendido risultato.

L’amore per la terra paga.

L’abbiamo vinta.

Agorà CittadinanzAttiva

https://agorattiva.noblogs.org/

agora@inventati.org


Da notiziaoggivercelli.it

14 maggio 2019

https://notiziaoggivercelli.it/attualita/ampliamento-discarica-fermato-dal-tar/

Ampliamento discarica fermato dal Tar

Accolto il ricorso dei Comuni di Tronzano Vercelliese, Cavaglià e Santhià

La decisione del TAR giunge al termine di un lungo giudizio durante il quale le tre amministrazioni comunali si sono schierate unite e compatte a difesa del territorio.

Ampliamento discarica fermato dal Tar

Ampliamento discarica fermato dal Tar. Accolto il ricorso dei Comuni di Tronzano Vercelliese, Cavaglià e Santhià. La decisione del TAR giunge al termine di un lungo giudizio durante il quale le tre amministrazioni comunali si sono schierate unite e compatte a difesa del territorio. I Comuni di Tronzano Vercellese, Cavaglià e Santhià sono lietissimi di informare che il TAR per il Piemonte ha definitivamente accolto il ricorso proposto dagli Avvocati Michele Greco e Marco Briccarello, incaricati dalle amministrazioni al fine

di ottenere l’annullamento delle autorizzazioni rilasciate dalla Provincia di Biella alle società ASRAB spa e A2A spa per l’ampliamento delle discariche gestite in loc. Gerbido, in piena

Valledora.

La decisione del TAR

La decisione del TAR – che aveva già accolto l’istanza di sospensiva

cautelare degli atti impugnati – giunge al termine di un lungo giudizio durante il quale le tre amministrazioni comunali si sono schierate unite e compatte a difesa del territorio e della salute dei propri cittadini contro due progetti da sempre avversati.

La sentenza (n. 574 pubblicata il 13 maggio 2019) ha un valore

straordinario ed è destinata a fare giurisprudenza, dal momento che sono stati accolti i due principali motivi di contestazione che gli Avvocati Greco e Briccarello hanno mosso agli atti impugnati, sulla base di principi che fino ad oggi non erano mai stati affermati in modo così esplicito da un giudice amministrativo.

I principi

Il primo riguarda la distanza che deve intercorrere tra una discarica e i recettori sensibili: il giudice amministrativo torinese ha accolto infatti la tesi dei comuni ricorrenti, secondo cui la distanza minima prevista dal piano dei riVuti (500 metri dalle case sparse e dalle

cascine) non deve essere misurata dalla vasca di conferimento dei rifiuti, come sostenuto dalle proponenti, ma dal perimetro dell’area di impianto.

Il secondo, ancora più importante, ha a che fare con la valutazione del rischio di contaminazione della falda.

In questo caso il TAR ha accolto la tesi degli Avvocati Greco e Briccarello – confermata peraltro dal verificatore tecnico che era stato nominato in corso di causa dal Tribunale – secondo cui, per quanto separati da un telo impermeabilizzante, non si possono collocare nuovi rifiuti in sopralzo su una discarica già esistente che non rispetta i requisiti di sicurezza del D. Lgs. 36/2003, dal momento che tale modalità non esclude il rischio di contaminazione della falda sottostante.

Vale la pena di ricordare, peraltro, che il previsto ampliamento sarebbe ricaduto in piena area di ricarica della falda.

La sentenza giunge peraltro a poche settimane di distanza dalla decisione della Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo di accogliere – con conseguenti raccomandazioni rivolte alle autorità nazionali e locali al rispetto delle direttive UE in materia di rifiuti – la petizione proposta dal Sindaco del Comune di Tronzano Vercellese, Andrea Chemello, al fine di denunciare il gravissimo stato di inquinamento della Valledora.

Da infovercelli24.it

http://www.infovercelli24.it/2019/05/14/leggi-notizia/argomenti/politica-10/articolo/il-tar-boccia-lampliamento-della-discarica.html

POLITICA | 14 maggio 2019, 11:34

Il Tar boccia l'ampliamento della discarica

ACCOLTI I RICORSI DEI COMUNI DI SANTHIA', TRONZANO E CAVAGLIA

La sentenza del TAR è arrivata lunedì 13 maggio: l'ampliamento alla discarica non si deve fare. I sei ricorsi, integrati da motivi aggiunti, dei comuni di Santhià, Tronzano Vercellese e Cavaglià, che hanno chiesto l'annullamento delle determinazioni della Provincia di Biella con le quali è stato espresso giudizio di compatibilità ambientale per l'ampliamento di due discariche già esistenti in località Gerbido del Comune di Cavaglià, sono stati accolti. Il progetto prevedeva la realizzazione di cinque nuovi settori adiacenti alle discariche esistenti, per 600mila mq, di cui due settori di ASRAB e tre settori di A2A.

Le due società, unitamente a Provincia di Biella si erano costituite in giudizio chiedendo il rigetto del ricorso.

In seguito all'udienza del 21 febbraio il Direttore Generale di ARPA Lombardia veniva incaricato di rispondere ad alcuni quesiti riguardanti la collocazione degli impianti, il rischio di perdita di percolati dall'invaso, le misure di protezione, l'idoneità dei sistemi di

impermeabilizzazione , le barriere artificiali e, nel complesso, se il progetto stesso fosse stato redatto secondo "buona tecnica".

Al termine di scrupolose ed attene verifiche, riscontrato che ci potrebbero essere reali rischi di contaminazione delle acque, il TAR ha concluso, con sentenza del 13 maggio, che i ricorsi sono fondati e ha disposto, pronunciandosi sugli stessi e sui motivi aggiunti, di accoglierli e di annullare i provvedimenti di Provincia di Biella, A2A

Ambiente e ASRAB SpA.

Geotermia, un paese in lotta contro la centrale di Magma

A Montecastelli Pisano si preparano le osservazioni al progetto Qualtra.

Si punta all’incompatibilità tra insediamenti industriali e sviluppo agrituristico

Da Il Tirreno del 16 aprile 2019

https://iltirreno.gelocal.it/pontedera/cronaca/2019/04/17/news/geotermia-un-paese-in-lotta-contro-la-centrale-di-magma-1.30197035

Samuele Bartolini 16 APRILE 2019

MONTECASTELLI PISANO. 

Ormai manca poco. L’avvocato Michele Greco di Orbetello, specializzato in diritto ambientale, sta limando gli ultimi dettagli. Si può dire però che le osservazioni sono pronte. Entro Pasqua il Comitato Montecastelli Viva le presenterà all’Ufficio valutazione impatto ambientale della Regione Toscana. L’obiettivo è chiaro: dimostrare che la centrale geotermica sperimentale nella zona Qualtra di Montecastelli Pisano non s’ha da fare. Non esclude l’effetto sismico, così da mettere a rischio le case del borgo medievale. È incompatibile con il Piano di indirizzo territoriale (Pit) della Regione Toscana. Ma, soprattutto, impatta con l’articolo 49 del Regolamento urbanistico del Comune di Castelnuovo Valdicecina che dice espressamente: niente insediamenti industriali né, tanto meno, insediamenti geotermici a Montecastelli.

Mai dimenticare che Castelnuovo Valdicecina è il secondo Comune geotermico d’Italia. Evidentemente ha già dato. Queste, messe in fila, le motivazioni del comitato contro la realizzazione della centrale geotermica a Montecastelli. La proponente Magma Energy avrà poi trenta giorni per rispondere alle osservazioni della onlus. Ma non finisce qui. Qualora la Regione concedesse il via libera, Montecastelli Viva passerà alle carte bollate e presenterà ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar). Ma servono soldi per pagare l’avvocato. Ecco perché i membri del comitato hanno riaperto una campagna di autofinanziamento. Consapevoli che loro sono solo la punta dell’iceberg.

A sostegno della causa anche gli abitanti del borgo medievale, i gestori delle strutture turistiche e il sindaco uscente del Comune di Castelnuovo Valdicecina, oggi ricandidato con una lista di centrodestra, Alberto Ferrini. «Se fanno la centrale facciamo la fine di Larderello. Le case si svalutano e i residenti vanno via», dicono dal comitato. «Chiariamo una cosa però. Noi non siamo contro la geotermia in generale, ma contro questo tipo di centrale che distrugge l’ultimo francobollo di terra dedicato all’agricoltura e alla ricezione turistica», aggiunge Maria Margherita Glørstad, italo-norvegese con la seconda casa a Montecastelli. «Sosteniamo fin dall’inizio le battaglie del comitato», gli fa eco il sindaco Ferrini.


Ma a Montecastelli non c’è solo il progetto di Qualtra. In ballo c’è anche un progetto geotermico denominato “Castelnuovo”. Questo è di concessione ministeriale. La Regione Toscana non c’entra. Ma la preoccupazione di Montecastelli Viva è la stessa. «Menomale che il 22 marzo il Ministero dei beni culturali ha dato il parere istruttorio negativo. Ed è interessante che abbia utilizzato gli stessi argomenti che portiamo avanti noi da anni. Quelli legati all’articolo 49 del Regolamento comunale», dicono dal comitato. Anche qui è attesa la Valutazione di impatto ambientale in capo, stavolta, al Ministero dell’Ambiente. —

Tarquinia, Baldi: “Il No sul biogas è una vittoria di tanti

mercoledì, 26 settembre 2018

https://www.terzobinario.it/tarquinia-baldi-il-no-sul-biogas-e-una-vittoria-di-tanti/143502

L’associazione Bio Ambiente, sostenuta dagli oltre

2.000 cittadini firmatari della petizione No Biogas a

Tarquinia, ringrazia tutti coloro che per circa 5 anni

hanno lottato contro il progetto di un’altra centrale

sul territorio: un’industria a biogas catalogata per

normativa vigente quale insalubre di prima classe.

“Le “Tigri dell’Olivastro” sono state sempre in prima linea, esponendosi in prima persona a favore della salute di Tarquinia tutta.

Alla stessa maniera i tecnici legali di Bio Ambiente, avvocati Michele Greco e Roberta Sacco, che hanno affiancato l’associazione ed i cittadini in questa battaglia.

Tematiche ambientali che hanno interessato anche forze politiche come il Movimento5Stelle di Tarquinia, che ha contribuito anche economicamente al risultato finale.

Da menzionare inoltre l’operato del Comune di Tarquinia ed in particolare la Giunta del Sindaco dimissionario Pietro Mencarini, per il doppio importantissimo diniego proferito in sede di conferenza finale AIA” la dichiarazione di Gianpiero Baldi.

In conclusione, degna di nota è anche Simona Ricotti, che alla guida del Forum Ambientalista, ha sostenuto il presidente di Bio Ambiente, in questo percorso per la salvaguardia della salute e del territorio e per il rispetto dei principi di legalità e giustizia.

Da: Lextra.news

26 settembre 2018

Baldi (Bio Ambiente): “Grazie a tutti coloro che hanno creduto in questa lotta ambientale!

Pubblicato il 26 settembre 2018, 9:54 (https://www.lextra.news/baldi-bio-ambiente-grazie-a-tutti-coloro-che-hanno-creduto-in-questa-lotta-ambientale/)

Riceviamo e pubblichiamo

L’associazione Bio Ambiente vuole ringraziare i cittadini e non solo gli oltre 2.000 firmatari della petizione iniziale no biogas a Tarquinia, ma tutti coloro che hanno creduto in questa lotta ambientale e che ci hanno quindi sostenuto per

circa 5 anni contro l’infausto progetto di un’altra centrale nel nostro territorio, peraltro già oltraggiato da altre fonti note altamente inquinanti.

In particolare si vogliono ringraziare gli abitanti o “Tigri dell’Olivastro”, sempre in prima linea e che nonostante le numerose e gravose avversità provocate da questa vicenda, non hanno mai fatto un passo indietro, esponendosi in prima persona a favore della salute di Tarquinia tutta.

Un plauso sicuramente ai nostri tecnici legali e cioè all’Avv. Michele Greco, esperto di diritto dell’ambiente ed all’Avv. Roberta Sacco per la sua gratuita, proficua ed incisiva dedizione alle tematiche ambientali. Un ringraziamento particolare alla forza politica che ha avallato fin dalle origini la nostra battaglia e cioè al Movimento5stelle di Tarquinia che ha contribuito anche economicamente al risultato finale.

Si ringrazia inoltre il Comune di Tarquinia ed in particolare la Giunta del Sindaco dimissionario Pietro

Mencarini, per il doppio importantissimo diniego proferito in sede di conferenza finale AIA.

Infine il ringraziamento più importante va sicuramente a Forum Ambientalista, quale Associazione Ambientalista di valenza nazionale, nella persona di Simona Ricotti che ci

ha guidato e spalleggiato fin dall’inizio in questo duro percorso. Perciò promettiamo che continueremo a batterci, se necessario, per la salvaguardia della salute e del

territorio, oltre che per il rispetto dei principi di legalità e giustizia.

Da: Viterbo News

http://www.tusciaweb.eu/2018/09/no-definitivo-alla-centralebiogas-

vittoria-straordinaria/

25.9.2018

No definitivo alla centrale biogas, una vittoria

straordinaria

Posted By nuovoredattore2 On 25 settembre 2018 @ 10:02 In Agricoltura,Ambiente,Provincia

Tarquinia – Riceviamo e pubblichiamo

Le associazioni Bio ambiente, Forum ambientalista, i cittadini e i proprietari dei terreni collocati nelle vicinanze dell’area sita in Tarquinia – località

Olivastro, nella quale la società Consorzio Pellicano avrebbe voluto realizzare un impianto classificato industria insalubre di prima classe (centrale biogas) per la produzione anaerobica di metano dai rifiuti organici, rendono noto con grandissima soddisfazione, che la regione Lazio ha definitivamente bocciato il progetto.

In particolare, con la determinazione 13 agosto 2018 n. G10396, pubblicata sul bollettino ufficiale della regione Lazio del 30 agosto 2018, la direzione Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti, preso atto dei pareri negativi del sindaco, del comune di Tarquinia, della provincia di Viterbo, di Arpa Lazio e delle osservazioni inviate dai soggetti interessati – tra cui

l’associazione Bio ambiente, Forum ambientalista e i proprietari dei terreni limitrofi – ha rigettato l’istanza di autorizzazione integrata ambientale (Aia) finalizzata alla realizzazione dell’impianto predetto.

Si tratta di una straordinaria vittoria per le associazioni Bio ambiente e Forum

ambientalista, che hanno partecipato fin dal 2014 attivamente ed assiduamente – con l’assistenza dell’avvocato Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente – al procedimento amministrativo, denunciando le molteplici e insostenibili criticità

dell’impianto.

Non in ultimo si vuole ringraziare l’importante ed incisiva collaborazione dell’avvocato Roberta Sacco, sempre pronta alla difesa delle tematiche ambientali.

L’associazione Bio ambiente, per il tramite del proprio presidente Gian Piero Baldi, medico Isde e Forum ambientalista, nella persona di Simona Ricotti, responsabile nazionale del settore energia, ringraziano tutti i propri sostenitori e garantiscono che continueranno a battersi per la salvaguardia della salute e del territorio, oltre che per il rispetto di principi di legalità e giustizia.

Da: Terzobinario.it

https://www.terzobinario.it/aia-regione-lazio-il-no-definitivo-alla-centrale-biogas-biometano/143334

AIA Regione Lazio: il NO definitivo alla centrale Biogas / Biometano

martedì, 25 settembre 2018

Riceviamo e pubblichiamo – Le Associazioni “Bio

Ambiente”, “Forum Ambientalista”, i cittadini ed i

proprietari dei terreni collocati nelle vicinanze

dell’area sita in Tarquinia – loc. Olivastro, nella quale la società Consorzio Pellicano avrebbe voluto

realizzare un impianto classificato industria insalubre di prima classe (centrale biogas) per la produzione

anaerobica di metano dai rifiuti organici, rendono

noto con grandissima soddisfazione, che la Regione

Lazio ha definitivamente bocciato il progetto.

In particolare, con la determinazione 13 agosto 2018 n. G10396, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio del 30 agosto 2018, la Direzione Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti, preso atto dei pareri negativi del Sindaco, del Comune di Tarquinia, della Provincia di Viterbo, di

ARPA Lazio e delle osservazioni inviate dai soggetti interessati – tra cui l’Associazione Bio Ambiente, Forum Ambientalista ed i proprietari dei terreni limitrofi – ha rigettato l’istanza di autorizzazione integrata ambientale (AIA) finalizzata alla realizzazione dell’impianto predetto.

Si tratta di una straordinaria vittoria per le Associazioni Bio Ambiente e Forum Ambientalista, che hanno partecipato fin dal 2014 attivamente ed

assiduamente – con l’assistenza dell’Avv. Michele

Greco, esperto in diritto dell’ambiente – al

procedimento amministrativo, denunciando le

molteplici e insostenibili criticità dell’impianto. Non

in ultimo si vuole ringraziare l’importante ed incisiva collaborazione dell’ Avv. Roberta Sacco, sempre pronta alla difesa delle tematiche ambientali.

L’Associazione Bio Ambiente, per il tramite del

proprio Presidente Dr. Gian Piero Baldi Medico ISDE (Associaz.Internazionale Medici per l’Ambiente) e Forum Ambientalista, nella persona di Simona Ricotti, Responsabile nazionale del Settore energia, ringraziano tutti i propri sostenitori e garantiscono che continueranno a battersi per la salvaguardia della salute e del territorio, oltre che per il rispetto di principi di legalità e giustizia.

Da: Civonline.it

http://www.civonline.it/articolo/aia-regione-lazio-no-definitivo-alla-centrale-biogasbiometano

(25 Set 2018 - Ore 07:02)

Aia Regione Lazio: no definitivo alla centrale a

biogas/biometano

TARQUINIA - Le associazioni “Bio Ambiente”, “Forum Ambientalista”, i cittadini ed i proprietari

dei terreni collocati nelle vicinanze dell’area di Tarquinia località Olivastro, nella quale la

società Consorzio Pellicano avrebbe voluto realizzare un impianto classificato industria

insalubre di prima classe(centrale biogas) per la produzione anaerobica di metano dai rifiuti

organici, rendono noto "con grandissima soddisfazione", che la Regione Lazio ha

definitivamente bocciato il progetto.

In particolare, con la determinazione 13 agosto 2018 n. G10396, pubblicata sul Bollettino

Ufficiale della Regione Lazio del 30 agosto 2018, la Direzione Politiche Ambientali e Ciclo dei

Rifiuti, preso atto dei pareri negativi del Sindaco, del Comune di Tarquinia, della Provincia di

Viterbo, di ARPA Lazio e delle osservazioni inviate dai soggetti interessati – tra cui

l’Associazione Bio Ambiente, Forum Ambientalista ed i proprietari dei terreni limitrofi – ha

rigettato l’istanza di autorizzazione integrata ambientale (AIA) finalizzata alla realizzazione

dell’impianto.

"Si tratta di una straordinaria vittoria per le Associazioni Bio Ambiente e Forum Ambientalista,

- commentano - che hanno partecipato fin dal 2014 attivamente ed assiduamente - con

l’assistenza dell’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente - al procedimento

amministrativo, denunciando le molteplici e insostenibili criticità dell’impianto. Non in ultimo

si vuole ringraziare l’importante ed incisiva collaborazione dell’ Avv. Roberta Sacco, sempre

pronta alla difesa delle tematiche ambientali".

L’Associazione Bio Ambiente, per il tramite del proprio Presidente Dr. Gian Piero Baldi Medico

ISDE (Associaz.Internazionale Medici per l’Ambiente) e Forum Ambientalista, nella persona di

Simona Ricotti, Responsabile nazionale del Settore energia, "ringraziano tutti i propri

sostenitori e garantiscono che continueranno a battersi per la salvaguardia della salute e del

territorio, oltre che per il rispetto di principi di legalità e giustizia".

15 maggio 2017

Tratto da lextra.news

Link: https://www.lextra.news/biogas-allolivastro-le-associazioni-ricorrono-al-tar-primo-ricorso-della-storia-proposto-anche-da-due-bambini/

Biogas all’Olivastro, le associazioni ricorrono al TAR: “Primo ricorso della storia proposto anche da due bambini”

Pubblicato il 15 maggio 2017, 13:49

Le Associazioni “Bio Ambiente” e Forum Ambientalista rendono noto di aver promosso, per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto di diritto dell’ambiente, ricorso al TAR del Lazio per l’annullamento del provvedimento con il quale la Regione Lazio ha rilasciato giudizio di compatibilità ambientale positivo sul progetto di ampliamento dell’impianto di compostaggio con sistema anaerobico (biogas) per produzione di energia presentato da Consorzio Pellicano, in Tarquinia loc. Olivastro.

Il ricorso, che è stato sottoscritto anche da numerose aziende agricole e persone residenti in loco, si caratterizza per essere probabilmente uno dei primi nella storia della giustizia amministrativa ad essere stato proposto anche da due bambini di appena un anno abitanti a pochi metri dall’area di impianto i quali – per il tramite dei propri genitori – hanno agito per la tutela del proprio diritto inviolabile alla salute, presente e futura.

Oltre ad aver denunciato i molteplici profili di criticità ambientale e sanitaria che caratterizzano l’impianto, i ricorrenti hanno contestato la manifesta incoerenza del progetto con il Piano di gestione dei rifiuti della regione Lazio e con il Piano di Gestione dei rifiuti della Provincia di Viterbo ed hanno rinnovato le censure già sollevate durante l’istruttoria dal Consorzio di bonifica della Maremma Etrusca, che ha sempre affermato l’incompatibilità dell’impianto con l’area dell’Olivastro, un comprensorio agricolo di straordinaria rilevanza, nel quale sono presenti coltivazioni (anche biologiche) di qualità che ne fanno un distretto di eccellenza. Sotto altro profilo, i ricorrenti hanno chiesto l’annullamento degli atti impugnati poiché viziati per eccesso di potere per manifesto travisamento dello stato dei luoghi, erronea valutazione dei presupposti di fatto, insufficienza di istruttoria e di motivazione, illogicità, contraddittorietà con atti della stessa amministrazione, irragionevolezza e sviamento, ingiustizia manifesta.

Il travisamento dello stato dei luoghi, in particolare, consiste nella sistematica omessa considerazione, da parte della Regione Lazio e dell’Istituto Superiore di Sanità – che ha rilasciato parere positivo senza svolgere neanche un sopralluogo – delle abitazioni presenti a pochissimi metri dall’area d’impianto, come dimostrato dalle relazioni peritali allegate al ricorso. Essendo l’impianto classificato dalla normativa di settore industria insalubre di prima classe, per ciò solo non può essere realizzato in tale contesto abitativo. Trattasi di questione che il Sindaco di Tarquinia – massima autorità sanitaria locale, tenuta per legge a tutelare la salute e la sicurezza della popolazione – non potrà ignorare nella prossima seduta della conferenza dei servizi che sarà convocata per discutere sull’autorizzazione finale all’impianto, alla quale i ricorrenti hanno già chiesto di partecipare al fine di rinnovare tutte le contestazioni sopra menzionate, che questa volta non potranno essere ignorate.

Link: http://www.terzobinario.it/centrale-biogas-tarquinia-presentato-ricorso-al-tar/110804

Centrale biogas a Tarquinia, presentato ricorso al Tar

15 maggio 2017 - 15:42

Non si ferma la protesta dei cittadini di Tarquinia contro la realizzazione di una centrale a biogas sul loro territorio. Le associazioni ‘Bio Ambiente’ e Forum Ambientalista hanno presentato, tramite l’avvocato Michele Greco (esperto di diritto dell’ambiente) un ricorso al Tar del Lazio per “l’annullamento del provvedimento con il quale la Regione ha rilasciato giudizio di compatibilità ambientale positivo sul progetto di ampliamento dell’impianto di compostaggio con sistema anaerobico (biogas) per produzione di energia presentato da Consorzio Pellicano, in Tarquinia loc. Olivastro”.

E tra i firmatari del ricorso ci sono anche due bambini di appena un anno “abitanti a pochi metri dall’area di impianto i quali – spiegano le associazioni – tramite i propri genitori, hanno agito per la tutela del proprio diritto inviolabile alla salute, presente e futura”. 

“Oltre ad aver denunciato i molteplici profili di criticità ambientale e sanitaria che caratterizzano l’impianto, i ricorrenti hanno contestato la manifesta incoerenza del progetto con il Piano di gestione dei rifiuti della regione Lazio e con il Piano di Gestione dei rifiuti della Provincia di Viterbo ed hanno rinnovato le censure già sollevate durante l’istruttoria dal Consorzio di bonifica della Maremma Etrusca, che ha sempre affermato l’incompatibilità dell’impianto con l’area dell’Olivastro, un comprensorio agricolo di straordinaria rilevanza, nel quale sono presenti coltivazioni (anche biologiche) di qualità che ne fanno un distretto di eccellenza”.

Con il documento presentato al tribunale amministrativo, i cittadini chiedono anche “l’annullamento degli atti impugnati poiché viziati per eccesso di potere per manifesto travisamento dello stato dei luoghi, erronea valutazione dei presupposti di fatto, insufficienza di istruttoria e di motivazione, illogicità, contraddittorietà con atti della stessa amministrazione, irragionevolezza e sviamento, ingiustizia manifesta. Il travisamento dello stato dei luoghi, in particolare, consiste nella sistematica omessa considerazione, da parte della Regione Lazio e dell’Istituto Superiore di Sanità – che ha rilasciato parere positivo senza svolgere neanche un sopralluogo – delle abitazioni presenti a pochissimi metri dall’area d’impianto, come dimostrato dalle relazioni peritali allegate al

ricorso”.

Per i ricorrenti, vista la ‘natura’ dell’impianto, (“è classificato dalla normativa di settore industria insalubre di prima classe) non può essere realizzato “in tale contesto abitativo”. 

 Riflettori puntati anche sul sindaco di Tarquinia, Mauro Mazzola, che essendo “la massima autorità sanitaria locale, tenuta per legge a tutelare la salute e la sicurezza della popolazione”, nella prossima conferenza dei servizi “non potrà ignorare” il ricorso presentato dai cittadini. Cittadini che peraltro hanno chiesto ufficialmente di prendere parte all’incontro “al fine – hanno concluso – di rinnovare tutte le contestazioni sopra menzionate”.

15 maggio 2017

https://www.ilgiunco.net/2017/05/09/emergenza-tirrenica-corto-circuito-istituzionale-senza-precedenti/

9 maggio 2017

Emergenza Tirrenica, corto circuito istituzionale senza precedenti

ORBETELLO – L’Associazione Colli e Laguna fa il punto sulla questione “Autostrada”, sempre più intricata a seguito degli avvenimenti verificatisi negli ultimi 30 giorni, e lancia un allarme.

“Come noto – si legge in una nota – il 26 aprile il Parlamento ha ratificato il documento di economia e finanza (Def), approvato dal Governo nel Consiglio dei Ministri dell’11 aprile.

Nell’allegato “Connettere l’Italia: fabbisogni e progetti di infrastrutture”, il Def prevede espressamente che il progetto dell’autostrada Tirrenica (“Itinerario Livorno- Civitavecchia”) sia inserito fra gli “interventi soggetti a una project review, secondo quanto previsto dall’articolo 202 del decreto legislativo 18 aprile 2016 n. 50”, “con valutazione delle possibili alternative, inclusa la riqualifica dell’attuale infrastruttura extraurbana principale”, e cioè l’Aurelia.

Nonostante la previsione del Def sopra richiamata sia quantomai chiara, nel senso di sottoporre l’intero “itinerario Livorno-Civitavecchia” a revisione – peraltro indicando fin d’ora la strada che dovrà essere percorsa, e cioè la riqualifica della Ss Aurelia – del tutto inspiegabilmente il 21 aprile Sat ha depositato presso il Comune di Orbetello gli elaborati progettuali riguardanti le modifiche/integrazioni apportate al progetto sul lotto 5B (attualmente sottoposto a valutazione di impatto ambientale presso il Mattm) e ha pubblicato sui quotidiani il relativo avviso.

Da tale data decorrono 30 giorni per il deposito di osservazioni da parte delle amministrazioni e dei portatori di interesse privati, ivi compresi gli espropriandi (il termine scade il 21 maggio)”.

“Ora, è evidente che la pubblicazione in questione non avrebbe dovuto essere effettuata, avendo il Def previsto la revisione complessiva dell’itinerario Livorno-Civitavecchia – afferma l’associazione – Ci troviamo evidentemente di fronte ad un corto circuito istituzionale senza precedenti. Il Governo e il Parlamento rinunciano a un’opera pubblica, mentre Ministeri e Sat proseguono i procedimenti in corso come se nulla fosse accaduto.

Oltre a costituire un macroscopico esempio di cattiva amministrazione, tale schizofrenia procedimentale non è priva di conseguenze, dal momento che si continuano ad impegnare le amministrazioni, i sindaci, gli uffici tecnici nelle predisposizione di osservazioni e nella partecipazione a procedimenti amministrativi complessi e articolati con grande spreco di risorse e denaro pubblico.

S’impongono inoltre ai privati, che sono stati toccati dalle modifiche progettuali ulteriori spese, per la predisposizione di osservazioni, in un momento di perdurante grave crisi economica.

Per quanto detta ripubblicazione sia totalmente priva di senno, gli espropriandi, le amministrazioni e le associazioni non possono infatti permettersi di far scadere il termine del 21 maggio 2017 senza presentare osservazioni sulle modifiche effettuate da Sat”.

“Ed è qui che emerge il secondo sorprendente vizio del procedimento, scoperto soltanto grazie alla tenacia del gruppo di lavoro di Colli e Laguna.

La persona, che volesse verificare se il proprio nome è iscritto nell’elenco dei nuovi espropriandi, non lo troverà negli elaborati pubblicati nella pagina del Comune di Orbetello, per il semplice motivo che Sat non ha depositato tale lista presso l’amministrazione comunale, ma soltanto presso il Ministero dell’ambiente.

Navigando all’interno della sezione “valutazione di impatto ambientale” del sito del Ministero, rintracciata la pagina riguardante il lotto 5B dell’autostrada A12, si troveranno infatti tutti gli elaborati depositati da Sat, tra cui anche il piano particellare d’esproprio, con la lista dei nuovi espropriandi (che, per il solo lotto 5B, sono oltre 30 famiglie).

Per questo motivo, l’Associazione Colli e Laguna ha dato incarico a Michele Greco al fine di presentare nuove osservazioni, che questa volta avranno tuttavia anche la valenza di diffida. Da una parte sarà infatti dimostrato come le modifiche apportate da Sat al lotto 5B non risolvono neanche una delle molteplici criticità già contestate nelle precedenti osservazioni, e dall’altra sarà denunciata – con invio della diffida per quanto di competenza anche alla Corte dei Conti – la manifesta illegittimità dell’intero procedimento, dal momento che il progetto di Autostrada per espressa previsione governativa e parlamentare non esiste più. Sarà anche denunciato il mancato deposito, presso il Comune, degli elaborati contenenti i nomi degli espropriandi.

L’Associazione invita tutti coloro che si trovano nella lista dei nuovi espropriandi a depositare osservazioni entro il 21 maggio, denunciando tutte le irregolarità sopra dette, oltre ovviamente alle criticità che l’opera comporta per le rispettive proprietà”

4 maggio 2017

Fonte: Notizia Oggi

Link: http://www.notiziaoggivercelli.it/pages/valledoratar-sospende-i-lavori-delle-nuove-discariche-4267.html

VALLEDORA: Il Tar sospende i lavori delle nuove discariche

Una buona notizia per la Valledora, i Tar del Piemonte accoglie la richiesta di sospensiva dei lavori avanzata dai comuni della zona in attesa di decidere sul ricorso contro l'autorizzazione concessa dalla provincia di Biella. Dunque fino a febbraio 2018, in cui il Tribunale Amministrativo si dovrebbe espriemere in merito, tutto rimarrà come è. In attesa che magari la Regione Piemonte, dando seguito alla famosa "bozza" elaborata dal Pd arrivi a dire che in quell'area non si dovranno mai più installarre impianti di quiesto tipo in quanto area di ricarica della falda acquifera.

Ma ecco come anniunciano la loro prima vittoria i Comuni "ribelli", che hanno visto, almeno per ora, premiata la tenacia con cui hanno agito negli ultimi mesi.Comunicato stampa

"I Comuni di Tronzano Vercellese, Santhià e Cavaglià accolgono con grandissima soddisfazione l’ordinanza n. 179 del 4 maggio 2017, con la quale la Prima Sezione del TAR Piemonte ha accolto l’istanza di sospensiva cautelare degli atti con i quali la Provincia di Biella - con il parere positivo di COSRAB - nel luglio scorso aveva autorizzato l’ampliamento delle discariche ASRAB spa e A2A Ambiente spa per complessivi 600.000 metri cubi.

Con l’ordinanza in questione il TAR Piemonte, accogliendo la domanda cautelare proposta dalle amministrazioni comunali, difese dagli avvocati Michele Greco e Marco Briccarello, ritenuto “che le questioni poste dai ricorrenti presentano profili positivamente apprezzabili sotto il profilo del fumus boni juris”, nelle more dell’udienza per la discussione del ricorso nel merito – fissata per il 21 febbraio 2018 - ha ordinato la sospensione degli atti impugnati “al fine di non compromettere l’integrità dell’area interessata dal progetto di ampliamento della discarica”.

Ciò significa che nessun lavoro potrà essere realizzato fino a che il TAR non si sarà pronunciato nel merito dei ricorsi.

Vale la pena di ricordare che nei ricorsi sono state sollevate molteplici contestazioni, tra cui la presenza di numerosi profili di criticità ambientale e sanitaria totalmente ignorati nella conferenza dei servizi che ha condotto all’autorizzazione dell’ampliamento delle discariche (dalla quale era stata inspiegabilmente esclusa ATO2, fortemente contraria all’intervento), collocate in zona di ricarica della falda destinata al consumo umano e perciò meritevole di particolare protezione, così come previsto dal Piano di tutela delle acque della Regione Piemonte".

5 febbraio 2017

Fonte: La Stampa

Link: http://www.lastampa.it/2017/05/05/edizioni/biella/discarica-di-cavagli-il-tar-sospende-i-lavori-di-ampliamento-esultano-i-comuni-ribelli-i2X8FgelUlLDoAW83cfpsL/pagina.html

Discarica di Cavaglià, il Tar sospende i lavori di ampliamento: esultano i sei Comuni “ribelli”

STEFANO ZAVAGLI

BIELLA

Il primo round va ai comuni della Valledora. La Camera di consiglio del Tar del Piemonte ha accolto la richiesta di «sospensiva» e ha ordinato lo stop ai lavori di ampliamento della discarica di Cavaglià. Da ieri mattina Asrab e A2A hanno già sgomberato l’area e fermato il cantiere che, dopo la demolizione di alcuni capannoni, era pronto a procedere con gli scavi per la realizzazione delle nuove vasche. Nell’ordinanza emessa dal tribunale si legge che «appare opportuno sospendere i lavori al fine di non compromettere l’integrità dell’area interessata». Il tutto in attesa del giudizio, relativo al primo ricorso presentato dai comuni della Valledora (Cavaglià, Alice Castello, Salussola, Santhià, Tronzano e Borgo d’Ale), che è stato fissato in udienza pubblica il 21 febbraio del 2018. Fino ad allora, per dieci mesi, il Polo tecnologico di Cavaglià non potrà mettere mano sui terreni interessati e questo comporterà la necessità di trasferire i rifiuti del Biellese altrove, dato che tra un paio di mesi l’attuale discarica sarà esaurita. 

BOLLETTE  

Lo stop al cantiere comporterà la necessità, al termine del processo di essiccazione, di trasferire i rifiuti in altri siti come già avviene per quelli di Verbania, Vercelli e Genova: Asrab facilmente si rivolgerà agli inceneritori lombardi di Milano, Brescia e Corteolona di proprietà A2A. Il trasporto e lo smaltimento quasi certamente comporteranno delle spese in più per i comuni della provincia e di conseguenza di inevitabili aumenti sulle bollette dei cittadini. 

COSRAB  

Conferma il presidente del Cosrab Michele Lerro: «Nei prossimi giorni avremo un immediato incontro con Asrab - spiega il presidente del consorzio -, per capire i nuovi scenari. Ma è scontato dire che la singola tonnellata di rifiuti costerà di più. Gli aggravi si ripercuoteranno sui comuni, dire di quanto la voce sarà superiore oggi non è possibile stabilirlo». Michele Lerro conferma come il Cosrab ha ricevuto l’ordinanza ieri in tarda mattinata e si riserverà di valutare, proprio come faranno anche Asrab e A2A, l’ipotesi di procedere con un ricorso al Consiglio di Stato. 

SODDISFAZIONE  

In sede di assemblea Cosrab, durante l’ultima seduta, diversi comuni avevano puntato il dito su Cavaglià dicendo di non avere a cuore un problema della collettività. Con lo stop al cantiere, il salasso in bolletta ci sarà per tutti: «Ne siamo consapevoli - ribatte il sindaco Giancarlo Borsoi -, ma abbiamo messo davanti a tutto la salute dei nostri cittadini e la tutela dell’ambiente. Riteniamo che quella non sia la zona giusta per una discarica: posso capire che questo darà fastidio ma il benessere viene prima di tutto». E sulla notizia del ricorso accolto, il primo cittadino di Cavaglià aggiunge: «Reputo questa una vittoria, crediamo in questo ricorso, valutata anche la posizione dei nostri cittadini di contrarietà. Questo è il successo dei comuni “ribelli”, accusati da altri di non condividere i benefici di un ampliamento». 

5 febbraio 2017

Fonte: InfoVercellelli24

Link: http://www.infovercelli24.it/2017/05/05/leggi-notizia/argomenti/attualita-7/articolo/valledora-il-tar-ferma-la-nuova-discarica.html

Valledora, il Tar ferma la nuova discarica

ACCOLTA LA RICHIESTA DI SOSPENSIVA PRESENTATA DAI COMUNI DI SANTHIA', TRONZANO, BORGO D'ALE, CAVAGLIA' E SALUSSOLA

Il Tar del Piemonte ha accolto la richiesta di sospensiva, presentata dai Comuni di Cavaglià, Alice Castello, Salussola, Santhià, Tronzano e Borgo d’Ale, ordinando lo stop ai lavori di ampliamento della discarica di Cavaglià, in attesa della discussione del ricorso fissata per il 21 febbraio 2018.

Si ferma, dunque, il contestato ampliamento dell'impianto che prevedeva la realizzazione di nuove vasche destinate ad accogliere i rifiuti del biellese, in vista dell'imminente esaurimento dell'attuale discarica. Il nuovo impianto era destinato ad accogliere 600 mila metri cubi di rifiuti: 240 mila per la discarica Rsu di Asrab e 320 mila per quella di rifiuti speciali non pericolosi di A2A Ambiente.

Contro il progetto i Comuni della Valledora, terra di confine tra le province di Vercelli e Biella, terra fragile ma anche importante per la presenza delle falde acquifere, erano stati presentati due ricorsi: uno per ottenere il no all’ampliamento in considerazione del fatto che la zona è area di ricarica della falda, e un secondo - questa volta con richiesta di sospensiva - in vista dell'approvazione della nuova norma regionale sulla Valledora.

8 febbraio 2017

Fonte: Il Giunco

Link: http://www.ilgiunco.net/2017/02/08/tirrenica-colli-e-laguna-progetto-sat-colpisce-quel-che-doveva-essere-tutelato/153965

Tirrenica, Colli e Laguna «Progetto Sat colpisce quel che doveva essere tutelato»

ORBETELLO – «Il progetto della Sat, non solo è inadeguato, ma va a colpire proprio i luoghi che la Regione Toscana aveva espressamente richiesto a Sat di salvaguardare: come l’abitato di Orbetello Scalo, la zona produttiva di Campolungo, le terme dell’Osa, la cassa di espansione di Campo Regio, l’area del Guinzone e le altre zone a rischio dal punto di vista idrogeologico (come Pitorsino e Provinca)». A parlare è l’avvocato Michele Greco incaricato dall’associazione Colli e Laguna di Orbetello di elaborare le osservazioni in merito al progetto del Lotto 5B della A12.

Greco è impegnato, assieme al geometra Andrea Tellini componente del direttivo di Colli e Laguna nello studio delle criticità del tracciato, assieme ad un team composto da Paolo Baldeschi dell’università di Firenze, Andrea Sorbi, consulente tecnico del Tribunale Regionale per le Acque di Firenze, Simone La Spada, specializzato in infrastrutture e trasporti con dottorato di ricerca nella stessa materia, Carlo Scoccianti, biologo ambientalista, Rossano Mastacchi, tecnico competente in acustica ambientale con esperienza ventennale.

«I risultati dell’importante lavoro svolto – afferma l’associazione – saranno illustrati alla cittadinanza sabato prossimo dalle 10 alle 12, presso l’Auditorium comunale di Orbetello. Sono stati invitati,oltre al sindaco, i componenti la Giunta ed il Consiglio comunale»

8 febbraio 2017

Fonte: Maremma News

Link: http://www.maremmanews.it/attualita/42156-autostrada-colli-e-laguna-incontra-i-cittadini-e-fa-il-punto-della-situazione

Autostrada: "Colli e Laguna" incontra i cittadini e fa il punto della situazione

Orbetello: L’Associazione Colli e Laguna di Orbetello, constatato che il progetto del lotto 5B della A12, riguardante il comune di Orbetello, depositato dalla Società Autostrada Tirrenica presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e consegnato alle Amministrazioni regionali e comunali, presenta grossolane manchevolezze in

contrasto con leggi e delibere regionali e nazionali, per opporsi allo stesso ha dato mandato all’avv. Michele Greco,già docente di Diritto dell’Ambiente all’Università Cattolica di Brescia, di elaborare le relative osservazioni. Oltre all’ausilio del geom. Andrea Tellini, componente del direttivo di Colli e Laguna e da tempo impegnato nello studio delle criticità del tracciato, l’avvocato Greco si è avvalso di una équipe di consulenti tecnici di alto livello, che ha potuto esaminare ogni aspetto del progetto, ciascuno secondo la propria specializzazione. L’équipe è così costituita:

prof.arch. Paolo Baldeschi, Università di Firenze, responsabile scientifico del progetto del Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) della Toscana, con Valenza di Piano Paesaggistico;

ing. Andrea Sorbi , consulente tecnico del Tribunale Regionale per le Acque di Firenze;

ing. Simone La Spada,specializzato in infrastrutture e trasporti con dottorato di ricerca nella stessa materia;

dott. Carlo Scoccianti, biologo ambientalista,docente universitario e direttore scientifico di numerose Oasi ed Aree protette toscane;

dott. Rossano Mastacchi, tecnico competente in acustica ambientale con esperienza ventennale.

Con il supporto delle relazioni peritali,l’avvocato Greco ha dimostrato come il progetto della SAT,non solo sia inadeguato,ma vada a colpire proprio i luoghi che la Regione Toscana, da ultimo con la delibera di Giunta n. 916 del 2013 - che ne risulta pertanto insanabilmente violata - aveva espressamente richiesto a SAT di salvaguardare, come l’abitato di Orbetello Scalo, la zona produttiva di Campolungo, le terme dell’Osa, la cassa di espansione di Campo Regio, l’area del Guinzone e le altre zone a rischio dal punto di vista idrogeologico (come Pitorsino e Provinca). I risultati dell’importante lavoro svolto saranno illustrati alla cittadinanza sabato prossimo dalle 10 alle 12, presso l’Auditorium comunale di Orbetello. Sono stati invitati,oltre al Sindaco, i componenti la Giunta ed il Consiglio comunale.

Fonte: il Tirreno

http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2016/11/13/news/tirrenica-nel-mirino-associazioni-unite-contro-il-tracciato-1.14408810

Domenica 13 novembre 2016

Tirrenica nel mirino Associazioni unite contro il tracciato

Oltre 200 persone all’appuntamento di Colli e Laguna Appello ai cittadini: «Presentate le vostre osservazioni» di Ivana Agostini

ORBETELLO. Barriere antirumore alte sei metri, un cantiere davanti al campo sportivo di Orbetello scalo di circa 4 ettari, tutte le case in mezzo alla Aurelia abbattute. Questo lo scenario che si prospetta agli abitanti di Orbetello Scalo se mai dovesse essere realizzata la Tirrenica.

Questo il progetto presentato alle oltre 200 persone intervenute all’incontro organizzato da Colli e Laguna.

Secondo le carte, non particolarmente dettagliate pubblicate sul sito del Comune di Orbetello, la Tirrenica lascerà la sede dell’Aurelia fino a dove si trovava in precedenza la polizia stradale per poi costeggiare la ferrovia dietro la zona artigianale di Campolungo senza buttare giù nessun capannone fino alla zona delle Topaie dove inizierebbe a salire fino a scavalcare il fiume Albegna sui piloni intersecandosi con la cassa di espansione di Campo Regio. Se Orbetello Scalo piange, Albinia “non ride”. Nascono dal tracciato alcuni interrogativi sulla zona di Campolungo dove, a occhio, non sembrerebbe essere lo spazio necessario per realizzare il tracciato. Una la certezza per i presenti in sala: davanti allo scempio del territorio non è possibile accontentarsi di non pagare il pedaggio.

All’incontro organizzato da Colli e Laguna, nella sala parrocchiale di Albinia, sono intervenute tutte le associazioni che dicono no alla Tirrenica, da Pro costa, Wwf, Nicola Caracciolo di Italia Nostra. Michele Greco, avvocato di Colli e Laguna, ha ricordato che la Regione aveva chiesto a Sat di fare particolare attenzione a Orbetello Scalo e Albinia dove sarà realizzata la cassa di espansione. Raccomandazioni che non sembrano aver avuto seguito; l’avvocato ha ricordato l’importanza delle osservazioni che le associazioni, i cittadini interessati sia direttamente che indirettamente perché portatori di un interesse “qualificato” potranno presentare. Ma ci sarebbe di più. Il Consiglio di Stato, pur respingendo un ricorso di Colli e Laguna, ha stabilito che dovrà essere onere di Sat tener conto dell’alluvione.

La chiave di volta potrebbero diventare il rischio idrogeologico e la messa in sicurezza idraulica. Per l’avvocato tutto dipenderà dalle osservazioni che dovranno essere presentate. Il tempo sarà poco, 60 giorni; per questo chi già sa che la sua casa sarà interessata dal tracciato dovrà darsi da fare. Nelle cartine visionabili sul sito del Comune si nota che non tutti gli edifici presenti sono segnati nelle cartine. Greco ha invitato i cittadini a vigilare se le carte di Sat riportino le proprietà così come sono adesso perché un conto è risarcire un terreno, un altro è risarcire una famiglia che dovrà essere ricollocata altrove perché perderà la casa per l’autostrada. Il richiamo è all’unità di intenti. Alla riunione sono intervenuti anche esponenti politici,

Alfredo Velasco che ha sollecitato il dibattito pubblico e Marco Sabatini, coordinatore provinciale Sinistra ecologia e libertà. L’ex consigliere Walter De Santis ha ricordato che Colli e Laguna non sempre ha detto no alla Tirrenica ma solo alla Tirrenica sui colli.

Fonte: orvietonews.it

http://www.orvietonews.it/ambiente/2016/11/07/stati-generali-della-geotermia-approvato-l-ennesimo-documento-di-contrarieta-51242.html

Lunedì 7 novembre 2016

Stati generali della geotermia, approvato l'ennesimo documento di contrarietà

"Con un successo di pubblico e di qualità dei relatori degli Stati Generali della Geotermia di sabato 5 novembre ad Acquapendente segnano il passaggio definitivo della vertenza contro la geotermia speculativa e inquinante dalla Rete Nogesi ai sindaci del territorio e ai consiglieri regionali, almeno nelle martoriate regioni del Centro Italia. Con interessanti spunti offerti dal dibattito verso la continuazione della vertenza, la mattinata si è chiusa con l'approvazione di un ennesimo documento di contrarietà dei sindaci laziali ed umbri alla scelta di insediare nel territorio dell'Alfina impianti industriali contrari alle linee di sviluppo già programmata nel territorio.

Il pomeriggio, al Castello di Proceno, la Rete Nogesi ha individuato i nuovi impegni programmatici ed organizzativi per la continuazione della vertenza su scala nazionale. Nominata nuova portavoce, la dottoressa Solange Manfredi, in sostituzione - per fine mandato - dell'attuale portavoce Vittorio Fagioli. "E’ stata-come ha detto il prof. Roberto Minervini che ha coordinato i lavori della mattinata - l’iniziativa più importante per presenza di pubblico e per qualità degli interventi che sia mai stata prodotta sul tema; vengono con soddisfazione raccolti i frutti di un instancabile lavoro - anche istituzionale - che la Rete NOGESi ha portato avanti in questi anni”.

Dopo i saluti e la contrarietà dell’amministrazione di Acquapendente espressi dal sindaco Angelo Ghinassi, ed una breve introduzione del portavoce della Rete Nogesi Vittorio Fagioli, ha preso il via la sezione dei lavori che ha mostrato le caratterizzazioni legate alla geotermia di altre regioni quali la Toscana, Campania e Sardegna. Circa la vicenda Amiata il prof. Roberto Barocci ha esposto i primi risultati positivi espressi dalla magistratura nella vertenza che da anni i comitati toscani portano avanti contro gli inquinamenti ambientali e sanitari prodotti dalla centrali geotermiche di ENEL Green Power, che hanno consigliato il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. I cui elementi portanti sono stati esposti dalla dr.ssa Solange Manfredi. In merito ai previsti impianti pilota geotermici che alcune aziende vorrebbero realizzare nei vulcani campani (!) il dr. Giuseppe Mastrolorenzo-primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano-ha fornito elementi di elevata preoccupazione in merito ad effetti sismici che possono interessare l’area napoletana e l’isola di Ischia densamente abitate e senza adeguati piani di evacuazione. Ha terminato questa sezione la lettura da parte di Pierluigi Pacetti di una relazione dei geologi sardi dr.ssa Laura Cadeddu e dr. Giovanni Mandis sulla situazione della vertenza anti-geotermica in Sardegna.

Particolarmente apprezzata è stata poi la relazione dell’avv. Michele Greco del Foro di Grosseto che ha spaziato dalla normativa attuale relativa all’istituto delle autorizzazioni degli impianti pilota ed ordinari, alle modifiche recentemente introdotte dalla “legge Madia” (Norme per il riordino della disciplina in materia di conferenza di servizi) ai possibili effetti sull’iter autorizzatorio in caso malaugurato di vittoria del SI al referendum costituzionale.

Per gli interventi dai territori ha aperto il dibattito Giuseppe Mantellassi, presidente del Consorzio tutela del Morellino di Scanzano, che ha espresso - in rappresentanza di ben 106 aziende vitivinicole – profonda preoccupazione nei confronti della geotermia per le conseguenze ambientali e di immagine negativa per l’intero settore. La salubrità ambientale, la sua certificazione, l’integrità del territorio, il paesaggio, la storia sono i pilastri di ogni produzione di eccellenza e ne determinano, ora più che mai, il successo e l’affermazione nei mercati globali. E’ stata poi la volta del sindaco di Castel Giorgio Andrea Garbini che ha ribadito la sua netta opposizione al ventilato impianto pilota di Castel Giorgio e la necessità ormai che la Giunta Regionale dell’Umbria prenda posizione definitiva rispetto alla intesa recentemente richiesta dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).

Ha concluso questa sezione della conferenza il sindaco di Orvieto Giuseppe Germani, reduce nella stessa mattinata del convegno sul vino in svolgimento ad Orvieto, dicendo che appunto quella del vino, dei prodotti gastronomici e del turismo, è la direzione in cui deve andare l’Orvietano e non già verso imprese industriali come l’impianto di Castel Giorgio e anche di altre aziende che intendono speculare sull’altopiano dell’Alfina. Ha poi preannunciato che nei prossimi giorni verrà inviata, dal coordinamento dei sindaci del territorio, una urgente richiesta di incontro alla presidente Catiuscia Marini perché venga non concessa l’intesa al MISE per l’impianto di Castel Giorgio.

Si è aperta poi la fase dei pronunciamenti politici- importantissimi- dei due presidenti delle Commissioni Consiliari Ambiente e Territorio delle regioni Lazio ed Umbria. Enrico Panunzi ha ricordato come la regione Lazio, con la recente Risoluzione, si sia dotata di uno strumento efficace di moratoria nella realizzazione degli impianti geotermici a media ed alta entalpia finché la regione non emetterà la carta idrogeotermica regionale che identifichi le aree potenzialmente sfruttabili nelle quali, soprattutto applicando il principio di precauzione, non vengano adottate decisioni atte a permettere l’insediamento di impianti pilota che possano essere fonte di danno o pregiudizio alla popolazione residente e alle economie del territorio. Dal canto suo il presidente umbro Eros Brega ha ribadito la posizione del Consiglio regionale di sostegno alle istanze dei sindaci e dei territori, ribadendo come essa sia pesata nell’orientamento recente della giunta regionale secondo cui “la concessione dell’intesa non può prescindere da un accordo del MISE con gli enti locali”, accordo a cui il MISE non ha potuto dare seguito per la netta opposizione dei sindaci del territorio.

E’ stata quindi la volta dei due parlamentari invitati on. Adriano Zaccagnini e l’on. Alessandra Terrosi- sin dall’inizio in prima fila in questa vertenza - che hanno esplicitato la loro dura battaglia parlamentare sia nella fase della importante Risoluzione della Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) della Camera dei Deputati che impegna il Governo a “riformare” la normativa di riferimento della geotermia, che con iniziative di sindacato ispettivo. L’on. Terrosi ha preannunciato un imminente incontro con il Governo sulla materia.

Ha chiuso i lavori il sindaco Ghinassi presentando un nuovo documento di opposizione dei sindaci alla geotermia che sarà inviato al Governo (Ministeri MISE e MATTM), alle istanze parlamentari ed alle regioni Lazio ed Umbria. In cui si conferma il perché del netto NO politico delle amministrazioni all’insediamento sul nostro territorio di impianti che possano compromettere i delicati equilibri ambientali e paesaggistici che lo caratterizzano, e che si pongano in contrasto con la politica di sviluppo che il territorio sta portando avanti da decenni legata alla valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio, dell’agricoltura, dell’enogastronomia, del suo immenso patrimonio storico, culturale ed archeologico. Non possiamo-conclude il documento- far convivere sistemi di sviluppo fra loro in antitesi, e sarebbe incoerente, quindi, autorizzare interventi contrari alla politica di sviluppo che da decenni il nostro territorio sta portando avanti".

Venerdì, 28 ottobre 2016

Discarica, anche Cavaglià fa ricorso

Fonte: Ecodibiella.it

http://www.ecodibiella.it/index.php/it/web/discarica-anche-cavaglia-fa-ricorso-15168/sez/territorio/

CAVAGLIA’ - La fragilità ambientale della Valledora, il suo ormai intenso
sfruttamento e la necessità - sopra ogni cosa - di tutelare la salute dei
residenti, nel presente e nel futuro, alla fine sono sembrate motivazioni più
che plausibili. A dispetto delle polemiche voci che lo volevano inerte
davanti alla possibilità di veder ulteriormente aumentata la capacità del
polo tecnologico, il grande punto di raccolta dei rifiuti indifferenziati biellesi,
il Comune di Cavaglià ha infine deciso: davanti al progetto, la sua risposta
è ufficialmente no. Allineandosi a quanto già annunciato dai Comuni di
Santhià e Tronzano, e affiancandosi alla decisione, arrivata anch’essa in
un secondo momento, di Alice Castello, anche Cavaglià compare dunque
tra i firmatari del ricorso depositato al Tar contro l’autorizzazione, concessa dalla Provincia di Biella, all’ampliamento. Le autorizzazioni, per meglio dire: perché oggetto del contendere sono da un lato i 240mila metri cubi in più richiesti da Asrab per lo stoccaggio dei rifiuti biellesi, e dall’altro i 360mila metri cubi in più richiesti da A2A per amplicare l’area di immagazzinamento di rifiuti industriali non pericolosi. Due progetti, due via libera. Contro i quali, da lunedì, sono ufficialmente aperti due ricorsi al Tar.

Il sindaco di Cavaglià Giancarlo Borsoi si mostra convinto della scelta: «Abbiamo presentato le nostre deduzioni e siamo decisi a proseguire in questa battaglia - afferma -. Le motivazioni che ci hanno spinti a prendere questa decisione, d’altro canto, sono importanti e non sottovalutabili. Andiamo dall’inadeguatezza del sito, notoriamente adagiato in un’area di ricarica delle falde, a specifici fattori ambientali, quali la vicinanza delle discariche ai punti di prelievo dell’acquedotto». Eccezioni che, unite a numerose altre osservazioni di carattere strettamente tecnico, rappresentano l’ossatura dei due ricorsi presentati dai 4 Comuni per mano dell’avvocato Michele Greco di Orbetello, tra i massimi esperti nazionali di diritto ambientale, tramite l’avvocato Bricarello di Torino, competente nello specifico foro.

Intanto, mentre le sue sorti prendono la strada dei tribunali, il polo di Cavaglià diventa per Asrab una fonte di guadagno non solo interno. Come previsto da una delibera del neosindaco Chiara Appendino, infatti, per una trentina di giorni (da valutare se prorogati) l’impianto biellese riceverà giornalmente una sessantina di rifiuti indifferenziati provenienti dalla Città metropolitana di Torino. Originariamente destinati all’inceneritore del capoluogo, ora fuori uso, i rifiuti verranno trasferiti nel Biellese (così come in altre località) per ricevere il trattamento di bio- essiccazione, quello per cui spicca il polo cavagliese, quindi saranno ritirati per essere smaltiti nelle discariche a disposizione nella Città metropolitana. Un’operazione in grado di fruttare qualche buona entrata per il polo, il quale - negli intenti di Cosrab - proprio per il trattamento, e non lo smaltimento, si propone di assumere il ruolo di punto di riferimento regionale. «Questo è un giusto utilizzo dell’impianto di Cavaglià - afferma il vicepresidente Cosrab, Alessandro Pizzi -: puntare sull’eccellenza tecnologica che consente il processo di bio-essiccazione, e non valutarlo come sito disponibile per nuovi stoccaggi, perché di fatto non lo è». Parole che sembrerebbero scontrarsi con il progetto di ampliamento, e che invece ne sottolineano l’utilità: «L’ampliamento si sposa pienamente con il concetto di utilità sociale - fa notare Pizzi -. Appurato che, secondo i dati Arpa, non sono mai stati rilevati inquinanti a causa delle presenza della discarica, il punto è: numerosi Comuni biellesi presentano ancora dati di differenziata troppo bassi, quindi che vogliamo fare di tutti quei rifiuti? Finché non si riuscirà ad evitare la produzione di indifferenziato, le discariche non scompariranno. E considerato che la Regione impedisce la costruzione di nuovi impianti, non resta che l’ampliamento». Ma la mente è comunque proiettata altrove: «I nostri sforzi, come Cosrab, stanno andando in un’unica direzione - conclude il vicepresidente -: spingere all’estremo la raccolta differenziata, puntando ad un risultato estremamente ambizioso, ovvero non produrre più indifferenziato, se non in forma di inerti. Allora sì, le discariche non serviranno più»

Fonte: Giornale di Brescia

Impianto a biogas, riparte la battaglia: 3 nuovi ricorsi al Tar

GARDA - 28 gen 2016, 16:11

Continua al guerra del «biogas». I Comuni di Lonato, Desenzano e Castiglione hanno deciso infatti di proporre un nuovo ricorso al Tar. Nel mirino delle tre Amministrazioni pubbliche ci sono, ancora una volta, le determinazioni adottate dalla Provincia di Brescia

Nel caso specifico stavolta l’iniziativa che in termini tecnici viene definita «ricorso aggiuntivo» contesta il fatto che i responsabili del procedimento, nell’ultima pronuncia favorevole al via libera all’intervento, non avrebbero riesaminato le questioni indicate nel pronunciamento del Consiglio di Stato.

La Giunta comunale di Lonato, sul cui territorio dovrebbe sorgere il nuovo impianto, conferma il sindaco Roberto Tardani, ha già formalizzato con apposita delibera la decisione di ricorrere. Analoghi provvedimento vengono annunciati da Desenzano e Castiglione.

Al centro della vicenda c’è il progetto presentato dalla società Valli spa di realizzazione di un impianto da 3 Megawatt per produrre energia elettrica e calore. In particolare l’azienda prevede di costruire, nell’ambito dell’attività già in funzione da 17 anni, un impianto di produzione di energia elettrica a biogas alimentato da fanghi di depurazione e rifiuti organici.

La struttura, dovrebbe sorgere in località Campagnoli, al confine tra Lonato e Castiglione delle Stiviere. Le strutture tecnologiche comprendono vasche di stoccaggio e deposito, gasometro, cabina elettrica, 2 cogeneratori, 8 silos di fermentazione dei rifiuti. L’attività è stata programmata al chiuso. L’iniziativa è stata fortemente contrastata dal Comitato Campagnoli che ha raccolto oltre 10mila firme. La fase istruttoria in Provincia di Brescia si era conclusa con la pronuncia di compatibilità ambientale. Contro la quale erano stati presentati 3 ricorsi al Tar da parte dei 3 Comuni che avevano chiesto di annullare l’atto e di sospenderne l’efficacia.

Il Tar ha solo parzialmente accolto il ricorso. Insoddisfatti del risultato le tre Amministrazioni avevano proposto un nuovo ricorso al Consiglio di Stato col risultato che era stato imposto alla Provincia di riesaminare alcune questioni per poi ripronunciarsi sul provvedimento. Il responso finale ha tuttavia ribadito il giudizio positivo di compatibilità ambientale contro il quale ora arrivano altri tre ricorsi aggiuntivi. La sentenza del Tar attesa per l’estate dovrebbe chiudere il caso

Fonte: Baraondanews.it

15.12.2015 - Cerveteri - Bracciano, Cupinoro - notificato altro ricorso al Tar

I comitati: 'riusciremo a riportare alla luce la montagna delle irregolarità esistenti'

'CERVETERI. Notificato presso il Tribunale Amministrativo Regionale,  (TAR) dall'Avvocato Michele Greco, legale di fiducia dei Comitati Uniti, il ricorso per motivi aggiunti, in linea con quello depositato il 14 novembre 2014 relativo all 'Autorizzazione Integrata Ambientale A.I.A.  su Cupinoro: impiantistica e lotto di completamento. Con questo atto dovuto, in virtù di ulteriori atti e provvedimenti sopraggiunti dopo il ricorso del 14 novembre 2014, siamo ancora “sulla scena” e potremmo dire la nostra. Vincendo, o se non altro guadagnando tempo. Sempre che la Magistratura non faccia il resto. Con nuovi esiti sulle indagini e denuncie inoltrate. Siamo convinti, infatti, che il vero pericolo non sono i "dead men walking" (uomini morti a passeggio ) ma le possibili decisioni di imperio,  prefettizie-commissariali, che in particolar modo a Roma vengono prese sempre in virtù dell' urgenza su una "emergenza permanente"  , che scaturisce , da una situazione tenuta da anni, a livello Regionale a "bagno-maria" o meglio dire a bagno-discariche-inceneritori, anziché avviare porta a porta e nuove soluzioni salubri e appropriate. Se anche grazie al ricorso di cui sopra,  difficilmente  “censurabile-contestabile" , capace di rilevare diversi punti di caduta della delibera sul capping deciso  il 15 ottobre scorso, riusciremo a riportare alla luce la montagna delle irregolarità esistenti, allontaneremo tale rischio di messa in sicurezza-riapertura “camuffata” di Cupinoro. [COMITATI UNITI PER LA CHIUSURA DI CUPINORO.

http://www.baraondanews.it/c/109158/13174/cerveteri---bracciano--cupinoro---notificato-altro-ricorso-al-tar.html

·

Fonte: Giornale di Brescia del 29 ottobre 2015


Fonte: Corriere della Sera on line del 29 ottobre 2015

Biogas a Lonato: la fattibilità dell’impianto torna in discussione

Il consiglio di stato ha discusso il ricorso alla sentenza del Tar di sindaci e comitati ambientalisti, la Provincia ha 45 giorni di tempo per rivalutare la propria decisione

Il comitato ambientalista Campagnoli può esultare: il Consiglio di Stato ha messo in discussione la fattibilità dell’impianto biogas da fanghi di depurazione che la società Valli vorrebbe realizzare nei comuni di Lonato, Desenzano e Castiglione. Una battaglia che va avanti da tempo (e senza tregua): il Tar aveva imposto alla Provincia di Brescia di riesaminare le emissioni di inquinanti diversi dagli ossidi di azoto perché, secondo il Tribunale, la risposta della Provincia non appariva soddisfacente. Nota bene: gli ossidi d’azoto erano considerati ragionevoli e comuni e ambientalisti si sono rivolti al consiglio di stato. Lavori fermi fino al 27 ottobre: il Consiglio di stato ha discusso la riforma della sentenza del Tar che accoglieva la sospensione cautelare dando 45 giorni di tempo alla Provincia per rivalutare la propria decisioni considerando tutte le osservazioni di criticità avanzate dalle amministrazioni, difese dagli avvocati Michele Greco e Michele Lioi. La fattibilità dell’impianto torna in discussione.

link:  http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/15_ottobre_29/biogas-lonato-comitato-campagnoli-castiglione-brescia-1b099478-7e1e-11e5-b052-6950f62a050c.shtml?refresh_ce-cp

 Fonte: GardaNotizie.it del 29 ottobre 2015

Sentenza del Consiglio di Stato: nuovo stop per l’impianto a biogas della società Valli

Con l’ordinanza del 27 otto­bre 2015, il Con­siglio di Stato, accogliendo la domanda caute­lare pro­posta dalle ammin­is­trazioni comu­nali, ha ordi­nato alla Provin­cia di Bres­cia di val­utare nuo­va­mente la sus­sis­tenza della com­pat­i­bil­ità ambi­en­tale dell’impianto, esam­i­nando tutte le osser­vazioni e i pesanti rilievi crit­ici che erano stati mossi dai Comuni.

Le Ammin­is­trazioni comu­nali di Desen­zano, Lonato e Cas­tiglione pren­dono atto della sen­tenza e sono d’accordo nel pro­cedere lungo questa strada di tutela dei loro ter­ri­tori e delle rispet­tive comunità.

Questo il comu­ni­cato Stampa congiunto:

I Comuni di Lonato del Garda, Desen­zano del Garda e Cas­tiglione delle Stiviere accol­gono con gran­dis­sima sod­dis­fazione l’ordinanza del 27 otto­bre 2015 con la quale la V sezione del Con­siglio di Stato, pres­i­dente Alessan­dro Pajno, rela­tore dott. Carlo Saltelli, ha accolto il ricorso in appello caute­lare pro­posto avverso l’ordinanza del TAR Lom­bar­dia – Sez. di Bres­cia che aveva ritenuto legit­timo il pro­ced­i­mento autor­iz­za­tivo rel­a­tivo all’impianto bio­gas pro­posto dalla soci­età Valli spa, dispo­nendo soltanto di val­utare nuo­va­mente l’inquinamento da sostanze diverse dagli ossidi di azoto.

Con l’ordinanza in ques­tione il Con­siglio di Stato, accogliendo la domanda caute­lare pro­posta dalle ammin­is­trazioni comu­nali, difese dagli avvo­cati Michele Greco del Foro di Gros­seto e Michele Lioi del Foro di Roma, ha ordi­nato alla Provin­cia di Bres­cia di val­utare nuo­va­mente la sus­sis­tenza della com­pat­i­bil­ità ambi­en­tale dell’impianto, esam­i­nando tutte le osser­vazioni ed i pesanti rilievi crit­ici che erano stati mossi dai Comuni.

Ciò sig­nifica che dovrà essere rimessa in dis­cus­sione la stessa fat­tibil­ità dell’impianto, dal momento che le ammin­is­trazioni comu­nali hanno ritenuto sus­sis­tenti tutti i pre­sup­posti affinché la Provin­cia di Bres­cia si pro­nunci nel senso di priv­i­le­giare l’opzione zero.

In par­ti­co­lare, i 3 Comuni hanno con­tes­tato la vio­lazione delle norme in mate­ria di inquina­mento atmos­ferico, qual­ità dell’aria ambi­ente e cogen­er­azione; l’assenza di un piano di approvvi­gion­a­mento delle bio­masse e di uti­lizzo del diges­tato; la man­i­festa inco­erenza del prog­etto con il Piano di gov­erno del ter­ri­to­rio del Comune di Lonato e con il Piano provin­ciale dei rifiuti; la vio­lazione del Testo unico sulle leggi san­i­tarie; la vio­lazione delle linee guida region­ali in mate­ria di impatto odorigeno.

A questo punto” — hanno dichiarato gli avvo­cati Michele Lioi e Michele Greco — ”la Provin­cia di Bres­cia è obbli­gata a riesam­inare intera­mente il prog­etto, tenendo conto delle varie osser­vazioni e rilievi che sono stati avan­zati dai Comuni di Lonato, Cas­tiglione e Desen­zano, ivi com­presa l’opzione zero”.”

Link:  http://www.gardanotizie.it/sentenza-del-consiglio-di-stato-nuovo-stop-per-limpianto-a-biogas-della-societa-valli/


Fonte: La Nazione del 24 ottobre 2015

Fonte: Bresciaoggi.it

10 giugno 2015

Il Tar ha dei dubbi: la centrale a biogas va ai supplementari

I giudici chiedono chiarimenti alla Provincia sulle emissioni

Il Tar di Brescia dispone un'istruttoria sul ricorso contro la centrale a biogas di Lonato, presentato dalle amministrazioni comunali di Lonato, Castiglione e Desenzano insieme al Comitato Campagnoli. I giudici hanno chiesto alla Provincia una relazione, che dovrà essere sottoscritta congiuntamente dai responsabili del settore Ambiente e del settore Territorio, previa consultazione di Arpa e Asl, con la quale rispondere ad una serie di questioni sollevate dai ricorrenti. Tempi stretti per questa relazione che dovrà essere consegnata al tribunale entro il 6 luglio mentre viene fissata al 15 la trattazione per la sospensiva.Non sono di poco conto i chiarimenti sollecitati alla Provincia dalla magistratura amministrativa sul progetto di centrale presentato dalla società Valli Spa. I quesiti riguardano il quantitativo di biogas da impiegare come combustibile per la produzione combinata di energia elettrica e calore. I ricorrenti lamentano che tale quantitativo potrebbe essere ampiamente superiore a quanto dichiarato nel progetto e di conseguenza sarebbero inattendibili le stime relative alla ricadute ambientali, in particolare le emissioni in atmosfera. E proprio sulle emissioni si focalizza l'attenzione dei giudici che sollecitano chiarimenti sul limite posto agli ossidi di azoto e sulla capacità delle tecnologie previste di rispettare le soglie; e se vi sono tecnologie più efficaci che possano essere utilizzate in un impianto di queste dimensioni senza renderne antieconomica la gestione.

Relativamente ad altri inquinanti poi, i giudici annotano che i limiti imposti dall'Autorizzazione integrata ambientale sono meno restrittivi della delibera regionale del 2012. Non è chiaro il perchè di un tale regime differenziato, scrivono ancora i giudici: se sia da attribuire alle matrici impiegate per la produzione del biogas o che il biogas sia ottenuto dai rifiuti. In ogni caso, ammonisce il Tar, la tutela della salute e dell'ambiente non dovrebbe dipendere da qualificazioni formali. Ora le risposte, tra poco più di un mese il verdetto dei giudici.

http://www.bresciaoggi.it/stories/3307_bedizzole/1202047_il_tar_ha_dei_dubbi_la_centrale_a_biogas_va_ai_supplementari/

Fonte: quiBrescia.it

Biogas Lonato, Tar chiede nuove indagini

Pubblicato il 10 giugno 2015

(red.) Il progetto per la costruzione della centrale biogas di Lonato del Garda, nel bresciano, si ferma ancora. Il presidente della prima sezione del Tar di Brescia Mauro Pedron nell’udienza di giovedì 4 giugno ha chiesto nuove indagini sulle emissioni prima di dare il via libera o meno alla realizzazione. La giustizia amministrativa ha chiesto al Broletto una relazione entro il 6 luglio sulla produzione di energia e calore che arriverà dalla centrale. Infatti, potrebbe essere superiore rispetto a quanto previsto dalle prime stime e quindi creare problemi ambientali.

Il giudice intende anche approfondire alcuni limiti meno restrittivi sulle emissioni rispetto ad altre sostanze inquinanti. Sulla vicenda della centrale da 3 Mega Watt che la ditta Valli Spa vuole costruire nel territorio di Campagnoli continuano le critiche da parte dell’omonimo comitato contrario. Nel marzo del 2014 la Provincia ha dato il via libera all’impianto, mentre i Comuni di Lonato, Castiglione e Desenzano hanno fatto ricorso chiedendo l’annullamento delle autorizzazioni. La prossima udienza sarà il 15 luglio.

http://www.quibrescia.it/cms/2015/06/10/biogas-lonato-tar-chiede-nuove-indagini/

Fonte: Gazzetta di Mantova

9 maggio 2015

Tre Comuni si oppongono al biogas fatto con i rifiuti

Castiglione delle Stiviere, Desenzano e Lonato presentano il ricorso al Tar. Leoci: progetto Valle inadeguato. Tuteliamo le aree naturalistiche

di Luca Cremonesi

CASTIGLIONE. La notizia era già stata annunciata e ora è ufficializzata: i Comuni di Lonato del Garda, Desenzano del Garda e Castiglione delle Stiviere hanno presentato, nei giorni scorsi, ricorso al Tar per l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Brescia alla società Valli spa per la realizzazione di un impianto a biogas alimentato da rifiuti (fanghi di depurazione) in località Campagnoli.

I ricorsi sono stati predisposti dall’avvocato Michele Greco, esperto in materia di diritto dell’ambiente, il quale ha rilevato numerosi profili di illegittimità negli atti impugnati, oltre a manifesti vizi dell’istruttoria dovuti a errori di metodo e di merito, omissioni, anomalie, carenze motivazionali, contraddizioni e profili di illogicità.

In particolare, sono stati contestate: la violazione delle norme in materia di conferenza dei servizi, valutazione di impatto ambientale, emissioni in atmosfera, qualità dell’aria ambiente e cogenerazione; l’assenza di un piano di approvvigionamento delle biomasse e di utilizzo del digestato; la manifesta incoerenza del progetto con il piano di governo del territorio del Comune di Lonato e con il piano provinciale dei rifiuti; la violazione del Testo unico sulle leggi sanitarie; la violazione delle linee guida regionali in materia di impatto odorigeno. L’avvocato Greco ha coordinato, inoltre, il lavoro di un’équipe di periti (composta da Marina Lecis, consulente tecnico del Tribunale di Padova e dall’ingegner Massimo Cerani, consulente tecnico del tribunale di Brescia) che hanno rilevato l’esistenza di numerosissimi profili di criticità ambientale e sanitaria totalmente ignorati dalle amministrazioni.

L’impianto andrebbe infatti ad inserirsi a meno di 10 metri dalle ex cave, oggi trasformatesi in zone umide in piena fase di rinaturalizzazione, all’interno di un delicatissimo sistema idrologico a falda affiorante, e a poche centinaia di metri da centri abitati, zone commerciali e di grande richiamo turistico. Inoltre, a 1,5 km dalla zona umida del Valle, inserita all’interno del Parco Colline Moreniche di interesse sovracomunale e della Rete ecologica regionale, e a a 1,5 km dal Sito archeologico palafitticolo Unesco del Lavagnone e, infine, a pochi chilometri dallo stesso Lago di Garda. «Riteniamo necessaria questa azione per tutelare il nostro Plis, il parco locale, e la zona umida di Valle – afferma Claudio Leoci, vicesindaco di Castiglione – zone di territorio che riteniamo qualificanti il nostro ambiente collinare»

http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2015/05/09/news/tre-comuni-si-oppongono-al-biogas-fatto-con-i-rifiuti-1.11386406

Fonte: gardapost.it

Desenzano, Lonato e Castiglione contro il biogas

Scritto da: redazione

2015/05/08 2:55 PM

BASSO GARDA – I Comuni di Lonato, Desenzano e Castiglione rendono noto di aver presentato ricorsi al Tar contro l’impianto a biogas in località Canpagnoli.

Ecco il comunicato congiunto dei tre comuni.

I Comuni di Lonato del Garda, Desenzano del Garda e Castiglione delle Stiviere rendono noto di aver presentato, nei giorni scorsi, i rispettivi ricorsi per l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Brescia alla società Valli spa per la realizzazione di un impianto a biogas alimentato da rifiuti (fanghi di depurazione) in loc. Campagnoli.

I ricorsi sono stati predisposti dall’avv. Michele Greco, esperto in materia di diritto dell’ambiente, il quale ha rilevato numerosi profili di illegittimità negli atti impugnati, oltre a manifesti vizi dell’istruttoria dovuti a errori di metodo e di merito, omissioni, anomalie, carenze motivazionali, contraddizioni e profili di illogicità. In particolare, sono stati contestati: la violazione delle norme in materia di conferenza dei servizi, valutazione di impatto ambientale, emissioni in atmosfera, qualità dell’aria ambiente e cogenerazione; l’assenza di un piano di approvvigionamento delle biomasse e di utilizzo del digestato; la manifesta incoerenza del progetto con il Piano di governo del territorio del Comune di Lonato e con il Piano provinciale dei rifiuti; la violazione del Testo unico sulle leggi sanitarie; la violazione delle linee guida regionali in materia di impatto odorigeno.

L’avv. Greco ha coordinato inoltre il lavoro di un’equipe di periti (composta dalla Dott.ssa Marina Lecis, consulente tecnico del Tribunale di Padova e dall’Ing. Massimo Cerani, consulente tecnico del tribunale di Brescia) che hanno rilevato – ognuno per quanto di propria competenza – l’esistenza di numerosissimi profili di criticità ambientale e sanitaria totalmente ignorati dalle amministrazioni.

L’impianto andrebbe infatti ad inserirsi a meno di 10 metri dalle ex cave, oggi trasformatesi in zone umide in piena fase di rinaturalizzazione, all’interno di un delicatissimo sistema idrologico a falda affiorante; a poche centinaia di metri da centri abitati, zone commerciali e di grande richiamo turistico; a 1,5 km dalla zona umida del Valle, inserita all’interno del Parco Colline Moreniche di interesse sovracomunale e della Rete ecologica regionale; a 1,5 km dal Sito archeologico palafitticolo Unesco del Lavagnone e, infine, a pochi chilometri dallo stesso Lago di Garda.

http://www.gardapost.it/2015/05/08/desenzano-lonato-e-castiglione-contro-il-biogas/

Fonte:  IL TIRRENO

12 maggio 2015

Rubrica: Viabilità-trasporti

Aurelia - Padule Quella “bretella” non s’ha da fare

di Enrico Pizzi

GROSSETO

Addio alla bretella di collegamento tra lo svincolo Aurelia Nord e le strade provinciali del Padule e del Pollino: c’è il vincolo dell'aeroporto militare e il Tribunale amministrativo regionale della Toscana annulla la variante al piano regolatore, adottata dal Comune di Grosseto il 23 dicembre del 2008. La sentenza è dell’11 marzo scorso, ma è stata depositata solo la scorsa settimana, per l’esattezza il 7 maggio. Come in un perverso gioco dell’oca, si torna alla casella di partenza, indietro di sette anni, mentre il lavoro fatto per la realizzazione di questa importante arteria, ritenuta strategica sia dall’amministrazione provinciale che da quella comunale, era, di fatto, arrivato in fondo: la Provincia, titolare del progetto, era pronta per la gara di appalto, probabilmente i lavori sarebbero stati assegnati e avviati entro l’anno e completati nel 2016. La bretella, o circonvallazione, avrebbe alleggerito il centro abitato di Grosseto da tutto il traffico pesante in arrivo dall'Aurelia, compreso quello dei camion della nettezza urbana diretti all’impianto delle Strillaie. Il Tar, però, ha detto di no, ed è tutto da rifare, come spiega, abbastanza amareggiato, Emilio Bonifazi, che oggi – ironia della sorte – affronta la vicenda nel doppio ruolo di sindaco di Grosseto e di presidente della Provincia. Tutto nasce da un ricorso, presentato nel giugno del 2009 da Rolando Guerri, proprietario del Podere Spallena, al confine con l’aeroporto militare Baccarini: una proprietà gravata da vincolo aeronautico e che avrebbe dovuto essere attraversata dalla circonvallazione. Guerri fa ricorso contro la variante urbanistica e, contestualmente, pone alla Provincia, il problema del vincolo aeronautico, tanto che l’ente chiede e ottiene, dal ministero della Difesa, a settembre 2011, una deroga ai vincoli posti a salvaguardia dell’attività di volo. Così Provincia e Comune vanno avanti: la Provincia respinge le osservazioni di Guerri, il Comune il 4 aprile 2012 approva definitivamente la variante e l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio. La Provincia approva il progetto definitivo alla fine di maggio del 2014. Naturalmente ciascuno degli atti approvati dai due enti viene impugnato da Guerri. Due, essenzialmente, le ragioni per cui il Tar ha accolto il ricorso di Guerri. Innanzitutto perché la deroga al vincolo aeronautico sembra essersi preoccupata solo di avere garanzie per la sicurezza del volo, ma nessuno si sarebbe preoccupato di verificare che ci fossero identiche garanzie anche per la pubblica incolumità di chi si sarebbe trovato a transitare su quella strada in caso di incidente di volo. In secondo luogo si contesta la decisione stessa di avere modificato il tracciato asserendo ragioni legate al rispetto delle distanze previste dal codice della strada: secondo il Tar quella scelta non sarebbe l’unica soluzione possibile e si meravigliano, i giudici amministrativi, del fatto che ci si sia preoccupati più dei vincoli del codice della strada, che in taluni casi possono essere motivatamente derogati, che non del problema della incolumità pubblica derivante dall'attività di volo. «La mancata valutazione di una deroga al vincolo stradale _ si legge nella sentenza firmata dai giudici fiorentini _ appare tanto più illogica ove si consideri che il nuovo tracciato della circonvallazione impattava contro un altro (e forse ancor più rilevante) vincolo: quello aeronautico». Adesso è tutto da rifare, e il Tar raccomanda che si cerchi una soluzione «la più tollerabile e proporzionata, in quanto frutto di una ponderazione armonizzata e bilanciata di tutti gli interessi contrapposti, pubblici e privati, primari e secondari».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=429467&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte: Trentino Corriere

Undici famiglie sfidano la Menz&Gasser

Novaledo, l’avvocato Greco ha presentato a loro nome il ricorso al presidente della Repubblica: «Biomassa illegittima»

di Paolo Silvestri

25 aprile 2015

NOVALEDO. Un ricorso straordinario al presidente della Repubblica per impedire alla Menz & Gasser di costruire la centrale a biomassa destinata a fornire energia elettrica allo stabilimento alimentare di Novaledo. A predisporlo l’avvocato Michele Greco tramite l’associazione Konsumer Italia a nome di undici famiglie che risiedono, come lo stesso avvocato ha tenuto a precisare, in un’area che dista da un minimo di 308 a un massimo di 1.205 metri dallo stabilimento. «Un’area - ha sottolineato Greco - nella quale ci sono anche asili nido, scuole, lo stesso municipio».

E’ stato Greco, esperto di diritto ambientale, a spiegare ieri mattina a Trento (presenti anche Cosimo Cordaro e Fabrizio premuti, rispettivamente presidente regionale e nazionale di Konsumer Italia) i contenuti del ricorso.

«Abbiamo scelto la via del ricorso al presidente della Repubblica - ha spiegato in collegamento audio e video via Skype - in quanto per l’eventuale ricorso al Tar i tempi erano troppo stretti». Ha quindi spiegato che «il lavoro svolto dai periti, Massimo Cerani e Franco Giacomin, ha rilevato l’esistenza di numerosissimi profili di criticità ambientale e sanitaria nella realizzazione della centrale elettrica a biomassa». Criticità che l’avvocato ha sottolineato non sono invece emerse da quanto illustrato nei giorni scorsi dai vertici di Menz&Gasser «che hanno presentato dei dati autoreferenziali, senza il supporto di periti e tecnici ad avvalorali». Secondo Greco, i risultati forniti dai periti di Konsumer Italia, Cerani e Giacomin appunto, hanno, invece, stabilito «che per sostituire le caldaie a metano attualmente in uso, la centrale a biomassa brucerà circa 18 mila tonnellate l’anno di legno e materiale erboso (circa 60 quintali al giorno)», dal che risulterebbe che «le emissioni dopo la realizzazione dell’opera subirebbero un incremento del 67% di monossido di carbonio, del 148% degli ossidi di azoto, del 1.937% di anidride solforosa, assieme a nuove emissioni di PM10 (1.800 chili l’anno) e ammoniaca (90 chili l’anno)».

Da qui dunque il ricorso che si basa su quattro punti specifici ritenuti illegittimi.

Ancora Greco il compito di riassumerli: «Il primo riguarda le carenze informative in quanto in materie ambientali è sancito il diritto del pubblico a partecipare alla decisione. Il secondo è l’illegittima mancanza della valutazione di impatto ambientale per un’area interessata che comprende, come detto, scuole, asili, uffici pubblici e abitazioni. La terza riguarda l’illegittimità delle autorizzazioni in materia di emissioni. La quarta l’approvvigionamento di biomasse che nel caso specifico è in contrasto con gli stessi piani provinciali in materia».

L’avvocato ha poi annunciato che «la dottoressa Giustina Claudatus ha effettuato delle analisi su quattro dei ricorrenti per stabilire il livello dei metalli pesanti presenti nei loro corpi così da avere dei dati nel caso la centrale a biomassa dovesse entrare in funzione».

Greco ha infine annunciato che la battaglia è pronta anche andare oltre.

«Prevediamo l’invio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea per eventuali giudizio sulla non corrispondenza delle norme provinciali e nazionali ai regolamenti europei».

Link:

http://www.trentino-suedtirol.ilfatto24ore.it/index.php/fatto-del-giorno/2730-biomassa-a-novaledo-il-no-di-konsumer-e-i-motivi-del-ricorso-straordinario

Fonte: ilfatto24 ore.it

Biomassa a Novaledo: il no di Konsumer e i motivi del ricorso straordinario

Pubblicato: Venerdì, 24 April 2015 16:10

Scritto da Elena Peric

E’ un no fermissimo quello rimarcato dai presidenti di Konsumer Italia Fabrizio Premuti (nazionale) e Cosimo Cordaro (Trentino Alto Adige Sudtirol) per quanto riguarda la centrale a biomasse di Novaledo: lo hanno confermato in conferenza stampa in mattinata, approfondendo i motivi del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica predisposto dall’Avvocato Michele Greco, in collegamento dal suo studio.

«La Valsugana è un territorio già ricco di inquinanti grazie alla statale, l’acciaieria e alcune discariche; la Provincia ha dichiarato che essa ha necessità di risanamento della qualità dell’aria, ma nonostante ciò si permette la costruzione dell’impianto. Ecco perché il ricorso» ha esordito Cordaro, lasciando subito la parola all’avvocato esperto in materia.

«Il ricorso – che chiede l’annullamento dell’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto – è stato effettuato da undici famiglie che vivono nei pressi dell’area in cui verrà costruita la centrale: si parla di minimo 308 m e massimo 1205 m, in media nel raggio di 1 km. Queste persone hanno bambini piccoli. Il ricorso è stato fatto impugnando alcuni atti, e i motivi di illegittimità per la costruzione di questo impianto sono principalmente quattro.» racconta Greco, «Primo, le carenze in materia di informazione. Secondo, il fatto che la centrale non sia stata sottoposta alla Valutazione di Impatto Ambientale. Terzo, l’autorizzazione per le emissioni in atmosfera. E quarto, l’approvvigionamento delle biomasse».

Per quanto riguarda il primo punto, la legge sancisce che il pubblico debba essere informato e fatto partecipe delle decisioni in materia ambientale, «ma questo non è successo, i ricorrenti sono stati informati soltanto nel dicembre dell’anno scorso dal comitato S.A.NO (Salute e Ambiente a Novaledo) e non dalle istituzioni».

La Valutazione di Impatto Ambientale della centrale, invece, è una gravissima mancanza, una normativa importante ignorata a causa di un particolare decisivo: la dimensione del cogeneratore, che è di 999kW elettrici, 1 kW in meno del limite previsto perché sia necessario l’ottenimento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale – limite che ammonta, appunto, a 1000kW. «Niente è stato valutato: vicino all’area c’è un asilo, la scuola comunale, un parco giochi e le abitazioni. I periti Massimo Cerani e Franco Giacomini hanno predisposto delle relazioni tecniche che rilevano indici di inquinamento che non sono stati valutati» prosegue l’avvocato.

Si sottolinea di nuovo che l’area è già alquanto inquinata di suo: «Novaledo è una zona A (necessita di risanamento dell’aria) – dice Greco – non ci sono venti, c’è inversione termica, non può sorgervi una centrale in un posto così. Le tecnologie in materia non sono state rispettate». E poi qualche dato poco rassicurante: «Verranno infatti riversati in atmosfera il 67% in più di monossido di carbonio, il 148% in più degli ossidi di azoto, il 1.937% in più di anidride solforosa, e nuove emissioni di PM10 e ammoniaca».

L’ultimo punto parla del materiale di cui il mostro a biomasse dovrà cibarsi: non ce ne sarà abbastanza, «e questo va in netta contraddizione con il Piano energetico provinciale» conclude l’avvocato.

Gli atti, insomma, dovranno essere annullati, in caso contrario già spunta il passo successivo dell’avvocato: chiedere un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia della Corte Europea.

Al ricorso sono stati allegati i risultati delle analisi che alcuni cittadini di Novaledo hanno fatto con la Dott.ssa Claudatus Giustina per valutare la presenza di metalli pesanti nei loro corpi: una contaminazione già c’è, e i dati potranno essere usati per confrontarli con quelli in futuro quando la centrale sarà attiva, per dimostrare così la sua incidenza negativa sulla salute.

La parola passa poi al Presidente nazionale Premuti, al quale preme sottolineare l’importanza della democrazia partecipata, cosa che, in questo caso, è venuta a mancare: «Konsumer è a fianco della popolazione e non poteva essere altrimenti. Davanti ad una decisione così importante il cittadino deve essere considerato, che altro non è che il consumatore che noi rappresentiamo. Anche la Menz&Gasser avrebbe dovuto avvertire i propri stakeholder», dice.

E a proposito della realtà industriale produttrice delle confetture omonime, il Presidente dichiara la volontà di un’apertura verso quest’ultima, a patto di riparlare del progetto in termini diversi e soprattutto coinvolgendo la popolazione.

«Non siamo contro il rinnovabile – prosegue – ma esso deve essere coordinato con l’ambiente circostante e con i cittadini. Nel comunicato di Menz&Gasser non ci sono nomi e cognomi di esperti che dimostrano con i dati le loro teorie. I danni avranno un impatto verso più fattori: la salute, i valori immobiliari, l’ambiente, e anche l’economia locale, crollerà la bella immagine del Trentino!», dichiara, ricordando le sue origini romane e di come i “forestieri” apprezzino questo territorio.

Le conclusioni di Premuti sono parole decise: «Daremo rilievo nazionale a questa storia. I dati ci sono,

sottoscritti da esperti. Dobbiamo ascoltarli.».

Infine la parola torna a Cordaro, che torna a parlare di dati: «Federico Valerio – ricercatore di Chimica Ambientale a Genova – dice che l’impianto a metano inquina 42 volte in meno di quello a biomasse. Constatazione contraria a quella esposta da Menz&Gasser, che dichiara l’opposto.» e poi, un appello provocatorio, «Sul territorio si inviteranno i cittadini a scendere in piazza per farsi ascoltare. Essi stanno chiedendo da mesi un incontro con le istituzioni e l’amministrazione ma questo viene sempre rimandato».

Fonte: LA NAZIONE

10 marzo 2015

Rubrica: Ambiente

Biogas, ribaltata la sentenza del Tar

Era legittimo quel «no»

Per Sacra sfuma il risarcimento milionario a carico di Provincia e Comune

IL CONSIGLIO di Stato ribalta la decisione del Tar sul biogas di Capalbio: sull'impianto progettato da Sacra, Comune e Provincia si aggiudicano l'ultimo round, quello decisivo, ed evitano così il rischio di dover pagare un risarcimento potenzialmente plurimilionario per la mancata realizzazione dell'impianto. Associazioni, residenti e comitati cantano vittoria. «Italia Nostra accoglie con la massima soddisfazione la sentenza con la quale è stata riformata la sentenza del Tar che aveva condannato Provincia e Comune di Capalbio a risarcire alla società Sacra un danno potenzialmente multimilionario afferma l'avvocato Michele Greco, che con il collega Michele Lioi ha curato il ricorso per l'associazione ambientalista a seguito della bocciatura del progetto per la realizzazione di un impianto biogas a poche centinaia di metri dall'Oasi di Burano». Italia Nostra è intervenuta al Consiglio di Stato in sostegno delle amministrazioni, dopo essersi battuta insieme ai residenti della zona, confinanti con Sacra, e all'Associazione ambientale Capalbio perché il progetto venisse bocciato. «La sentenza ha una straordinaria importanza prosegue Greco che va ben oltre il singolo caso affrontato. Il Consiglio di Stato ha infatti riconosciuto che il Comune di Capalbio, e in particolare il sindaco, che aveva reso parere negativo in sede di Conferenza dei servizi, non ha mutato parere circa la fattibilità dell'impianto per ragioni illogiche e frutto di mutata volontà politica', siccome pressato' dai confinanti e dal comitato locale (come sostenuto dalla società Sacra e dal Tar nella sentenza di primo grado), ma esclusivamente nel perseguimento dell'interesse pubblico e nel rispetto delle proprie competenze». «La decisione della Provincia di Grosseto di annullare in via di autotutela l'autorizzazione precedentemente rilasciata precisa la sentenza è stata per l'effetto non solo pienamente legittima, ma addirittura doverosa». «Dalla sentenza del Consiglio di Stato emerge un principio fondamentale ribadisce Greco le amministrazioni non devono temere di subire cause milionarie dalle società che propongono gli impianti, nel momento in cui trovano il coraggio di accogliere le segnalazioni delle associazioni, dei comitati e delle singole persone che denunciano i profili di illegittimità di queste opere, perché altamente impattanti sul territorio e sulla salute». «Viene così ancora una volta smentito, al massimo grado giurisdizionale amministrativo, il luogo comune conclude l'avvocato secondo il quale questo tipo di impianti sarebbero agevolati da normative nazionali di favore, a fronte delle quali gli enti locali nulla possono opporre. Il Consiglio di Stato ha dimostrato il contrario».

Fonte:  IL TIRRENO

07 novembre 2014

Rubrica: Ambiente

Geotermia, carte non più top secretIl comitato contrario all’impianto di Montenero ottiene di vedere gli atti al ministero. Ma non basta: «Vanno messi sul web»

di Fiora Bonelli ARCIDOSSO Gli atti secretati della geotermia a Montenero si possono leggere “privatamente” e, anche se il Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia inferiore ne invoca la pubblicazione, è un primo, importante risultato incassato dal Comitato nell’attività di contrasto all’impianto pilota geotermico Montenero. Il 19 agosto il Comitato ha inviato una serie di osservazioni alle Regione Toscana nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale per il rilascio dell’autorizzazione a costruire la centrale. Con il Comitato hanno sottoscritto le osservazioni oltre 30 tra le più importanti aziende produttrici di olio e vino della zona (Montecucco e Brunello) che, per il tramite dell’avvocato Michele Greco, avevano contestato l’illegittima secretazione di una serie di documenti da parte del Ministero dell’ambiente. «Ebbene – spiegano dal Comitato – nei giorni scorsi il ministero dell’Ambiente, riconoscendo evidentemente la fondatezza delle predette contestazioni, è tornato sui suoi passi ammettendo il Comitato a visionare la documentazione precedentemente secretata. Il Comitato si è tuttavia rifiutato di consultare i documenti in questione in forma privata, come il ministero avrebbe voluto, peraltro senza consentire di estrarne copia ma limitando l’accesso alla mera visione. Dal momento che il ministero ha riconosciuto che non vi è alcun segreto commerciale da tutelare, e ammettendo quindi l’illegittimità della precedente secretazione, tutta la comunità deve essere messa in condizione di esercitare il proprio diritto di partecipazione al procedimento». Per questo motivo, con una nota dell’avvocato Greco, il Comitato e le aziende hanno formalmente chiesto al ministero la ripubblicazione, sulla pagina web dedicata al procedimento, dell’intera documentazione, compresa quella precedentemente secretata, e la riapertura del termine di legge per le osservazioni. «Come è evidente infatti – conclude il comitato – tutti i soggetti che hanno manifestato un interesse alla partecipazione al procedimento presentando osservazioni ad agosto, e sono stati decine e decine, hanno il diritto di proporre nuove osservazioni alla luce della lettura della documentazione precedentemente secretata. Se così non sarà, l’intera procedura di valutazione di impatto ambientale ne risulterà insanabilmente viziata».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=419854&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

07 novembre 2014

Rubrica: Ambiente

AMIATA LA QUESTIONE DELLA GEOTERMIA IN VAL D’ORCIA NON CONOSCE TREGUA «Trasparenza sui documenti» Tolta la secretazione, ma il Comitato chiede le copie

di NICOLA CIUFFOLETTI 
SI PARLA di geotermia e ancora una volta la questione di Montenero d’Orcia e del progetto pilota firmato Gesto torna ad essere all’ordine del giorno e mette di nuovo sul piede di guerra la rappresentanza civile. Il Comitato per la Salvaguardia della Valle dell’Orcia Inferiore ed oltre 30, tra le più importanti aziende produttrici di olio e vino della zona del Montecucco e del Brunello, tramite l’avvocato Michele Greco avevano contestato con le osservazioni dell’agosto scorso l’illegittima, secondo loro, secretazione di una serie di documenti da parte del ministero dell’Ambiente.
NEI GIORNI scorsi il ministero è tornato sui suoi passi dando in un certo senso ragione al comitato: i rappresentanti dell’associazione sono stati ammessi ad esaminare la documentazione precedentemente secretata, ma il Comitato, a sorpresa, si è rifiutato di consultare i documenti in forma privata perché, afferma: «come comitato ci siamo rifiutati di consultare i documenti come il ministero dell’Ambiente avrebbe voluto, peraltro senza consentire di estrarne una copia, ma limitando l’accesso alla mera visione. Dal momento che il ministero ha riconosciuto che non vi è alcun segreto commerciale da tutelare (ammettendo quindi l’illegittimità della precedente secretazione), tutta la comunità deve essere messa in condizione di esercitare il proprio diritto di partecipazione al procedimento».
POI CONTINUANO: «Chiediamo, con una nota a firma dell’Avvocato Greco, la ripubblicazione, sulla pagina web dedicata al procedimento, dell’intera documentazione (compresa quella precedentemente secretata) e la riapertura del termine di legge per le osservazioni».
IL 19 AGOSTO scorso furono inviate al Ministero dell’Ambiente numerose osservazioni critiche nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale e queste furono presentate da amministrazioni locali, comitati, un pool di esperti e tante aziende: «Dalle osservazioni — continua il Comitato — è evidente che tutti i soggetti che hanno manifestato un interesse alla partecipazione al procedimento presentando osservazioni nell’agosto scorso hanno il diritto di proporre nuove osservazioni alla luce della lettura della documentazione precedentemente secretata. Se così non sarà — conclude il comitato — l’intera procedura di valutazione di impatto ambientale ne risulterà insanabilmente viziata».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=419885&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  IL TIRRENO

03 novembre 2014

Rubrica: Ambiente

Assemblea in teatro a ROCCASTRADA. La centrale a biomasse registra il “tutto esaurito”

ROCCASTRADA. Più che un teatro, uno stadio. I Concordi di Roccastrada hanno ospitato una delle assemblee più partecipate degli ultimi anni. Striscioni, forte partecipazione emotiva, applausi e fischi a seconda degli interventi. Si parlava di biomasse. L’iniziativa, proposta dal Comitato Val di Farma, attivo da 11 anni in difesa dell’ambiente e del paesaggio, ha avuto un successo enorme e ha visto mobilitarsi tutto il territorio. Il progetto di realizzazione di una centrale a biomasse da 5 megawatt nel bacino del gesso di Roccastrada desta preoccupazione in tutta la fascia collinare. Per l’impianto il Comune ha avviato una variante al piano urbanistico, adottata dal consiglio comunale il 25 luglio e in attesa di approvazione dopo il procedimento di valutazione ambientale strategica. Negli ultimi mesi il Comitato ha promosso incontri informativi con la cittadinanza, altrettanto ha fatto il Comune. Il punto di incontro il teatro dei Concordi, dove erano presenti Italia Nostra (con Michele Scola), Legambiente (contraria, «perché la potenza di 5 Mw non garantisce la sostenibilità dell’approvvigionamento di biomassa e non è in linea con un modello di generazione distribuita sul territorio»). C’erano relatori di fama nazionali. Il professor Federico Valerio, chimico ambientale, il dottor Federico Balestreri, membro dell’Isde di Cremona, esperto nel campo dei problemi ambientali-sanitari legati ad ambienti inquinati e l’ avvocato Michele Greco, esperto in materia di diritto amministrativo (con particolare riferimento al diritto dell’ambiente e dell'energia). Il professor Valerio, oltre a fornire valide alternative per la produzione di energia e calore, ha messo in evidenza le incongruenze di certi impianti, laddove si rinvengono caratteristiche di veri e propri “inceneritori di rifiuti”, evidenziando gli effetti che sull’ambiente e sulla qualità dell’aria. Balestreri ha invece esposto i dati scientifici, che dimostrano come le emissioni siano cancerogene e abbiano influenze negative sulla salute delle persone. L’avvocato Greco, legale del Comitato, ha trattato la parte giuridico-amministrativa, e cioè le osservazioni da presentare entro il 28 novembre, soffermandosi sulla questione dell’approvvigionamento del materiale da utilizzare per alimentare l'impianto. Infine il sindaco Francesco Limatola, presente con alcuni consiglieri e assessori, che è intervenuto dopo le relazioni degli esperti, esprimendo apprezzamento per il lavoro e affermando che «se le cose stanno così, è difficile dire che la centrale si faccia..», come a dire che il “no” verrebbe spontaneo. Il Comitato ha diffuso una nota in cui annuncia che proseguirà la sua battaglia e rivolge al primo cittadino una serie di domande scomode, a partire dal perché non si è documentato prima di avviare questo percorso. La raccolta di firme ha già superato quota mille adesioni. (g.b.)

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=419584&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Martedì, 28 Ottobre 2014 16:01

Cupinoro: parte il ricorso al TAR. L'avv. Greco: "Buone possibilità di vincere"

Written by AltraVoceNews

Una nutrita platea fatta di comitati, associazioni e frontisti ha incontrato ieri l’avv. Michele Greco, che ha spiegato le motivazioni che portano ad essere ottimisti e fiduciosi sull’esito del ricorso al TAR, indispensabile per far annullare il parere positivo alla riapertura della discarica e al suo ampliamento, rilasciato dal Presidente del Consiglio Renzi l’8 agosto scorso.

L’avv. Greco, uno dei massimi esperti di diritto dell’ambiente (inclusi i settori dell’edilizia-urbanistica e dell’energia) ha illustrato, con grande serietà e rigore, le motivazioni del ricorso sulle quali il TAR sarà chiamato a pronunciarsi. Tra queste, rientrano alcuni punti di caduta nella delibera del Consiglio dei Ministri. La corposa documentazione che i presenti hanno finora raccolto e consegnato all’avvocato, sarà integrata e vagliata attentamente, a riprova delle tesi contenute. Tesi che saranno quindi illustrate e spiegate nei particolari alla cittadinanza, appena possibile, in un incontro pubblico.

Molto soddisfatta anche una dozzina di frontisti, che risiede e gestisce varie attività a ridosso della discarica, nei comuni di Bracciano e Cerveteri, dove si sviluppano pascoli, pastorizia, agricoltura, allevamenti di bestiame, produzione con vendita di vini, olio, formaggi, carni. A tutto questo si aggiungono anche varie attività turistiche. Una realtà purtroppo compromessa da anni e destinata a scomparire completamente se Cupinoro dovesse riaprire.

Ora l’avv.Greco avrà tre settimane per depositare il ricorso (entro il 15 novembre). []

http://www.altravocenews.it/index.php/litorale/comprensorio/item/9611-cupinoro-parte-il-ricorso-al-tar-l-avv-greco-buone-possibilita-di-vincere

Fonte: Terzo Binario

28 ottobre 2014

Cupinoro, comitati e associazioni: parte il ricorso al TAR

Una nutrita platea fatta di comitati, associazioni e frontisti ha incontrato ieri l’avv.Michele Greco, che ha spiegato le motivazioni che portano ad essere ottimisti e fiduciosi sull’esito del ricorso al TAR, indispensabile per far annullare il parere positivo alla riapertura della discarica e al suo ampliamento, rilasciato dal Presidente del Consiglio Renzi l’8 agosto scorso.

L’avv. Greco, uno dei massimi esperti di diritto dell’ambiente (inclusi i settori dell’edilizia-urbanistica e dell’energia) ha illustrato, con grande serietà e rigore, le motivazioni del ricorso sulle quali il TAR sarà chiamato a pronunciarsi. Tra queste, rientrano alcuni punti di caduta nella delibera del Consiglio dei Ministri. La corposa documentazione che i presenti hanno finora raccolto e consegnato all’avvocato, sarà integrata e vagliata attentamente, a riprova delle tesi sostenute. Tesi che saranno quindi illustrate e spiegate nei particolari alla cittadinanza, appena possibile, in un incontro pubblico.

Molto soddisfatta anche una dozzina di frontisti, che risiede e gestisce varie attività a ridosso della discarica, nei comuni di Bracciano e Cerveteri, dove si sviluppano pascoli, pastorizia, agricoltura, allevamenti di bestiame, produzione con vendita di vini, olio, formaggi, carni. A tutto questo si aggiungono anche varie attività turistiche. Una realtà purtroppo compromessa da anni e destinata a scomparire completamente se Cupinoro dovesse riaprire.

Ora l’avv.Greco avrà tre settimane per depositare il ricorso (entro il 15 novembre) []

http://www.terzobinario.it/cupinoro-comitati-e-associazioni-parte-il-ricorso-al-tar/54009

Fonte: IL TIRRENO

27 agosto 2014

Rubrica: Ambiente

Il Comitato che si oppone all’impianto previsto a Montenero invia al ministero le osservazioni fatte da un pool di esperti Sette specialisti contro la geotermia

di Fiora Bonelli CASTEL DEL PIANO Montenero d’Orcia continua la sua battaglia contro l’ipotesi di una centrale geotermica nel suo territorio. Ed è una guerra che sta guadagnando alleanze continue, ultime quelle di Cia e Coldiretti a sostegno di un progetto giudicato impossibile e controproducente. Il Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia inferiore e oltre 30 tra le più importanti aziende produttrici di olio e vino della zona (Montecucco e Brunello) rendono noto di aver depositato le osservazioni sull’impianto geotermico pilota Montenero, nell’ambito della Via (valutazione di impatto ambientale) al ministero dell’Ambiente. «Si tratta di un lavoro straordinario, specifica il comitato, che ha visto impegnati per quasi due mesi autorevoli professionisti di varie discipline nella valutazione critica del discusso progetto pilota. La parte giuridica è stata curata dall’avvocato Michele Greco, che ha elaborato numerose ed articolate contestazioni di carattere strettamente ambientale, rilevando una impressionante serie di violazioni di legge, oltre ad errori di metodo e di merito, omissioni, anomalie, contraddizioni e profili di illogicità». Greco ha inoltre coordinato il lavoro di un’équipe di periti composta da geologi, geofisici, agronomi, fitopatologi, ingegneri e architetti paesaggisti. Per la prima volta nella storia della geotermia, nelle osservazioni predisposte dal Comitato sono state indagate infatti non solo le tipiche criticità ambientali connesse agli impianti geotermici (tra cui la sismicità indotta) ma anche e soprattutto i danni che le coltivazioni di vite e olivo potrebbero subire nel caso in cui si verificassero fenomeni di subsidenza (abbassamento del terreno). In particolare, le questioni sismicità indotta e subsidenza sono state affrontate rispettivamente dal professor Marco Mucciarelli, direttore della sezione di ricerca Crs dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale e dal dottor Mauro Chessa, geologo, presidente della Fondazione geologi toscana. I rischi per le coltivazioni di vite e olivo sono invece stati approfonditi dal professor Giacomo Olivero, fitopatologo, e dal dottor Benvenuto Spargi, agronomo. Il perito agrario Roberto Galloni, l’ingegner Andrea Brilli e l’architetto Alberto Lorenzini, hanno infine sottoposto a indagine i numerosi profili di criticità dell’impianto dal punto di vista urbanistico, acustico e paesaggistico. Per dimostrare al ministero dell’Ambiente le peculiarità del distretto rurale in cui si vuole realizzare l’impianto, sono state inoltre allegate alle osservazioni schede monografiche delle aziende, dalla lettura delle quali emerge una realtà unica al mondo. Preso atto di tutte le criticità e peculiarità, Greco ha chiesto formalmente al ministero di rendere giudizio negativo di compatibilità ambientale sul progetto pilota Montenero, riservando in caso contrario ogni opportuna iniziativa nelle sedi competenti. Le osservazioni saranno pubblicate nella pagina del ministero dell’Ambiente dedicata al progetto pilota Montenero.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=montenero&tx_ttnews%5Bpointer%5D=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=415331&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

27 agosto 2014

Rubrica: Ambiente

Dossier geotermia al ministero: la Val d’Orcia col fiato sospeso

«SI TRATTA di un lavoro straordinario, che ha visto impegnati per quasi due mesi professionisti di varie discipline nella valutazione critica del discusso progetto pilota». Il Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia Inferiore ed oltre 30 tra le più importanti aziende produttrici di olio e vino tengono alta l’attenzione sul tema geotermia a Montenero. E’ il momento di attendere il responso del ministero dell’Ambiente e intanto vengono resi noti alcuni delle osservazioni rilevanti che dovrebbero compromettere la Via pendente al Ministero. «La parte giuridica è stata curata dall’avvocato Michele Greco — spiegano al comitato — il quale ha elaborato numerose contestazioni di carattere strettamente ambientale. Greco ha inoltre coordinato il lavoro di un’equipe di periti composta da geologi, geofisici, agronomi, fitopatologi, ingegneri e architetti».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=montenero&tx_ttnews%5Bpointer%5D=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=415352&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  IL TIRRENO

19 agosto 2014

Rubrica: Ambiente

Fronte comune al ministero dei produttori della zona del Montecucco e Brunello contro gli impianti Aziende di vino e olio contro la geotermia

SANTA FIORA Nonostante il perido di ferie, la questione geotermia non si smorza in Amiata e continua incessante l’impegno del Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia Inferiore. Nei giorni scorsi Daniele Galluzzi, vicepresidente del Comitato, ha partecipato all’incontro alla Camera dei deputati tra una delegazione del Movimento 5 stelle, esperti di geologia e geotermia, associazioni e comitati cittadini nel quale sono state denunciate le incredibili contraddizioni che caratterizzano il piano per la geotermia perseguito dalle istituzioni nazionali e regionali. Galluzzi ha messo in evidenza la straordinaria bellezza dei territori dove dovrebbero attuarsi le iniziative geotermiche, caratterizzati da una spiccata vocazione turistica ed agricola, settori questi ultimi da cui dipende la quasi totalità dell’economia locale; ha inoltre auspicato che l’azione del Comitato sia condivisa e portata avanti con vigore dagli amministratori locali, «come sembra poter cogliere nelle ultime prese di posizione», come afferma Alessandra Vegni del Comitato antigeotermico di Montenero e consigliere comunale di minoranza di Castel del Piano. Il Comitato è inoltre impegnato nella predisposizione delle osservazioni nell’ambito del procedimento di Valutazione di impatto ambientale pendente al ministero dell’Ambiente sull’impianto pilota Montenero. Su incarico del Comitato e di oltre 30 tra le più importanti aziende produttrici di olio e vino della zona (Montecucco e Brunello), l’avvocato Michele Greco - oltre all’elaborazione delle contestazioni di carattere strettamente giuridico - sta coordinando il lavoro di un’équipe composta da geologi, geofisici, agronomi, ingegneri e architetti paesaggisti,che lavoreranno fino all’ultimo giorno utile (24 agosto) per elaborare le relazioni peritali di rispettiva competenza. «Per la prima volta nella storia della geotermia – prosegue Vegni – nelle osservazioni predisposte dal Comitato saranno indagate non solo le tipiche criticità ambientali connesse agli impianti geotermici (tra cui la sismicità indotta) ma anche e soprattutto i danni che le coltivazioni di vite e olivo potrebbero subire nel caso in cui si verificassero fenomeni di subsidenza (abbassamento del terreno). Allo scopo di dimostrare al ministero le peculiarità del distretto rurale in cui si vuole realizzare l’impianto (peculiarità che la compagnia multinazionale proponente si è ben guardata dal lasciare emergere nella documentazione depositata), saranno allegate alle osservazioni schede monografiche delle aziende, dalla lettura delle quali emerge una realtà unica al mondo». Nel raggio di 5 chilometri dall’area di impianto sorgono infatti decine di aziende che esportano in tutto il mondo e che hanno ricevuto prestigiosi premi e riconoscimenti. «Mai si era visto un concentrato tale di eccellenza in così pochi chilometri quadrati: il Ministero dell’ambiente e la Regione Toscana non potranno consentire la realizzazione di un impianto pilota in un contesto del genere», conclude Vegni. Fiora Bonelli

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=414896&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte: LA NAZIONE

13 agosto 2014

Rubrica: Ambiente

AMIATA UN’EQUIPE DI ESPERTI STA RACCOGLIENDO MATERIALE PER IL MINISTERO Contro la geotermia nella Val d’Orcia Il Comitato pronto ad andare a Roma

di NICOLA CIUFFOLETTI


GIORNI di agosto, giorni di attesa, ancora 10, e poi tutte le contraddizioni su un possibile impianto geotermico a Montenero d’Orcia saranno tutte inoltrate al ministero dell’Ambiente. Procede in maniera incessante il duro lavoro che amministrazioni pubbliche, legali e professionisti stanno compiendo per registrare il più alto numero possibile di criticità legate al progetto di centrale geotermica presentato dalla società Gesto a Montenero. Il comitato per la tutela della Val d’Orcia Inferiore fa sapere che per conto loro prosegue in maniera continua l’impegno «al fine di mantenere intatte le bellezze, non solo paesaggistiche della Valle, ma anche di difendere il territorio dalla geotermia». Daniele Galluzzi, vice presidente del comitato, ha partecipato all’incontro che si è tenuto alla Camera dei Deputati tra una delegazione del Movimento Cinque Stelle esperti di geologia e geotermia, associazioni e comitati cittadini nel quale sono state denunciate le contraddizioni che caratterizzano il piano di sviluppo geotermico adottato da Stato e Regione Toscana. «Abbiamo presentato la straordinaria bellezza del nostro territorio — racconta il Comitato — caratterizzato da una spiccata vocazione turistica e agricola, settori questi da cui dipende la quasi totalità dell’economia locale». L’auspicio degli ambientalisti è che le amministrazioni pubbliche locali continuino con il comportamento attuale, e che «portino avanti le ragioni di questa battaglia, proprio come stanno facendo fino a questo momento». Il comitato è inoltre impegnato nella predisposizione delle osservazioni nell’ambito del procedimento di valutazione d’impatto ambientale pendente al ministero dell’Ambiente sull’impianto pilota a Montenero. «Su incarico nostro — continua il Comitato — e di oltre trenta tra le aziende produttrici di olio e vino, l’avvocato Michele Greco, sta coordinando il lavoro di un’equipe, composta da geologi, geofisici, agronomi, ingegneri, architetti paesaggistici, i quali lavoreranno fino all’ultimo giorno utile (il 24), per l’elaborazione delle relazioni peritali di rispettiva competenza. Allo scopo di dimostrare al ministero dell’Ambiente le peculiarità del distretto in cui si vuole realizzare l’impianto, saranno allegate alle osservazioni le schede monografiche delle aziende. Nel raggio di 5 chilometri dall’area d’impianto sorgono infatti decine di aziende che esportano in ogni parte del mondo. Il ministero dell’Ambiente e la Regione Toscana — conclude il comitato — sono chiamati a dire no all’impianto».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=414701&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte: LA NAZIONE


16 aprile 2014


Rubrica: Panorama politico

CINIGIANO IL GRUPPO GUIDATO DA OMERO GOBBO HA AVVIATO DUE PROCEDIMENTI Ambiente, arrivano gli avvocati Iniziativa legale del Comitato contro le centrali geotermiche

di NICOLA CIUFFOLETTI
LA BATTAGLIA del Comitato per la tutela della Valle dell’Orcia Inferiore continua alzando barriere contro chi ipotizza centrali geotermiche su questo territorio, peraltro patrimonio Unesco. Adesso il Comitato rende noto di aver assunto, per il tramite un avvocato, Michele Greco, la prima iniziativa di carattere legale a proposito dei progetti di ricerca di risorse geotermiche denominati Cinigiano, Montalcino e Montenero.
«L’INIZIATIVA è stata condivisa da 31 aziende agricole della zona — affermano al comitato — tra cui frantoi e cantine produttrici di Montecucco e Brunello. La questione, ripresa anche in questa campagna elettorale dai due candidati a sindaco di Cinigiano, Romina Sani e Giovanni Barbagli, ha fatto scendere in campo anche un colosso della viticultura come Omero Gobbo, a capo del Comitato e direttore per gli investimenti dell’azienda vitivinicola Masi. In concreto, per il momento si parla di due distinte memorie: una per i progetti di ricerca riguardanti le centrali geotermiche, un’altra volta a chiedere chiarimenti in merito ai permessi di ricerca delle risorse geotermiche in quella zona. «Con la prima — continuano — oltre a chiedere l’accesso a tutti gli atti dei procedimenti, è stata invitata formalmente la Regione a dichiarare l’immediata decadenza dei progetti di ricerca Cinigiano e Montalcino già rilasciati, qualora la società titolare non abbia dato effettivo inizio alle attività di ricerca entro 3 mesi dal rilascio. Con la seconda, rinnovata l’istanza di accesso agli atti, sono stati richiesti al ministero dello Sviluppo economico e a quello dell’Ambiente chiarimenti in merito al procedimento relativo all’istanza di permesso di ricerca di risorse geotermiche finalizzato alla sperimentazioni dell’impianto pilota Montenero».
«IN QUESTO caso — spiegano — il permesso di ricerca non è stato ancora rilasciato e trattandosi di progetto pilota la cui procedura è gestita direttamente a livello centrale, dovrà essere svolta una valutazione di impatto ambientale al ministero dell’Ambiente, alla quale gli esponenti hanno chiesto fin d’ora di partecipare con proprie osservazioni». Il Comitato vede in queste mosse una straordinaria iniziativa: «non era infatti mai successo che un comitato locale e decine e decine di produttori vinicoli e olivicoli si unissero per la tutela del proprio territorio». Parere negativo anche da parte del consiglio comunale di Arcidosso il quale, in seguito alla proposta dei consiglieri dell’opposizione, è favorevole alla petizione del Comitato, contro il progetto della centrale geotermica.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=407048&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte: terzobinario.it

27 marzo 2014

Biogas a Tarquinia: alla Conferenza dei servizi diffidati Sindaco ed enti

Si è svolta ieri la conferenza dei servizi per la realizzazione di un impianto biogas a Tarquinia in località Olivastro. L’impianto dovrebbe essere realizzato dal Consorzio Il Pellicano il cui presidente è Franco Caucci, noto esponente Pd cerite, candidato al recente congresso locale.

Tramite il proprio legale incaricato, Dott. Michele Greco, l’associazione Bio Ambiente ha diffidato provincia, comune di Tarquinia ed altri soggetti coinvolti a dare parere positivo alla realizzazione dell’opera.

Secondo l’avv. Greco l’impianto sarebbe classificato come “industrie insalubri di prima classe” e quindi non potrebbe sorgere a poca distanza dalle abitazioni e da colture di qualità. Proprio vicino al sito individuato ci sarebbero campi coltivati a frutta e verdura e numerose abitazioni, che tra l’altro dovrebbero subire l’ingente traffico di mezzi che conferiranno rifiuti per alimentare l’impianto.

Al momento non è stata ancora presa una decisione e tutto è rimandato in attesa del pronunciamento di valutazione  di impatto ambientale della Regione.

http://www.terzobinario.it/biogas-a-tarquinia-alla-conferenza-dei-servizi-diffidati-sindaco-ed-enti/35838

Fonte: Tusciatimes

26 Marzo 2014 

No alla realizzazione di un impianto a biogas a Tarquinia: lo chiedono i cittadini, il forum ambientalista e l’associazione Bio Ambiente

"I cittadini dell' associazione Bio Ambiente - cura e salvaguardia del Territorio di Tarquinia e dell' Alto Lazio, i cittadini residenti in loc.tà Olivastro di Tarquinia ed il Forum Ambientalista, coadiuvati dall' avvocato Michele Greco, chiedono la pubblicazione del comunicato in oggetto, per esprimere a gran voce la loro contrarietà ed avversità al progetto attualmente in iter amministrativo per la realizzazione di un impianto biogas a Tarquinia (industria insalubre di prima categoria). In tale comunicato si da l'importante notizia dell' ottenimento della SOSPENSIONE della conferenza dei servizi aperta e sospesa in data 26 marzo. Tale comunicato pone ancora una volta l'amministrazione comunale dinanzi al dovere di aiutare la cittadinanza tutta, esprimendo la loro contrarietà al malsano progetto industriale, tutelando quindi la salute dei cittadini e del nostro territorio". Di seguito il comunicato: "Il Dr. Gian Piero Baldi, Medico ISDE e Presidente dell' Associazione "Bio Ambiente - di Tarquinia ed Alto Lazio" insieme a Simona Ricotti dell' Associazione nazionale "Forum Ambientalista" hanno partecipato alla prima seduta della Conferenza dei servizi che si è tenuta il 26 marzo presso gli uffici del Servizio energia della Provincia di Viterbo, nella quale è stata discussa la domanda presentata da Consorzio Pellicano per la realizzazione, in loc. Olivastro, di un impianto per la digestione anaerobica di oltre 25.000 tonnellate di rifiuti l'anno e la produzione di biogas. Le due associazioni, insieme a numerosi residenti ed aziende agricole presenti nell'area, hanno affidato la propria difesa all'Avv. Michele Greco, già difensore dei comitati toscani che nel 2013 si sono opposti - con successo - agli impianti biogas e biomasse di Capalbio, Cinigiano e Castiglion Fibocchi. L'Avv. Greco ha immediatamente inviato a tutte le amministrazioni coinvolte nel procedimento una memoria diffida, nella quale è stata contestata la manifesta illegittimità della scelta localizzativa: l'impianto in questione è infatti inserito nel decreto ministeriale che elenca le industrie insalubri di prima classe e non può in alcun modo essere insediato nella vicinanza di abitazioni, quando nel caso di specie ve ne sono alcune decine nel raggio di 500 metri dall'area di impianto (una addirittura al confine). Altri profili di illegittimità dell'impianto oggetto di contestazione, peraltro condivisi durante la conferenza dal Consorzio di bonifica, sono stati l'assoluta incompatibilità con le coltivazioni - anche biologiche - di pregio che insistono nell'area, la creazione di un volume di traffico indotto assolutamente insostenibile per la viabilità esistente (tenuto anche conto degli stravolgimenti che la realizzazione dell'autostrada comporterà) ed il manifesto sovradimensionamento dell'opera rispetto alle esigenze locali, dal momento che per il suo approvvigionamento dovranno provenire rifiuti da tutta la regione, e forse anche oltre. Per l'effetto, il legale ha formalmente diffidato l'ufficio urbanistica del Comune di Tarquinia, l'AUSL Viterbo, l' ARPAL (Agenzia regionale per l'ambiente Lazio) e il Sindaco di Tarquinia (nella propria qualità di massima autorità sanitaria locale) - che non erano presenti - ad esprimere il proprio parere negativo, nel rispetto dei propri doveri d'ufficio. Al termine della seduta il procedimento è stato sospeso in attesa del pronunciamento di valutazione di impatto ambientale della Regione. Le associazioni, i residenti e le aziende agricole che si oppongono all'impianto continueranno ad assumere ogni iniziativa di legge affinchè tutte le amministrazioni competenti si facciano carico dei predetti profili di criticità ambientale e sanitaria, esprimendo parere negativo alla realizzazione dell'impianto; in caso contrario, sono pronte a percorrere ogni via giudiziaria, anche per il risarcimento del danno.

http://www.tusciatimes.eu/tt2/notizie-dai-comuni/15673-no-alla-realizzazione-di-un-impianto-biogas-a-tarquinia-lo-chiedono-i-cittadini-il-forum-ambietalista-e-l-associazione-bio-ambiente.html

Fonte:  IL TIRRENO

14 febbraio 2014

Rubrica: Ambiente

Geotermia in Val d’Orcia Si allarga il fronte del no

Dopo il documento dei sindaci contrari alla centrale, i cittadini danno battaglia
E, insieme agli imprenditori, avviano una petizione da mandare alla Regione

di Gabriele Baldanzi MONTENERO Si allarga, si compatta, si organizza il fronte cittadino contro il progetto di una centrale geotermoelettrica a Montenero d’Orcia. Nei giorni scorsi si sono svolti altri due incontri. «Di fronte al rischio di vedere il nostro territorio deturpato dalla presenza di un impianto in mezzo a ulivi e vigneti, che andrebbe a sconvolgere in maniera irreversibile la qualità del paesaggio e il tessuto economico e sociale della zona fondato sull’agricoltura di eccellenza – scrive il Comitato per la tutela della Val d’Orcia – i cittadini di Castel del Piano, di Montalcino e di Cinigiano sono pronti a dare battaglia». Il 5 febbraio si è svolta una riunione che ha visto anche la partecipazione di rappresentanze delle amministrazioni dei tre comuni, dei Consorzi di tutela dei vini Brunello di Montalcino e Montecucco e di tanti imprenditori che hanno realizzato in questa parte di Toscana un vero e proprio distretto di eccellenze agroalimentari e che non intendono certo veder vanificati gli sforzi di anni da un progetto per il quale nessuna istituzione ha fino a ora chiesto il parere della cittadinanza. Si è parlato di questioni tecniche, giuridiche e amministrative. In un documento, anticipato ieri dal Tirreno e messo a punto dai sindaci del comprensorio, si fanno richieste precise: la prima riguarda il Pit (il Piano di indirizzo territoriale), affinché si metta a punto una disciplina specifica sulla presenza di centrali geotermoelettriche e a biomasse in aree di produzione di prodotti a indicazione geografica e a denominazione di origine. La seconda richiesta è invece relativa alla mediazione da parte della Regione nei confronti del ministero dell’Ambiente per far rientrare le amministrazioni locali all’interno della procedura di valutazione d’impatto ambientale per le centrali. I cittadini si appellano invece al Piano paesaggistico regionale, nato proprio per mantenere intatto il valore del paesaggio. «Lo stesso assessore all’urbanistica e alla pianificazione del territorio e del paesaggio Anna Marson – spiega Patrizia Cantini, portavoce del Comitato – ha sempre descritto il piano come uno strumento per realizzare una maggiore consapevolezza della necessità di politiche integrate; un rafforzamento del rapporto tra paesaggio e partecipazione, tra cura del paesaggio e cittadinanza attiva. Rapporto che però nel caso di Monterenero non è certo stato preso in considerazione». Il 6 febbraio si è tenuta infine un'assemblea pubblica aperta a imprenditori e cittadini nel corso della quale è partita la raccolta di firme per la petizione popolare che sarà inoltrata alla Regione Toscana, esprimendo fermo dissenso da parte degli abitanti al progetto della centrale di Montenero. Contemporaneamente il Comitato per la tutela della Val d’Orcia ha aperto una pagina su Facebook per poter amplificare al massimo la propria denuncia e tenere informati gli utenti del social network in tempo reale. Il Comitato, insieme ai più importanti imprenditori della zona (da Franci a Corsini), ha inoltre dato mandato all’avvocato Michele Greco di valutare ogni opportuna iniziativa in tutte le sedi competenti. «Il territorio di Montenero e della Val d’Orcia – conclude la Cantini – non ha bisogno né di photoshop né tanto meno di centrali geotermoelettriche. Gli basta la cura di chi ci vive e ci lavora per farlo crescere economicamente nel rispetto dell’ambiente». E su questo terreno il Comitato è pronto a dare battaglia.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=402398&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

13 febbraio 2014

Rubrica: Economia

«Uniti per difendere il distretto delle eccellenze»

DI FRONTE al rischio di vedere il proprio territorio deturpato dalla presenza di una centrale geotermoelettrica che «sconvolgerebbe in maniera irreversibile la qualità del paesaggio e il tessuto economico e sociale della zona, fondato sull’agricoltura di eccellenza», i cittadini di Castel del Piano, di Montalcino e di Cinigiano si stanno organizzando. Si è tenuto un incontro che ha visto le rappresentanze delle amministrazioni dei tre comuni, dei Consorzi di tutela dei vini Brunello di Montalcino e Montecucco e di tanti imprenditori. Alla fine dell’incontro i rappresentanti dei tre comuni hanno deciso di dare vita a un documento condiviso anche dalle altre municipalità del territorio da sottoporre alla Regione Toscana. Il documento conterrà richieste precise, la prima delle quali riguarda il Pit (Piano di indirizzo territoriale), affinché si metta a punto una disciplina specifica sulla presenza di centrali geotermoelettriche e a biomasse in aree di produzione di prodotti a indicazione geografica e a denominazione di origine. La seconda richiesta è invece relativa alla mediazione, da parte della Regione Toscana, nei confronti del Ministero dell’Ambiente, al fine di far rientrare le amministrazioni locali all’interno della procedura di Via (Valutazione d’impatto ambientale) per le centrali. Si è poi tenuta un’assemblea pubblica aperta a imprenditori e cittadini nel corso della quale è partita la raccolta di firme per la petizione popolare che sarà a sua volta inoltrata alla Regione Toscana per esprimere il dissenso da parte degli abitanti al progetto della centrale di Montenero. Contemporaneamente, il comitato per la tutela della Val d’Orcia Inferiore ha aperto una pagina su Facebook per poter amplificare al massimo la propria denuncia e tenere informati gli utenti del social network in tempo reale. Il Comitato, insieme a importanti imprenditori della zona, ha inoltre dato mandato all’avvocato Michele Greco di valutare ogni opportuna iniziativa in tutte le sedi competenti.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=402343&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

18 gennaio 2014

Rubrica: Panorama politico

REAZIONI PREOCCUPAZIONE PER LO SVILUPPO Il Comitato dei cittadini non si ferma e affida all’avvocato le proprie azioni. Elogi al Consorzio del vino Brunello

ambiente geotermia

NON MOLLANO. Nemmeno dopo le parole rassicuranti delle istituzioni che hanno partecipato alla riunione a Montenero. Il Comitato della valle dell’Orcia inferiore ha infatti partecipato all’assemblea pubblica nella quale sono stati discussi i permessi di ricerca di risorse geotermiche che interessano — tra gli altri — i Comuni di Cinigiano, Castel del Piano e Montalcino. Il Comitato auspica «un’accelerazione della pratica di ingresso nel Parco naturale e culturale della Val d’Orcia, riconosciuto nel 2004 dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità, anche della parte meridionale della valle». L’assemblea era stata organizzata da un gruppo di persone, guidate da Giorgio Franci, titolare del frantoio di Montenero noto in tutto il mondo per i suoi prodotti di eccellenza, seriamente preoccupate per il progetto di costruzione di uno o più impianti proprio a ridosso del paesino amiatino e di quelli limitrofi. All’incontro — al quale vi è stata una massiccia partecipazione della popolazione — ha partecipato anche il legale del Comitato, l’avvocato, Michele Greco, già incaricato nella vittoriosa battaglia contro l’impianto a biomasse di Borgo S. Rita, il quale ha illustrato il panorama normativo in materia di geotermia ed ha delineato i contorni delle possibili azioni legali che gli oppositori potranno assumere nelle varie sedi. Al termine dell’incontro, il Comitato e i promotori dell’iniziativa hanno convenuto di unire le proprie forze dando incarico congiunto all’avvocato Greco al fine di assumere ogni iniziativa opportuna per contrastare i numerosi progetti di ricerca geotermica rilasciati nella zona. Il Comitato ha inoltre «particolarmente gradito la netta presa di posizione del Consorzio del vino Brunello e del sindaco di Montalcino».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=400409&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  IL TIRRENO

17 gennaio 2014

Rubrica: Ambiente

Montenero fa la guerra alla geotermia Centocinquanta abitanti e imprenditori schierati contro il progetto della Gesto. Ma anche contro Comune e Regione

geotermia

di Gabriele Baldanzi MONTENERO D’ORCIA Nel mirino la Regione Toscana (per certe scelte) e il Comune di Castel del Piano (per la mancata informazione). Nella cosiddetta Val d’Orcia inferiore, il lembo grossetano dei colli dove si produce Brunello e Montecucco, ma soprattutto l’olio più pregiato al mondo, mercoledì sera è stata firmata un’autentica dichiarazione di guerra alla geotermia. Circa 150 persone, cittadini e rappresentanti di aziende grandi e piccole che vivono di agricoltura, si sono ritrovati a Montenero, in un’assemblea che ha visto protagonisti, tra gli altri, i sindaci di Montalcino e Castel del Piano. «Una partecipazione oltre ogni aspettativa – racconta l’imprenditore Giorgio Franci – con un 100% di contrari al progetto geotermico in questione». Per la cronaca, a Montenero d’Orcia la gente ha scoperto, quasi per caso, una settimana fa, l'interesse di una multinazionale specializzata in impianti solari, eolici, idroelettrici e geotermici (la Gesto Energy Consulting) e con esso l’esistenza del progetto Montenero, un’istanza presentata due anni fa che riguarda il bacino della Val d’Orcia e le pendici dell’Amiata grossetana. La Gesto in pratica vorrebbe costruire una centrale geotermoelettrica a ciclo binario tra uliveti e vigneti e al momento ha ottenuto i primi via libera per svolgere i carotaggi. «Una cosa folle – commentano gli abitanti di Montenero e delle campagne – che andava stoppata subito, in ogni modo, con forza e ad ogni livello; invece a qualcuno, a Roma e a Firenze, gli si sono bloccate le meningi…». Gli organizzatori dell’assemblea pubblica, fin dall’inizio, hanno cercato di tenere un profilo tranquillo, di non fare polemiche, di non prestarsi a strumentalizzazioni politiche, ma nel corso della serata i toni si sono un po’ accesi. Destinatari dell’accusa di non avere adeguatamente informato la cittadinanza il sindaco Claudio Franci e il consigliere comunale Duilio Sodi. In testa alla lista nera, però, più che i protagonisti della politica locale, risultano oggi le scelte nel settore dell’energia compiute a Firenze. L’avvocato Michele Greco è il primo “acquisto” degli oppositori all’impianto. Il comitato per la difesa della Val d’Orcia inferiore si muoverà quindi come già aveva fatto, nell’ultimo anno e mezzo, con il caso della centrale a biogas di Santa Rita. Sperando che alla fine il risultato sia ugualmente vincente. Con l’avvocato Greco lavoreranno nelle prossime settimane anche alcuni consulenti, esperti del settore. Nel corso dell’assemblea è stato evidenziato ancora una volta come qui il paesaggio - bellissimo e ideale per la produzione di vini e oli pregiati - rappresenti un brand celebre nel mondo. «Qualche anno fa – commenta un anziano - c’hanno provato con l’inceneritore, poi l’anno passato con l’impianto a pirolisi per la produzione di biogas, ora la geotermia. Ma come è possibile che ci siano manager, società, amministratori che non si rendono conto di dove siamo? Come si può immaginare a Montenero una centrale geotermoelettrica? La spiegazione che riusciamo a trovare è una sola: speculazione, drenare risorse pubbliche in ogni modo senza preoccuparsi delle ricadute per noi che ci viviamo. L’economia locale in Val d’Orcia si fonda sul lavoro quotidiano in agricoltura, sulle qualità. Faremo quindi le barricate contro progettualità non ragionate e non condivise». «Quando sono venuto a sapere del progetto e dello stato delle cose sono rimasto incredulo – conclude Giorgio Franci –. Ecco, di fronte alla gravità della situazione, ho sentito l'esigenza di impegnarmi in prima linea affinché il nostro rifiuto a questo scempio si faccia sentire forte. Spero nel coinvolgimento dei media ad ogni livello e ringrazio fin da adesso chi ci sosterrà. Cosa faremo? Vediamo. La parola adesso passa ai legali. Non credo che siamo più in tempo per fare ricorsi al Tar, ma – insieme alle istituzioni che la pensano come noi – staremo al pezzo, senza fare sconti ad alcuno»

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=400190&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

17 gennaio 2014

Rubrica: Ambiente

Giù le mani dalla Valdorcia

geotermia

di MATTEO ALFIERI
L’AMIATA non ci sta. Non ci sta a farsi trivellare la terra in cerca di chissà quale Eldorado. Non ci sta quando in gioco c’è il suo territorio. Che ha «scampato» il pericolo di vedere costruito un inceneritore «mascherato» da centrale a biomasse nelle colline di Cinigiano e che soprattutto, nelle intenzioni dovrebbe diventare una specie di paradiso per i turisti, tra i castagni e l’enogastronomia di qualità. Oltre 300 le persone che ieri sera hanno affollato la sala polivalente di Montenero, un piccolo paese in quella lingua di terra che è la Valdorcia Grossetana. Per sapere veramente cosa vuol fare la Gesto Italia, l’azienda che fa capo ad una multinazionale portoghese, dopo l’autorizzazione avuta direttamente dal ministero dello Sviluppo economico a «sondare» oltre 35 chilometri quadrati di territorio in cerca di calore geotermico. E soprattutto perché, mentre sta cercando già di espropriare i terreni per vedere se nelle campagne di Montenero è possibile costruire una centrale geotermoelettrica, non ha avvertito né le istituzioni, che i cittadini. 
UN PROBLEMA che è esploso nei giorni scorsi. Dopo che alcune segnalazioni da parte di agricoltori, avevano fatto annusare l’idea che ci fosse qualcosa che non andava. Ma, oltre i cittadini, questa volta anche le istituzioni non sono volute mancare: e dire che la riunione per fare il punto della situazione era nata soltanto dopo un passaparola tra imprenditori. Ma è bastato un giorno per capire che l’interesse era tanto: insieme al sindaco Franci di Castel del Piano c’era anche il collega Silvio Franceschelli di Montalcino, senza dimenticare Massimo Fabiani, assessore al comune di Cinigiano. E in rappresentanza degli imprenditori non poteva mancare Giampiero Pazzaglia, direttore del Consorzio del Brunello. Sì, perché oltre che alle pendici dell’Amiata grossetana, interessati anche a questi sondaggi sono tutti i territori della Valdorcia, così come quelli delle colline che arrivano fino Scansano. «Ci siamo trovati per capire cosa vogliamo fare — ha detto Giorgio Franci, imprenditore molto conosciuto e uno dei promotori dell’iniziativa —, ma quello che pare certo è che la Valdorcia è a rischio». Gli interventi sono stati puntuali: c’è chi ha pensato di poter investire dei soldi nella nuova frontiera del turismo, ma la rivolta ha visto protagoniste anche le associazioni di categoria, che vedrebbero stravolgere definitivamente un territorio votato esclusivamente al turismo. Il no deciso è arrivato subito. Da parte di tutti senza distinzioni: «Tutta la popolazione è contraria — ha proseguito Giorgio Franci —. La paura è che queste trivellazioni esplorative siano il preludio a qualcosa di più. Se trovano qualcosa non si fermeranno mai. Il programma mi sembra molto chiaro: lo sfruttamento di geotermia su larga scala anche nel nostro territorio. E basta andare a Larderello per vedere quello sta succedendo a quel magnifico territorio». E il Comitato è già pronto: sarà quello della Valdorcia Inferiore, che si occupa di questi problemi da tempo. Pronto anche il legale, l’avvocato Greco, che si occuperà dal punto di vista legale di curare gli interessi di tutti coloro che non vogliono lo sfruttamento geotermico. «Vogliamo dare un segnale preciso all’economia del territorio — chiude Franci — E’ stato fatto un programma che non tiene in considerazione chi ci lavora e soprattutto chi ci abita. La Regione adesso dovrà darci delle risposte. Ci muoveremo con forza in tutte le sedi opportune, poi vedremo». Il primo passo di una battaglia che si preannuncia lunga.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=400219&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

06 ottobre 2013

Rubrica: Viabilità-trasporti

«Salviamo la Maremma dalla Sat», la protesta in una T-shirt. Autostrada, in un convegno l’allarme di istituzioni e comitati. E c’è chi solleva dubbi sulla legalità dell'opera

di MARIA BRIGIDA LANGELLOTTI
AUTOSTRADA tirrenica, rifiuti, energia e inquinamento. Una riflessione a tutto campo sui quattro principali nodi da sciogliere per il territorio maremmano e spunti di dibattito e approfondimento. Tutela dell’ambiente e legalità sono stati i temi centrali del convegno «Maremma sotto attacco. L’ambiente si difende con la legalità», l’iniziativa organizzata da Italia Nostra, dopo le due precedenti puntate che si sono svolte nei mesi scorsi. Tanti gli ospiti del convegno, che si è svolto ieri nella sala Pegaso della Provincia dalle 9,30 alle 13,30, che hanno illustrato le loro posizioni in merito ai quattro argomenti. «Salviamo la Maremma dalla Sat»: questa la scritta sulle magliette indossate da un gruppo di residenti nei territori del Parco della Maremma. Le t-shirt sono state autofinanziate per dare ancora una volta un segno di protesta tangibile contro la realizzazione della Tirrenica. Il dibattito è stato coordinato da Michele Scola, presidente della sezione di Grosseto di Italia Nostra e da Marzia Marzoli del comitato «No autostrada Tarquinia». Ad aprire i lavori, Nicola Caracciolo, presidente onorario di Italia Nostra Toscana.
«ATTRAVERSO questo convegno — ha affermato Nicola Caracciolo — vogliamo ribadire la lotta per salvare la Maremma e per ristabilire dei criteri di onestà nella gestione della cosa pubblica. In questa situazione è facile domandarsi come mai ci sono aziende che non sono del territorio che accettano di lavorare, mentre quasi sempre le imprese locali non lo fanno. Credo — ha sottolineato Caracciolo — che questo sia un dato da considerare con attenzione: senza accusare nessuno c’è, tuttavia, il sospetto di un’immensità di denaro, in Italia, che ha provenienza illegittima e che cerca occasione per riciclarsi. Tutto questo dovrebbe incoraggiare una vigilanza estremamente attenta». 
FURIO COLOMBO ha sottolineato l’importanza delle posizioni dei cittadini: «Le elezioni dei sindaci — ha affermato l’editorialista — sono imminenti in tanti Comuni, per questo dovrebbero sapere cosa pensano i cittadini in merito all’autostrada. I 27 chilometri di strada ci sono, aspettano solo una correzione al posto di un’arteria che spaccherebbe la Maremma in due. Ne sarebbe penalizzato anche il turismo, anche per via della costruzione delle barriere antirumore che deturperebbero il paesaggio. Il danno sarebbe grandissimo, per questo è essenziale la mobilitazione dei cittadini». «In questi anni — ha commentato Michele Scola — ci è stato spesso ripetuto che senza autostrada non c’è sviluppo, ma nessuno finora ci ha mostrato un’analisi dei costi e dei benefici per avvalorare questa scelta. Noi di Italia Nostra, invece, pensiamo che per una provincia non avere un’autostrada è una fortuna». Tra gli interventi anche quello del sindaco di Monterotondo Marittimo, Alessandro Giannetti: «Una politica ambientale del territorio è importante. Non a caso ci siamo battuti per scongiurare l’inceneritore. Il nostro obiettivo è quello di difendere l’ambiente e la legalità. Dalla nostra discesa in campo non abbiamo avuto gli interlocutori giusti, rimaniamo dell’idea che è meglio mettere in sicurezza l’Aurelia». Gianni Mattioli, docente all’università La Sapienza di Roma, ha sollecitato «una raccolta firme per chiedere alla presidenza della Regione Toscana di accettare un confronto con la popolazione. L’autostrada è un danno per il territorio sia dal punto di vista paesaggistico che economico, considerando che costa molto di più che la messa in sicurezza dell’Aurelia». 
LA PRESIDENTE dell’associazione Colli e Laguna, Patrizia Perillo, ha rimarcato la loro «lotta per la legalità» e il fatto che, comunque, «il tracciato non tiene nemmeno conto quello che è successo nel 2012». Puntuale l’intervento dell’avvocato Michele Greco, legale dell’associazione Colli e Laguna: «Nel ricorso abbiamo denunciato profili di illegittimità che si possono ricondurre a tre punti: è stato stravolto il rapporto che c’è nel codice dei contratti tra progetto preliminare e definitivo; c’è stata una distorsione dello strumento di Via (valutazione di impatto ambientale): la Via è preventiva e non può essere creata in sanatoria, infine c’è stata una distorsione della valutazione economica-finanziaria: abbiamo saputo che il Cipe si è riunito in sordina, sboccando due miliardi di finanziamento privato che consentirebbero di realizzare l’autostrada».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=392175&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

19 luglio 2013

Rubrica: Ambiente

L’impianto a biomasse non si farà Il Comitato di Santa Rita esulta

Ambiente

«E’ UNA VITTORIA per l’intera frazione di Borgo Santa Rita». Il Comitato per la Salvaguardia della Valle dell’Orcia Inferiore esprime così la propria soddisfazione per la bocciatura dell’impianto a biomasse espressa dalla Provincia di Grosseto al termine della Conferenza dei servizi. «I motivi che hanno determinato la bocciatura del progetto per l’impianto — sottolineano dal comitato — sono gli stessi che l’avvocato Michele Greco, legale del comitato e di alcuni tra i più importanti produttori del Montecucco e del Brunello di Montalcino, aveva rappresentato minuziosamente nelle tante diffide inviate nei giorni scorsi alle amministrazioni. E’ una vittoria per l’intera frazione di Borgo Santa Rita, che ha dimostrato di essere non la zona industriale di Cinigiano, come affermato dai sostenitori dell’impianto, ma la porta d’ingresso della Valle dell’Orcia, un luogo dal valore paesaggistico, ambientale e agronomico straordinario, che in quanto tale merita di essere tutelato». IL COMITATO annuncia che manterrà alta la guardia, continuando a vigilare: «Presteremo continua attenzione affinché questo patrimonio naturalistico unico al mondo venga protetto da ogni forma di aggressione, presente e futura. Quanto al capannone nel quale si voleva realizzare l’impianto, il comitato si augura che nessuno mai più proponga progetti finalizzati a un suo utilizzo industriale, che non hanno a vedere nulla con la vocazione agricola del territorio. L’auspicio è che l’immobile diventi un polo di esposizione dei prodotti di eccellenza tipici della zona, famosi ed apprezzati in tutto il mondo». Infine, dal comitato un ringraziamento: «Ringraziamo tutti coloro che hanno sostenuto la nostra lotta: le associazioni di categoria, i firmatari delle petizioni, i frantoi e i produttori del Montecucco e del Brunello che hanno condiviso con il comitato la battaglia legale». E per finire ancora un altro ringraziamento del Comitato: «al gruppo di lavoro di altissimo profilo composto dai consulenti tecnici di parte e dall’avvocato Michele Greco, tutti hanno lavorato senza sosta nelle ultime settimane per ottenere questo straordinario risultato».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=30463&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  CORRIERE DI MAREMMA

16 luglio 2013

Rubrica: Economia

“Altro che occupazione, le aziende chiuderanno”

Economia

CINIGIANO Il comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia inferiore critica l’impianto a biomasse: “Oltre 600 persone hanno partecipato domenica a Borgo Santa Rita alla merenda organizzata dal nostro comitato per dire no all’impianto a biomasse. Durante l’incontro sono state diffuse le relazioni scientifiche dei periti incaricati dal comitato, attestanti i gravissimi danni alla salute e all’agricoltura che l’impianto provocherebbe. Sono state inoltre raccolte oltre 400 firme, che saranno depositate al Comune di Cinigiano e alla Provincia di Grosseto (in aggiunta alle centinaia e centinaia già raccolte). I partecipanti hanno fatto capire che non accetteranno mai un’opera così impattante sul proprio territorio e che, qualora le amministrazioni autorizzeranno l’impianto, percorreranno ogni via giudiziaria, anche per il risarcimento del danno. Inoltre l’avvocato Michele Greco, su incarico del Comitato, di numerose attività produttive di Borgo Santa Rita e di alcuni tra i più prestigiosi produttori del Montecucco e del Brunello di Montalcino, ha inviato alle amministrazioni una memoria nella quale sono stati illustrati i numerosi profili di illegittimità della domanda di autorizzazione unica, diffidandole all’immediata declaratoria di improcedibilità. Quanto alle affermazioni della società proponente secondo cui l’impianto fornirebbe 110 posti di lavoro, il comitato tiene a precisare che tale dato è a dir poco fantasioso. Impianti del genere sono infatti interamente automatizzati e possono essere gestiti con l’impiego di pochissime persone. L’unico dato certo sono i posti di lavoro che sarebbero persi qualora l’impianto inquinasse la filiera del vino e dell’olio: migliaia. Il comitato hadato mandato al proprio legale di valutare ogni iniziativa nei confronti della società proponente, dal momento in cui ha accusato il comitato di fare ‘terrorismo ecologico’. Il fatto che la proponente tenti di delegittimare il comitato ricorrendo a dichiarazioni denigratorie e diffamatorie è tipico di chi non ha alcun argomento per replicare nel merito alle accuse”.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=30213&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  CORRIERE DI MAREMMA

07 luglio 2013

“Autostrada tirrenica: le molte ragioni per dire no al progetto”

ORBETELLO Si è svolto ieri, organizzato da Italia Nostra, un convegno dal titolo “Autostrada tirrenica: le molte ragioni del no”. “Chiediamo - sostiene l’associazione - di non fare l’autostrada, ma di sistemare l’Aurelia ponendo particolare attenzione e tutelando Orbetello nella messa in sicurezza di quel delicato territorio”.Al convegno hanno preso parte: Patrizia Perillo (Associazione Colli e Laguna di Orbetello), Nicola Caracciolo (Italia Nostra), Daniela Pasini (CoordinamentoComitati e Associazioni Ambientali Provincia di Grosseto), Marzia Marzoli (“Per il benediTarquinia”), Antonio Tamburrino (Docente di Trasportistica, Roma), MicheleGreco (legale di Colli e Laguna, già docenteUniversitàCattolica di Brescia), GianFrancesco Fidone (legale di Italia Nostra, Università di Roma), Sibilla della Gherardesca (Presidente Fai Toscana), Raniero Maggini (Vice Presidente nazionale Wwf), Antonio Dalle Mura (presidente Italia Nostra Toscana), Cesare Crova (presidente Italia Nostra Lazio), Sergio Rizzo (Il Corriere della Sera) . Lucia Goracci (RaiNews) . Invitati, tra gli altri, il sindaco di Orbetello Monica Paffetti e l’amministrazione comunale, il sindaco di Capalbio Luigi Bellumori e la sua amministrazione comunale, il presidente della Provincia di Grosseto Leonardo Marras, il presidente della Toscana Enrico Rossi. Parteciperanno al dibattito: Gianni Mattioli, Università La Sapienza, Roma; Furio Colombo, “Il Fatto Quotidiano”; Carlo Ripa di Meana, Italia Nostra-Roma; Gualtiero Alunni, “No Corridoio Pontino”, associazioni e comitati orbetellani e maremmani. Secondo Italia Nostra “l’autostrada Tirrenica è una minaccia per tutti coloro che hanno a cuore l’avvenire economico della Maremma e la difesa del suo paesaggio, principale fonte di ricchezza. L’ultima decisione della RegioneToscana, che, controi pareri espressi dagli enti locali e la volontà della popolazione, ha approvato il ‘percorsoblu’, cioè la tratta costiera che attraversa Albinia e lambisce la Laguna di Orbetello, è uno scandalo. Ancora una volta la Regione tratta la Maremma come una colonia, terra di nessuno da maltrattare come faceva Siena nei secoli passati. Italia Nostra, Colli eLaguna, Coordinamento dei Comitati e associazioni ambientali dellaMaremmatoscolazialepropongonodi unirsi tutti inun’unica azionecomuneindifesa del proprio territorio”.

Fonte:  LA REPUBBLICA

03 luglio 2013

Rubrica: Viabilità-trasporti

TIRRENICA CONVEGNO ALL’AUDITORIUM DI ORBETELLO SABATO PROSSIMO Autostrada, le ragioni del no Si riunisce la galassia delle associazioni contrarie al progetto

Viabilità-trasporti

AUTOSTRADA Tirrenica argomento del convegno di sabato prossimo alle 17 all’auditorium di Orbetello. Associazioni, comitati, giornalisti e portatori di interessi vari si preparano a prendere la parola in un incontro che già dal titolo chiarisce la posizione scelta dagli organizzatori: «Le molte ragioni del no». Il «no» ribadito da tutto il territorio al progetto di autostrada cui la Regione ha invece dato il proprio via libera (dopo aver chiesto a Comune e Provincia un parere poi del tutto ignorato), che si unisce agli altri «no» provenienti dal territorio, entroterra compreso, per un’infrastruttura che da queste parti non convince, nel merito e nel metodo delle scelte adottate. L’introduzione ai lavori spetterà a Patrizia Perillo, presidente dell’associazione Colli e Laguna, cui seguiranno gli interventi di Nicola Caracciolo (Italia Nostra), Daniela Pasini (Coordinamento comitati e associazioni ambientaliste della provincia di Grosseto) e Marzia Marzoli (Per il bene di Tarquinia). Poi sarà la volta dei relatori: Antonio Tamburrino (docente di trasportistica), Michele Greco (legale di Colli e Laguna), Gian Francesco Fidone (legale di Italia Nostra), Sibilla della Gherardesca (presidente Fai Toscana), Raniero Magini (vice presidente nazionale del Wwf), Antonio Dalle Mura (presidente Italia Nostra Toscana), Cesare Crova (presidente Italia Nostra Lazio) e Sergio Rizzo (Il Corriere della Sera). A moderare, la giornalista orbetellana Lucia Goracci (Rainews). Invitati a intervenire Monica Paffetti (sindaco di Orbetello), Luigi Bellumori (sindaco di Capalbio), Leonardo Marras (presidente della Provincia) ed Enrico Rossi (presidente della Regione).

PARTECIPERANNO alla discussione Claudia Grili (archeologa), Gianni Mattioli (università La Sapienza), Furio Colombo (Il Fatto quotidiano), Carlo Ripa di Meana (Italia Nostra), Gualtiero Alunni (No Corridoio Pontino). Gli organizzatori invitano tutti a partecipare e a portare la propria testimonianza. Si riunisce quindi la galassia di associazioni, movimenti e comitati contrari all’ipotesi di trasformare l’Aurelia in una strada a pagamento. La proposta del territorio, al di là dei vari possibilismi che non vanno, però, oltre un consenso sempre più parziale e geograficamente frammentato, è l’adeguamento dell’Aurelia: che sia messa in sicurezza con soldi pubblici e resti patrimonio pubblico.

Fonte:  IL TIRRENO

19 giugno 2013

Rubrica: Ambiente

INCONTRO A SANTA RITA «Quelle polveri tossiche e sottili dell’impianto a biomasse»

Ambiente

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=28294&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

SANTA RITA Oltre 400 persone hanno assistito a Borgo Santa Rita il 14 giugno all’incontro informativo sul contrastato impianto a biomasse, evento organizzato dal Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia inferiore. Nelle quasi due ore del proprio intervento, lo scienziato di fama internazionale Stefano Montanari - direttore del Laboratorio di ricerca Nanodiagnostics di Modena - ha esaminato una serie di dati inquietanti sulle micropolveri che sarebbero immesse nell’ambiente dall’impianto, dati di tossicità rilevante per tutti gli esseri viventi, dalla microflora alla microfauna, su fino all’essere umano. Come dimostrano le immagini mostrate all’attentissimo uditorio, e frutto della ricerca che Montanari ha condotto negli ultimi 20 anni con il patrocinio di alcune tra le più celebri Università del mondo, per l'essere umano i problemi in gioco sono quelli delle nanopatologie: cancri, malattie cardiovascolari, malattie neuroendocrine, malformazioni fetali. Quanto all’ambiente - continua lo scienziato - non è solo l’aria a essere attaccata ma, molto più subdolamente, addirittura il terreno che, a causa delle ricadute cambia le sue caratteristiche; ad aggiungersi a questi danni all’ambiente e soprattutto alla salute sono i danni economici a chi produce frutta, verdura, latticini e, in modo particolare, olio e vino, in particolare se biologici. Il professor Michele Corti, docente all’Università di Milano, ha illustrato con dovizia di particolari il processo produttivo dell’impianto, segnalando i numerosi profili di criticità che lo caratterizzano. Quanto all’aspetto strettamente giuridico, l’avvocato Michele Greco, legale del Comitato, ha spiegato quali sono le norme che impediscono la localizzazione dell’impianto in Borgo Santa Rita e quanto sia decisivo il ruolo del sindaco (peraltro presente in sala) all’interno della conferenza dei servizi, di prossima convocazione. Risponde infatti a un preciso obbligo di legge - ha spiegato l’avvocato Greco - il dovere del sindaco di impedire ogni attività che possa recare danno alla salute dei propri concittadini specialmente nei casi in cui le prime abitazioni si trovano a meno di 150 metri dal luogo prescelto per la realizzazione dell’impianto (in tutta Italia sono moltissimi i sindaci che, avvalendosi di questo potere/dovere, hanno bloccato gli impianti simili). Particolarmente gradite le testimonianze di sostegno al Comitato arrivate da Antonio Dalle Mura, presidente di Italia Nostra Toscana e dal presidente della Cia di Grosseto, Enrico Rabazzi. Il comitato ha in programma nuove manifestazioni informative che saranno portate avanti senza sosta - insieme a ogni opportuna iniziativa legale - finché il progetto dell'impianto non sarà ritirato o bocciato dalle amministrazioni.

Fonte:  LA NAZIONE

04 giugno 2013

Rubrica: Viabilità-trasporti

ORBETELLO Aurelia, summit di Colli e Laguna sul valore delle aree da espropriare

Viabilità-trasporti

SUMMIT di Colli e Laguna sabato alla Parrina. L’avvocato Michele Greco ha fatto il punto sul ricorso al Tar fatto insieme a Italia Nostra e ha illustrato il contenuto della delibera con cui la giunta regionale ha dato il consenso all’ultimo progetto avanzato da Sat. L’associazione, che è contraria a ogni previsione autostradale tra i colli e la laguna di Orbetello, sta lavorando per velocizzare l’informazione interna in modo da essere pronta alle dovute verifiche sul valore dei terreni da espropriare non appena sarà pubblicato il progetto definitivo del lotto 5B.

Fonte:  LA NAZIONE

03 febbraio 2013

Rubrica: Ambiente

Greco: «C’erano troppi aspetti di illegittimità»

Ambiente

ADDIO Biogas. Che nessuno volesse una centrale di questo tipo nel comune capalbiese è ormai un dato di fatto. Nel convegno di ieri si è parlato anche di questo, con l’avvocato Michele Greco intervenuto per chiarire alcuni aspetti legati alla battaglia che ha portato alla bocciatura del progetto, sottolineando la sinergia tra la popolazione locale, gli agricoltori, l’associazione ambientale Capalbio e Italia Nostra. «Sono due gli elementi principali che ci hanno consentito di vincere — ha spiegato l’avvocato Greco — : il primo riguarda i numerosi profili di illegittimità giuridica del progetto, da noi denunciatI in numerose memorie e studi scientifici nei quali abbiamo dimostrato i rischi per la salute e per il territorio. Il secondo riguarda la sinergia che abbiamo messo in atto con l’associazione Italia Nostra». L’avvocato Michele Greco ha auspicato anche «che gli straordinari risultati ottenuti con il biogas possano ripetersi anche nel caso del ricorso contro il progetto definitivo dell’autostrada tirrenica, che stiamo predisponendo per conto dell’associazione Colli e Laguna e Italia Nostra, anche in questo caso virtuosamente riunite».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=16094&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

06 gennaio 2013

Rubrica: Altro

«Una battaglia di legalità vinta dal territorio»

«UNA BATTAGLIA di legalità e giustizia per la salvaguardia della salute e del territorio, per l’affermazione di un principio troppo spesso ignorato: nessuno è al di sopra della legge». Questo il commento che l’Associazione ambientale Capalbio, il Comitato No Biogas e i confinanti con il terreno nel quale Sacra avrebbe voluto realizzare l’impianto hanno affidato all’avvocato Michele Greco, che li ha rappresentati nel corso della complicata vicenda dell’Origlio. «Vorremmo inoltre precisare — prosegue il legale — che l’associazione, il comitato e i confinanti, i quali da oltre un anno si oppongono all’impianto, sono composti da agricoltori, commercianti, operai, lavoratori autonomi e dipendenti che risiedono e vivono stabilmente a Capalbio, alcuni a poche decine di metri dal luogo prescelto per l’impianto. Afferma il falso pertanto chi sostiene che a opporsi all’opera sarebbero stati soltanto alcuni vip. Lo dimostrano le 3500 firme depositate contro l’impianto, raccolte per la maggior parte tra i capalbiesi».

«IL FATTO — prosegue Greco — che vi siano anche personaggi di altissimo spessore, che soggiornano nel territorio, non può che riempire d’orgoglio l’associazione e i confinanti. Nicola Caracciolo (e con lui Italia Nostra), Gianni Mattioli, Furio Colombo e Ferdinando Imposimato, un pezzo di storia d’Italia, che ha partecipato a questa battaglia di legalità e giustizia». Il territorio ha vinto la battaglia, almeno fino a questo momento, con la decisione della conferenza dei servizi della Provincia di bocciare il progetto presentato dall’azienda agricola Sacra. Alla base della decisione alcune inadeguatezze tecniche che avrebbero riguardato il progetto in particolare e non un pregiudizio nei confronti del biogas in generale, dal momento che la stessa Provincia ha approvato già numerosi impianti sparsi sul territorio simili a quello proposto da Sacra. L’azienda, da parte sua, ha lanciato dure accuse alla Provincia, parlando di «motivazioni paradossali, fondate su presupposti falsi» e anticipando un’azione legale per chiedere i danni derivati dalla vicenda. Insomma, la battaglia si è conclusa ma potrebbe non essere l’ultima. Adesso la Sacra può presentare un altro progetto oppure prendere la via del Tar per impugnare la decisione della Provincia.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=12700&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

In Toscana è battaglia aperta sul biogas

In Toscana è battaglia aperta su biogas. Mentre, purtroppo, il consiglio di stato, da il via libera definitivo alla centrale di S. Maria a Monte a Pisa, l'avv. Greco - redce dalla vittoria a Capalbio - da man forte al Comitato di Castiglion Fibocchi in provincia di Arezzo con una raffica di diffide alla provincia.

fonte: http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2013/02/01/839335-arezzo-biogas.shtml

Arezzo: Biogas, ancora sit in a palazzo Barbolani

Protesta contro la centrale Biogas

Arezzo, 1 febbraio 2013 - E' un giorno clou per le sorti della centrale biogas di Castiglion Fibocchi. La richiesta di realizzazione dell'impianto da parte della società privata Epi infatti, sarà sottoposta di nuovo stamani all'attenzione della Conferenza dei Servizi della Provincia. L'ultimo incontro, che si è svolto lunedì scorso, si è concluso con un nulla di fatto. Stamani tutti gli enti coinvolti si riuniranno di nuovo. "La riunione ha avuto carattere interlocutorio - aveva detto lunedì l'assessore provinciale all'ambiente Cutini - gli enti preposti hanno preso visione sia del progetto della società Epi, sia degli ulteriori elementi presentati dal Comitato No Biogas.

Ci riuniremo di nuovo oggi per una nuova conferenza, anche se non escludo nuove sedute, vista la grande mole di documentazione da visionare ed approfondire". E se durante l'incontro di lunedì scorso era stato un intero paese a scendere in piazza di fronte a Palazzo Barbolani armato di cartelli, striscioni e buste  per dire ancora una volta no al biogas, stamani è previsto un nuovo presidio del Comitato No Biogas. Questa volta in centinaia saranno armati di 'merenda'. Il Comitato ha organizzato infatti una nuova manifestazione pacifica, dal titolo “Insieme, una merenda genuina…al posto del biogas”.

“I passanti e i signori riuniti in conferenza di servizi, saranno invitati ad assaggiare alcune delle eccellenze tipiche del loro territorio – dice Giancarlo Felici Presidente del Comitato No Biogas – apparecchiate di fronte al museo Medievale in via San Lorentino e offerte dagli abitanti e dalle aziende di Castiglion Fibocchi, consorziate insieme per l’occasione nell’“Azienda agricola agrituristica No Biogas”. Il messaggio del Comitato è chiaro: a Castiglion Fibocchi e lungo la Setteponti, strada del vino, esiste già una fiorente ed ecosostenibile economia enogastronomica, non servono centrali industriali a biogas.

Al di là dell’aspetto folkloristico, il comitato ribadisce con fermezza la necessità di chiudere la conferenza con la dichiarazione di inammissibilità dell’impianto ed ha per questo presentato una nuova memoria diffida a firma dell’avvocato Michele Greco, la terza in 15 giorni, rivolta all'amministrazione provinciale. “Nella memoria il legale – continua Felici – oltre a denunciare la violazione dei principi del giusto procedimento, non essendo il Comitato stato ammesso ad estrarre copia di alcuni atti e a partecipare alla conferenza di servizi, ciò che invece è stato consentito ad Epi, chiede di dichiarare il progetto inammissibile perché la società non ha dimostrato la disponibilità dei terreni in cui vuole realizzare l'impianto a coltivare le biomasse, come richiesto dalla legge”.

E il legale del comitato Greco ha chiesto l'immediata chiusura della Conferenza con un diniego, considerato anche il parere negativo del Sindaco di Castiglion Fibocchi Salvatore Montanaro, reso alla seduta dello scorso 28 gennaio quale suprema autorità sanitaria locale. E nella nuova memoria depositata dal legale del Comitato viene introdotta una nuova perizia di parte, questa volta incentrata sul profilo agronomico, redatta da Mauro Mugnai (agronomo paesaggista). In particolare, la perizia conferma il rischio di diffusione nel territorio di spore del batterio clostridium botulinum, pericolosissimo per la salute, e dimostra - tra le altre cose - come il progetto determinerebbe un inaccettabile accumulo di sostanze inquinanti nel terreno e nelle falde idriche.

Nel frattempo, il Forum Centrale Unesco "University and Heritage" dell’Università di Valencia ha annunciato che pubblicherà sul proprio sito internet - al quale sono collegate direttamente ben 1430 Università nel Mondo - una netta presa di posizione contro l'impianto.

“Viste le carenze progettuali e le inconfutabili motivazioni di ordine sanitario, agronomico, paesaggistico, urbanistico, culturale ed ambientale rappresentate – conclude Felici – il Comitato e l’intera cittadinanza di Castiglion Fibocchi confidano che la Provincia di Arezzo, così come le legge gli impone, esprima in via definitiva senza ulteriori rinvii il diniego al progetto, affermando l'assoluta incompatibilità dell'impianto con il sito prescelto”.

http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/02/in-toscana-e-battaglia-aperta-sul-biogas.html?q=castiglion+fibocchi

La Nazione, cronaca di Arezzo - Giorno decisivo. Oggi torna a riunirsi la Conferenza dei Servizi

Giornata clou per le sorti della centrale biogas di Castiglion Fibocchi. La richiesta di realizzazione dell'impianto da parte della società Epi infatti, sarà sottoposta di nuovo stamani all'attenzione della Conferenza dei Servizi della Provincia. L'ultimo incontro, che si è svolto lunedì scorso, si è concluso con un nulla di fatto. Stamani tutti gli enti coinvolti si riuniranno di nuovo. E se durante l'incontro di lunedì era stato un intero paese a scendere in piazza di fronte a Palazzo Barbolani armato di cartelli, striscioni e buste per dire ancora una volta no al biogas, stamani è previsto un nuovo presidio del Comitato No Biogas. Questa volta in centinaia saranno armati di ‘merenda'. Il Comitato ha organizzato infatti una nuova manifestazione pacifica, dal titolo "Insieme, una merenda genuina...al posto del biogas". «I passanti e i signori riuniti in conferenza di servizi, saranno invitati ad assaggiare alcune delle eccellenze tipiche del loro territorio - dice Giancarlo Felici Presidente del Comitato No Biogas - apparecchiate di fronte al museo Medievale in via San Lorentino e offerte dagli abitanti e dalle aziende di Castiglion Fibocchi, consorziate insieme per l'occasione nell'Azienda agricola agrituristica No Biogas». Il messaggio del Comitato è chiaro: a Castiglion Fibocchi e lungo la Setteponti, strada del vino, esiste già una fiorente ed ecosostenibile economia enogastronomica, non servono centrali industriali a biogas. Al di là dell'aspetto folkloristico, il comitato ribadisce la necessità di chiudere la conferenza con la dichiarazione di inammissibilità dell'impianto ed ha per questo presentato una nuova memoria diffida a firma dell'avvocato Michele Greco, la terza in 15 giorni, rivolta all'amministrazione provinciale. «Nella memoria - continua Felici - si chiede di dichiarare il progetto inammissibile».

http://www.progetto6toscana.it/index.php?page=default&id=6606&lang=it

BIOGAS: Castiglion Fibocchi ha vinto

BIOGAS: fermati i nuovi barbari a Castiglion Fibocchi

Castiglion Fibocchi ha vinto. La lotta paga, l'unità delle comunità paga, la ferma opposizione dei sindaci paga. "Nè qui nè in alcun altro posto!"

Il Comitato di Castiglion Fibocchi comunica con esultanza che la società proponente il progetto di una biogas da 999kW ha ufficialmente ritirato il progetto

Il Coordinamanto Terre Nostre si rallegra del successo frutto di un impegno e di una mobilitazione straordinarie che ha visto una comunità fare muro con il suo sindaco e mettere in campo tutte le risorse disponibili.

Si augura alpresì che l'esperienza maturata in questi mesi dal Comitato possa essere messa a disposizione di altre comunità nel malaugurato caso che la stessa società o altri biogasisti intendano aggredire le splendide terre ai piedi del Pratomagno o altre della provincia di Arezzo e della Toscana.

Hanno vinto le produzioni agricole di qualità, il paesaggio di pregio, la tutela della storia e della cultura.  I "nuovi barbari" come li hanno efficacemente definiti i componenti del Comitato di Castiglion Fibocchi hanno subito un altro smacco. La lotta paga, l'unità delle conunità paga, la presa di posizione ferma dei sindaci paga.

La barbarie non deve passare. "Nè qui nè in qualsiasi altro posto"

19 marzo 2013

http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/03/la-lotta-paga-castiglion-fibochi-ha.html

Fonte:  LA NAZIONE

22 febbraio 2013

Rubrica: Viabilità-trasporti

MANDATO AL LEGALE PERCHÉ IMPUGNI DAVANTI AL TAR L’APPROVAZIONE Colli e Laguna contro l’autostrada che vuole il Cipe

Viabilità-trasporti

L’ASSOCIAZIONE Colli e Laguna di Orbetello ha incaricato l’avvocato Michele Greco di impugnare dinanzi al Tar del Lazio, insieme a Italia Nostra, la delibera con la quale il Cipe ha approvato il progetto parziale dell’autostrada tirrenica.Ovvia la preoccupazione che la Tirrenica determinerebbe disagi nel tessuto socio-economico del territorio orbetellano. «In virtù di tale consapevolezza — dicono quelli di Colli e Laguna — la raccolta delle adesioni ha superato ogni aspettativa e numerosissimi sono stati i contributi.Con il ricorso che verrà proposto metteremo in evidenza i diversi profili di illegittimità che la delibera del Cipe a nostro parere presenta, come l’inosservanza delle condizioni che la Regione Toscana, in recepimento delle richieste del Comune di Orbetello e della Provincia di Grosseto, ha posto al Cipe (subordinando al rispetto di esse il proprio parere favorevole sul progetto definitivo), la scelta di sottoporre a valutazione di impatto ambientale singole porzioni di opera separatamente dalle altre, addirittura, come nel caso della tratta Ansedonia-Fonteblanda, sospendendo la progettazione di un lotto mentre in un altro (quello relativo alla zona di Tarquinia) sono già iniziati i lavori. Saranno messe in luce,inoltre, le palesi distorsioni concettuali e giuridiche con le quali si sta cercando di giustificare scelte progettuali nuove – per certi versi antitetiche al progetto preliminare del 2008, motivate dall’unico intento di ridurre i costi di costruzione».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=18569&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  IL TIRRENO

30 gennaio 2013

Rubrica: Viabilità-trasporti

Autostrada e Cipe, Colli e Laguna verso il ricorso al Tar

ORBETELLO Le associazioni contrarie all’autostrada si preparano a fare ricorso al Tar contro l’ultima delibera del Cipe. Ma ci vogliono parecchi soldi. Per questo giunge un appello dall'associazione Colli e Laguna di Orbetello a tutti i soci e a tutti gli amanti della Maremma. «Siamo arrivati – scrivono dall’associazione – a un punto cruciale della battaglia per la salvezza del nostro territorio. Come ha illustrato chiaramente l'avvocato Greco all'assemblea alla Parrina qualche giorno fa l'ultima delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) pubblicata il 27 dicembre 2012, ci condanna a un tracciato costiero, che, nella sua fumosità e indeterminatezza, potrà colpire dovunque e chiunque, senza alcuna possibilità di scampo per le famiglie e le attività interessate». Quindi è stato deciso di fare ricorso. «L'assemblea dei aoci, alla Parrina, ha deliberato all'unanimità di procedere con il ricorso insieme a Italia Nostra, per il quale c'è l'assoluta necessità di raccogliere 25.000 euro entro pochissimi giorni. I presenti hanno raggiunto una somma che arriva a 13.200 euro soltanto. Non possiamo farcela senza l'aiuto di tutti: è necessario non solo contribuire economicamente, ma anche informare urgentemente tutti i vicini di casa e i conoscenti che abitano lungo la costa e che sono quindi ad altissimo rischio esproprio, aiutando nella raccolta dei contributi». Ed ecco che dall’associazione arriva l’appello: «Invitiamo tutti, soci e non, a versare la cifra minima di euro 100,00 (fortunatamente due soci ne hanno versati 1000.) entro e non oltre mercoledì 30 gennaio o tramite bonifico sul c/c dell'associazione (Iban IT85P0103072320000001519011) o direttamente partecipando alla riunione conclusiva di questo pomeriggio alle ore 17 alla Parrina». C’è, infatti, un grosso rischio dietro all’angolo. «Nel caso che entro mercoledì (oggi, ndr) non riuscissimo a raccogliere la somma intera, i soldi verranno restituiti e non solo dovremo rinunciare al ricorso, ma non potremo più impugnare collettivamente nessun tipo di deliberazione, ma solo da singoli contrattare un risarcimento del danno». Diventa decisiva, quindi, l’assemblea di questo pomeriggio. «Vi aspettiamo pertanto – concludono da Colli e Laguna – mercoledì 30 (oggi, ndr) alle ore 17 alla Parrina, dove insieme verificheremo la cifra totale che tutti quanti saremo riusciti a raccogliere, e tireremo le somme della situazione».

30 agosto 2011

Rubrica: Viabilità-trasporti

Autostrada. Le osservazioni presentate da Colli e Laguna «Dannosa ogni variantina» Nuovo no al tracciato della Sat

L’associazione chiede che il progetto venga dichiarato irricevibile

ORBETELLO. L’Associazione Colli e Laguna di Orbetello ha presentato le proprie osservazioni sul progetto definitivo dell’Autostrada A12, richiedendo in sostanza al ministero dell’Ambiente di dichiarare irricevibile lo studio di impatto ambientale proposto da Sat. L’associazione manifesta anche la volontà di partecipare al procedimento amministrativo che porterà all’approvazione del progetto.

Le osservazioni sono state redatte dall’ avvocato Greco e vengono supportate dalla relazione tecnica del geometra Tellini.

L’associazione ricorda i numerosi interventi in sintonia con le proprie tesi di personalità straniere ed italiane, tra le quali la regista Cinzia Th Torrini, che ha manifestato con passione l’attaccamento alla terra di Maremma. «In questo frangente soltanto le amministrazioni comunale e provinciale stanno dimostrando di farsi carico della fatica e della responsabilità di rappresentare i diritti, le preoccupazioni, il futuro dei cittadini - scrive Colli e Laguna - Non è ammissibile che in un periodo che si fregia di essere moderno, si permetta la realizzazione di una grande opera secondo criteri progettuali arretrati e propri degli anni’60, esattamente quelli in cui si cominciò a parlare della Tirrenica. Non è accettabile un quarantennio di discussioni, per poi assistere ad un epilogo all’insegna del risparmio forzato a danno del territorio e del futuro dei cittadini, in termini di salute pubblica e di vita socio-economica. Risparmio forzato per questa tratta, mentre per altre si accetta senza battere ciglio un raddoppio dei costi».

Per queste ragioni l’associazione si oppone ad ogni tracciato proposto lungo la fascia costiera da Fonteblanda ad Ansedonia e considera dannosa ogni “variantina”, in quanto «simulerebbe di salvare il futuro dei campeggi, che in realtà rimarrebbero svuotati dalla vicinanza di un’infrastruttura rumorosa ed inquinante; sembrerebbe risparmiare Albinia, mentre ne ostacolerebbe ogni collegamento e sviluppo verso l’interno, unica sua possibilità di espansione; distruggerebbe un’intera area agricola a maglia poderale molto stretta, quale quella del Guinzone. Un tracciato parallelo all’Aurelia sventrerebbe ed inquinerebbe inoltre le falde occidentali dei poggi, ricche di acque indispensabili al fabbisogno locale e area di grande valore paesaggistico e ambientale».

Per concludere, reputano inconcepibile che la collina di Ansedonia sia deturpata dall’avvicinamento della piattaforma autostradale. (g.c.)

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=greco%20autostrada&tx_ttnews%5Bpointer%5D=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=344083&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  CORRIERE DI MAREMMA

30 agosto 2011

Rubrica: Viabilità-trasporti

Orbetello Colli e Laguna ha presentato le proprie osservazioni sul progetto dell’Autostrada Tirrenica, l’associazione detta la linea “Volontà di partecipare al procedimento amministrativo e rigetto della Via della Sat”

Viabilità-trasporti

ORBETELLO - L’associazione Colli e Laguna di Orbetello, in qualità di soggetto portatore di interessi diffusi, ha presentato le proprie osservazioni sul progetto definitivo dell’Autostrada A12, redatte dall’avvocato Greco e supportate dalla relazione tecnica del geometra Tellini, secondo quanto deciso all’unanimità durante l’assemblea dei soci del 25 luglio scorso. Con questo documento l’associazione esprime la volontà di partecipare al procedimento amministrativo che dovrebbe portare all’approvazione del progetto definitivo e in seguito a quello esecutivo. Sono state accuratamente argomentate le ragioni giuridiche in base alle quali si richiede al ministero dell’Ambiente di dichiarare irricevibile lo studio di impatto ambientale proposto dalla Sat. “A questo proposito - dicono i menbri dell’associazione Colli e Laguna di Orbetello - dobbiamo ricordare i numerosi interventi in sintonia con le nostre tesi, di personalità straniere ed italiane, tra le quali la regista Cinzia Th Torrini, che ha manifestato con passione l’attaccamento alla nostra terra, ben più di alcuni nostri esponenti politici. Non è ammissibile che in un periodo che si fregia di essere moderno, si permetta la realizzazione di una grande opera secondo criteri progettuali arretrati e propri degli anni ‘60, esattamente quelli in cui si cominciò a parlare della Tirrenica. Non è accettabile un quarantennio di discussioni, per poi assistere ad un epilogo all’insegna del risparmio forzato a danno del territorio e del futuro dei cittadini, in termini di salute pubblica e di vita socio-economica. Risparmio forzato per questa tratta, mentre per altre si accetta senza battere ciglio un raddoppio dei costi”. Per queste ragioni l’Associazione si oppone ad ogni tracciato proposto lungo la fascia costiera da Fonteblanda ad Ansedonia e considera dannosa ogni ‘variantina’ in questo stretto ambito territoriale, in quanto: simulerebbe di salvare il futuro dei campeggi, che in realtà rimarrebbero svuotati dalla vicinanza di un’infrastruttura rumorosa ed inquinante; sembrerebbe risparmiare Albinia, mentre ne ostacolerebbe ogni collegamento e sviluppo verso l’interno, unica sua possibilità di espansione; distruggerebbe un'intera area agricola a maglia poderale molto stretta, quale quella del Guinzone. “Un tracciato parallelo all’Aurelia - continuano dall’associazione - sventrerebbe ed inquinerebbe inoltre le falde occidentali dei poggi, ricche di acque indispensabili al fabbisogno locale e area di grande valore paesaggistico e ambientale. Fino ad oggi questa zona è stata preservata da forme di speculazione edilizia e conservata con attività agricole di antica tradizione, sede di insediamenti archeologici e storici,vero patrimonio della città di Orbetello, annoverata tra le aree più vincolate d’Italia. Per concludere, si reputa inconcepibile che la collina di Ansedonia, apprezzata per la sua bellezza e per l’insediamento archeologico romano della città di Cosa, sia deturpata dall’avvicinamento della piattaforma autostradale, con conseguenti problemi di collegamento al resto della Costa. In questo frangente - chiude secca l’associazione Colli e Laguna - soltanto le amministrazioni comunale e provinciale stanno dimostrando di farsi carico della fatica e della responsabilità' di rappresentare i diritti, le preoccupazioni, il futuro dei cittadini che chiedono di essere ascoltati e di non vedere svenduti i beni collettivi come il paesaggio, il territorio, i tratti identificativi della propria terra, vera e duratura risorsa economica per tutti e non ultime le strade statali, patrimonio dell'intera nazione”.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=greco%20autostrada&tx_ttnews%5Bpointer%5D=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=344203&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913

Fonte:  LA NAZIONE

01 febbraio 2011

Rubrica: Viabilità-trasporti

TIRRENICA RIUNIONE AFFOLLATISSIMA DELLA «COLLI E LAGUNA» ALLA PARRINA: RESOCONTO DI GRECO

L’autostrada sull’Aurelia non piace a nessuno

Viabilità-trasporti

CENTINAIA di soci, per ribadire il «no» all’autostrada nella zona dei poggi. L’associazione Colli e Laguna si è riunita alla Parrina, per fare il punto della situazione, sia sullo stato dei progetti sia sul piano legale, affidato all’avvocato Michele Greco. Ad aprire i lavori il presidente Patrizia Perillo, che ha presentato un primo resoconto dell’attività dell’associazione. Proprio l’avvocato Michele Greco ha poi ripercorso il versante legale della questione, quello che ha indurito i rapporti con la Sat al punto che la società ha minacciato gli espropri dei terreni. Dopo il taglio ai costi di subentro da parte del Governo, e la conseguente necessità di ridimensionare la portata economica del progetto, la Sat aveva affidato ai tecnici di un’altra società privata, la Spea, il compito di eseguire i rilievi per completare il quadro conoscitivo necessario al nuovo progetto. Commettendo però degli errori formali, secondo Greco, ai quali l’associazione ha opposto il proprio rifiuto alla richiesta di accesso. Tanto che la Sat aveva paventato gli espropri per concludere i lavori. Ma adesso le cose cambiano, almeno sembra. Con le ultime dichiarazioni dell’amministratore delegato della Sat, Ruggiero Borgia, la società sembra intenzionata a mollare anche l’ipotesi del passaggio nella zona dei poggi e sfruttare il tracciato dell’Aurelia anche su territorio orbetellano. Una soluzione che comunque non piace all’associazione, nonostante sposti l’asfalto verso la costa. Una soluzione mai digerita neppure dalla giunta di Orbetello. Proprio il centrodestra che governa il comune, nelle scorse settimane, aveva pubblicato sul sito www.oltreilpolo.it le proposte avanzate in passato dalla Sat, che riguardavano proprio la sovrapposizione dell’autostrada all’attuale statale. E l’assessore all’urbanistica, Rolando Di Vincenzo, sostenuto dal centrodestra come candidato sindaco alle prossime comunali, aveva messo in guardia da quello che ha sempre considerato il rischio peggiore: il passaggio sopra l’Aurelia. Quello che si delinea è quindi un braccio di ferro tra Comune e Sat, se questa ipotesi andrà avanti. La vicenda dell’autostrada rischia così di sovrapporsi alle scadenze elettorali che riguardano anche il Comune lagunare. All’iniziativa di ieri hanno partecipato Anna Maria Carbone (Idv), Sergio Bovicelli (Prc), Carlo Vaselli (Polis Duemila), e altri esponenti politici. Tra gli interventi anche quello dell’architetto Marcello Stoppa, che per conto dell’associazione aveva individuato alcune alternative interne al temuto tracciato dei poggi.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews%5Bswords%5D=greco%20autostrada&tx_ttnews%5Bpointer%5D=2&tx_ttnews%5Btt_news%5D=286675&tx_ttnews%5BbackPid%5D=913